Sentiva freddo, fuori
e dentro di sé, come
mai prima di quel momento.
Affondò le dita affusolate nella sua stessa
pelle nella vacua imitazione di un abbraccio, stringendo la carne fra i
polpastrelli sino a farsi consapevolmente male, il capo reclinato in
avanti e i
capelli che gli piovevano sul viso, gentili, come leggiadre lingue di
fuoco che
si tuffavano oltre il volto pallido. Le palpebre tremanti e leggermente
socchiuse permettevano agli occhi lucidi e brillanti come giada di
vedere solo
le gambe magre, fin troppo esili, nude ed accapponate a causa
dell’acqua gelida
in cui erano immerse; si rannicchiò in un angolo della
vasca, quella grande
vasca in cui il mese prima aveva fatto un semplice bagno con lui,
appoggiò un
fianco alla bianca superficie smaltata e un mugolio sofferente gli
rotolò lungo
la lingua morbida fino a sfuggire al ferreo controllo delle labbra
sottili. Che
stava facendo lì?
Prese un respiro lungo e profondo e
s’immerse, stendendosi sul fondo gelido e liscio ad occhi
chiusi, stirando le
proprie membra. Aveva freddo. Ed era terribilmente stanco.
Non che avesse deliberatamente scelto di ‘tentare
di suicidarsi’, anzi: l’acqua pressoché
ghiacciata gli faceva capire, con
insistenti stilettate, che in quel momento era vivo, più
vivo che mai; riusciva
a sentire ogni centimetro di pelle coperta da brividi che pareva
insolitamente andare
a fuoco per quanto era fredda; il respiro pressoché assente
gli incendiava
dolorosamente la gola, supplicandolo di alzarsi per riprendere fiato.
Eppure
avrebbe voluto poter rimanere lì sotto, addormentarsi per
non sentire più
nulla, non dover più pensare, sciogliersi in migliaia di
molecole, minuscole
particelle, e fondersi con quell’acqua che lo avvolgeva,
accarezzando con dita
gelate ogni lembo del suo corpo. Magari sarebbe anche riuscito ad
aprire il
tappo della vasca, in qualche strano modo, e a fluire, scivolare nelle
tubature, compiendo quel cliché che diceva portassero fino
al mare.
Rantolò
sott’acqua e, quando ormai si sentiva i
polmoni invasi dalle fiamme, l’istinto vinse
sull’enorme stanchezza. Si alzò e
rimase lì, coperto di brividi, ad aspettare non sapeva
nemmeno cosa ed a
pregare un dio in cui non aveva mai creduto.
Note: Boh, non so. Raccolta di tre... cosine piccine scritte attorno a febbraio/marzo. Non le ho volute modificare a posteriori perché ormai sono così, con la loro storia di base ed estrapolate come tre scene che potevano essere vagamente lette anche da sole.
Non ho alcuna esperienza per quanto riguarda l'autolesionismo né il suicidio, quindi immagino tutto ciò sia poco credibile. Tra l'altro, io ed i generi/note di EFP andiamo poco d'accordo, se avete qualche correzione da segnalare sono tutta orecchie.