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Autore: Fiametta    12/06/2004    0 recensioni
una storia di vita tra il fantasy e il reale, ecco come una donna cambiò la mia vita!
Genere: Romantico, Triste, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ecco… adesso vi parlerò della storia di Hilderiel chiamata Speranza… figlia di Gilraen la Bella e di Arathorn. I quali tuttavia non sono coloro che credete, i nomi con cui vengono indicati sono fittizi, opportunamente scelti per nascondere la loro vera identità.
La scrivo perché voglio bene (e ne vorrò sempre) a queste mie amiche… hanno cambiato la mia vita. Sono ricordi strani di una giovinezza ormai lontana, ma sono più preziosi dell’oro per chi li ha vissuti.
Hilderiel è nata il 16esimo giorno di Yavannie del quarto anno della Seconda Era.


Per capire da dove viene e dov’è ora questa bimba, dovete conoscere la storia di sua madre, di suo padre, quella di Uineth e la mia.                                                             
                                             
Poco si sa tuttavia della vita di Gilraen la Bella, alcuni dicono che sia figlia del Vento del Nord poiché con esso è giunta, perché soffiava implacabile quando ella soffriva, perché taceva al suono della sua risata e perché con esso è andata. Non si sa se queste dicerie siano vere, certo è che il Signore dei Venti non si era mai visto a Minas Hithui prima del suo arrivo e che l’abbandonò, per non ritornare, solo con la partenza della bella fanciulla.
Io che narro questa favola, sentii il suo imminente arrivo in un bel giorno di fine estate. Vidi la dolce brezza estiva spazzata via da un potente e sconosciuto vento di settentrione che venne a parlarmi di una nuova avventura e di un grosso cambiamento; allora non capii ma appena tre settimane più tardi la vidi giungere a Minas Hithui fiera e bellissima. Fu quella la prima volta che vidi la donna che cambiò per sempre la mia vita.


Ancora oggi dopo 11 anni ricordo quel momento, stava là in piedi sulle porte pareva quasi persa e spaesata nell’immensità della scuola mi fece quasi tenerezza, non so per quanto stetti lì ad osservarla, poi ad un tratto altre persone mi passarono davanti e l’incantesimo fu come spezzato tornai alla realtà, dovevo andare era il primo giorno di scuola.


Oggi penso che forse il destino avesse già deciso che quella ragazza avrebbe inciso profondamente la mia vita e io la sua e perciò mi avesse preparato sin dal quel giorno di fine estate al suo arrivo.


Così con mia somma sorpresa la rividi in classe, non me l’aspettavo, forse avrei dovuto controllare meglio i tabelloni che segnavano i membri della mia nuova classe.
Era bella, molto bella, e soprattutto era dotata di uno strano fascino che colpiva chiunque le parlasse o guardasse. Notai questa sua qualità da subito, non ne ero forse rimasta abbagliata io stessa poco prima? E in qualche modo l’apprezzai, era speciale.

Fu così che l’anno scolastico iniziò, mi sforzai, e ci riuscii, a vivere la mia vita senza che la presenza di questa nuova compagna di classe la potesse modificare in modo profondo. Fu un anno tranquillo nessun evento particolare lo turbò, io avevo le mie adorate amiche e con loro trascorrevo il mio tempo libero mi era indifferente quello che facevano o non facevano i miei compagni di classe. In particolare il mio rapporto con lei era anche piuttosto freddo e distaccato, limitato al semplice mondo scolastico.


Le cose cominciarono a cambiare l’anno dopo, quando la nostra classe fu smembrata, e neanche e a farlo a posta io, lei e altre due finimmo in un’altra classe ma insieme.
Fu allora che conoscemmo Uineth (la Sempregiovane) conosciuta anche come “iell tolthol i calad” (fanciulla che porta la luce),  entrò nella nostra classe quasi per errore. Non lo so forse era destino anche quello. Legò subito con Gilraen poiché le loro abitudini e i gusti erano abbastanza simili, mentre io la conobbi bene e mi ci affezionai solo qualche mese dopo l’inizio della scuola… per un caso, e adesso lo dico, fortunato e abbastanza insperato. Dopo una mia richiesta di cambiare posto, la professoressa di italiano mi ha spostato proprio vicino a Uineth e da allora giorno per giorno l’amicizia è cresciuta e maturata. Dovete sapere che Uineth è un altro essere che definirei speciale proprio come la mia cara Gilraen, ma in modo completamente diverso.

Uineth la Sempregiovane è una persona felice. Ma così felice che, riesce a dare gioia a chiunque incontri e a conservarne ancora abbastanza per se.

L’ho chiamata Sempregiovane perché penso che lo sia, infatti il suo animo non riuscirà mai ad invecchiare finché sarà pervaso di luce e gioia. Dovreste conoscerla, è una bambina! Il suo carattere le permette di comportarsi come una ragazzina dai modi bruschi e infantili pur restando una persona effettivamente matura e intelligente e a nessuno viene in mente (ve lo posso assicurare io) il contrario.
Ero decisamente entusiasta della mia nuova classe mi ci trovavo bene, e questo lo dovevo soprattutto a Uineth.
Allora il mio rapporto di amicizia con Gilraen era ancora freddo e limitato, entrambe però eravamo ormai legate a Uineth, e questo col passare del tempo ci avrebbe avvicinato. Vista anche la natura della nostra comune amica.
Ma adesso subentra nella storia un altro personaggio molto importante, Arathorn.
Arathorn era secondo figlio del sedicesimo Conte della Città Alberata e quindi terzo in linea di successione per il titolo di conte di detta città. A quel tempo Arathorn era un giovane particolarmente avvenente e forte, conosciuto in tutta la regione per il suo coraggio e sfrontatezza. Tutto nella vita presente e futura di questo ragazzo dalle nobili e ricche origini era apparentemente perfetto e delineato. Questo l’aveva purtroppo reso prepotente e arrogante. Esso non desiderava altro che vivere le gioie che la sua fortunata giovinezza poteva offrirgli prima di essere chiamato a prendere il posto che gli spettava nella vita politica e sociale della sua importante famiglia.
Purtroppo nessuno si era mai curato di frenarlo e di sfruttare l’enorme talento intellettuale di cui era dotato, cresceva quindi furbo e brillante ma privo di senso del dovere e di responsabilità.
La sua felice e spensierata vita non era mai stata turbata da alcunché e niente, o è quello che credeva lui, l’avrebbe mai domato o affrontato.

Quindi ricapitolando, io Tar-Miriel, Uineth la Sempregiovane, Gilraen la Bella e Arathorn ci siamo trovati riuniti sullo stesso cammino, ma per quanto ancora non potevamo immaginarlo.
A questo punto il tempo passava e come potrebbe essere facilmente immaginato una sempre più profonda amicizia nacque e si sviluppò tra Gilraen a Arathorn. Lui per la verità desiderò Gilraen molto prima che qualcosa di più forte di un’amicizia nascesse tra loro. Il ragazzo ribelle e prepotente era rimasto soggiogato dalla bellezza e dal fascino di lei, che riusciva ormai a fargli fare tutto quello che desiderava; tuttavia non c’era cattiveria in questo poiché lei lo amava teneramente, ma come si ama un vero amico. L’amore vinse la ragione in lei solo alla fine dell’anno scolastico, il fascino del giovane era ormai culmine e non appena lui le confessò il suo amore per l’ennesima volta, Gilraen si arrese abbandonandosi ad un suo tenero bacio che sanciva il loro amore.
Io seppi di questo solo due mesi dopo, anche se non era stato difficile intuirlo già da prima; intanto il Vento del Nord soffiava tranquillo sapendo la sua Gilraen felice.


L’anno era ormai finito ed un altro stava iniziando, ed erano già 2 anni che io conoscevo Gilraen la Bella.
Così l’amore era nato e risplendeva vivo tutt’attorno a loro, e noi che li osservavamo potevamo sentire la loro gioia e ne eravamo felici. Tuttavia c’è una cosa da dire, Arathorn non si era guadagnato il diritto di passare l’anno e così era dovuto rimanere con un’altra classe a ripeterlo.
I due innamorati si trovarono divisi e grande fu il loro dispiacere, tuttavia l’amore non fu spezzato ne si indebolì. Continuarono a frequentarsi ancora e ancora e… molte volte un piccolo elanor rischiò di essere impiantato.
Tuttavia non potevano mancare liti e incomprensioni, Arathorn era quello che era, il suo spirito ribelle non poteva venire domato completamente e talvolta scoppiava chiedendo libertà, e lo stesso accadeva a Gilraen era una persona indipendente e abituata a fare ciò che voleva, un legame del genere era molto vincolante per un uccel di bosco.

In ogni caso tutte le volte gravi o no che fossero, le liti si risolvevano sempre. L’evento più grave avvenne circa a metà estate, la volontà di restare insieme venne meno e si lasciarono. Io so di quest’evento solo perché Gilraen me ne ha parlato, comunque i motivi di questa separazione non sono importanti ai fini della storia, quello che voglio dire è che alla fine nessuno dei due ha resistito e la coppia è rinata.

Penso e non sono l’unica a pensarlo, che siano fatti per stare insieme, entrambi hanno vissuto il loro tempo di libertà e spensieratezza. Ora sono abbastanza maturi da poter dare qualcosa all’altro senza che il desiderio di stare insieme collassi. Nessun evento potrà mai dividerli definitivamente, hanno provato la dolcezza dello stare insieme e niente potrà portarglielo via.

La stessa Gilraen, così indipendente, così orgogliosa e fiera, si ritrovava spesso a sacrificare volentieri la sua preziosa libertà per l’uomo che amava.


La situazione è proseguita altalenante per circa un anno, finché, o almeno io sono venuta a saperlo solo allora, un piccolo elanor fu impiantato e questa volta per davvero.
La mia reazione fu piuttosto contenuta, anche perché era una cosa da tenersi segreta il più a lungo possibile. Era comunque una bella notizia almeno per me, l’unica cosa che mi preoccupava riguardava la questione pratica e cioè: “come, dove e con cosa l’avrebbero cresciuto?”.
Venni a sapere alcune settimane dopo che l’unico modo per evitare l’inevitabile era intervenire chirurgicamente, e questo rappresentava un problema non da poco sia pratico che etico.

La mia povera Gilraen passò le settimane seguenti in modo spaventoso, era in evidente crisi, e non riusciva più a fare nient’altro che non fosse pensare a come risolvere la situazione.

Il punto di non ritorno arrivò, e se posso dirlo ero felice che fosse finalmente giunto, era diventato impossibile stare tranquille, scherzare e studiare accanto a lei, forse è solo perché le volevamo bene ma il fatto è che passava anche a noi la sua ansia e le sue preoccupazioni. Mi sentivo sfinita, ormai c’ero troppo dentro e sentivo che il problema riguardava anche me, non potevo lasciarla sola.


Gilraen decise finalmente di non rinunciare, io e Uineth non ci eravamo mai permesse di dire la nostra su questo e secondo me era molto meglio, sono scelte particolari che possono cambiare la vita delle persone che si ritrovano a doverle affrontare, nessuno poteva decidere se non Arathorn e Gilraen.

Avevo e ho ancora una bella considerazione di Arathorn come persona, ma devo dire che a volte era un po’immaturo, forse era spaventato… non posso negarglielo, ma non ha pensato che forse la sua fidanzata poteva esserlo ancora di più? Beh! Forse non l’ha pensato, perché per circa tre settimane dopo la scelta di tenere il loro fiore adorato, si è come isolato da lei, non so se capite, non la voleva più vedere ne parlare e non riusciva più a toccarla. Questo non fece che far arrabbiare e preoccupare la mia amica, non so per quanto sarebbe stato capace di andare avanti se Uineth non fosse andata a parlargli. Così, poco a poco nei giorni seguenti il loro rapporto tornò ad essere dolce e affettuoso come era sempre stato.


Fu un sollievo per tutte vederli di nuovo felici e tranquilli, o meglio almeno un po’ più di prima.
Restava ancora il problema, come facciamo adesso? Era sì deciso che sarebbe vissuto, ma nessuna delle famiglie lo sapeva ancora e senza il loro aiuto certo non si poteva andare avanti.


Successe circa una settimana più tardi, la famiglia di Gilraen lo venne a sapere, e dire che successe il finimondo in quella casa è poco. Non venne a scuola per 3 giorni, penso che dovessero riflettere con lei su come fare.
A scuola nel frattempo nessuno o quasi sospettava niente, Gilraen era stanca, distratta e un po’ ingrassata ma niente poteva far pensare ad una cosa così complicata.
Solo 2 mesi dopo, la cosa cominciò a diffondersi. Lei stessa non lo smentiva più, si limitava a cambiare discorso o a rispondere male. Di certo anche se la notizia le cominciava a procurare non pochi problemi davanti agli altri Gilraen era più tranquilla, adesso aveva l’appoggio della sua famiglia e in qualche modo ne sarebbe venuta fuori.

I mesi trascorsero, e arrivò ancora una volta la fine dell’anno Gilraen era ormai la persona più chiacchierata e famosa della scuola, non fu facile per lei vivere così, essere osservata di continuo da tutti.
Fortunatamente Arathorn non cadde più in crisi come quella di pochi mesi prima era più forte e sicuro, e doveva esserlo per Gilraen, l’amava sempre di più anche se le cose si facevano serie.


Io e Uineth sapevamo che le cose sarebbero cambiate, il bimbo che sarebbe nato ci avrebbe diviso, non avremmo più avuto con noi Gilraen, niente più gite ne viaggi, non sarebbe più venuta a scuola, di certo non ce l’avrebbe fatta a tenere il ritmo. Passammo con lei l’ultima estate di libertà, fu divertente e memorabile. Di certo fra 40 anni quando sarò più vecchia e farò il punto della mia vita, ricorderò quei momenti tra i più belli della mia vita.


Venne Yavannie, gli alberi si fecero d’oro e poi spogli, il tempo cambiò Laer era finita, adesso iniziava Lasbelin, la stagione degli alberi d’oro. Anche per noi era finita una stagione, e in particolare per Gilraen e Arathorn, era finita la giovinezza, iniziava l’età adulta tutto sarebbe cambiato, entravamo in un nuovo mondo non più ragazze e ragazzi ma donne e uomini.


Il piccolo stella-sole vide la luce della vita nel bosco d’oro di Lothlorìen, ricorderò sempre quel momento… io, alcuni amici e Uineth andammo per vedere il piccolo principe, entrammo
nell’ enorme giardino delle Case di Guarigione sembrava un luogo incantato, gli alberi altissimi erano gialli, rossi e d’orati, non c’era anima viva tranne noi e il vento, e mentre guardavo in alto mi accadde una cosa strana fu come perdersi nell’immensità di quel luogo, fu meraviglioso, non udivo più nulla nessuna voce nessun suono tranne quello del vento che mi passava tra i capelli ridendo, era il vento di Gilraen che ci salutava felice perché adesso aveva un altro erede da amare. Io pensai a Lothlorìen perché fu proprio lì che mi sembrò di essere, e poco prima di tornare alla realtà mi sembrò di scorgere e di sentire Luthien Tinùviel che passeggiava cantando parole benedette tra gli alberi. Uno splendido sogno ad occhi aperti, e fu quello che sentii e non potrò mai scordarlo.


Gilraen era stanca ma felice, lo stringeva e lo guardava con immensa dolcezza. Le chiesi come avesse deciso di chiamare su figlio, allora mi guardò sorridendo e mi disse che quel esserino che stringeva tra le braccia non era un bimbo ma una bimba. Una bellissima bimba. Gilraen scelse un nome molto bello, anzi penso che l’avesse scelto Arathorn, comunque non lo dirò vi dirò solo come la battezzai io: Hilderiel. Scelsi questo nomignolo perché era l’erede di una nobile dinastia e perché era una femmina.


La scuola era appena iniziata, Gilraen non tornò con noi e questo l’avevamo previsto non poteva lasciare Hilderiel alle cure della nonna, l’aveva voluta e ora doveva farle da madre. Anche Arathorn decise di non tornare a scuola, io non capii perché… dopotutto non avevano certo problemi finanziari, avrebbe potuto fare ancora un anno e poi ricominciare con Gilraen, la bambina sarebbe stata abbastanza grande da poter essere affidata alle cure di altri per il tempo che i genitori erano assenti. Io e Uineth andammo avanti per la nostra strada, non abbandonammo mai la nostra amica, appena possibile eravamo da lei a raccontarle tutte le novità, a riportarla con noi nel mondo dell’adolescenza. Poi con Hilderiel ci sentivamo un po’come della zie. Devo dire però che sebbene Gilraen fosse una persona matura e responsabile non doveva aver messo in conto le difficoltà di crescere un figlio, ora so che ci sono dolori aldilà delle gioie, significa rinunciare alla propria individualità, significa dare tutte le proprie energie, insomma è un lavoro a tempo pieno. Per una selvaggia e spensierata Gilraen non fu solo duro, fu durissimo, non poté più uscire con gli amici ne fare ciò che voleva quando voleva.

Per quanto riguarda Arathorn non lo vidi più molto spesso, sapevo di lui solo attraverso Gilraen. Non aveva cominciato a lavorare, i suoi genitori non volevano, forse speravano che un giorno tornasse a scuola. Lui di sicuro non mostrava questa intenzione. Almeno però era un padre abbastanza premuroso, ma questo non certo in pubblico, solo nei momenti di vera intimità e con gli esseri che più amava era dolce e gentile. In pubblico arrivava al punto di ignorare questo fatto, non voleva che questo evento limitasse la sua libertà ne che uccidesse la sua giovinezza.
Gilraen si sentì più volte abbandonata da quest’uomo che non voleva crescere, e prendersi le sue responsabilità. Arathorn era veramente un lunatico incostante si arrabbiava per un non nulla dando senza accorgersene la colpa a Gilraen che persa com’era per lui si sentiva in dovere di rimediare. Ma non poteva andare avanti così, Arathorn c’era e non c’era e Gilraen era sempre più sfinita.
Noi stavamo a guardare, dando di tanto in tanto quel poco aiuto morale e pratico che potevamo.


Passarono i mesi, la scuola finì, finalmente io e Uineth avevamo concluso la scuola superiore. Era ora di iscriversi all’università io scelsi matematica, Uineth psicologia, e Gilraen era già dell’idea di finire la scuola superiore. La sua bimba aveva ormai un anno poteva restare senza di lei senza problemi. Ammirai molto la sua scelta non è da tutti rimettersi a studiare dopo un anno così faticoso, doveva desiderarlo molto. Uineth finalmente dimostrò di aver trovato la sua strada, non era portata per le materie scientifiche ma per quelle umanistiche, era più felice di quanto non fosse mai stata prima, adesso aveva la possibilità di esprimere tutte le sue capacità.
I corsi erano impegnativi e poi cominciai anche a lavorare, credo che anche Uineth avesse fatto una scelta del genere, poiché non la vidi più molto spesso, anzi una volta passarono addirittura 3 mesi senza che sapessimo nulla l’una dell’altra. Per quanto riguardava Gilraen sapevo che stava recuperando il tempo perduto, e più di una telefonata ogni tanto non ebbi più alcun contatto con la mia fata incantatrice di un tempo.


Passarono così 2 anni, il piccolo fiore di Lorìen ne aveva quindi già tre.
Una bella mattina di Nìnui mentre ritiravo i risultati di alcuni esami medici nelle Casa di Guarigione di Minas Hithui, mi trovai a vivere un strana sensazione già provata anni prima. Restai immobile in mezzo alla sala ad osservare persa un’esile figura che varcava le porte d’entrata, teneva in braccio una bambina bellissima, rosea e allegra. Le mie gambe si mossero automaticamente verso di loro, come se fosse una cosa già fatta molte altre volte. Mano a mano che mi avvicinavo rividi in un flash-back un giorno di molti anni prima, Gilraen era tornata nella mia vita e l’aveva fatto come la prima volta, incantandomi. La guardai negli occhi e rividi tutti i momenti passati insieme ai tempi in cui eravamo unite e felici. Il suo viso era bello come sempre, guardava la figlia con la stessa dolcezza del primo giorno, ma era rimasta segnata dalle fatiche e preoccupazioni di una maternità troppo precoce, sul suo volto vedevo la dolce tristezza di chi è costretto a sacrificarsi per amore.


Ma fu una gioia per entrambe rivederci e parlammo molto, appresi che si era trasferita in un’altra casa e che conviveva con Arathorn, e che quella bimba era Hilderiel, la mia dolce Hilderiel di Lothlorìen. Aveva finito la scuola superiore, ma aveva rinunciato all’università, almeno per il momento. Lei di me seppe che stavo studiando sodo per ottenere la laurea e per costruirmi una vita, avevo trovato l’amore, insomma andava tutto bene.
Fu come ricominciare tutto di nuovo, la magia della nostra amicizia non era morta, chiamammo Uineth e tornammo ad essere il mitico trio.

Tuttavia dopo la calma c’è sempre la tempesta e infatti solo dopo un mese che eravamo tornate a frequentarci assiduamente, Gilraen in un momento di sconforto ci confessò di non stare bene. Aveva un tumore che la stava divorando ogni giorno di più. Restai sconvolta da quelle parole, soffrii molto ma non lo feci vedere.
Passarono i mesi e poi gli anni, tre lunghi anni di agonia, ma non era sola oltre alla sua famiglia c’eravamo anche noi. Tornammo a vederci quasi tutti i giorni eravamo state insieme nel bene e adesso lo eravamo nel male. Divenimmo delle vere sorelle.
Nonostante tutto riuscimmo sia io che Uineth a concludere l’università, era passato tanto tempo le cose sembravano esseri stabilizzate e figuratevi che io parlavo già di matrimonio con il mio dolce amore. Ormai conosceva anche lui le mie sorelle, mi era accanto in tutto e nonostante a volte mi dedicassi più a Hilderiel e a Gilraen che a lui non smise mai di assecondarmi.

Uineth invece non sembrava intenzionata a sposarsi con nessuno, libera di amare e di essere amata, ma mai intrappolata in una rapporto duraturo, almeno è ciò che diceva lei.


Ma ora vi chiederete e il fantomatico Arathorn che fine a fatto? Non si può dire che abbia messo la testa a posto del tutto, rimaneva giovane e ribelle nonostante 3 anni di agonia e responsabilità l’avessero sfinito. Ora lo vedevo molto più spesso, si occupava molto di Gilraen, era in ospedale più di tutti noi per confortarla, a volte affidava a noi due o alla sua famiglia Hilderiel e si chiudeva in un mondo a se in cui viveva gli ultimi atti della sua tragedia d’amore; dava tutto se stesso alla sua principessa morente, desiderando solo di andarsene con lei, e ci stava riuscendo.
Fu in quel periodo che Hilderiel divenne la mia bimba, io e Uineth passavamo con lei molto tempo dandole tutto l’amore che i suoi genitori non erano più in grado di darle, le due famiglie si preoccuparono sempre meno della piccola la vedevano un po’ come la causa, non aveva fatto altro che uccidere poco a poco di fatica i loro figli.


Il tempo passava noi soffrivamo, Hilderiel cresceva, loro morivano. Venne il Rhîw del terzo anno portò freddo, pioggia e… morte. Sì, la mia dolce Gilraen morì così tra le braccia di Arathorn che la stringeva piangendo nel tentativo di non lasciarla andare. Morimmo con lei, il dolore fu grande e inaspettato sebbene fossero tre anni che ci preparavamo a doverlo affrontare.

Il Signore dei Venti pianse furioso la morte della sua erede adorata, soffiò disperato per giorni e giorni. Finché un giorno rassegnato si calmò e sfinito abbandonò Minas Hithui, abbandonò anche il fiore di Lothlorìen poiché in lei non viveva la fierezza della madre, non era più suo il compito di custodire quella piccola principessa. Hilderiel era protetta dagli spiriti del Bosco, era figlia di suo padre.

Io e Uineth tuttavia non smettemmo mai di stare accanto ad Hilderiel e a suo padre che sembrava non riuscire più a vivere nemmeno per se stesso figuriamoci per la figlia. Io penso che Arathorn amasse sua figlia e l’amasse molto, ma purtroppo anche lui era stato strappato alla giovinezza troppo in fretta, e poi era sfinito da tre anni di agonia, non credo fosse più in grado di sopportare nulla. Doveva solo lasciar passare il tempo e poco a poco capire che poteva trovare in sua figlia una ragione di vita. Ma il fatto che avrebbe dovuto farlo non significa che lo fece veramente.
Un giorno, circa 6 mesi dopo la morte di Gilraen ci disse che voleva andarsene, voleva partire e cercare un motivo per vivere ancora ora che non aveva più la sua amata.
Spero che pensiate come lo pensai io, che era una cosa ridicola! E’ una cosa stupida e immatura lasciare tutto così, lei era morta ma la vita continua. Non ci fu nulla da fare, neanche la sua famiglia poté fargli cambiare idea.
Ma cosa fare della bambina? La cosa devo dire mi lasciò del tutto sorpresa, anche se io Uineth e il mio consorte eravamo stati accanto a quella sfortunata famiglia per anni, li avevamo amati e avevamo sofferto con loro, non mi aspettavo certo che Arathorn affidasse a noi tre la cura di sua figlia. Fu questa la sua singolare richiesta: “Io parto e non so se ritornerò voglio che teniate voi mia figlia crescetela e fatene una donna simile a sua madre, io ormai non ho più la forza per farlo”.
Io e mio marito, poiché ormai posso chiamarlo così, ci offrimmo di prenderla con noi, Uineth non voleva sposarsi e una bambina va data ad una famiglia.
Non credevo assolutamente che Arathorn non sarebbe più tornato, ma a quanto pare lui ne era così convinto che avviò le pratiche per l’adozione. Mi opposi e così tutta la sua famiglia e quella di Gilraen, io perché volevo che fosse lui stesso a rimanere con sua figlia e loro… beh! Non so se è perché volessero la mia stessa cosa o se è perché non potevano permettere che noi degli estranei avessimo la loro erede per sempre e legalmente.
Io non voglio sapere perché e non andrò mai a porre la domanda alla mia stella-sole adorata.
Così lui se ne andò in un giorno d’estate ignorando tutte le nostre preghiere di rimanere, lasciando il suo passato e sua figlia per sempre.

Oggi sono 2 anni che lui è partito, Hilderiel ha 9 anni, io ne ho 27, Uineth 29 e sono passati 11 anni dal quel giorno di fine estate in cui vidi la figlia del Vento del Nord per la prima volta.

Non so dove ora sia il giovane ribelle che stregò Gilraen la Bella, spero solo che stia bene, io prego ogni giorno per vederlo tornare, ma purtroppo nonostante tutte le ricerche sono appunto 2 anni che di lui non si sa nulla.

Finisce qui la mia storia. Il piccolo fiore, Hilderiel chiamata Speranza come sua madre che venne e portò speranza a tutti noi, oggi vive con me, mio marito e l’altro mio bambino, in un piccolo paesino del nord Italia… siamo felici… siamo una famiglia. Un giorno le racconterò questa storia e potrà decidere lei cosa fare, è certo comunque che Gilraen e Arathorn l’hanno amata più della loro stessa vita, hanno colpa solo di non poter esserle stati accanto… ma dopotutto a questo c’abbiamo pensato noi.

  
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