Profumo.

Quella fragranza di more e lampone stava inebriando i suoi sensi, mentre un calore inaspettato gli stava avvolgendo il cuore, un qualcosa che non aveva mai provato prima, se non una sola volta nella vita.. esattamente in quell’istante.

Morbidezza.

Quei capelli corti e delicati, che ora gli solleticavano il mento e che lo facevano sentire come a casa, coccolato e amato, come mai era successo nella sua vita.

Cuore.

Aveva iniziato a battergli di nuovo nel petto, dopo che lei aveva distrutto quel muro di paure e incertezza, quel muro di dolore e disperazione che l’aveva colpito, tanti, tantissimi anni fa e che ora lo faceva sentire disperatamente solo.

“A cosa pensi?” domandò la donna con un’espressione incuriosita. Il suo corpo era nudo, avvinghiato a quello di lui, la sua testa nascosta nell’incavo del suo collo e la sua mano destra, era adagiata delicatamente sul suo petto, all’altezza del cuore. Lo stesso gesto che lei fece la prima volta che si conobbero.

“A tutto quello che è successo oggi.” La confessione uscì con decisione dalla sua bocca, mentre quegli occhi grigi, scuri e penetranti si perdevano tra le sfaccettature del colore del soffitto di quella stanza. Troppo gialle, troppo calde, troppo tutto per i suoi gusti.

Un respiro gli uscì come un tormento, le sue braccia la strinsero ancora di più a sé, mentre quella sensazione di calore e benessere aumentava sempre di più, facendolo sentire salvo, per la prima volta. Le sue dita ricominciarono ad accarezzare delicatamente la pelle della sua schiena, mentre quel respiro caldo e femminile gli sfiorava delicatamente il collo.
Com’era bello averla finalmente tra le braccia, com’era bello abbandonarsi ai suoi baci e al suo amore.. e con esso svanire nel corso indefinito del tempo.

“Non credevo che potesse essere così dura.” Sussurrò lei, chiudendo gli occhi e strofinandosi delicatamente addosso a lui.

“Dura?”

“Scoprire che tu non sei quel che credevo che fossi. Scoprire ogni singolo barlume della tua sofferenza e sapere che non posso fare niente per te.” Sussurrò lei con delicatezza, come a volersi togliere quel peso dal cuore e cercare di esorcizzare il suo senso di impotenza.

“Non è colpa tua.”

“Lo so, ma vorrei lo stesso fare qualcosa.”

“L’hai già fatto.” Disse lui muovendosi leggermente e avvolgendola in un dolce abbraccio. “L’hai già fatto Alex.”

Al sentire quelle parole, la donna gli rivolse uno sguardo pieno di incertezza e curiosità, finendo per perdersi in quei suoi occhi così grigi e penetranti da farle girare la testa.
“Quando?”

“Quando mi hai difeso da Jim, al contrario degli altri, quando hai aspettato pazientemente che io ritrovassi me stesso e il mio passato e quando nonostante tutto, hai deciso di rimanere accanto a me, fino alla fine. Mi hai ridato quella parte di forza e lucidità che io non sono mai riuscito ad avere e hai aspettato che il mio cuore si schiudesse per te. Alex, forse non sono mai riuscito a dimostrarti quanto tu contassi per me, ma mi hai ridato me stesso. Quella parte di me che credevo di aver perduto per sempre.”
Il suo sguardo incrociò quello profondo e stupito della donna e sul suo volto apparve un sorriso imbarazzato e pieno di riconoscenza. Gene ricambiò il suo sorriso, le accarezzò dolcemente il volto e l’avvicinò alla sua bocca per assaporare ancora le sue labbra.

Alex rispose con dolcezza a quel bacio prima dolce e delicato e poi successivamente potente e passionale. Il cuore le balzò nel petto, quando sentì tutta la forza mascolina e il desiderio che lui aveva per lei e dentro di sé sorrise, perché lui era esattamente così.

“Non credo di averti mai ringraziato abbastanza per essere stata accanto a me.” Le sussurrò a fior di labbra, posando la fronte a contatto con la sua e assaporando la dolcezza di quel contatto.

“Non c’è bisogno di ringraziarmi Gene, sai benissimo perché l’ho fatto.” Rispose lei, accarezzandogli la guancia e incrociando di nuovo il suo sguardo.

“Solo il cielo sa cosa ho fatto, per avere accanto un dono come te.” Disse lui socchiudendo gli occhi e osservandola in tutta la sua bellezza.

“Chissà.. forse hai pestato i piedi a qualcuno e loro ti hanno dato questa palla al piede.” Rispose Alex con un’espressione divertita.

“Forse hai ragione..” rispose Gene cercando di provocarla.

“Ehi! Ma cosa dici?” sbottò lei, iniziando a colpirlo con violenza sul braccio e mostrandogli un’espressione decisamente molto imbronciata. “ Ahhh santa pazienza! Gene Hunt…tu non cambierai mai!”

Al sentire quelle parole, l’uomo le bloccò i polsi e ribaltò le posizioni, ritrovandosi sopra di lei e imprigionandola sotto di lui. I suoi occhi incrociarono quelli apparentemente offesi di lei e con un sorriso dolce, le disse “Non sei una palla al piede sciocca. Non lo sei mai stata. Sei la cosa più bella che mi sia capitata nella vita. E io sono realmente cambiato grazie a te.”

Le sue mani le circondarono delicatamente il volto, per poi posare con dolcezza le sue labbra su quelle ansiose e trepidanti di lei e trascinandola così in un altro meraviglioso bacio.
“Ti amo Alex… non lasciarmi mai..” le disse lui con decisione mista a disperazione.

“Ti amo Gene e sarò sempre accanto a te.” Rispose lei sorridendo e accogliendolo con gioia tra le sue braccia.
 
Fine.