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Autore: thecarnival    25/09/2012    12 recensioni
Elena è una ragazza normale, semplice, fidanzata con Stefan, un ragazzo piuttosto carino,dolce che si prende fin troppa cura di lei.
Damon è il suo migliore amico. Un gran farfallone, che ha avuto tantissime storie di una notte con molte ragazze, ma mai nulla di serio. Fin quando non crede di essersi innamorato di una ragazza, tale Caroline. Dopo vari approcci sbagliati, non sapendo come fare per conquistarla, decide di chiedere aiuto ad Elena. Lei gli spiega che 'esistono' 10 regole per conquistare una donna e farla innamorare.
Una volta a settimana i due amici si incontreranno per scoprire una nuova regola. Riuscirà Damon a diventare un 'bravo ragazzo' e conquistare Caroline? E cosa dirà Stefan di tutti questi incontri?
-Tutti umani-
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert | Coppie: Elena/Stefan
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Betato, gentilmente, da Mary_Sophia_Spurce





VIDEO TRAILER DELLA STORIA





Epilogo.



Tutto era pronto, finalmente potevo chiudere la valigia e tornare a casa per le vacanze di Natale. Jeremy aveva finito le lezioni qualche giorno prima di me ed era letteralmente scappato dal campus per poter riabbracciare la sua dolce amata Anna, io avevo dovuto aspettare ma, come diceva il detto, “l'attesa aumenta il desiderio” perciò avevo una voglia matta di mettere piede a Mystic falls e riabbracciare i miei amici.


Il comitato d'accoglienza non era dei migliori, lo dovevo ammettere.
Jeremy, come al solito, confuse l'ora del mio arrivo in aeroporto, così dovetti aspettare un'ora sulla panchina degli 'arrivi' a sperare di non morire assiderata.
Il cielo era grigio e in quel periodo significava solo una cosa: neve; tanta neve pronta a bloccare le strade e costringerci a casa. Finalmente riconobbi l'auto di mio fratello a distanza, aspettai che fosse davanti a me per alzarmi dalla panchina e aiutarlo con i bagagli.
- Cosa ci farai poi con due valigie in tre settimane.
Il suo solito modo per dirmi che, nonostante non ci vedessimo da poco, gli ero mancata e poi sapeva che una conteneva i regali che qui non avrei mai trovato.
- Casa dolce casa.- Respirai a fondo e trascinai, insieme a Jeremy, le valigie nella mia camera. Mi buttai sul letto, comodo e spazioso, mi mancava più di qualsiasi cosa al campus, costretta a dormire in quello minuscolo che avevo là in camera; mi coprii con il mio adorato piumone enorme blu e mi addormentai felice di respirare quell'odore famigliare di casa.


- ELENA!
Il mio adorato fratellino mi aveva costretta ad uscire quella sera, voleva godersi ogni giorno e ogni istante delle vacanze natalizie e io, secondo lui, avrei fatto lo stesso; perciò ci trovavamo al Mystic Grill quando Caroline Forbes urlò il mio nome facendo zittire mezzo locale. Mi alzai sorridente e felice di vederla, ovviamente il suo abbraccio fu come i suoi soliti: calorosi e stritolatori.
- Ahi Caroline, mi fai male.
- Oh scusa, è che sono così contenta di vederti.
Le sorrisi ancora; mi era mancata in quei quattro mesi, c'eravamo sentite quasi ogni giorno ma parlare dal vivo era tutt'altra cosa.
- Devi raccontarmi tutto.
Feci una smorfia: non avevo proprio nulla da raccontare, facevo la classica vita universitaria, mica ero stata in vacanza ai Caraibi. - Uhm, tutto nella norma. Tu invece?
Il suo sorriso mi abbagliò, possibile che quella ragazza fosse di giorno in giorno sempre più bella?
- Io... sai... cioè, te l'ho detto no? Beh...
Scoppiai a ridere perché sapevo che quanto quell'argomento la imbarazzasse e io mi divertivo tantissimo a metterla in difficoltà. - Quindi sei innamorata?
- Dai Ele, non l'ho detto neanche a lui.
- E che aspetti?!
Mi finsi inorridita facendo ridere anche lei; mio fratello ci guardava perplesso, ogni tanto scuoteva la testa afflitto e rassegnato ma sapeva che se voleva uscire con me doveva sorbirsi questi tipi di incontri.
- Lo hai già incontrato?
Sapevo di chi stesse parlando perciò negai subito. In realtà ero convinta di trovarlo al Grill quella sera ma evidentemente aveva preferito rimanere a casa a guardare un film, lo sport o giocare alla play; insomma, le cose tipiche da maschio.
Non lo vedevo da prima che ritornassi al campus e per quanto mi costasse fatica ammetterlo, il primo mese mi era davvero mancato, poi ci feci l'abitudine.
Bevvi la mia birra, mangiando patatine fritte, insieme a Caroline e Jeremy, spensierata parlando con loro del più e del meno; facendomi raccontare dalla mia amica cosa aveva fatto in quei mesi e come procedeva lo stage in ufficio dal padre.

Stavo ridendo ad una battuta idiota di Jer quando con la coda dell'occhio vidi entrare il soggetto dei discorsi miei e di Caroline di qualche ora prima.
Era accompagnato da una bionda che all'inizio non riconobbi, in fondo lui aveva sempre avuto una fissazione per quel colore di capelli; le teneva la mano e sorrideva a qualcuno in lontananza per salutarlo.
- Non vi parlate?
La domanda di mio fratello arrivò dritta alle mie orecchie come un pugnale al cuore.
- Non so, il fatto è che non ci vediamo da molto e l'ultima volta...
Sospirai a quel ricordo ma avevo comunque voglia di salutarlo, parlare con lui e chiedergli come stesse; perciò mi alzai e feci qualche passo per raggiungerlo, mi vide ancora prima che gli fossi vicino e il sorriso che mi regalò mi scaldò il cuore: come avevo potuto pensare di non rivolgergli più parola o che lui fosse arrabbiato con me?
- Sei tornata, finalmente.
Annuii – Quest'anno non volevano lasciarmi andare. -
Mi sorrise di nuovo ed ebbi la voglia di abbracciarlo, tuttavia mi trattenni, soprattutto perché la sua nuova fidanzata ci guardava da lontano senza perderci di vista neanche per un secondo. - Come stai?
- Bene, non posso lamentarmi. Tu?
Feci spallucce – Come sempre, tutto nella norma. Vedo che ti sei dato al biondo, Klaus non è geloso?
Rise e mi lasciai trasportare – Del biondo o che io stia con sua sorella.
- Entrambe le cose.
- Nah, a lui piace il suo colore di capelli e poi sa che tratto bene Rebeckah.
Questa volta fui io a sorridergli – Sono davvero contenta per te Stef, vederti così tranquillo e spensierato; per un po' avevo temuto di averti causato tanto dolore.
- E' tutto ok Ele, davvero. Sono felice, la mia vita va a gonfie vele e ti voglio bene, come ho sempre fatto.
Non riuscii a trattenermi e lo abbracciai, fregandomene di come poteva reagire BarbieKlaus; Stefan aveva occupato un ruolo importante nella mia vita, per questo non avevo mai avuto il coraggio di dirgli definitivamente addio.



Il mio letto mi era mancato. Mi era mancato soprattutto svegliarmi senza mal di schiena e fare colazione insieme a mio fratello: home sweet home.
- Che programmi hai per oggi?- Mi chiese Jeremy mentre mi versavo una tazza di caffè.
- Oh pensavo di...- Mi bloccai quando lo vidi. - Oddio.- Mi cadde la tazza dalle mani e corsi ad abbracciarlo.
- Nena, mi stai strozzando.
Damon era apparso dal nulla in cucina con due valigie enormi; era tornato dal suo viaggio in Europa in anticipo senza avvertire nessuno, probabilmente Jer ne era al corrente ma io no. Fu emozionante vederlo lì, sorridente e bello come sempre.
- Te lo meriti. Che ci fai qui?
- Credevo fossi contenta di vedermi. Ciao Jer.
- Certo che lo sono. Tu lo sapevi?
- Ovvio, sono andato a prenderlo io all'aeroporto.
Gli sorrisi e poi abbracciai Damon di nuovo, aiutandolo a portare le valigie in camera sua. - Raccontami un po' del viaggio. Com'è Londra? E Parigi?
- Bellissime ma la mia preferita è Roma, la città dell'amore.
Lo guardai scettica mentre dividevo i capi sporchi da quelli puliti – Ma non era la città eterna? Parigi è la città dell'amore.
- Roma/Amor è un anagramma, la guida lo ha ripetuto per tutta la settimana – Risi nel vedere la sua espressione sconvolta e scocciata – Tu che hai fatto di bello?
- Niente di che, ho studiato, fatto esami e sono tornata qui; sempre la solita vita.
Il sorriso che mi regalò mi sciolse il cuore; parlare con Damon, rivederlo dopo tutti quei mesi, era un toccasana, mi era mancato come l'aria.
Era partito subito dopo l'episodio del bacio, quasi come volesse scappare da me e non parlarne; in realtà mi spiegò che non ero io il problema ma aveva solo bisogno di partire e trovare se stesso. Aveva bisogno di un viaggio perché stare qui a Mystic Falls lo stava facendo impazzire.
Certo, più o meno il significato era quello dato che non ne avevamo mai parlato ma io lo avevo assecondato, rispettando la sua volontà; anche perché mi imbarazzava troppo parlarne.

Ti ho portato un regalo.
Urlai eccitata – Dimmi che hai un mini inglesino dentro la valigia.
Alzò il sopracciglio e mi guardò male – Gli inglesi non baciano per niente bene, sai? Tieni.

E tu come...? No, non dirmelo.– Scartai il pacco in fretta e quando capii cos'era rimasi sconvolta per la gioia: una felpa e una maglietta del college di Oxford. – Sono bellissime.
- Sapevo che ti sarebbero piaciute.
Lo abbracciai, ancora, perché non riuscivo a smettere di farlo quel giorno.


Nel pomeriggio lo lasciai riposare mentre io ne approfittai per ripassare per un esame dopo le vacanze; fu Damon stesso a intimarmi di smettere di studiare quando si svegliò dal sonnellino pomeridiano “non posso dormire tutto il pomeriggio” disse “o questa notte rimarrò sveglio a girare i pollici”.
Dopo cena mi costrinse ad uscire: voleva rivedere i soliti vecchi amici, passare la serata a bere qualcosa al Grill e respirare aria di casa; in fondo lo capivo, era quello che avevo fatto anche io la sera prima.
- Hai già visto Caroline? - Gli urlai dalla mia stanza mentre cercavo di alzare la cerniera del vestito blu appena indossato, Damon arrivò qualche istante dopo.
- No.- Spostò i miei capelli su un lato e mi aiutò, lasciandomi poi un bacio su una spalla; gli sorrisi attraverso lo specchio. - Sei dimagrita troppo, sai?
- Non è vero.
- Dovresti ingrassare, mettere un po' di pancia... così sembri uno scheletro che cammina.
Lo fulminai con lo sguardo, perché lui doveva sempre andare contro corrente? Insomma, era l'unico a dire alla propria migliore amica d'esser dimagrita e non ingrassata. Se glielo avessi fatto notare mi avrebbe risposto con una delle sue solite frasi del tipo “Ma io sono realista e ti dico sempre la verità, Elena”.


Andammo a piedi fino al Mystic Grill, mi mancavano le nostre passeggiate in silenzio, vicini, ad ascoltare i rumori che ci circondavano; certo, il tempo non era dei migliori dato che si moriva di freddo ma trascorrere un po' di tempo da sola con il mio migliore amico era sempre piacevole.
- Sai a cosa stavo pensando?- Negai e lui continuò a parlare – Non mi hai più detto qual è l'ultima regola per conquistare una donna...
Quasi mi strozzai con la mia stessa saliva; avrei davvero dovuto dirgli che “Fiori, cioccolatini, ecc. per le ricorrenze sono ben accetti e fanno sciogliere le donne ma nulla equivale a un bacio spontaneo, naturale.”? Deglutii e cercai di sorridergli – Te la dirò solo quando avrai conquistato, definitivamente, qualcuno.
Lo vidi alzare gli occhi al cielo e sospirai sollevata: c'era cascato.
Arrivati al Grill, Damon fu accolto da una folla impazzita, tutti che lo salutavano e abbracciavano come se non lo vedessero da anni, gli chiedevano come fosse l'Europa e, soprattutto, le europee. I ragazzi erano tutti uguali.

Caroline gli si avvicinò per ultima, il loro saluto fu un po' imbarazzante; tre mesi prima si erano ripromessi di sentirsi il più possibile e che avrebbero discusso di un eventuale “loro” non appena Damon sarebbe tornato. Lei non sapeva del nostro bacio e, ovviamente, non sapeva del vero motivo per cui lui era partito; un po' mi sentivo in colpa nel nasconderglielo ma, d'altro canto, non volevo complicare le cose tra di loro e, adesso che avevo trovato un'amica, non volevo perderla.
- Pensi che ci sarà mai un futuro per noi?- Caroline me lo chiese mentre guardava Damon giocare a freccette, scrollai le spalle.
- Non lo so ma lo spero. State bene insieme e lui sembra felice con te.
- Quest'estate, per un attimo, ho pensato che voi due steste insieme.- La guardai preoccupata e sconvolta, non poteva averlo pensato anche lei, era un incubo quello – Il modo in cui voi scherzate, vi guardate o sorridete l'un l'altra è incredibile. Sembrate appartenervi, è come se tu fossi la sua anima gemella e viceversa, se voi due foste la metà perfetta della mela di entrambi. Questo è frustrante per chi vi guarda dall'esterno e si innamora di uno di voi due perché sa che non potrà mai prendere il posto tuo o suo nei vostri cuori. Non voglio sostituirti, non potrei mai farlo, ma il fatto è che lui non mi amerà mai neanche la metà di quanto ama te.


Quando avevamo bevuto entrambi abbastanza da poter affrontare il freddo e il gelo per strada, decidemmo di tornare a casa; Damon era ancora stanco per il viaggio e, sebbene si stesse divertendo, mi supplicò di portarlo via. Salutò Caroline promettendole di chiamarla il giorno dopo, avevano tante cose di cui parlare e io mi sentii un piccolo verme perché prima non avevo avuto il coraggio di rispondere a quello che mi aveva detto lei.
Mi strinsi ancora di più nel cappotto per evitare di morire congelata, mentre Damon camminava tranquillo, evidentemente lui era talmente stanco o brillo da non sentire freddo.
- C'è qualcosa che ti turba?
La sua domanda mi spiazzò. - Non tanto, perché?
- Di solito a questo punto parli a vanvera commentando la serata; adesso il tuo silenzio mi sta preoccupando.
Sospirai prima di rispondergli – Non ho niente, solo che Caroline ha detto delle cose che mi hanno fatta riflettere.
Sì bloccò e quindi dovetti fermarmi anch'io – Qualsiasi cosa sia non pensarci ok?- Mi prese per mano, realizzai dopo qualche secondo che la tolsi, portandomele entrambe al petto – D'accordo, cosa ti ha detto?
Ripresi a camminare liquidando la faccenda, o almeno ci provai; Damon però non mollava, voleva sapere cosa fosse successo e perché ero così turbata, dovetti quindi dirgli la verità. - Nessuno mi amerà mai veramente perché tutti penseranno sempre che tu sei l'unico e il solo ad avere un posto speciale nel mio cuore.
Mi guardava senza dire nulla, era incredibile che stessimo di nuovo affrontando quel discorso, mi sembrava di vivere in un film dove alla fine la protagonista perdeva ogni cosa e si ritrovava a vivere da sola con tanti gatti. Io odiavo i gatti.
Non sapevo se a darmi più fastidio fosse il suo silenzio o il freddo pungente di Dicembre.
- Non so che dire. In questi secondi credo di aver pensato dieci risposte diverse e tutte e dieci non erano adeguate: io non so che dirti Elena.
Abbassai lo sguardo colpevole perché ogni litigio era causa mia. - Non fa niente- E ripresi a camminare, sentii i suoi passi solo dopo qualche istante.
- No invece spiegami cosa devo fare, vuoi interrompere la nostra amicizia?
- NO! - Risposi senza fermarmi e senza guadarlo, sentivo la sua presenza accanto a me.
- Vuoi... qualcosa di più?- Mi bloccai: non potevo credere che avesse detto una cosa del genere. Io volere qualcosa di più da lui? Dal nostro rapporto? Più della nostra amicizia? Scossi la testa come a scacciare quel pensiero e ripresi a camminare verso casa – Sono partito perché se fossi rimasto avremmo peggiorato la situazione. Dovevo mettere un po' di distanza tra me e te, dimenticare quel bacio e fare finta che non fosse successo nulla.
- Credi che non parlarne elimini il problema?
- No ma almeno cerco di non pensarci. Elena- Mi superò mettendosi davanti a me e camminando all'indietro come i gamberi, facendomi sorridere per un istante – tra noi due c'è qualcosa di speciale, qualcosa che va ben oltre l'amicizia e so che lo senti anche tu ma, non credo sia amore. Non so definire cosa sia esattamente quel sentimento che ci lega ma mi piace e non voglio rovinarlo per un bacio o per altro...
- Chi ha parlato di altro?
- Oh fidati, quando ti vedo in certe maniere il mio amico là sotto fa certi discorsi... - Lo spinsi. Quando faceva battute del genere era proprio un cretino ma mi aveva fatto tornare il sorriso ed era per quello che gli volevo bene, perché senza di lui non sarei stata la stessa. - Il punto è che non voglio perderti, non voglio perdere tutto questo: preferisco restare scapolo a vita che essere sposato con una donna bellissima ma senza di te, la mia migliore amica, al mio fianco a migliorare le mie giornate.
Damon era così, stronzo e idiota nella maggior parte delle volte ma dolce e spontaneo in alcuni casi e gli volevo un gran bene per quello; perché non era mai la stessa persona ogni giorno, perché sapeva sempre sorprendermi e perché avrebbe rinunciato a tutto per vedermi felice.


Mi accorsi che eravamo arrivati a casa, Damon era accanto a me in silenzio e teneva lo sguardo basso come se fosse in attesa di un verdetto finale. Salimmo i gradini e mi fermai sul portico; doveva essere molto sovrappensiero perché mi venne addosso scusandosi dopo.
- Ho avuto un fidanzato e posso averne tanti, ho già un fratello e so cosa significa; quello di cui ho bisogno è un migliore amico. Vuoi essere il mio migliore amico, per sempre?
Finse di pensarci per qualche instante e poi mi guardò raggiante – Lo voglio.


Lo abbracciai talmente forte da smettere di respirare: ero a casa; tra le sue braccia, invaghita del suo profumo, io ero a casa.



FINE.





************

Devo nascondermi o posso stare qui? Ad ogni modo sventolo milioni di bandiere bianche in segno di pace! Mi scuso, prima di ogni altra cosa, per l'immenso ritardo ma, l'altra storia che ho già iniziato a pubblicare mi ha rapita e non riuscivo più a scrivere questo epilogo, per fortuna tutto si è risolto.
Non posso crederci che sia finita... anche questa storia è giunta al termine e spero davvero di non aver deluso nessuno con questo finale.
Elena e Damon sono rimasti amici perché è così che doveva andare. Lo so che, da buone Delene, li shippavate come non mai (e anche io ogni tanto) ma ho pensato al finale ancora prima di iniziare a scrivere e, onestamente, sono soddisfatta per come sia andata tutta la storia.
So anche che molte di voi avrebbero preferito vedere loro due innamorati e fidanzati ma, come ben sapete, esistono tante forme d'amore e loro sono già innamorati a modo loro; non potevano rinunciare alla bellissima amicizia che hanno e rischiare di rovinare tutto solo per qualche scintilla sessuale che emanavano.
Non voglio stare qui a giustificarmi ancora ma solo a cercare di spiegare prima di essere attaccata o insultata! :P

Prima di salutarvi, ringrazio infinitamente Mary per aver revisionato i capitoli.
A tutte voi per aver inserito questa piccola storia tra le varie categorie, per averla letta e per averla commentata con così tanta passione; per avermi seguita e aspettata fino alla fine.

Per chi volesse tenersi in contatto con me può farlo tramite il mio gruppo facebook e per chi ancora volesse leggere qualcos' altro di mio, ma di genere diverso, ecco la mia nuova storia:

THE HE(ART) OF THE STREAP.


Lei: ventisette anni, francese di nascita ma italiana d'adozione.
Lui: italiano, meglio dire, romano D.O.C.
Lei: vive in un piccolo appartamento in una zona tranquilla di Roma e si mantiene grazie ad un modesto lavoro che tuttavia sta iniziando ad odiare, perché è propria a causa di esso che ha visto infrangere le sue aspettative sul vero amore e sugli uomini: l'organizzatrice di matrimoni. 
Lui: condivide casa con due sue amici e colleghi e, a differenza di lei, ama il suo lavoro, perché non solo guadagna soldi ma anche donne: è uno spogliarellista in un noto locale di Roma, il Ladies Night, ed è la principale attrazione del locale. 
Entrambi pensano che l'amore sia inutile e passeggero, che la gente si stanchi di stare sempre con la stessa persona e che, prima o poi, si finirà per soffrire.
Le loro vite si intrecceranno per caso e il caso non li lascerà più allontanare.


   
 
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