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Autore: Nelith    25/09/2012    5 recensioni
Una piccola one-shot sullo scontro Nemesis – Asmodeus.
[...]«Perché continui ad opporti? Loro non ti meritano, tu sei troppo per questa gente. Simili esseri inferiori non meritano di essere protetti, ma devono solo essere dominati! Vieni con me, e io farò di te uno dei Signori più potenti che i mondi abbiamo mai conosciuto. Non avrai obblighi o doveri, sarai libero di fare tutto ciò che vorrai.»[...]
Genere: Dark, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Tales Of The Abyss'
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I Deliri di Nelith

Era da un po’ che volevo scrivere questo scontro e ieri notte ho trovato “l’ispirazione” se così la possiamo chiamare. Scrivo da poco tempo e la prima persona non è il mio forte (in tutta sincerità la odio proprio -_-), ma anche le altre due one-shot su Nemesis le ho scritte in prima quindi ho continuato su questa strada. Spero che sia almeno passabile.
Ringrazio come sempre Selis per il betaggio XD


 


Caduta e Rinascita

 
 

 

Sono arrivato fino a lui stremato per colpa di quel Lich, ho dovuto eliminare quasi una legione di cadaveri ambulanti per arrivare fino a questo demone, e ora faccio fatica a muovermi. Ogni passo che muovo, ogni gesto che compio mi provoca dei crampi lancinanti. Quindi ora sono qui, costretto in ginocchio davanti ad un Lord. Quel bastardo avanza, immagino cosa voglia fare.

Il calcio è arrivato veloce e preciso, mi ha colpito al plesso solare e sono rotolato indietro di almeno tre metri; mi raddrizzo a fatica, con le braccia che tremano, ma la spada non è perduta. Mai perdere la spada in un combattimento; piuttosto un braccio, ma non la spada.

Dannato bastardo, cos'è quell'incedere baldanzoso? Credi forse di aver vinto? Non cantare vittoria prima di avermi ammazzato. Ma tu non vuoi uccidermi dannato stolto, ed è proprio per questo che fallirai. Mi serve solo un po' di tempo per recuperare quel tanto di energia di cui avrò bisogno per concludere la mia missione. Ascolterò quello che hai da offrirmi, solo per guadagnare tempo.

C'è qualcosa nella sua voce, è fin troppo convincente: neppure i chierici con cui ho avuto a che fare sapevano essere così persuasivi nel propinarmi la loro dottrina. Sarà il fascino delle tenebre, oppure è il fatto che mi sta parlando il Signore della Decadenza e della Corruzione, e io sono sia corrotto che decadente: saremo spiriti affini. Non devo ridere, o le costole che mi hanno perforato i polmoni mi faranno sputare fin troppo sangue. Ha provato a convincermi fin dal nostro primo incontro, e confesso che a volte ho tenuto in considerazione le sue offerte. E lui lo sa. Infatti eccolo che continua a tentare di corrompermi: povero idiota, tu non potrai mai corrompermi, perché io lo sono già. Con estrema probabilità sono più marcio di te, demone, ma forse è proprio per questo che riattacchi con la solita predica; nemmeno mio padre è così asfissiante con la sua disciplina, ma tu non sei mio padre. Non ho mai ascoltato lui perché dovrei ascoltare te? Ah già, tu mi offri potere. Mi offri poteri che non potrei mai nemmeno sognarmi con questo misero corpo in disfacimento, e soprattutto mi offri libertà.

«Perché continui ad opporti? Loro non ti meritano, tu sei troppo per questa gente. Simili esseri inferiori non meritano di essere protetti, ma devono solo essere dominati! Vieni con me, e io farò di te uno dei Signori più potenti che i mondi abbiamo mai conosciuto. Non avrai obblighi o doveri, sarai libero di fare tutto ciò che vorrai.» il Signore dell'Abisso mi parla sempre con quella sua voce suadente e melliflua: chissà in quanti sono caduti in questa trappola, in questa proposta così accattivante.

Ho combattuto per così tanto tempo che ora non ricordo più nemmeno perché ho iniziato: sembrano trascorsi secoli, eppure devono essere passati solo una manciata di anni. Qualche decade forse. A modo suo, il demone è affascinante: quei lunghi capelli neri e gli occhi dello stesso colore del sangue hanno un che di attraente; completamente diverso dai soliti demoni bestiali che sono abituato ad uccidere. Ma in fondo, è uno dei più potenti; non è un tirapiedi da quattro soldi. Che tu sia dannato Asmodeus.

Sono così stanco, non ricordo nemmeno più quand'è stata l'ultima volta che ho dormito o che ho fatto un pasto decente.

Ora sono qui, sono arrivato alla fine di ogni cosa, e non riesco più nemmeno a muovere un muscolo. Per quale motivo sto combattendo? Per cosa sono arrivato fino a questo punto? Perché non dovrei accettare la sua proposta? Vedo la sua faccia sorridente; è convinto di avere vinto, ma si sbaglia. Io non mi farò mai comandare da nessuno, lui non può offrirmi la libertà: può darmi solo una gabbia intrisa di sangue. E io non la voglio! Ormai ho compreso da molto tempo quel è il vero significato della parola libertà: libertà non è fare quello che si vuole quando si vuole fregandosene degli altri, la libertà è uno stato interno. Il nobile più ricco che può permettersi tutto ciò che vuole, e passa il suo tempo a contare il denaro che accumula non è libero: è prigioniero del suo stesso oro. So bene che lui non mi offre oro, ma qualcosa di molto più allettante, ma a me non interessa. Io non ho nessuna intenzione di diventare uno schiavo del potere che questo Lord può offrirmi.

Le gambe mi cedono, ma riesco comunque a rimettermi in piedi, mentre quello continua a blaterare di sciocchezze che non mi interessano. Il suo potere non ha effetto su di me, anche se è ammaliante, non mi convince fino in fondo. Mi ha solo fornito il tempo sufficiente per recuperare le forze. Sorrido, e in quel momento gli ultimi residui della maschera che ho portato in tutti questi anni si dissolvono. È come se piccoli frammenti di polvere si staccassero dalla mia faccia e si perdessero nel vento fetido. Non ho più la forza per mantenerla, e poi, nemmeno non m'interessa. Il demone si blocca, e alle sue spalle anche il Lich sembra indietreggiare; non vi piace più la mia faccia? Tu, mio buon Lord, dovresti essere abituato alle tenebre dell'Abisso: allora perché guardi con quell'aria sconvolta la mia vera espressione, i miei occhi vuoti e il mio sorriso crudele? Ora sono proprio incazzato, demone, tu e le tue inutili ciance mi avete fatto perdere fin troppo tempo. E’ ora di farla finita una volta per tutte. Rinsaldo la presa sulla mia spada, sperando che regga anche quest'ultimo attacco; impiegherò tutto quello che mi rimane per ammazzare un demone di cui non me ne frega un cazzo, per proteggere un popolo che non sopporto. Una bella fregatura, ma ormai ho deciso.

«Perché ti ostini a combattere? Vieni con me, e insieme domineremo questo mondo!»

Demone, cosa ti fa pensare che io voglia dominare questo schifo di mondo? Ma non è questo quello che dico prima di muovermi.

«Perché così ho scelto.» una bella frase ad effetto. Narcisista fino alla fine. Ma in fondo, la verità è proprio questa; quando mi sono trovato di fronte al bivio, ho scelto questa strada e la percorrerò fino alla fine, qualunque essa sia.

Scatto in avanti, il terreno è reso scivoloso dal sangue e dalla pioggia nera che è scesa di recente, ma non importa; il mio equilibrio è sempre stato uno dei migliori, ed ora darò il meglio di me perché non ho più nulla da perdere, ma tutto da guadagnare. Sarà una grande fine. Una di quelle che verranno ricordate nella storia.

Porto la spada sopra la testa mentre continuo ad avanzare, l'afferro con entrambe le mani e la piego dietro la schiena, scoprendomi completamente il torace: o almeno e quello che penserà lui. Dopotutto, lo pensano sempre tutti, ed è per questo che muoiono. Mi sottovalutano. Sottovalutano il mio corpo magro e la mia faccia quasi innocente, che ovviamente è una menzogna; i miei movimenti fin troppo eleganti, e all’apparenza inutili e solo coreografici. Ma alla fine cadono tutti. Non per niente mi hanno soprannominato Il Mietitore.

Com'è che dicono? i nemici cadevano ai suoi piedi come spighe di fronte alla falce. Mai avuta una falce: meglio la spada.

Mi piego, come se volessi inginocchiarmi o come se mi cedessero le gambe, e lui è tanto fesso da cascarci. Si mette in posizione, ma non sembra interessato ad uccidermi: mi vuole. Mi vogliono sempre tutti. Ma l'unica cosa che vorrei io, è la spada del Lord; quella si che è un'arma. La mia ormai sta tirando gli ultimi. Non sopravvivrà allo scontro; proprio come me.

Il demone si prepara, è bravo, ma non così tanto con la spada. L'unica cosa che lo ha fatto durare fino ad ora contro di me sono i suoi poteri e quel dannato Lich; ma non è di lui che mi devo occupare.

Sfonderò la barriera e arriverò al Lord. Guardia media con il braccio destro, dal sinistro userà sicuramente la sua energia: il suo fuoco. Dovrò cercare di evitarlo, o almeno portare a termine il mio compito senza esserne rallentato. Il come non ha importanza, solo il risultato conta.

Demone prevedibile: con la spada fai pena. Mi sposto di lato fingendo di scivolare e appena arriva il fendente salto, appoggiandomi direttamente sul filo della sua lama che doveva affondare nel mio fianco sinistro, e dall'alto affondo nel suo torace, frantumando quello che restava della barriera. Ma non si sgretola solo il suo scudo; la mia spada fa la stessa fine, allora pianto nelle sue carni il moncone di quello che un tempo era uno spadone. Non ho forza sufficiente nelle braccia per piantare completamente quell’aborto di spada, dovrò usare le gambe. Lo sento che mi afferra il braccio destro all'altezza della spalla, ma non importa. Sento la sua energia intaccare la mia carne, ma non provo nulla. Riesco ad allontanarmi e la sua mano, scendendo, devasta completamente il mio braccio, ma tanto non mi servirà più. Lo sento che mi afferra la mano mentre io ruoto e, con un colpo di tacco, gli pianto ciò che resta della spada attraverso la gabbia toracica, fino a sfondargli il cuore. Sono le gambe il mio punto forte, demone, io con un calcio posso decapitare un orco! Ecco quello che può fare questo lurido, schifoso e gracile mezzo sangue.

Rido mentre vedo la sua faccia sconvolta; pensava di essere riuscito a fregarmi, credeva di aver vinto, ma non contro di me. Io non perdo. Mai.

La terra inizia a tremare; o almeno è quello che mi sembra di sentire. Il cielo stranamente non schiarisce, ma anzi, diventa più buio. Però percepisco il calore del sole sulla pelle e l'urlo del demone che sembra così distante, eppure sono certo che non può essere a più di qualche metro.

Non vedo più nulla. Le forze mi stanno abbandonando. Riesco a sentire la terra fradicia sotto le mie ginocchia, e cado nel pantano.

È finita, e ho vinto io.

 

 

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