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Autore: DirceMichelaRivetti    25/09/2012    3 recensioni
Questa fanfic partecipa al contest "Saving Buffy" indetto da NightLady.
Durante la guerra contro il Primo, vari personaggi hanno dovuto affrontare i propri lati oscuri, gli elementi più cupi del proprio passato, per resistere alle sue lusinghe. Ho dunque immaginato come il Primo avrebbe potuto tentare di portare il Signor Giles dalla propria parte e come l'Osservatore avrebbe reagito ed affrontato la faccenda.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Rupert Giles
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Già da settimane casa Summers era stata invasa da giovani ragazze, non erano normali adolescenti, bensì potenziali cacciatrici. Da mesi un nuovo e ineffabile nemico, il Primo, aveva sguinzagliato i suoi sicari, chiamati Portatori, per tutto il mondo affinché stanassero e uccidessero tutte le potenziali cacciatrici e l’intero ordine degli osservatori. Le poche superstiti, radunate dal signor Giles, avevano trovato rifugio presso la casa di Buffy, ma la città eretta sulla bocca dell’inferno non era certo il posto più sicuro. Strani fenomeni accadevano, gli stessi demoni erano nervosi. La Cacciatrice, aiutata dai suoi amici, era riuscita ad arginare la situazione, chiudendo il sigillo di Danzalthar, posto sotto la scuola e aperto da Andrew.

Sembrava che le circostanze permettessero di respirare un poco e di studiare la situazione e prepararsi ad ogni eventualità futura, soprattutto la guerra. Le potenziali erano sottoposte ogni giorno a rigorosi allenamenti e solo di sera potevano trovare un poco di riposo. Gli altri residenti a casa Summers si giostravano come meglio potevano per far funzionare le cose in quell’abitazione e per trovare informazioni sul loro nemico e su come contrastarlo.

Il Signor Giles era uscito a metà mattina, per andare a fare la spesa: ogni giorno era necessario andare al supermercato, quelle ragazze erano come cavallette, divoravano tutto ed era assolutamente inutile tentare di fare delle scorte, perché tanto non sarebbero durate più di un paio di giorni e quelle adolescenti viziate e capricciose avrebbero senza dubbio scoperto la mancanza di qualcosa di “essenziale”, uno shampoo ad esempio, e lo avrebbero spedito nuovamente a fare acquisti. Sempre a lui toccava fare la spesa! Ogni giorno, con una scusa o con l’altra, lo cacciavano fuori da casa per andare a comprare qualcosa di assolutamente inutile! C’era bisogno di una vita più spartana, questa era la verità! Si ripeteva il signor Giles, parecchio innervosito dalle numerose e futili richieste di quelle giovinette incontentabili, ma irritato soprattutto dal dover essere lui l’addetto al supermercato. Non tanto per il denaro, quello non era un problema, era riuscito ad avere accesso al tesoretto del Consiglio degli Osservatori e ciò gli aveva messo a disposizione una grande liquidità; ciò che lo frustrava maggiormente era che nessuno lo considerasse indispensabile per l’addestramento delle potenziali o per studiare la strategia della controffensiva! Egli aveva esperienza pluridecennale, aveva studiato innumerevoli libri, testi di occulto ed esoterismo, volumi antichissimi e rari, eppure nessuno teneva più in considerazione i suoi consigli o quasi; anziché consultarlo, lo spedivano a fare la spesa!

“Non sarei più utile qua?” aveva chiesto l’Osservatore, quella mattina, quando per l’ennesima volta gli avevano chiesto di andare a fare provviste.

“Oh, non si preoccupi, è tutto sottocontrollo.” –lo aveva rassicurato Willow, mentre lavava le stoviglie con Anya- “Buffy sta seguendo le potenziali.” –e con la testa accennò verso il cortile dove le ragazze stavano facendo esercizio- “Quando avremo finito qui, invece, noi e Xander e Dawn, riprenderemo le solite ricerche. Dovrebbe raggiungerci anche il preside Wood.”

“Ecco, non può andarci Xander a fare la spesa?” si era lamentato ancora Giles.

“No, lui e Dawn stanno lavando la biancheria.”

“Non credete che la mia saggezza e la mia conoscenza siano più utili qua, che in un supermercato?” replicò l’uomo, cercando di celare il fatto che fosse spazientito.

“Le ragazze hanno bisogno di un’alimentazione equilibrata.” –aveva risposto Anya, asciugando i bicchieri- “Xander comprerebbe solo schifezze, cosa che lei non farebbe mai. Lei sicuramente saprà scegliere tutto il necessario per una dieta completa, con tante vitamine e sostanze nutritive.”

Il signor Giles non era certo di doversi sentire preso in giro da quelle parole.

“E poi arriverà in tempo per le ricerche, stia tranquillo!” aveva tentato di rinfrancarlo la strega, mentre insaponava i piatti.

“E va bene.” si era arreso l’Osservatore e, sospirando, si alzò in piedi.

“Posso venire con lei?!” aveva esclamato Andrew, seduto in disparte, ad un angolo del tavolo.

“Ecco!” –era parso illuminarsi Giles- “Potrebbe andare lui e io resto qui a consultare qualche volume. Posso fargli la lista della spesa, così non…”

“Vorrebbe fare uscire Andrew da solo?!” –si era sbalordita Anya- “Imbranato com’è, rischierebbe di farci invadere la casa dai Portatori, o anche peggio.”

“Cosa ci può essere di peggio che i Portatori?” aveva chiesto, perplesso, il ragazzo.

“I tuoi amici nerds.” era stata la secca risposta dell’ex demone.

Willow aveva ripreso: “Inoltre lui è un nostro… prigioniero.” –nessuno capiva più quale fosse la funzione di quel giovane, oltre a cucinare- “Non capisco che cosa le dia fastidio, signor Giles, su per favore, vada!”

“D’accordo, d’accordo!”

“Posso venire anch’io?” –aveva chiesto di nuovo Andrew- “Per favore! Io non ce la faccio più a stare qui dentro, mi sento le pareti che mi si stringono attorno, devo assolutamente uscire! La prego, mi porti con lei!”

E così l’Osservatore, ora, si ritrovava in automobile, diretto al supermercato, con accanto quello strano ragazzo che faceva discorsi astrusi, nominando e citando un’ampia gamma di esseri esistenti solo nei fumetti o film. Finalmente arrivarono. Giles parcheggiò e uscì dall’auto, seguito a ruota da Andrew, entrarono nel negozio e cominciarono a fare spesa. L’Osservatore non era tranquillo, infatti, mentre attraversava una corsia o passava ad un’altra, aveva la netta sensazione che qualcuno lo stesse spiando, anzi ne era certo, poiché era riuscito anche a scorgere, alcune volte, questa persona. Era un giovane che non aveva più di venticinque anni, i cui lineamenti erano famigliari a Giles, ma non riusciva ad associarli ad alcun nome, probabilmente perché aveva scorto quella figura solo di sfuggita, eppure era certo che quel volto appartenesse a qualcuno che conosceva, forse a qualcuno che non vedeva da anni, a qualcuno che apparteneva al suo passato. Decise di prestare maggiore attenzione e si accorse che quella misteriosa figura non cercava di nascondere la propria presenza, voleva farsi vedere, ma solo per pochi istanti. Non riusciva mai a vederlo abbastanza a lungo per poterlo identificare con esattezza, ma un sospetto si affacciò dai suoi ricordi alla sua mente.

Uscito dal supermercato e caricando le numerose buste sull’auto, l’uomo lanciò un’ultima occhiata al parcheggio e vi vide, dal lato opposto, di nuovo quel giovane che, questa volta, non si allontanò, ma rimase fermo immobile a scrutarlo. Giles fissò i propri occhi in quelli del suo inseguitore, lo scrutò quei pochi secondi necessari per aver la conferma del suo timore: non c’era ombra di dubbio, quello era proprio Randall. No, impossibile! Non poteva essere assolutamente lui, c’era sicuramente qualcosa di malvagio, sotto quelle spoglie.

“Che cosa c’è? Qualcosa non va?” domandò Andrew, accorgendosi ch l’uomo era sovrappensiero.

“No, nulla.” rispose l’Osservatore, tornando alla realtà e distogliendo lo sguardo da quell’essere. Salì in macchina e, mentre faceva retromarcia, poté vedere, riflesso nello specchietto retrovisore, il misterioso giovane che gli sorrideva. Rabbrividì e si sbrigò ad allontanarsi.

 

“No, lei mi ha già insegnato tutto quello che devo sapere.”

Queste erano state le parole che gli aveva rivolto Buffy, quando lui aveva tentato di farle capire l’importanza di eliminare Spike, per la sicurezza di tutti quanti. Non una sola singola persona che gli desse retta in quella casa! Ignorato, ignorato e ancora ignorato, ecco come si sentiva! Perché non lo cacciavano, già che c’erano? Tanto per quel che ci stava a fare. No, in effetti ora stava esagerando, le potenziali gli davano abbastanza retta… almeno finché non c’erano altri in giro; e anche Xander e Willow lo ascoltavano abbastanza. Buffy, però, non gli voleva dare ascolto. Era la Cacciatrice, vero, ma era ancora molto giovane, a mala pena era riuscita a gestire la casa, dopo la morte di sua madre, figurarsi allora se sarebbe stata capace di condurre una guerra! Era un’ottima combattente, ma saper lottare non implica essere pure buoni strateghi. La Cacciatrice è una guerriera, non deve occuparsi dei piani di battaglia, ma solo di picchiare i demoni. È compito dell’Osservatore, invece, studiare la situazione in generale e preparare le strategie più idonee per affrontare i nemici più pericolosi e organizzati. Questo, però, Buffy non lo riusciva proprio a capire ed accettare, voleva fare di testa sua, come al solito, senza rendersi conto che la situazione era estremamente grave e che avrebbe fatto meglio a fidarsi di chi aveva maggiore esperienza. Indubbiamente nessuno di loro, nessuno al mondo, si era mai trovato a fronteggiare il primo, tuttavia Giles era sicuro di poter essere molto più utile di quanto non gli stessero permettendo, aveva più conoscenze di chiunque altro, lì in mezzo, e aveva acquisto molte abilità, eppure non gli concedevano lo spazio e il tempo di utilizzarle. Era inutile tentare di far presente a quei giovani, quanto poteva mettere a disposizione, oltre all’automobile e ai soldi per le provviste, non era considerato altro che un vecchio inglese noioso. Proprio queste tre parole erano uscite dalla bocca di Buffy, nell’ufficio del preside Wood. Sembrava proprio che lì non ci fosse spazio per lui.

Il signor Giles, frustrato dalla situazione, andò nel seminterrato, poiché le potenziali si stavano allenando nel giardino. L’uomo si avvicinò al sacco da box, che pendeva dal soffitto, e iniziò a colpirlo furiosamente, con tutta la forza che gli donava la sua rabbia.

“Non la credevo così feroce. Ha un ottimo gancio sinistro.”

L’Osservatore si voltò e vide il preside Wood finire di scendere le scale.

“Generalmente sono la personificazione della flemma inglese, tuttavia…”

“Non deve giustificarsi. Posso ben capire che sia un periodo molto stressante, chi riesce a mantenere la serenità in un periodo come questo?”

Giles non rispose, si limitò a scrollare le spalle e la testa, come per dire che non si poteva far molto per cambiare le cose.

“Buffy si è molto arrabbiata con lei, per il nostro tentativo di uccidere Spike?”

“Alquanto.”

“Mi dispiace, non volevo che litigasse con la sua Cacciatrice.”

“Buffy non ha più un Osservatore da tanto tempo, in realtà. Ha rotto i ponti col Consiglio diversi anni fa.” si era fatto malinconico e aveva smesso di aggredire il sacco.

“Allora lei cosa ci fa ancora qui?”

“Sono affezionato a lei, non voglio lasciarla sola: sono l’unico adulto che le è rimasto. La mia presenza, però, non è troppo apprezzata.”

“Davvero? Incredibile…! Ne è sicuro? Guardi che, forse, sono semplicemente le circostanze a motivare certi atteggiamenti. Secondo me i ragazzi la rispettano molto e hanno bisogno di lei.”

“Sa, queste sono le prime parole benevole che mi sento rivolgere da diversi giorni a questa parte, ne avevo proprio bisogno.”

“Parlando, invece, della gente che abita qua, c’è qualcun altro dall’oscuro passato, che rischia di diventare una minaccia usata dal Primo contro di noi? So del ragazzo, quello strano che parla sempre…”

“Andrew?”

“Sì, esatto. Buffy mi ha spiegato di come ha agito in passato, ma mi ha anche assicurato che ora sia innocuo.”

“Lo confermo. Ci ha stupiti tutti, quando ha dimostrato di aver imparato a resistere alle lusinghe del Primo. Anya, invece, non è mai stata avvicinata dal nostro nemico, per cui direi che possiamo stare tranquilli pure con lei: non avrà più a che fare col regno dei demoni.”

“Altri di cui debbo sapere?”

Giles rimase pensoso, poi annuì e mormorò: “Me.”

“Lei?”

“Proprio così, benché sia passato molto tempo da quando…. Non l’ho mai raccontato a nessuno, ma voglio che almeno tu sappia la verità, se mai dovesse capitare qualcosa.”

“Non sarebbe meglio informare i ragazzi che ti conoscono da maggior tempo?”

“Qualcosa sanno. Le circostanze mi hanno portato a dover rivelare alcune parti di una vicenda che vorrei aver dimenticato io stesso. Un incubo, purtroppo reale.”

“È così terribile?” Robin stentava a credere che l’Osservatore potesse nascondere qualcosa di malvagio nel suo passato.

“Prima si è stupito di vedermi così aggressivo, per chi mi conosce davvero. in realtà, non vi è nulla di strano.”

“Beh, sì, suppongo che essendo un Osservatore e vivendo in una città sulla bocca dell’inferno, avrà dovuto imparare a combattere pure lei.”

“Non si tratta di questo.” –Giles si fece molto serio, non era ancora certo di voler confessare- “Io, da ragazzo, ero soprannominato Squartatore.”

Il preside Wood rimase interdetto alcuni istanti, poi domandò: “A cosa è dovuta tale nomea? Se è così turbato, suppongo non si tratti di un nomignolo scherzoso, dato da adolescenti.”

“No, infatti, non c’è niente di scherzoso.” –era molto difficile, per lui, affrontare quell’argomento- “Ai tempi dell’università avevo un temperamento piuttosto sanguigno, ero indolente alle regole, non come sono i ragazzi normalmente, ma un vero e proprio ribelle. Sono nato in una famiglia di Osservatori e da sempre ho conosciuto il mio destino. Non lo potevo sopportare, lo detestavo profondamente.” –disse queste parole con ancora l’amaro e il rancore in bocca- “Non mi sottrassi mai alle lunghe ore di studio di libri e trattati su demoni, occultismo, esoterismo, magia oscura, ma non perché avessi intenzione di seguire le orme dei miei famigliari, bensì desideravo appropriarmi di quei saperi e dei poteri che da essi derivano per raggiungere i miei scopi personali e soddisfare i miei desideri. Per diversi anni sono stato uno stregone oscuro e un invocatore di demoni; mi sono divertito a seminare il panico e il terrore, ad inebriarmi col sapore del potere. No; non si trattava per nulla di goliardia, come mi sono ripetuto più volte successivamente, ingannandomi, pur di placare i miei sensi di colpa.”

Robin si era fatto molto attento, capiva che la faccenda era molto più seria di quanto avesse immaginato inizialmente. “Il soprannome? Da cosa deriva? Ha davvero…” –esitò, non sapendo se dovesse essere delicato oppure no- “… squartato qualcuno? No, giusto? Si riferiva unicamente, magari, al fatto di sacrificare animali durante certi rituali?”

“Temo di no.”

“Ha ucciso davvero delle persone?” il preside era incredulo: il signor Giles gli era sembrato la persona più mite ed equilibrata, lì in mezzo.

“Sì, sono sempre riuscito a farla franca. Mi vergogno profondamente, mi sono pentito già da lungo tempo e ho fatto di tutto per espiare le mie colpe, ma…. Mi detesto profondamente, quando mi capita di ricordare quei tempi, rimembro ancora l’estasi che mi invadeva, quando affondavo il mio coltello nelle carni di qualcuno.” –leggendo il turbamento negli occhi dell’interlocutore, si affrettò ad aggiungere: “In realtà mi è capitato solo due volte di uccidere qualcuno, di solito mi limitavo a torturarli con tagli più o meno profondi, il che è forse peggiore. Non mi piace ripensare a quel periodo, è come se non guardassi la mia vita, ma quella di qualcun altro, mi pare di non essere stato io ad agire così atrocemente, eppure ero proprio io.”

“Quanto tempo è trascorso d’allora?”

“Decenni, circa tre.”

“Che cosa ti allontanò da quella via?”

“Non ero solo. Avevo dei compagni, cinque, con cui perpetravo questi atti. Spesso ho cerato di accollare la colpa di tutto quanto a uno di loro, Ethan. Certamente eravamo molto legati e lui aveva un certo ascendente su di me, tuttavia non è stata unicamente la sua influenza a traviarmi. Io volevo agire in quel modo, io ero ammaliato dalla magia oscura, io bramavo il potere, altrimenti non mi sarei ritrovato ad agire in maniera più efferata degli altri e a guidarli, come invece è accaduto.” –sospirò e riprese fiato- “Gli eccessi che compivamo verso gli estranei non ci stupivano, probabilmente perché, nonostante fossimo adulti, non ci rendevamo conto che quella era la realtà, che non stavamo giocando e che le nostre azioni avevano conseguenze concrete e durature. Lo capimmo quando fu necessario uccidere uno di noi, Randall.”

“Perché? Che cosa accadde?”

“Tentammo di evocare un demone molto potente.” –raccontò Giles, mentre nell’animo soffriva per quel ricordo- “Esso si impossessò del nostro amico. Era incontrollabile, non obbediva a noi, come gli altri, e nemmeno fummo in grado di ricacciarlo nelle profondità da cui lo avevamo evocato; per fermarlo e salvare noi stessi, fui costretto a impugnare il mio coltello e a usarlo per sgozzare Randall. Inorridii immensamente nel guardarmi le mani sporche del sangue, ancora caldo, del mio amico. Gettai il pugnale a terra e scappai, corsi lontano, non avevo idea di dove andare. Per giorni girai per Londra senza meta, perennemente ubriaco, infine decisi di tornare a casa. Mio padre scoppiò di gioia quando mi trovò sulla soglia, mi abbracciò, come ignorando quello che avevo combinato. Mi perdonò, mi aiutò a tornare sul sentiero del bene. Divenni un Osservatore e nessuno seppe mai nulla su quei turbolenti anni della mia gioventù.”

Finito il suo racconto, il signor Giles tacque e rimase assorto nella tristezza e nel rimorso e con un timore che affiorava nella sua mente. Il preside Wood rimase in silenzio, riflettendo su ciò che aveva appena udito, infine domandò: “Se è passato così tanto tempo e se lei si è pentito, lasciandosi tutto alle spalle, di cosa ha paura? Il Primo non può far leva su qualcosa che lei ha ripudiato.”

“Lo so, ma…” –egli non si era pentito, almeno inizialmente, aveva avuto paura, egli non si era lasciato tutto alle spalle, aveva tentato di seppellirlo e celarlo- “L’altro giorno il Primo mi è apparso, con l’aspetto di Randall. Presto si ripresenterà nuovamente a me e mi tenterà. Io spero di resistere. Lei, per precauzione, stia ben attento, mi osservi e, se nota qualcosa di strano, ne parli con gli altri e spieghi tutto quanto. Solo se necessario, però, riveli quanto le ho detto, altrimenti, la prego, conservi il mio segreto. A Buffy non ho mai raccontato tutta la faccenda, dissi solo che abbandonai Oxford per un qualche periodo, prediligendo l’occultismo, e dovetti riferirle del demone, ma lei non sa quanto mi sono spinto oltre e, se possibile, non dovrà mai saperlo. Mi capisce, vero?”

“Penso di sì. Può stare tranquillo, io non dirò nulla. Almeno finché non ci aggredirà.” aggiunse Robin, cercando di sdrammatizzare.

 

Il signor Giles aveva deciso di fare la ronda quella notte o, più precisamente, era sgattaiolato fuori di casa senza dare nell’occhio, per poter fare due passi, rilassarsi e rimanere solo coi propri pensieri; per precauzione si era portato dietro un paio di paletti, ma quello era un accorgimento che prendeva sempre, quando passeggiava per Sunnydale dopo il tramonto. Era indeciso, non sapeva cosa fare, se continuare a rivangare il proprio passato, come aveva fatto per tutto il pomeriggio, oppure se cercare di liberare la mente da qualsiasi pensiero e sperare di rilassarsi e ritrovare la calma e, se non il buon umore, almeno un umore discreto. Stava camminando da più di un’ora, quando gli parve di scorgere una figura umana poco lontana, appoggiata al tronco di un albero. Non se ne stupì particolarmente, in città c’era ancora gente, benché diverse famiglie avessero deciso di trasferirsi, in seguito agli strani eventi che si manifestavano un po’ ovunque. Ebbe tuttavia un brutto presentimento e, per sicurezza, strinse saldamente un paletto. Continuò ad avanzare, ma non riusciva ancora a mettere a fuoco la figura, per colpa del buio; quando le fu quasi accanto, si sentì salutare: “Salve, Squartatore.”

“Ethan, che diavolo ci fai qui?!” urlò, furente, Giles, afferrando i baveri dell’uomo e trattenendosi a stento dal conficcargli il paletto nel cuore.

“Sono qui per salvarti, Rupert.”

“Grazie dell’interessamento, ma non ne ho bisogno: vattene!” –ringhiò l’Osservatore e spintonò alquanto violentemente il vecchio amico- “L’esercito non ti aveva arrestato? Non dovresti essere rinchiuso in una cella a marcire, come meriti?!”

“Oh, che parole aspre! Ecco che ti riconosco, Squartatore.” –Ethan non sembrava minimamente turbato- “Sì, sarei ancora dietro le sbarre, ma qualcuno di potente mi ha dato una mano a fuggire, immagino non ti sarà difficile capire di chi si tratti.”

“Il Primo…” –sussurrò con profondo disprezzo Giles- “Sei diventato un suo emissario? Che cosa ti ha mandato a fare? Riaprire il sigillo?”

“Rupert, siamo seri, pensi davvero ch’io ti svelerei la mia missione, quando sei ancora il babysitter della Cacciatrice? A proposito, come sta? Dille che ho tanta voglia di rivederla.”

“Stai lontano da lei e da qualunque altro essere umano!”

“Ancora la difendi? Eppure non mi sembrava che lei apprezzasse le tue premure.” –sogghignò- “Osservatore, osserva un po’ la situazione osservabile. Hai chiuso ciò che eri in uno scrigno, hai indossato la maschera dell’uomo mite e buono, sperando di poter fare abbastanza buone azioni, come un boyscout, per riscattare quelli che definisci i tuoi errori di gioventù. Tuttavia hai fallito. Tu non sei riuscito a concludere assolutamente nulla, non hai mai fatto altro che cercare di manovrare la Cacciatrice, ma la tua marionetta bionda ha reciso i fili e tu sei rimasto solo e impotente.”

“Ethan, tu non sai un accidente!”

Il signor Giles era furioso e non si trattenne dall’assestare un forte pugno sul naso dell’altro che cadde a terra.

“Da quando sei rientrato nella mia vita, non fai altro che accusarmi di recitare la parte del buono, ma è quello che sono!”

“Se lo sei, perché ti arrabbi tanto?” –domandò Ethan, rialzandosi in piedi e cercando un fazzoletto per asciugare il sangue che gli colava dalle narici- “Io ti conosco, io, non quei ragazzini che chiami amici. Io so chi sei veramente. Quando si è giovani si è realmente sé stessi, è dopo che si costruisce il proprio personaggio con cui inserirsi nella società e mostrarsi al mondo. Tu ne hai creato uno totalmente opposto al tuo vero essere e per questo soffri parecchio; io, invece, non faccio altro che interpretare me stesso e sono felicissimo. Dammi retta: abbraccia la tua vera natura, libera lo Squartatore contro cui combatti ogni giorno, ogni istante, per trattenerlo. Vieni con me al servizio del Primo e le nostre ricompense saranno immense!” –accorgendosi che Giles lo stava per colpire nuovamente, si affrettò a dire: “Non devi credere solo a me, c’è anche un nostro vecchio amico che vuole parlarti.”

Ethan con la mano accennò a qualcuno che stava avanzando da destra. L’Osservatore si voltò a guardare e vide Randall che avanzava tranquillamente verso di loro; Giles si volse di nuovo verso Rayne, che se l’era già data a gambe ed era scomparso.

“Tu sei il Primo, vattene, non m’interessano le tue parole!” cercò di tagliare corto Giles, diede la schiena a quella sorta di spettro e prese a camminare, ma d’improvviso si ritrovò Randall davanti a sé.

“Squartatore, è inutile che tenti di scappare, io voglio parlarti e non ti darò tregua, finché non mi avrai ascoltato.”

“Spicciati!” l’uomo era molto preoccupato, aveva paura di cedere alle lusinghe.

“Perché non segui l’esempio di Ethan? Lui non si è spaventato, solo perché qualcosa è andato storto, nelle nostre pratiche. Sei un codardo? No, non credo, ma allora perché ti trattieni? Perché fingi di essere ciò che non sei?”

“Perché vi ostinate a credere tutti quanti ch’io finga?”

“Perché ti conosciamo profondamente e sappiamo tutto di te. Confessa: ti senti spesso a disagio, in mezzo agli amici della Cacciatrice, non è così? I panni dell’Osservatore ti stanno tremendamente stretti, non ti permettono minimamente di agire e di comportarti secondo la tua natura. T’imponi di essere rigido e impostato, fatichi per mantenere quest’apparenza, ma per cosa lo fai? Ti ha mai ripagato tutto ciò? Che cos’hai ottenuto in cambio? Assolutamente nulla.”

“Ho degli amici e la consapevolezza di aver collaborato a salvare il mondo più di una volta.”

“Mondo che non merita di essere salvato e che presto cadrà sotto il mio dominio, quindi i tuoi sforzi saranno stati vani. Per quanto riguarda gli amici, invece…. Credi davvero che quei giovinetti ti siano amici? Che cosa sei, tu ora? Un uomo di mezza età solo, costretto a dover stare dietro a delle adolescenti impaurite.

“Taci, taci!” lo interruppe Giles “Io adoro quello che faccio e so di essere nel giusto. Buffy è come una figlia per me, così come Willow, Xander e anche Dawn, loro sono la mia famiglia.”

“Ma non hanno più quel gran rispetto per te. Non ti danno più retta come una volta. Adesso fanno di testa loro, sono adulti e credono di sapere già tutto.”

“Questo è naturale è così che va il mondo.” ammise Giles, ripensando a quanto avesse esagerato nell’arrabbiarsi, in quei giorni, quando si era sentito ignorato. Effettivamente si stava comportando proprio come un padre che non vuole lasciare crescere i propri figli. Il ripensamento sulla sua condotta durò solo qualche istante, subito subentrò un altro pensiero: se fosse stata una situazione normale, sicuramente avrebbe riconosciuto il suo errore, ma dovevano salvare il mondo, era giusto che continuasse a guidarli lui, la posta era troppo alta, per permettere a quei giovani di sbagliare.

“Ti dimenticheranno, lo sai. Morirai solo, vecchio ed abbandonato. No, non è vero. Non invecchierai più molto, i tuoi giorni, così come quelli di questa gentaglia che ti circonda, sono contati: il Primo vi distruggerà, molto presto.”

“No, se noi ti fermiamo.” Giles doveva tenere ben a mente che chi stava parlando non era Randall, bensì il Primo.

Lo spettro rise divertito: “E come credi di poterci riuscire? Rinuncia, finché sei in tempo.” si interruppe un attimo- “Vieni con me, torniamo ad essere i vecchi amici di una volta, la nostra magia, unita, può ogni cosa. La Cacciatrice non ti ascolta, s’illude di saper comandare; la streghetta crede di essere una minaccia per l’umanità, solo perché una volta si è arrabbiata; il ragazzo pensa di essere lui il supporto morale di tutti, mentre Anyanca è convinta che i demoni le siano ancora amici. Quei giovinastri sono superbi, boriosi, si danno un sacco di arie, per non parlare di quelle adolescenti piagnucolose che ti assillano con le loro stupide e vuote richieste. Trattano come un fattorino te, te che potresti essere un grande stregone! Devono essere puniti, tutti quanti. Mostra loro qual è il vero potere e come si usa, insegna a quei ragazzini a stare al loro posto, perché l’esperto, il maestro, sei ancora tu.”

“Sparisci. –Giles era estremamente determinato- “Io sono l’ultimo degli Osservatori ed ho il compito di proteggere ed addestrare le future Cacciatrici, di trasmettere il sapere in modo che il mondo possa essere sempre protetto. Che destino più grande potrei desiderare?”

“Ma nessuno lo saprà mai, Squartatore. Rupert lo sappiamo entrambi che vorresti gettare al vento la tua flemma e dire a queste ragazzine ciò che si meritano, senza mezze misure, senza addolcire le parole. Lo so, lo sento che dentro di te lotta per venir di nuovo fuori lo Squartatore, ciò che realmente sei… Quanto ti sei trattenuto in questi anni? I tuoi ‘amici’ neppure sospettano le tue vere capacità. Io sono il tuo vero amico, non questi bambinoni: uccidili, uccidili tutti.”

“Hai ragione solo in parte.” –dichiarò l’Osservatore, sicuro di sé- “È vero che ho un lato piuttosto agguerrito che ho represso quasi sempre e ho sbagliato a comportarmi così. Non è il mio carattere o un suo aspetto a determinare se son buono o cattivo, ma è la mia volontà. Io ho capacità e abilità che in sé non sono né giuste, né sbagliate, tutto dipenderà da come deciderò di usarle. Ho deciso di usarle a tuo danno! Non m’importa se Buffy non mi ha dato ascolto per Spike, perché per molte altre cose si affida ancora a me e io, d’altra parte, non posso pretendere di comandarla a bacchetta. Ci sono momenti di disaccordo, di malintesi, ora come in passato, ma non possono certo distruggere il mio affetto per Buffy, Willow, Xander, Anya e gli altri. Lo Squartatore esiste ancora, ma ora è al servizio del bene. E ora vattene, non hai più nessuna mia debolezza da poter sfruttare.”

Il Primo si mostrò visibilmente adirato, ma poi scomparve.

Il signor Giles rimase lì qualche momento, ancora pensieroso, ma più lieto, sentiva che tutto il malumore e il nervosismo di quei giorni si erano finalmente sciolti e lui poteva tornare perfettamente operativo per il bene della Cacciatrice, dei suoi amici e delle potenziali.

Rientrò a casa Summers dopo la mezzanotte. Appena l’uomo varcò la soglia, Buffy gli corse incontro e lo abbracciò fortemente.

“Oh, che accoglienza calorosa, a cosa la devo?!” domandò l’Osservatore, sorpreso.

“Eravamo preoccupatissimi!” –esclamò Buffy- “È uscito di nascosto, senza dir nulla a nessuno… Dove è stato?”

“A fare una ronda.”

“Avrebbe dovuto dircelo, abbiamo temuto il peggio! Dovevo saperlo, tuttavia, che non avrebbe avuto problemi, insomma, lei mi ha insegnato tutto quanto, quindi sa cavarsela.” –poi alzò la voce, per chiamare gli altri- “Ehi, Willow! Xander! Venite, possiamo stare tranquilli il signor Giles è tornato!”

“Per fortuna che sono stato via solo qualche ora, altrimenti chissà cosa avreste fatto.” osservò l’uomo, quasi divertito, ma soprattutto rassicurato e confortato.

“Che cosa faremmo senza di lei?”

“Molto, perché siete bravissimi.”

 

Il giorno seguente il signor Giles radunò tutti quanti in salotto, perché voleva tener loro un discorso: “Ho avuto una sgradevole esperienza nei giorni scorsi. Il Primo mi ha tentato, ha cercato di ammaliare con le sue lusinghe. Dapprima ha sobillato una parte di me che non mi piace per nulla e questo mi ha permesso di conoscere meglio me stesso, di superare i miei difetti maggiori e di migliorarmi. Quest’incontro mi ha pure dato la possibilità di scoprire qualcosa sul Primo, sul suo potere e sull’influenza che ha su di noi. Voglio condividere con voi ciò di cui mi sono reso conto, sperando che possa esservi utile, se mai il Primo tenterà di avvicinarvi. Non sopravvalutatelo. Esso non è nulla di sovrannaturale. Noi siamo lui. Non so se gli uomini siano già nati corrotti o se lo siano diventati, fatto sta che il Primo è sorto con il male nelle persone, credo. In realtà non saprei dire se Esso ha insidiato gli uomini o se si è creato grazie alle nostre debolezze e mancanze di virtù. Fatto sta che il Primo ci conosce e sa come tentarci, non perché sia onnisciente, bensì perché è dentro di noi, è parte di noi, è il nostro egoismo, è i nostri vizi. È un’anticoscienza. Combattere il Primo è combattere se stessi.”

 

   
 
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