Già
da settimane casa Summers era stata invasa da giovani ragazze, non erano
normali adolescenti, bensì potenziali cacciatrici. Da mesi un nuovo e
ineffabile nemico, il Primo, aveva sguinzagliato i suoi sicari, chiamati
Portatori, per tutto il mondo affinché stanassero e uccidessero tutte le
potenziali cacciatrici e l’intero ordine degli osservatori. Le poche
superstiti, radunate dal signor Giles, avevano trovato rifugio presso la casa
di Buffy, ma la città eretta sulla bocca dell’inferno non era certo il posto
più sicuro. Strani fenomeni accadevano, gli stessi demoni erano nervosi. La
Cacciatrice, aiutata dai suoi amici, era riuscita ad arginare la situazione,
chiudendo il sigillo di Danzalthar, posto sotto la scuola e aperto da Andrew.
Sembrava
che le circostanze permettessero di respirare un poco e di studiare la
situazione e prepararsi ad ogni eventualità futura, soprattutto la guerra. Le
potenziali erano sottoposte ogni giorno a rigorosi allenamenti e solo di sera
potevano trovare un poco di riposo. Gli altri residenti a casa Summers si
giostravano come meglio potevano per far funzionare le cose in quell’abitazione
e per trovare informazioni sul loro nemico e su come contrastarlo.
Il
Signor Giles era uscito a metà mattina, per andare a fare la spesa: ogni giorno
era necessario andare al supermercato, quelle ragazze erano come cavallette,
divoravano tutto ed era assolutamente inutile tentare di fare delle scorte,
perché tanto non sarebbero durate più di un paio di giorni e quelle adolescenti
viziate e capricciose avrebbero senza dubbio scoperto la mancanza di qualcosa
di “essenziale”, uno shampoo ad esempio, e lo avrebbero spedito nuovamente a
fare acquisti. Sempre a lui toccava fare la spesa! Ogni giorno, con una scusa o
con l’altra, lo cacciavano fuori da casa per andare a comprare qualcosa di
assolutamente inutile! C’era bisogno di una vita più spartana, questa era la
verità! Si ripeteva il signor Giles, parecchio innervosito dalle numerose e
futili richieste di quelle giovinette incontentabili, ma irritato soprattutto
dal dover essere lui l’addetto al supermercato. Non tanto per il denaro, quello
non era un problema, era riuscito ad avere accesso al tesoretto del Consiglio
degli Osservatori e ciò gli aveva messo a disposizione una grande liquidità;
ciò che lo frustrava maggiormente era che nessuno lo considerasse
indispensabile per l’addestramento delle potenziali o per studiare la strategia
della controffensiva! Egli aveva esperienza pluridecennale, aveva studiato
innumerevoli libri, testi di occulto ed esoterismo, volumi antichissimi e rari,
eppure nessuno teneva più in considerazione i suoi consigli o quasi; anziché
consultarlo, lo spedivano a fare la spesa!
“Non
sarei più utile qua?” aveva chiesto l’Osservatore, quella mattina, quando per
l’ennesima volta gli avevano chiesto di andare a fare provviste.
“Oh,
non si preoccupi, è tutto sottocontrollo.” –lo aveva rassicurato Willow, mentre
lavava le stoviglie con Anya- “Buffy sta seguendo le potenziali.” –e con la
testa accennò verso il cortile dove le ragazze stavano facendo esercizio-
“Quando avremo finito qui, invece, noi e Xander e Dawn, riprenderemo le solite ricerche. Dovrebbe
raggiungerci anche il preside Wood.”
“Ecco,
non può andarci Xander a fare la spesa?” si era lamentato ancora Giles.
“No,
lui e Dawn stanno lavando la biancheria.”
“Non
credete che la mia saggezza e la mia conoscenza siano più utili qua, che in un
supermercato?” replicò l’uomo, cercando di celare il fatto che fosse
spazientito.
“Le
ragazze hanno bisogno di un’alimentazione equilibrata.” –aveva risposto Anya,
asciugando i bicchieri- “Xander comprerebbe solo schifezze, cosa che lei non
farebbe mai. Lei sicuramente saprà scegliere tutto il necessario per una dieta
completa, con tante vitamine e sostanze nutritive.”
Il
signor Giles non era certo di doversi sentire preso in giro da quelle parole.
“E
poi arriverà in tempo per le ricerche, stia tranquillo!” aveva tentato di
rinfrancarlo la strega, mentre insaponava i piatti.
“E
va bene.” si era arreso l’Osservatore e, sospirando, si alzò in piedi.
“Posso
venire con lei?!” aveva esclamato Andrew, seduto in disparte, ad un angolo del
tavolo.
“Ecco!”
–era parso illuminarsi Giles- “Potrebbe andare lui e io resto qui a consultare
qualche volume. Posso fargli la lista della spesa, così non…”
“Vorrebbe
fare uscire Andrew da solo?!” –si era sbalordita Anya- “Imbranato com’è,
rischierebbe di farci invadere la casa dai Portatori, o anche peggio.”
“Cosa
ci può essere di peggio che i Portatori?” aveva chiesto, perplesso, il ragazzo.
“I
tuoi amici nerds.” era stata la secca risposta dell’ex demone.
Willow
aveva ripreso: “Inoltre lui è un nostro… prigioniero.” –nessuno capiva più
quale fosse la funzione di quel giovane, oltre a cucinare- “Non capisco che
cosa le dia fastidio, signor Giles, su per favore, vada!”
“D’accordo,
d’accordo!”
“Posso
venire anch’io?” –aveva chiesto di nuovo Andrew- “Per favore! Io non ce la
faccio più a stare qui dentro, mi sento le pareti che mi si stringono attorno,
devo assolutamente uscire! La prego, mi porti con lei!”
E
così l’Osservatore, ora, si ritrovava in automobile, diretto al supermercato,
con accanto quello strano ragazzo che faceva discorsi astrusi, nominando e
citando un’ampia gamma di esseri esistenti solo nei fumetti o film. Finalmente
arrivarono. Giles parcheggiò e uscì dall’auto, seguito a ruota da Andrew,
entrarono nel negozio e cominciarono a fare spesa. L’Osservatore non era
tranquillo, infatti, mentre attraversava una corsia o passava ad un’altra,
aveva la netta sensazione che qualcuno lo stesse spiando, anzi ne era certo,
poiché era riuscito anche a scorgere, alcune volte, questa persona. Era un
giovane che non aveva più di venticinque anni, i cui lineamenti erano
famigliari a Giles, ma non riusciva ad associarli ad alcun nome, probabilmente
perché aveva scorto quella figura solo di sfuggita, eppure era certo che quel
volto appartenesse a qualcuno che conosceva, forse a qualcuno che non vedeva da
anni, a qualcuno che apparteneva al suo passato. Decise di prestare maggiore
attenzione e si accorse che quella misteriosa figura non cercava di nascondere
la propria presenza, voleva farsi vedere, ma solo per pochi istanti. Non
riusciva mai a vederlo abbastanza a lungo per poterlo identificare con
esattezza, ma un sospetto si affacciò dai suoi ricordi alla sua mente.
Uscito
dal supermercato e caricando le numerose buste sull’auto, l’uomo lanciò
un’ultima occhiata al parcheggio e vi vide, dal lato opposto, di nuovo quel
giovane che, questa volta, non si allontanò, ma rimase fermo immobile a
scrutarlo. Giles fissò i propri occhi in quelli del suo inseguitore, lo scrutò
quei pochi secondi necessari per aver la conferma del suo timore: non c’era
ombra di dubbio, quello era proprio Randall. No, impossibile! Non poteva essere
assolutamente lui, c’era sicuramente qualcosa di malvagio, sotto quelle
spoglie.
“Che
cosa c’è? Qualcosa non va?” domandò Andrew, accorgendosi ch l’uomo era
sovrappensiero.
“No,
nulla.” rispose l’Osservatore, tornando alla realtà e distogliendo lo sguardo
da quell’essere. Salì in macchina e, mentre faceva retromarcia, poté vedere,
riflesso nello specchietto retrovisore, il misterioso giovane che gli
sorrideva. Rabbrividì e si sbrigò ad allontanarsi.
“No, lei mi ha già insegnato tutto quello che
devo sapere.”
Queste erano state le parole che gli aveva
rivolto Buffy, quando lui aveva tentato di farle capire l’importanza di
eliminare Spike, per la sicurezza di tutti quanti. Non una sola singola persona
che gli desse retta in quella casa! Ignorato, ignorato e ancora ignorato, ecco
come si sentiva! Perché non lo cacciavano, già che c’erano? Tanto per quel che
ci stava a fare. No, in effetti ora stava esagerando, le potenziali gli davano
abbastanza retta… almeno finché non c’erano altri in giro; e anche Xander e
Willow lo ascoltavano abbastanza. Buffy, però, non gli voleva dare ascolto. Era
la Cacciatrice, vero, ma era ancora molto giovane, a mala pena era riuscita a
gestire la casa, dopo la morte di sua madre, figurarsi allora se sarebbe stata
capace di condurre una guerra! Era un’ottima combattente, ma saper lottare non
implica essere pure buoni strateghi. La Cacciatrice è una guerriera, non deve
occuparsi dei piani di battaglia, ma solo di picchiare i demoni. È compito
dell’Osservatore, invece, studiare la situazione in generale e preparare le
strategie più idonee per affrontare i nemici più pericolosi e organizzati.
Questo, però, Buffy non lo riusciva proprio a capire ed accettare, voleva fare
di testa sua, come al solito, senza rendersi conto che la situazione era
estremamente grave e che avrebbe fatto meglio a fidarsi di chi aveva maggiore
esperienza. Indubbiamente nessuno di loro, nessuno al mondo, si era mai trovato
a fronteggiare il primo, tuttavia Giles era sicuro di poter essere molto più
utile di quanto non gli stessero permettendo, aveva più conoscenze di chiunque
altro, lì in mezzo, e aveva acquisto molte abilità, eppure non gli concedevano
lo spazio e il tempo di utilizzarle. Era inutile tentare di far presente a quei
giovani, quanto poteva mettere a disposizione, oltre all’automobile e ai soldi per
le provviste, non era considerato altro che un vecchio inglese noioso. Proprio
queste tre parole erano uscite dalla bocca di Buffy, nell’ufficio del preside
Wood. Sembrava proprio che lì non ci fosse spazio per lui.
Il signor Giles, frustrato dalla situazione,
andò nel seminterrato, poiché le potenziali si stavano allenando nel giardino.
L’uomo si avvicinò al sacco da box, che pendeva dal soffitto, e iniziò a
colpirlo furiosamente, con tutta la forza che gli donava la sua rabbia.
“Non la credevo così feroce. Ha un ottimo
gancio sinistro.”
L’Osservatore si voltò e vide il preside Wood
finire di scendere le scale.
“Generalmente sono la personificazione della
flemma inglese, tuttavia…”
“Non deve giustificarsi. Posso ben capire che
sia un periodo molto stressante, chi riesce a mantenere la serenità in un
periodo come questo?”
Giles non rispose, si limitò a scrollare le
spalle e la testa, come per dire che non si poteva far molto per cambiare le
cose.
“Buffy si è molto arrabbiata con lei, per il
nostro tentativo di uccidere Spike?”
“Alquanto.”
“Mi dispiace, non volevo che litigasse con la
sua Cacciatrice.”
“Buffy non ha più un Osservatore da tanto
tempo, in realtà. Ha rotto i ponti col Consiglio diversi anni fa.” si era fatto
malinconico e aveva smesso di aggredire il sacco.
“Allora lei cosa ci fa ancora qui?”
“Sono affezionato a lei, non voglio lasciarla
sola: sono l’unico adulto che le è rimasto. La mia presenza, però, non è troppo
apprezzata.”
“Davvero? Incredibile…! Ne è sicuro? Guardi
che, forse, sono semplicemente le circostanze a motivare certi atteggiamenti.
Secondo me i ragazzi la rispettano molto e hanno bisogno di lei.”
“Sa, queste sono le prime parole benevole che
mi sento rivolgere da diversi giorni a questa parte, ne avevo proprio bisogno.”
“Parlando, invece, della gente che abita qua,
c’è qualcun altro dall’oscuro passato, che rischia di diventare una minaccia
usata dal Primo contro di noi? So del ragazzo, quello strano che parla sempre…”
“Andrew?”
“Sì, esatto. Buffy mi ha spiegato di come ha
agito in passato, ma mi ha anche assicurato che ora sia innocuo.”
“Lo confermo. Ci ha stupiti tutti, quando ha
dimostrato di aver imparato a resistere alle lusinghe del Primo. Anya, invece,
non è mai stata avvicinata dal nostro nemico, per cui direi che possiamo stare
tranquilli pure con lei: non avrà più a che fare col regno dei demoni.”
“Altri di cui debbo sapere?”
Giles rimase pensoso, poi annuì e mormorò:
“Me.”
“Lei?”
“Proprio così, benché sia passato molto tempo
da quando…. Non l’ho mai raccontato a nessuno, ma voglio che almeno tu sappia
la verità, se mai dovesse capitare qualcosa.”
“Non sarebbe meglio informare i ragazzi che
ti conoscono da maggior tempo?”
“Qualcosa sanno. Le circostanze mi hanno
portato a dover rivelare alcune parti di una vicenda che vorrei aver
dimenticato io stesso. Un incubo, purtroppo reale.”
“È così terribile?” Robin stentava a credere
che l’Osservatore potesse nascondere qualcosa di malvagio nel suo passato.
“Prima si è stupito di vedermi così
aggressivo, per chi mi conosce davvero. in realtà, non vi è nulla di strano.”
“Beh, sì, suppongo che essendo un Osservatore
e vivendo in una città sulla bocca dell’inferno, avrà dovuto imparare a
combattere pure lei.”
“Non si tratta di questo.” –Giles si fece
molto serio, non era ancora certo di voler confessare- “Io, da ragazzo, ero
soprannominato Squartatore.”
Il preside Wood rimase interdetto alcuni
istanti, poi domandò: “A cosa è dovuta tale nomea? Se è così turbato, suppongo
non si tratti di un nomignolo scherzoso, dato da adolescenti.”
“No, infatti, non c’è niente di scherzoso.”
–era molto difficile, per lui, affrontare quell’argomento- “Ai tempi
dell’università avevo un temperamento piuttosto sanguigno, ero indolente alle
regole, non come sono i ragazzi normalmente, ma un vero e proprio ribelle. Sono
nato in una famiglia di Osservatori e da sempre ho conosciuto il mio destino.
Non lo potevo sopportare, lo detestavo profondamente.” –disse queste parole con
ancora l’amaro e il rancore in bocca- “Non mi sottrassi mai alle lunghe ore di
studio di libri e trattati su demoni, occultismo, esoterismo, magia oscura, ma
non perché avessi intenzione di seguire le orme dei miei famigliari, bensì
desideravo appropriarmi di quei saperi e dei poteri che da essi derivano per
raggiungere i miei scopi personali e soddisfare i miei desideri. Per diversi
anni sono stato uno stregone oscuro e un invocatore di demoni; mi sono
divertito a seminare il panico e il terrore, ad inebriarmi col sapore del
potere. No; non si trattava per nulla di goliardia, come mi sono ripetuto più
volte successivamente, ingannandomi, pur di placare i miei sensi di colpa.”
Robin si era fatto molto attento, capiva che
la faccenda era molto più seria di quanto avesse immaginato inizialmente. “Il
soprannome? Da cosa deriva? Ha davvero…” –esitò, non sapendo se dovesse essere
delicato oppure no- “… squartato qualcuno? No, giusto? Si riferiva unicamente,
magari, al fatto di sacrificare animali durante certi rituali?”
“Temo di no.”
“Ha ucciso davvero delle persone?” il preside
era incredulo: il signor Giles gli era sembrato la persona più mite ed
equilibrata, lì in mezzo.
“Sì, sono sempre riuscito a farla franca. Mi
vergogno profondamente, mi sono pentito già da lungo tempo e ho fatto di tutto
per espiare le mie colpe, ma…. Mi detesto profondamente, quando mi capita di
ricordare quei tempi, rimembro ancora l’estasi che mi invadeva, quando
affondavo il mio coltello nelle carni di qualcuno.” –leggendo il turbamento
negli occhi dell’interlocutore, si affrettò ad aggiungere: “In realtà mi è
capitato solo due volte di uccidere qualcuno, di solito mi limitavo a
torturarli con tagli più o meno profondi, il che è forse peggiore. Non mi piace
ripensare a quel periodo, è come se non guardassi la mia vita, ma quella di
qualcun altro, mi pare di non essere stato io ad agire così atrocemente, eppure
ero proprio io.”
“Quanto tempo è trascorso d’allora?”
“Decenni, circa tre.”
“Che cosa ti allontanò da quella via?”
“Non ero solo. Avevo dei compagni, cinque,
con cui perpetravo questi atti. Spesso ho cerato di accollare la colpa di tutto
quanto a uno di loro, Ethan. Certamente eravamo molto legati e lui aveva un
certo ascendente su di me, tuttavia non è stata unicamente la sua influenza a
traviarmi. Io volevo agire in quel modo, io ero ammaliato dalla magia oscura,
io bramavo il potere, altrimenti non mi sarei ritrovato ad agire in maniera più
efferata degli altri e a guidarli, come invece è accaduto.” –sospirò e riprese
fiato- “Gli eccessi che compivamo verso gli estranei non ci stupivano,
probabilmente perché, nonostante fossimo adulti, non ci rendevamo conto che
quella era la realtà, che non stavamo giocando e che le nostre azioni avevano
conseguenze concrete e durature. Lo capimmo quando fu necessario uccidere uno
di noi, Randall.”
“Perché? Che cosa accadde?”
“Tentammo di evocare un demone molto
potente.” –raccontò Giles, mentre nell’animo soffriva per quel ricordo- “Esso
si impossessò del nostro amico. Era incontrollabile, non obbediva a noi, come
gli altri, e nemmeno fummo in grado di ricacciarlo nelle profondità da cui lo
avevamo evocato; per fermarlo e salvare noi stessi, fui costretto a impugnare
il mio coltello e a usarlo per sgozzare Randall. Inorridii immensamente nel
guardarmi le mani sporche del sangue, ancora caldo, del mio amico. Gettai il
pugnale a terra e scappai, corsi lontano, non avevo idea di dove andare. Per
giorni girai per Londra senza meta, perennemente ubriaco, infine decisi di
tornare a casa. Mio padre scoppiò di gioia quando mi trovò sulla soglia, mi
abbracciò, come ignorando quello che avevo combinato. Mi perdonò, mi aiutò a
tornare sul sentiero del bene. Divenni un Osservatore e nessuno seppe mai nulla
su quei turbolenti anni della mia gioventù.”
Finito il suo racconto, il signor Giles
tacque e rimase assorto nella tristezza e nel rimorso e con un timore che
affiorava nella sua mente. Il preside Wood rimase in silenzio, riflettendo su
ciò che aveva appena udito, infine domandò: “Se è passato così tanto tempo e se
lei si è pentito, lasciandosi tutto alle spalle, di cosa ha paura? Il Primo non
può far leva su qualcosa che lei ha ripudiato.”
“Lo so, ma…” –egli non si era pentito, almeno
inizialmente, aveva avuto paura, egli non si era lasciato tutto alle spalle,
aveva tentato di seppellirlo e celarlo- “L’altro giorno il Primo mi è apparso,
con l’aspetto di Randall. Presto si ripresenterà nuovamente a me e mi tenterà.
Io spero di resistere. Lei, per precauzione, stia ben attento, mi osservi e, se
nota qualcosa di strano, ne parli con gli altri e spieghi tutto quanto. Solo se
necessario, però, riveli quanto le ho detto, altrimenti, la prego, conservi il
mio segreto. A Buffy non ho mai raccontato tutta la faccenda, dissi solo che
abbandonai Oxford per un qualche periodo, prediligendo l’occultismo, e dovetti
riferirle del demone, ma lei non sa quanto mi sono spinto oltre e, se
possibile, non dovrà mai saperlo. Mi capisce, vero?”
“Penso di sì. Può stare tranquillo, io non
dirò nulla. Almeno finché non ci aggredirà.” aggiunse Robin, cercando di
sdrammatizzare.
Il signor Giles aveva deciso di fare la ronda
quella notte o, più precisamente, era sgattaiolato fuori di casa senza dare
nell’occhio, per poter fare due passi, rilassarsi e rimanere solo coi propri
pensieri; per precauzione si era portato dietro un paio di paletti, ma quello
era un accorgimento che prendeva sempre, quando passeggiava per Sunnydale dopo
il tramonto. Era indeciso, non sapeva cosa fare, se continuare a rivangare il
proprio passato, come aveva fatto per tutto il pomeriggio, oppure se cercare di
liberare la mente da qualsiasi pensiero e sperare di rilassarsi e ritrovare la
calma e, se non il buon umore, almeno un umore discreto. Stava camminando da
più di un’ora, quando gli parve di scorgere una figura umana poco lontana,
appoggiata al tronco di un albero. Non se ne stupì particolarmente, in città
c’era ancora gente, benché diverse famiglie avessero deciso di trasferirsi, in
seguito agli strani eventi che si manifestavano un po’ ovunque. Ebbe tuttavia
un brutto presentimento e, per sicurezza, strinse saldamente un paletto.
Continuò ad avanzare, ma non riusciva ancora a mettere a fuoco la figura, per
colpa del buio; quando le fu quasi accanto, si sentì salutare: “Salve,
Squartatore.”
“Ethan, che diavolo ci fai qui?!” urlò,
furente, Giles, afferrando i baveri dell’uomo e trattenendosi a stento dal
conficcargli il paletto nel cuore.
“Sono qui per salvarti, Rupert.”
“Grazie dell’interessamento, ma non ne ho
bisogno: vattene!” –ringhiò l’Osservatore e spintonò alquanto violentemente il
vecchio amico- “L’esercito non ti aveva arrestato? Non dovresti essere
rinchiuso in una cella a marcire, come meriti?!”
“Oh, che parole aspre! Ecco che ti riconosco,
Squartatore.” –Ethan non sembrava minimamente turbato- “Sì, sarei ancora dietro
le sbarre, ma qualcuno di potente mi ha dato una mano a fuggire, immagino non
ti sarà difficile capire di chi si tratti.”
“Il Primo…” –sussurrò con profondo disprezzo
Giles- “Sei diventato un suo emissario? Che cosa ti ha mandato a fare? Riaprire
il sigillo?”
“Rupert, siamo seri, pensi davvero ch’io ti
svelerei la mia missione, quando sei ancora il babysitter della Cacciatrice? A
proposito, come sta? Dille che ho tanta voglia di rivederla.”
“Stai lontano da lei e da qualunque altro
essere umano!”
“Ancora la difendi? Eppure non mi sembrava
che lei apprezzasse le tue premure.” –sogghignò- “Osservatore, osserva un po’
la situazione osservabile. Hai chiuso ciò che eri in uno scrigno, hai indossato
la maschera dell’uomo mite e buono, sperando di poter fare abbastanza buone
azioni, come un boyscout, per riscattare quelli che definisci i tuoi errori di
gioventù. Tuttavia hai fallito. Tu non sei riuscito a concludere assolutamente
nulla, non hai mai fatto altro che cercare di manovrare la Cacciatrice, ma la
tua marionetta bionda ha reciso i fili e tu sei rimasto solo e impotente.”
“Ethan, tu non sai un accidente!”
Il signor Giles era furioso e non si
trattenne dall’assestare un forte pugno sul naso dell’altro che cadde a terra.
“Da quando sei rientrato nella mia vita, non
fai altro che accusarmi di recitare la parte del buono, ma è quello che sono!”
“Se lo sei, perché ti arrabbi tanto?”
–domandò Ethan, rialzandosi in piedi e cercando un fazzoletto per asciugare il
sangue che gli colava dalle narici- “Io ti conosco, io, non quei ragazzini che
chiami amici. Io so chi sei veramente. Quando si è giovani si è realmente sé
stessi, è dopo che si costruisce il proprio personaggio con cui inserirsi nella
società e mostrarsi al mondo. Tu ne hai creato uno totalmente opposto al tuo
vero essere e per questo soffri parecchio; io, invece, non faccio altro che
interpretare me stesso e sono felicissimo. Dammi retta: abbraccia la tua vera
natura, libera lo Squartatore contro cui combatti ogni giorno, ogni istante,
per trattenerlo. Vieni con me al servizio del Primo e le nostre ricompense
saranno immense!” –accorgendosi che Giles lo stava per colpire nuovamente, si
affrettò a dire: “Non devi credere solo a me, c’è anche un nostro vecchio amico
che vuole parlarti.”
Ethan con la mano accennò a qualcuno che
stava avanzando da destra. L’Osservatore si voltò a guardare e vide Randall che
avanzava tranquillamente verso di loro; Giles si volse di nuovo verso Rayne,
che se l’era già data a gambe ed era scomparso.
“Tu sei il Primo, vattene, non m’interessano
le tue parole!” cercò di tagliare corto Giles, diede la schiena a quella sorta
di spettro e prese a camminare, ma d’improvviso si ritrovò Randall davanti a
sé.
“Squartatore, è inutile che tenti di
scappare, io voglio parlarti e non ti darò tregua, finché non mi avrai
ascoltato.”
“Spicciati!” l’uomo era molto preoccupato,
aveva paura di cedere alle lusinghe.
“Perché non segui l’esempio di Ethan? Lui non
si è spaventato, solo perché qualcosa è andato storto, nelle nostre pratiche.
Sei un codardo? No, non credo, ma allora perché ti trattieni? Perché fingi di
essere ciò che non sei?”
“Perché vi ostinate a credere tutti quanti
ch’io finga?”
“Perché ti conosciamo profondamente e
sappiamo tutto di te. Confessa: ti senti spesso a disagio, in mezzo agli amici
della Cacciatrice, non è così? I panni dell’Osservatore ti stanno tremendamente
stretti, non ti permettono minimamente di agire e di comportarti secondo la tua
natura. T’imponi di essere rigido e impostato, fatichi per mantenere
quest’apparenza, ma per cosa lo fai? Ti ha mai ripagato tutto ciò? Che cos’hai
ottenuto in cambio? Assolutamente nulla.”
“Ho degli amici e la consapevolezza di aver
collaborato a salvare il mondo più di una volta.”
“Mondo che non merita di essere salvato e che
presto cadrà sotto il mio dominio, quindi i tuoi sforzi saranno stati vani. Per
quanto riguarda gli amici, invece…. Credi davvero che quei giovinetti ti siano
amici? Che cosa sei, tu ora? Un uomo di mezza età
solo, costretto a dover stare dietro a delle adolescenti impaurite.”
“Taci, taci!” lo interruppe Giles “Io adoro
quello che faccio e so di essere nel giusto. Buffy è come una figlia per me,
così come Willow, Xander e anche Dawn,
loro sono la mia famiglia.”
“Ma non hanno più quel gran rispetto per te.
Non ti danno più retta come una volta. Adesso fanno di testa loro, sono adulti
e credono di sapere già tutto.”
“Questo è naturale è così che va il mondo.” ammise Giles,
ripensando a quanto avesse esagerato nell’arrabbiarsi, in quei giorni, quando
si era sentito ignorato. Effettivamente si stava comportando proprio come un
padre che non vuole lasciare crescere i propri figli. Il ripensamento sulla sua
condotta durò solo qualche istante, subito subentrò un altro pensiero: se fosse
stata una situazione normale, sicuramente avrebbe riconosciuto il suo errore,
ma dovevano salvare il mondo, era giusto che continuasse a guidarli lui, la
posta era troppo alta, per permettere a quei giovani di sbagliare.
“Ti dimenticheranno, lo sai. Morirai solo,
vecchio ed abbandonato. No, non è vero. Non invecchierai più molto, i tuoi
giorni, così come quelli di questa gentaglia che ti circonda, sono contati: il
Primo vi distruggerà,
molto presto.”
“No,
se noi ti fermiamo.” Giles doveva tenere ben a mente che chi
stava parlando non era Randall, bensì il Primo.
Lo
spettro rise divertito: “E come credi di poterci
riuscire? Rinuncia, finché sei in tempo.” –si interruppe
un attimo- “Vieni con me, torniamo ad essere i vecchi amici di una volta, la
nostra magia, unita, può ogni cosa. La Cacciatrice non ti ascolta, s’illude di saper
comandare; la streghetta crede di essere una minaccia per l’umanità,
solo perché una volta si è arrabbiata; il ragazzo pensa di
essere lui il supporto morale di tutti, mentre Anyanca è convinta che i demoni le siano
ancora amici. Quei giovinastri sono superbi,
boriosi, si danno un sacco di arie, per non parlare di quelle adolescenti
piagnucolose che ti assillano con le loro stupide e vuote richieste. Trattano
come un fattorino te, te che potresti essere un grande stregone! Devono essere
puniti, tutti quanti. Mostra loro qual è il vero potere e come si usa, insegna
a quei ragazzini a stare al loro posto, perché
l’esperto, il maestro, sei ancora tu.”
“Sparisci.” –Giles era
estremamente determinato- “Io sono l’ultimo degli
Osservatori ed ho il compito di proteggere ed addestrare le future Cacciatrici,
di trasmettere il sapere in modo che il mondo possa essere sempre protetto. Che
destino più grande potrei desiderare?”
“Ma nessuno lo saprà mai, Squartatore. Rupert lo sappiamo entrambi che vorresti gettare al vento la tua
flemma e dire a queste ragazzine ciò che si meritano, senza mezze misure, senza
addolcire le parole. Lo so, lo sento che dentro di te lotta per venir di nuovo
fuori lo Squartatore, ciò che realmente sei… Quanto ti sei trattenuto in questi
anni? I tuoi ‘amici’ neppure sospettano le tue vere capacità. Io sono il tuo
vero amico, non questi bambinoni: uccidili, uccidili tutti.”
“Hai
ragione solo in parte.” –dichiarò l’Osservatore, sicuro di sé- “È vero che ho
un lato piuttosto agguerrito che ho represso quasi sempre e ho sbagliato a
comportarmi così. Non è il mio carattere o un suo aspetto a determinare se son
buono o cattivo, ma è la mia volontà. Io ho capacità e abilità che in sé non
sono né giuste, né sbagliate, tutto dipenderà da come deciderò di usarle. Ho
deciso di usarle a tuo danno! Non m’importa se Buffy non mi ha dato ascolto per
Spike, perché per molte altre cose si affida ancora a me e io, d’altra parte,
non posso pretendere di comandarla a bacchetta. Ci sono momenti di disaccordo,
di malintesi, ora come in passato, ma non possono certo distruggere il mio
affetto per Buffy, Willow, Xander, Anya e gli altri. Lo Squartatore esiste
ancora, ma ora è al servizio del bene. E ora vattene, non hai più nessuna mia
debolezza da poter sfruttare.”
Il
Primo si mostrò visibilmente adirato, ma poi scomparve.
Il
signor Giles rimase lì qualche momento, ancora pensieroso, ma più lieto,
sentiva che tutto il malumore e il nervosismo di quei giorni si erano
finalmente sciolti e lui poteva tornare perfettamente operativo per il bene
della Cacciatrice, dei suoi amici e delle potenziali.
Rientrò
a casa Summers dopo la mezzanotte. Appena l’uomo varcò la soglia, Buffy gli
corse incontro e lo abbracciò fortemente.
“Oh,
che accoglienza calorosa, a cosa la devo?!” domandò l’Osservatore, sorpreso.
“Eravamo
preoccupatissimi!” –esclamò Buffy- “È uscito di nascosto, senza dir nulla a
nessuno… Dove è stato?”
“A
fare una ronda.”
“Avrebbe
dovuto dircelo, abbiamo temuto il peggio! Dovevo saperlo, tuttavia, che non
avrebbe avuto problemi, insomma, lei mi ha insegnato tutto quanto, quindi sa
cavarsela.” –poi alzò la voce, per chiamare gli altri- “Ehi, Willow! Xander!
Venite, possiamo stare tranquilli il signor Giles è tornato!”
“Per
fortuna che sono stato via solo qualche ora, altrimenti chissà cosa avreste
fatto.” osservò l’uomo, quasi divertito, ma soprattutto rassicurato e
confortato.
“Che
cosa faremmo senza di lei?”
“Molto,
perché siete bravissimi.”
Il
giorno seguente il signor Giles radunò tutti quanti in salotto, perché voleva
tener loro un discorso: “Ho avuto una sgradevole esperienza nei giorni scorsi.
Il Primo mi ha tentato, ha cercato di ammaliare con le sue lusinghe. Dapprima
ha sobillato una parte di me che non mi piace per nulla e questo mi ha permesso
di conoscere meglio me stesso, di superare i miei difetti maggiori e di
migliorarmi. Quest’incontro mi ha pure dato la possibilità di scoprire qualcosa
sul Primo, sul suo potere e sull’influenza che ha su di noi. Voglio condividere
con voi ciò di cui mi sono reso conto, sperando che possa esservi utile, se mai
il Primo tenterà di avvicinarvi. Non sopravvalutatelo. Esso non è nulla di
sovrannaturale. Noi siamo lui. Non so se gli uomini siano già nati corrotti o
se lo siano diventati, fatto sta che il Primo è sorto con il male nelle
persone, credo. In realtà non saprei dire se Esso ha insidiato gli uomini o se
si è creato grazie alle nostre debolezze e mancanze di virtù. Fatto sta che il
Primo ci conosce e sa come tentarci, non perché sia onnisciente, bensì perché è
dentro di noi, è parte di noi, è il nostro egoismo, è i nostri vizi. È
un’anticoscienza. Combattere il Primo è combattere se stessi.”