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Autore: Neremir    26/09/2012    1 recensioni
Un'antica maledizione ha costretto delle innocenti a dormire un sonno quasi eterno, a meno che qualcosa non sia in grado di risvegliarle.
Tre ragazzi, in partenza per un concerto, finiscono, per sbaglio, in uno sperduto paesino e sarà l'inizio di una nuova avventura.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Highlands Settentrionali, tantissimo tempo fa

 

 

Un boato devastante agghiacciò le anime dell'intero castello: uomini, donne, bambini e anziani: nessuno restò indifferente a quel frastuono. Le mura di pietra erano state scosse fin nelle fondamenta facendo tremare le piccole capanne della gente del villaggio e arrivando fino al palazzo di Lord McKinnon.

Poi, il silenzio più assoluto, seguito dalle urla delle persone che correvano incontrollate e spaventate verso le porte della città nella speranza che la fuga concedesse loro la salvezza, mentre tutti i valorosi guerrieri di quel luogo cercavano di ristabilire l'ordine per affrontare il nemico in avvicinamento.

Lord McKinnon aveva congedato le sue guardie personali da tempo e stava seduto nella sala del trono, sorreggendosi il mento con una mano; quanto era ingenuo il suo popolo a sperare che esistesse una salvezza e ancor di più lo erano i suoi guerrieri, convinti di poter affrontare quella minaccia. Sapeva che quel giorno sarebbe arrivato, lo sapeva da ventiquattro anni: quando aveva sposato Eilean, la bellissima donna di cui si era innamorato… ovviamente la sua scelta non gli era stata perdonata, ma all'epoca era giovane e testardo e non aveva immaginato che le conseguenze sarebbero state così gravi. Ormai, la sua sposa era perduta e lui non poteva permettere che il suo sacrificio fosse vano: la sua stessa salvezza non era assolutamente auspicabile, ma sapeva che doveva e poteva salvare le sue tre figlie: per dieci anni aveva cercato un via di scampo per le giovani e, quando l'aveva trovata insieme al druido Neco, avevano fatto in modo di tenerla segreta. 

Se solo…No, quella donna malvagia non avrebbe mai conosciuto il perdono. Poteva forse biasimare suo padre, Whithorn, per essersi a suo tempo alleato con la strega più potente di tutte le terre? Dawyck, questo era il suo nome, regalava potere, gloria e fama a chiunque fosse disposto a pagare in cambio di eseguire alla lettera gli ordini di colei che nessuno nominava, ma lui ormai non la temeva più. 

Suo padre era stato un grande capo da giovane, ma con la vecchiaia aveva incominciato a perdere lucidità; temeva di essere sopraffatto dai clan nemici e così aveva commesso lo stupido errore di chiedere aiuto a quella donna; lei accettò ovviamente: era potente, ma non poteva ottenere la ricchezza con la magia e per questo le serviva una proficua alleanza. McKinnon era un giovane valoroso a quei tempi e aveva capito fin da subito le mire aurifere di Dawyck, ma lei finse disinteresse per l'oro e comunicò all'allora signore del clan che in cambio del suo aiuto, sua figlia avrebbe dovuto sposare l'erede. Nessuno poteva sapere che oltre a desiderare l'oro, la malvagia signora covava un terribile progetto...

Whithorn aveva immediatamente accettato senza consultare il figlio e senza sapere che la progenie della strega era una creatura abominevole in grado di generare solo mostri che avrebbero relegato il mondo in un'epoca di buio terrore. All'oscuro di tutto ciò, ma contrario a sposare qualcuno che sapeva per certo essere malvagio, McKinnon si era ribellato al volere paterno e divenne ancora più caparbio quando scoprì che la strega aveva intenzione di sacrificare una giovane donna per suo meschino interesse. Si trattava di Eilean per cui Dawyck nutriva un cieco rancore: la ragazza era figlia dell'uomo che la strega aveva amato e che con un inganno aveva convinto a giacere con lei (e da cui era poi nata l'abominevole mostruosità); lui però, scoperto il maleficio che l'aveva accecato, era scappato e convintosi al sicuro aveva creato una famiglia. Dawyck l'aveva scovato dopo anni di ricerca, aveva ucciso la moglie e conservato un destino ancora peggiore per quella bellissima fanciulla. 

Nessuno, però era a conoscenza di tutto questo e quando McKinnon posò gli occhi su di lei non poté fare a meno di innamorarsene all'istante, provocando nella strega un'ira ancora maggiore. Ingenuamente, aveva creduto che uccidendo la figlia mostruosa avrebbe posto fine al problema, ma Dawyck era immortale non poteva essere uccisa da armi umane e la sua collera aumentò a dismisura quando scoprì l'amata figlia morta e l'imminente matrimonio fra McKinnon ed Eilean. Si presentò alle nozze e giurò vendetta: avrebbe avuto la testa della donna che odiava e avrebbe preteso anche quella di tutti i suoi eredi.

I due giovani sposi avevano cercato e trovato il più velocemente possibile qualcuno che potesse aiutarli, ma Neco, il druido eremita, aveva comunicato loro che combattere i poteri della strega ed annientarla non sarebbe stato affatto facile e sarebbe occorso del tempo per trovare il metodo giusto: nessuno si arrese e la ricerca aveva avuto inizio. Non avevano mai incominciato a sperare che la loro nemesi dimenticasse la propria vendetta ed erano consapevoli che prima o poi sarebbe piombata su di loro come un falco sulle sue piccole ed inermi prede. Quella notte, lui e sua moglie si erano svegliati preda di un angoscioso ed inspiegabile senso di panico e quando avevano guardato il cielo notturno e visto che le stelle e la luna erano di colore rosso, avevano capito che il giorno era arrivato; Eilean si era messa subito in viaggio per raggiungere la sua antica nemica e affrontare il primo passo verso la salvezza delle sue figlie. Aveva sofferto di un dolore indescrivibile per incamerare il potere che il druido le aveva trasmesso richiamando forze dal passato, ma in quel modo la strega si sarebbe indebolita per riuscire ad ucciderla. Grazie al sacrificio della donna, la maledizione della strega avrebbe distrutto solo ciò che non dura in eterno, salvando la pietra e l'avrebbe indebolita a tal punto che l'incantesimo creato da Neco sarebbe riuscito a distruggerla per sempre.

Lord McKinnon tornò alla realtà, strappato ad una miriade di ricordi felici seguiti alle sue nozze; erano stati una famiglia ed un clan gioioso per molto tempo e né lui né la sua consorte avevano permesso che la minaccia che incombeva continuamente su di loro, negasse la felicità che meritavano. 

Guardò fuori dalla finestra, era esattamente come Dawyck aveva promesso: il cielo toccava terra e si poteva avere facilmente l'impressione che il mondo fosse in procinto di capovolgersi. La sua profonda cupezza davanti a quel triste spettacolo venne interrotta dal rumore di passi leggeri, si voltò e vide entrare le sue tre figlie. Un luminoso amore gli accese il volto: no, non era dispiaciuto di non avere avuto figli maschi. Loro, nate a due anni di distanza l'una dall'altra, erano state la sua gioia e avrebbe fatto quello che doveva fare per salvarle. Le osservò una ad una, orgoglioso ed incredulo che in mezzo a tanto dolore, ci fosse tanta bellezza. Tutte e tre le giovani somigliavano moltissimo alla madre: erano alte e slanciate, con guance prominenti e lunghi nasi sottili che donavano loro un'aria nobile e regale, labbra dalle giuste proporzioni e occhi grandi e rotondi. La maggiore aveva ereditato i vaporosi capelli rossi dal padre, mentre gli occhi viola le derivavano dalla madre; la più piccola aveva i capelli neri della madre e due profondi occhi color pece che derivavano da chissà quale lontano parente; mentre la mezzana dei suoi genitori aveva solo gli occhi nocciola identici a quelli di Lord McKinnon, perché i capelli biondi erano un'eredità del nonno materno. 

Lord McKinnon era sempre stato convinto che i suoi figli avrebbero portato nomi normali come Duncan o Ninian, ma sua moglie lo aveva persuaso che le loro figlie meritavano nomi speciali perché sapeva che in un qualche modo il loro destino sarebbe stato tale. Così alla primogenita, nata in un giorno di sole dominato da un intenso cielo azzurro, venne donato il nome di Sunshine; la seconda, venuta alla luce mentre i primi raggi di un pallido sole facevano capolino al termine di un temporale, fu dato il nome di Rainbow; mentre la più piccola nata in una notte di limpida luna piena fu chiamata Moonbeam.

I nomi avevano poi rivelato anche le loro personalità: Sunshine era solare, gioviale e scaldava i cuori delle persone, ma allo stesso tempo era passionale come i suoi capelli rossi e capace di ustionare chiunque la intralciasse; Rainbow era colorata, eclettica si interessava di tutto e di niente, sempre sfuggente ed inafferrabile, ma con un cuore d'oro che nascondeva alla fine dell'arcobaleno; Moonbeam era riservata, misteriosa e affascinante come la luna, i suoi occhi neri avevano un magnetismo incredibile, difficile distogliere lo sguardo dalle sue pupille.

 

"Padre, cosa succede?" Domandò Sunshine seguita dalle sorelle. "Il villaggio è in preda al panico e tutti parlano di un'inevitabile minaccia!"

 

Lord McKinnon fece un notevole sforzo per togliere l'incrinatura dalla voce. "Figlie mie, dovete promettermi che sarete coraggiose e che farete ciò che vi ordinerò di fare." Il tono era tornato quello del grande capo clan.

 

"Perché non vuoi dirci quello che sai?" Quella di Rainbow non era la sua solita curiosità, era necessità di sapere.

 

Il padre chiuse gli occhi: come si fa a spiegare alle proprie figlie che il mondo che conoscono sta per finire? Che l'unica soluzione per salvarle sembra essere più terribile della fine stessa? Come si spiega a tre donne adulte che si è nascosto loro quel tragico destino per non compromettere la loro felicità? Non si può. Riaprì gli occhi e prese un profondo respiro.

 

"Non c'è tempo per le spiegazioni adesso, saprete tutto a tempo debito. Ora dovete fare quello che io e Neco vi diremo e tutto andrà per il meglio… fidatevi di me." Una lieve traccia di incertezza apparve nelle sue parole.

 

"Dov'è la mamma?" Chiese Moonbeam, apparendo improvvisamente più piccola dei suoi diciotto anni.

 

"Vostra madre ha fatto ciò che era necessario fare e noi tutti seguiremo il suo esempio." McKinnon si preparò ad un nuovo attacco di domande, ma un improvviso terrore aveva invaso i volti delle sue figlie e nessuna di loro osava parlare. "Seguitemi" ordinò subito dopo.

 

Le sensazioni delle tre giovani non erano affatto contrastanti: certo avrebbero voluto sapere quello che succedeva, ma la fiducia riposta nel loro padre, quello che stava accadendo all'esterno e l'improvvisa assenza della loro amata madre le costrinse ad affidarsi alle parole dell'uomo che le aveva cresciute.

Lord McKinnon le fece passare per il passaggio segreto che chiunque conosceva e che era nascosto dietro al trono, ma dopo aver percorso il lungo corridoio che le avrebbe portate oltre le mura, invece di proseguire per l'uscita, il padre infilò le dita nella pietra rivelando una serratura segreta di cui nessuno sapeva: una porta si aprì e dopo un periglioso cammino nell'oscurità che sembrò durare loro in eterno, sbucarono in una grotta sconosciuta e si trovarono di fronte all'imponente figura del druido. Era avvolto come suo solito nel mantello nero che lo caratterizzava, la lunga barba che gli toccava i piedi, le mani giunte e l'iride completamente bianca per quel momento di concentrazione. Il rumore lo distrasse e le iridi marroni tornarono al loro posto.

 

"Non c'è molto tempo… è più vicina di quanto pensiamo…" Annunciò la sua voce baritonale.

 

"Chi..?" Iniziò Rainbow, ma il suo sguardo insieme a quello delle sorelle fu distratto da tre grossi rettangoli di pietra con sopra incisi tre nomi: i loro. 

 

Sunshine impallidì facendo fiammeggiare ulteriormente la sua chioma, Moonbeam aveva un'espressione cinerea e Rainbow non riusciva ad emettere nemmeno un suono.

 

"Vi prego, bambine mie…" la voce di McKinnon conteneva la più amorevole e disperata delle suppliche. "Colei che ci minaccia va oltre ciò che è in mio potere fare per proteggervi e vi assicuro che se esistesse una soluzione differente sarei pronto a sceglierla. Vostra madre è morta per salvarvi e io farò la mia parte, ma voi dovete fidarvi di noi. So che desiderate delle risposte…" S'interruppe sopraffatto dall'emozione.

 

"Le avrete" proruppe Neco, "durante l'incantesimo che lancerò su di voi, saprete ogni cosa."

 

Sunshine, straziata dal dolore per l'inaspettata notizia della perdita di Eilean, si fece coraggio, prese per mano le sorelle, che ugualmente stavano soffrendo, e guardandole negli occhi annuì; si fidavano del loro padre e di Neco e al momento il terremoto che stava scuotendo la caverna faceva loro intuire che ciò che le aspettava fuori non era affatto invitante.

 

"Venite, sdraiatevi qui" McKinnon le sospinse dolcemente verso le pietre scolpite e le ragazze si adagiarono ognuna al loro posto.

 

Neco non attese oltre e incominciò a recitare una formula in un'antica lingua magica, in breve le giovani sentirono le loro membra indurirsi e trasformarsi in fredda pietra, spaventate chiusero gli occhi e l'ultima cosa che videro furono le copiose lacrime sul viso del loro padre. Quando Neco smise di parlare restarono solamente tre statue e un uomo distrutto dal dolore.

 

"Era necessario" comunicò a quell'uomo.

 

"Ne sono consapevole, lasciami solo salutarle." 

 

"D'accordo, ma cerca di impiegare poco tempo se Dawyck scoprisse tutto ciò il nostro piano sarebbe inutile." 

 

Il druido uscì lasciando da solo McKinnon che senza perdere tempo, posò un bacio sulle gelide fronti di quelle che erano le sue figlie e lasciò la caverna al suo destino.

 

"Sta arrivando" Neco incrociò lo sguardo del lord, ormai era finita.

 

"Mi dispiace, per colpa mia finirà tutto" Ammise con rammarico.

 

"Per merito tuo, il mondo avrà ancora una speranza" Lo contraddisse il saggio. "Eilean si è sacrificata per indebolire la strega il più possibile, ma se noi non porremo fine al suo dominio, prima o poi riuscirà nell'intento di popolare il mondo di creature mostruose. Forse è stato un bene che per tutto questo tempo si sia concentrata sulla vendetta o avrebbe trovato un modo per mettere in atto il suo progetto senza l'abominevole figlia." Neco guardò McKinnon addolorato dalla sua espressione sofferente; negli anni erano diventati amici e si stimavano vicendevolmente. "Non hai nulla di cui rammaricarti… Dawyck distruggerà tutto ciò che la circonda nell'arco di miglia, ma se lo faremo prima noi, elimineremo anche la sua minaccia per sempre, le tue figlie saranno salve e un giorno avranno la vita che meritano."

 

McKinnon annuì. Sapeva che l'incantesimo che Neco stava per lanciare avrebbe distrutto tutto ciò che c'era di vivente in quelle terre, compresi loro, ma era l'unico modo per eliminare lei; se solo avesse avuto la certezza che le sue bambine sarebbero state felici, non avrebbe avuto nessun problema a morire in quel modo, non aveva paura, era tranquillo e finalmente sereno all'idea che tutto quello finisse, avrebbe desiderato solo sapere quale destino sarebbe toccato alle sue figlie, ma non poteva e doveva accontentarsi della speranza. Poi la vide. Dawyck avanzava con i capelli scuri e scompigliati come se fossero perenne preda di una tempesta, sul volto un'espressione di ira e determinazione.

 

"Dovrei essere maggiormente in collera con te" tuonò la sua voce magicamente amplificata verso Lord McKinnon. "Ho impiegato anni per preparami a questo giorno e avere l'energia necessaria per distruggervi e tu e tua moglie, con il vostro patetico tentativo di indebolirmi avete pensato di annientarmi…" rise maleficamente, poi posò gli occhi su Neco e interruppe il suo monologo per un istante. "Dovevo immaginare che ci fosse un druido dietro al vostro inutile piano!" Si fregò il mento e cambiò espressione, apparendo quasi docile. "D'accordo, Eilean con i suoi poteri acquisiti ha richiesto più del dovuto per ucciderla, ma questo non mi fermerà, la mia maledizione sarà abbastanza potente da distruggere tutto quanto è in vita, lasciando queste terre vuote e desolate."

 

"Saremo noi a distruggerti!" Urlò McKinnon pieno di collera.

 

Dawyck lo scacciò con la mano come se fosse un fastidioso insetto e lui cadde. "Sai bene che non puoi uccidermi senza uccidere chiunque. Prima del disdicevole, per quanto piacevole sacrificio di Eilean, avrei distrutto ogni cosa: prati, fiumi e montagne comprese, ora posso limitarmi solo agli umani e agli animali, ma io sarò salva e, una volta vendicata, sarò libera di creare ciò che ho sempre desiderato!" 

 

"Hai parlato abbastanza!" Il capo clan era stanco, voleva solo mettere fine a tutto quello ed essere sicuro che Dawyck pagasse per le sue malefatte.

 

Neco iniziò a recitare la formula che bloccò la bocca della strega, evitando che potesse controbattere; lei rimase sorpresa ma ancora incredula che fossero disposti a pagare un prezzo tanto alto. Quando il druido proseguì con l'incantesimo Dawyck era stupefatta e ancora più in collera quando capì che erano riusciti a salvare, in modo a lei sconosciuto, le tre ragazze. 

 

Un'intensa luce bianca avvolse tutto, McKinnon sorrise con rinnovata speranza; un attimo dopo tornò il sole, ma in quelle terre non c'era più traccia di anima viva. Un alito di vento entrò di soppiatto nella grotta, le pietre tombali erano ancora lì con le statue delle giovani e i loro nomi incisi sopra; nessuno l'avrebbe vista, ma una nuova scritta era incisa sulla volta della caverna, qualcosa che nessuno immaginava, qualcosa inciso dal fato stesso: Un bagliore blu le risveglierà…

 

 

 

Edimburgo, oggi

 

"Sei proprio un deficiente!" Chace si rivolse al fratello maggiore Ian che gli aveva rovesciato in testa un bicchiere di latte.

 

"L'ho fatto per idratarti i capelli, magari potresti conquistare qualche ragazza in più!" 

 

"Se non fosse perché sono costretto a dividere la macchina con te stasera…" Si alzò e fece per inseguirlo.

 

"Smettetela bambini!" Zac, il minore dei tre, entrò e rise vedendo i due fratelli maggiori in quella situazione.

 

In realtà nessuno dei tre era più un bambino: Zac aveva già venticinque anni, Chace ventotto e Ian trentuno. Vivevano da sempre nella capitale scozzese, ma uno alla volta dopo il college si erano trasferiti nell'appartamento regalato loro dal ricco zio Jonathan, il fratello minore del padre che aveva fatto carriera costruendo una rinomata catena di grandi magazzini. 

Erano quelli che si potevano definire comunemente tre bravi ragazzi, provenienti da una buona famiglia: nessun colpo di testa, ottimi voti a scuola e molto legati alla famiglia. Kendall e Vanessa Myers erano i loro orgogliosi genitori ed erano più che felici che i loro tre figli vivessero insieme, anche se a volte disapprovavano l'eccessiva generosità dello zio.

Ian, il maggiore, aveva continuato l'attività del padre come orologiaio, mestiere che, non solo gli permetteva di raccontare ad incantati bambini fantastiche storie su folletti e fate, ma gli permetteva di incontrare numerose ragazze fra le clienti e le rappresentanti. Aveva un animo divertente a cui piacevano gli scherzi e le chiacchiere, con un unico punto debole: le donne. Conquistava una ragazza dietro l'altra, more o bionde non faceva la differenza, ma nessuna di loro era riuscita a catturarne il cuore.

Chace, il secondogenito, tendeva a prendersi un po' troppo sul serio, ma era un convinto idealista. Amava le cause perse, difendere i più deboli e denunciare le ingiustizie, non gli piaceva prendersi gioco delle emozioni altrui e aveva sempre avuto una sensibilità innata. Scriveva per un piccolo giornale e per un, momentaneo, misero salario, denunciava con la sua "penna" quelli che riteneva i soprusi della società moderna.

Zac, il minore, invece era un botanico. Fin da piccolo si era appassionato alla natura, aiutando i nonni nella loro serra e, alla fine, aveva intrapreso quella carriera per studiare meglio le piante e i vegetali. Dei tre era sicuramente il più maturo, anche se non disdegnava le puntatine serali al pub per una birra ed era stato lui a proporre ai fratelli il concerto a cui sarebbero andati quella sera: i Kings of Leon.

Caratterialmente erano differenti come il giorno e la notte e anche fisicamente avevano caratteristiche piuttosto diverse; Ian era il più alto dei tre, longilineo e asciutto, aveva un naso sottile, labbra regolari e folti capelli neri; Chace era quello più basso, magro con la giusta muscolatura, un naso che tendeva ad allargarsi sulla punta, labbra carnose e corti capelli tendenti al biondo scuro. Zac era sempre stato molto muscoloso, grazie alla sua passione per gli sport all'aria aperta, aveva i capelli castani, il naso simile a quello di Ian, ma la bocca era una via di mezzo fra quella dei due fratelli. Purtroppo nessuno dei tre aveva ereditato le meravigliose labbra dello zio che erano carnose e perfette, ma questo non aveva impedito loro di mietere conquiste, anche se i due minori erano meno spietati del maggiore.

Un particolare, però, li accomunava, in mezzo a tutte queste differenze; qualcosa che avevano ereditato da Kendall e Jonathan e da tutti gli uomini della famiglia Myers: un meraviglioso paio di occhi blu. Non erano normali occhi azzurri o blu mare quelli che condividevano quei cinque uomini, erano un blu talmente intenso da essere quasi abbagliante e destabilizzare coloro che osavano l'ardire di incrociarli. Se la magia fosse esistita, giuravano le persone che li avevano frequentati, si sarebbe tranquillamente potuta avere l'impressione che un fascio di ammaliante luce blu uscisse dai loro bulbi e avvolgesse le persone nelle proprie spire, incatenandole.

Questo loro "potere" non li aveva resi vanesi o superbi, anzi Ian che aveva la fama di playboy preferiva fare conquiste grazie al suo modo di fare affabile che al suo aspetto, anche se era perfettamente consapevole che non appena sollevava quello sguardo dall'irreale blu, la maggior parte del lavoro era già fatto.

Il campanello suonò e Chace andò ad aprire.

 

"Mamma, papà, zio e zia! Che bella sorpresa! E' per caso Natale?" domandò scherzando.

 

"Cos'hai fatto ai capelli?" chiese Jonathan impeccabilmente abbigliato come sempre.

 

"Chiedilo ad Ian" Rispose.

 

"Ci fai entrare o restiamo qui?" Kendall sospinse la porta e senza attendere risposta, entrò.

 

"I miei bambini!" disse Vanessa raggiungendo il soggiorno e vedendo gli altri due figli. Era una bellissima donna di mezz'età, ed era sempre stata più affascinante del marito, ma sapeva che nessuna sua caratteristica fisica, benché attraente, poteva concorrere con gli occhi dell'uomo che aveva sposato.

 

"Ci siete proprio tutti!" esclamò Zac felice di quell'inaspettata riunione famigliare.

 

Ian li abbracciò tutti con lo sguardo e non poté fare a meno di provare quella punta di invidia che sentiva sempre nei confronti di suo padre e di suo zio. Avevano accanto donne splendide, di cui erano follemente innamorati, lui non si era mai sentito così e incominciava a nutrire una debole speranza di poter trovare qualcuno che potesse essere ciò che sua madre e sua zia erano per loro.

 

"A cosa dobbiamo questa visita?" Chiese dopo le sue riflessioni.

 

"Volevo portarvi i vip pass per il concerto, sono sicuro che un piccolo upgrade non vi dispiacerà!" Jonathan allungo loro dei biglietti rossi.

 

"E ne abbiamo approfittato per farvi un saluto, visto che non tornerete prima di lunedì" Aggiunse Tess, sua moglie.

 

I ragazzi accettarono con entusiasmo quell'inaspettato regalo, che avrebbe permesso loro di seguire il concerto dalle prime file e raccontarono nel dettaglio il loro programma di viaggio. Non avevano prenotato il posto in cui dormire, ma erano certi che non avrebbero avuto problemi a trovare un bed&breakfast. Erano tutti rimasti incuriositi dall'insolita scelta del gruppo che, nel nuovo tour, utilizzava locations insolite, ma molto sceniche e questo spiegava perché avevano snobbato Edimburgo e scelto la riva di un loch nelle Highlands. Nonostante le proteste di Kendall e della madre, i tre ragazzi erano convinti di non necessitare di un navigatore perché tutti i paesini che circondavano i vari specchi d'acqua erano piuttosto piccoli e non avrebbero faticato a trovare la località del concerto: una carta geografica sarebbe bastata e, per ogni eventualità, avrebbero avuto l'ipad di Zac con loro.

 

"Sono sicuro che farete incontri interessanti!" dichiarò Kendall.

 

"Ti riferisci alle pecore, vero?" lo rimbeccò Jonathan.

 

"Quanta ironia!" esclamò Ian, causando l'ilarità generale. "Non avremo alcun problema a conoscere ragazze…mi sono informato e i Kings of Leon piacciono ad entrambi i sessi!" ammiccò visibilmente.

 

"Qualcuno ha ancora intenzione di ascoltare buona musica o andiamo là solo per le ragazze?" scherzò Zac.

 

"No, anche per la birra, vero fratellino?" Chace diede una sonora pacca sulla spalla del fratello minore.

 

"Sul vostro divertimento, nessuno di noi nutre dubbi." Aggiunse Tess.

 

"Però le vostre conquiste lasciatele là, si sa che le ragazze di campagna si attaccano come sanguisughe ai ragazzi di città!" Aggiunse Jonathan.

 

"Cosa vorresti dire?" Lo rimproverò la moglie. "Io vengo dalla campagna!"

 

"Sì, ma nei dintorni di Edimburgo, non nelle selvagge Highlands!" le ricordò lui.

 

"E poi consideriamo che sei tu ad aver fatto il diavolo a quattro per conquistarla!" rammentò Vanessa.

 

L'innegabile verità e fonte dell'invidia di Ian era proprio il fatto che suo zio, nonostante gli occhi blu, l'aspetto curato e impeccabile e la ricchezza, stava con la stessa donna dai tempi del liceo, così come era accaduto al loro padre.

Jonathan aveva incontrato Tess durante l'ultimo anno quando lei, appena arrivata da una scuola fuori città, era stata scelta per il ruolo di Aurora ne "La bella addormentata"; l'allora giovane zio dei ragazzi frequentava un'altra classe e aveva intravisto per caso quella bellissima bionda durante le prove dello spettacolo in cui partecipava uno dei suoi compagni di classe. Non aveva la minima idea di come poteva fare per conoscerla, aveva cercato in tutti i modi di farsi notare da lei nelle prove successive, ma Tess era troppo impegnata nella recitazione per notare chiunque, così Jonathan aveva tentato il tutto per tutto. Durante la rappresentazione aveva indossato il costume di scorta di Filippo, aveva cercato di convincere il vero protagonista a non entrare in scena e quando il ragazzo si era dimostrato ovviamente contrario, lui l'aveva colpito con un pungo facendogli perdere i sensi e l'aveva sostituito, aggiungendo al risveglio della principessa un vero e proprio bacio che aveva conquistato la ragazza. Ovviamente tutto ciò gli era costato una sospensione, ma non gliene era importato nulla dal momento che aveva ottenuto di poter uscire con lei e da quel momento non si erano più separati. La conquista di Kendall, invece, si era svolta sulle spiagge di Brighton, dove Vanessa era una villeggiante e lui un bagnino. Nessuno dei due aveva notato l'altro, impegnati nelle rispettive attività, ma un giorno lei si era trovata in difficoltà in acqua, lui era corso a salvarla e lei per lo spavento aveva perso i sensi. Arrivati sul bagnasciuga Kendall l'aveva rianimata con la respirazione bocca a bocca e quando Vanessa aveva aperto gli occhi era rimasta stregata dalle iridi blu di quel ragazzo. Come già detto, lei era bellissima e Kendall non si lasciò scappare quell'occasione.

Non era una novità, ogni volta che si raccontava della gioventù di uno di loro o di quanto fosse stato spregiudicato Jonathan, Vanessa finiva col raccontare il primo incontro suo e del marito.

 

"E' sempre una bellissima storia, mamma" Le assicurò Zac.

 

"Ed io ripeto che avrei pagato per vedere lo zio che prendeva a pugni quel poveretto!" rise Ian.

 

"Si è ripreso subito "il poveretto"!" esclamò Jonathan.

 

"Anche se a dire il vero…" intervenne Chace, "sembra che riusciste a conquistare solo ragazze svenute, che foste così noiosi da tramortirle con le vostre chiacchiere?" 

 

"Nipote ingrato!" lo accusò lo zio.

 

"Ho salvato tua madre dai flutti, potresti non essere qui se non l'avessi fatto…" lo canzonò il padre.

 

"Questo gioca a vostro favore…" s'intromise Tess, "ai concerti capita spesso che le ragazze svengano in mezzo alla calca, sarà il vostro momento!" 

 

"Ben detto." I due uomini annuirono, mentre Vanessa ridacchiò.

 

"E con questo…è giunta l'ora di partire." Disse Chace tornato al suo solito umore serioso.

 

"Bene, buon viaggio e buon divertimento!" Augurò loro Kendall. 

 

"Portatemi l'autografo!" Urlò Tess che da tempo era innamorata del cantante.

 

Seguirono saluti e raccomandazioni di diverso tipo, da tutti i membri della famiglia, poi, rimasti soli, caricarono l'unico zaino preparato in macchina e partirono alla volta delle Highlands.

 

Chace guidava tranquillo nel traffico cittadino all'imbocco dell'autostrada che portava al nord, Ian faceva da navigatore controllando su una consunta carta stradale, mentre Zac, seduto nel sedile posteriore, cercava su internet locande nelle vicinanze del concerto, ridendo ogni volta che i due fratelli litigavano per qualcosa: Ian criticava la guida, a suo dire spericolata, di Chace e, quest'ultimo, rimproverava il fratello di dargli le indicazioni all'ultimo istante, costringendolo a svoltare a tutta velocità.

Quattro ore di A9 dopo, uscirono ad Helmsdale, l'ultima città prima di addentrarsi in piccoli villaggi, alcuni in mezzo a profonde vallate ed altri sulle rive di un loch. Secondo la carta geografica, mancavano 50 chilometri al punto d'arrivo e circa poco più di un'ora al concerto. 

Iniziò a piovere e a fare buio, così Chace accelerò per evitare che le avverse condizioni climatiche li rallentassero troppo; Ian, a causa di questi tre fattori, non vide l'uscita per Shinulla e i ragazzi proseguirono, ignari di aver sbagliato strada.

 

"Ho l'impressione che ci bagneremo parecchio… ma almeno sembra sia pieno di locande…" annunciò Zac mezz'ora dopo.

 

"Dovremmo essere quasi arrivati…" commentò Chace.

 

"Non si vede niente!" esclamò Ian. "Prova a guardare dove siamo sull'Ipad." Suggerì al fratello minore.

 

Zac navigò, ma la copertura satellitare era saltata, riusciva a connettersi, ma non a segnalare la propria posizione. "Non lo so, non ho segnale." 

 

"Benissimo." Sbuffò Ian.

 

"Proviamo ad andare un po' più avanti," consigliò Chace. "Le distanze potrebbero essere maggiori di quello che pensiamo!" 

 

I ragazzi proseguirono, ma un'ora dopo erano ancora in mezzo al nulla, finché non si trovarono davanti un cartello che annunciava l'entrata di un paese: McKinnon.

 

"Dove cazzo siamo?" Sbraitò Ian.

 

"Addio concerto!" Sospirò Zac. "Se penso a quei vip pass…"

 

"Proviamo a chiedere, magari siamo in tempo per tornare indietro." Chace scrollò le spalle.

 

Il paese sembrava deserto, nessuno era per strada con quel tempo, ma dalle luci si intuiva che le persone erano all'interno delle case e se erano fortunati avrebbero anche trovato un pub. Scesero dalla macchina e bussarono alla prima porta dietro cui s'intravedeva una luce; aprì un uomo robusto sulla quarantina che li guardò in cagnesco. I tre giovani sfoderarono i loro migliori sorrisi e quando raccontarono la loro disavventura all'uomo, questi cambiò atteggiamento, divenendo se non cordiale, almeno educato; disse loro che la città che cercavano distava almeno due ore di macchina da lì e che se continuava a piovere a quel modo sarebbe stato pericoloso mettersi in auto: i torrenti che fiancheggiavano le strade e scendevano dalle verdi montagne potevano inondare l'asfalto e causare incidenti; era già accaduto in passato, assicurò loro. Chiesero notizie di pub e locande ed ottennero un unico nome: McKinnon Inn.

Ovviamente seguì una furiosa lite fra Chace ed Ian su chi aveva sbagliato cosa, ma Zac intervenì in tempo, dicendo che non aveva alcun senso accusarsi, ormai era andata a quel modo e stare lì a gridare sotto la pioggia era un'idiozia, considerando che potevano sedersi davanti ad una bella birra e salvare la serata.

 

"E poi questo nome non mi è nuovo, forse l'abbiamo studiato a scuola…" Annunciò ai fratelli. "Domani cercherò notizie, magari ci sono cose interessanti da vedere, ormai siamo qui penso ne valga la pena."

 

Ian e Chace si lasciarono contagiare dall'ottimismo di Zac e la serata passò piacevolmente al pub, davanti ad una bella porzione di manzo stufato e una bella pinta di birra. Ian non smetteva di guardare tutte le persone che andavano e venivano dal locale nella speranza di ottenere l'unica cosa che aveva perso da quell'improvviso cambio di programma: una ragazza carina. Doveva immaginarlo, comunicò ai fratelli, quel posto sembrava sperduto in mezzo al nulla, chiunque nato lì dal 1975 in poi, una volta raggiunta la maggiore età se ne andava e, infatti, vide solo adolescenti troppo giovani o donne mature che non avevano, però, il fascino di alcune quarantacinquenni di sua conoscenza; questo regalò agli altri due, momenti di ilarità e diverse domande che rivolsero al maggiore sulla sua frequentazione con queste sopracitate signore.

Andarono a letto più tardi del previsto, ma i comodi letti della loro stanza semplice e spartana li rinfrancarono e, il mattino dopo, erano in piedi piuttosto presto; Zac, sveglio già da qualche ora, stava navigando con l'inseparabile Ipad cercando notizie sul posto. Il sole inondava la stanza.

 

"Da quello che ho trovato, sembra che l'insediamento originale di McKinnon fosse situato proprio sotto la montagna…"

 

"Quale montagna?" Domandò Ian mezzo addormentato.

 

"Quella che non abbiamo visto a causa del buio" Rispose secco Chace.

 

"Esatto" Confermò Zac. "Qui dice che intorno all'anno 1000, Lord McKinnon aveva costruito un imponente castello di pietra, circondato da mura e una fiorente città al suo interno, ma che un cataclisma naturale aveva distrutto ogni cosa, nessuno si salvò. Probabilmente si trattava di una valanga o del crollo di un antico ghiacciaio, chi è giunto in queste terre dopo la catastrofe ricorda quello che accadde come "Il giorno in cui caddero le nuvole", perché il terreno era completamente bianco, secondo me a causa del ghiaccio. Per farla breve, Lord McKinnon era piuttosto conosciuto e quando scoprirono l'accaduto fondarono una nuova città con il suo nome."

 

"E questo ci da qualcosa da fare oggi, che non sia inseguire i Kings of Leon e implorarli per un concerto privato?" Domandò sarcastico Chace.

 

"Ci sono alcune rovine, più che altro le fondamenta dell'antico castello; erano infisse nel terreno, tutto il resto è andato distrutto. Una passeggiata ci farà bene…" Annunciò Zac convinto.

 

"Perché no? Almeno le strade si asciugheranno." Concordò Ian.

 

I tre fratelli approfittarono dell'abbondante colazione compresa nel pernottamento, poi uscirono in esplorazione. Il paese buio e inospitale che era apparso ai loro occhi la notte precedente, si era trasformato in una piccola città brulicante di vita; gli abitanti erano già in giro a sbrigare commissioni, a fare colazione o ad incontrarsi con degli amici. Ciò che circondava quel centro abitato era così meraviglioso che stentavano a crederlo: il paese era sormontato da verdi montagne da cui scendevano rigogliosi e argentei ruscelli; appena fuori da quella minuscola, ma accogliente città, si poteva ammirare una distesa verde sotto la montagna più alta e, in lontananza, si distinguevano chiaramente le pietre che avevano formato quell'antico castello, circondato da basse colline.

I tre giovani, meravigliati da quello spettacolo, non scorsero le occhiate curiose dei paesani che scrutavano quegli sconosciuti e ancor più stupiti osservavano i loro occhi blu, increduli che fossero reali.

Senza ulteriori indugi, si diressero verso le rovine, ormai curiosi di vedere i resti di quell'antica civiltà distrutta dalla natura e, con quaranta minuti di cammino, la raggiunsero. Se non fosse stato per lo scenario mozzafiato, non c'era granché da vedere: solo qualche pietra qua e là che spuntava in mezzo all'erba verdissima; Zac incominciò a scattare foto ai fratelli e a se stesso, che poi avrebbe modificato rendendole ironiche per ricordare quella divertente avventura.

Trascinato dall'entusiasmo e dal suo amore per l'aria aperta, il minore dei Myers, s'incamminò sulle colline circostanti: un tripudio di verde si apriva sotto i suoi occhi e il vento, fresco ma piacevole, stuzzicava la sua pelle e faceva aderire la maglietta al torace. Chace ed Ian seguirono il fratello: se non si erano goduti il concerto, almeno potevano gioire di quella meraviglia della natura. L'erba era ancora umida, ma il sole l'aveva leggermente asciugata e non infastidiva i tre viaggiatori. 

A metà della seconda collina, Chace scivolò a causa di un tratto in ombra, più bagnato rispetto al resto, e ruzzolò addosso al fianco della collina successiva, più bassa delle altre. Gli altri due accorsero in suo aiuto, facendolo rialzare e controllando eventuali danni, fortunatamente stava bene e scoppiò a ridere, seguito dagli altri; Zac si rammaricò di non averlo filmato.

 

Chace si ripulì come meglio poté i pantaloni, quando gli sovvenne qualcosa, "Questa collina è strana…" La osservò un istante e vide ciò che cercava. "Vedete lì? Il mio piede è sprofondato nella terra, ma c'era il vuoto dall'altra parte."

 

"Esistono colline cave" Lo informò Zac.

 

"Chissà cosa contengono?" Si chiese Ian.

 

"Non ragazze" Lo canzonò Chace.

 

"Magari il vecchio Lord aveva nascosto qui i suoi tesori…" Riprese il maggiore, "oppure c'è solo muschio e animali… Ormai sono curioso, scopriamolo!"

 

Ian iniziò a rimuovere la terra, incominciando dal punto in cui suo fratello aveva infilzato il piede, gli altri due lo aiutarono e, poco dopo, incominciarono ad intravedere quella che era una scala fatta di gradini di terra che si inoltrava nell'oscurità.

 

"Mi sembra chiaro che scenderemo" Annunciò Ian sicuro.

 

Zac guardò Chace, scrollò le spalle e attivò l'app del suo Ipad che faceva da torcia, poi insieme, incominciarono la discesa. Non fu un percorso particolarmente lungo e in breve si trovarono in quella che aveva tutto l'aspetto di una caverna che, un tempo, doveva aver avuto anche un'entrata principale più accessibile, ma che, con il passare dei secoli, era stata coperta dalla terra e dall'erba. Zac illuminò la stanza circolare, mentre Chace con l'aiuto di un accendino provava ad accendere le torce appese al muro. Fortunatamente l'umidità non era penetrata in quello spesso strato di roccia e riuscì nell'intento. I tre si guardarono intorno stupefatti, ma nessun tesoro era lì ad attenderli.

 

"Non vedo oro…" iniziò Ian, "però, fratello, ti sbagliavi sulle ragazze!" Rise ed indicò davanti a sé.

 

Lo spettacolo che si presentava ai loro occhi non aveva niente di strano, a parte il fatto che non fosse mai stato scoperto da nessuno. Tre grosse e lunghe lastre di pietra erano poste l'una di fianco all'altra ed ognuna ospitava una statua di una donna; avevano tutto l'aspetto di pietre tombali come quelle che si vedono nelle cattedrali, ma una scoperta del genere avrebbe sicuramente donato maggior lustro alla città di McKinnon, rispetto alle scialbe rovine del castello.

Chace si avvicinò alle tombe e osservò le donne, i loro volti si somigliavano quindi dovevano essere imparentate, non avrebbe saputo dire se fossero state cugine, sorelle o madri e figlie: la pietra le immortalava nella loro gioventù e avrebbero benissimo potuto appartenere a tre generazioni differenti. Notò che i loro capelli sembravano essere diversi, il colore ovviamente era indefinibile, ma se la prima possedeva una ribelle cascata di ricci, le altre due avevano i capelli lisci. Sembravano dormire con un'espressione di rassegnazione, mista a paura in volto e il ragazzo si chiese cos'avesse voluto rappresentare lo scultore. 

 

"Chi diavolo chiamerebbe le proprie figlie a questo modo?" Ian interruppe i pensieri di Chace, leggendo le scritte alla base delle tombe. "Sunshine…" e indicò la donna dai capelli ricci, "Rainbow e Moonbeam", disse indicando prima quella in mezzo e poi l'ultima alla sua destra.

 

"C'è dell'altro…" aggiunse Zac, attirando l'attenzione dei fratelli sul soffitto. Tutti e tre lessero ciò che vi era stato inciso: Un bagliore blu le risveglierà.

 

"Che cosa significa?" Si chiese Chace. "Forse l'ascesa al Paradiso, una frase di buon auspicio e speranza."

 

"Probabile" Tagliò corto Zac.

 

"Ehi Zac!" Lo chiamò il maggiore, "Perché non mi fai una foto mentre bacio una delle ragazze? Sai quanto potremo prendere in giro nostro padre e lo zio?" Rise, ripensando ai trascorsi dei due uomini.

 

"Prima togli un po' di polvere… sarà meglio…" suggerì lui e preparò l'Ipad con già in mente diverse idee per trasformare quelle foto in caricature. "Dopo tocca anche a noi, Chace." 

 

Ian si avvicinò alla tomba di Moonbeam e dopo aver tolto la sporcizia, posò le labbra sulle sue, mentre Zac scattava. Nel frattempo Chace, si era avvicinato alla statua di Rainbow e la fissava incuriosito; non sapeva spiegare il motivo nemmeno a se stesso, ma aveva guardato le statue delle altre due donne con la curiosità e lo stupore di quella straordinaria scoperta; in quel caso, invece, rimirava il viso di quella che credeva chiamarsi Rainbow con dolcezza, come se la conoscesse e condividesse qualcosa con lei, le accarezzò una guancia e sorrise inconsapevolmente.

 

"Vuoi portarla a casa fratello?" Domandò Ian che aveva terminato da tempo il suo scatto e lo osservava divertito, insieme a Zac.

 

"Idioti!" Mugugnò soltanto.

 

"Su, baciala!" Lo incitò Zac pronto a scattare.

 

"So che non vedi l'ora!" Rise nuovamente il maggiore.

 

Chace indugiò un istante ancora sul viso della statua e si sorprese a chiederle mentalmente scusa per la stupidità dei fratelli, poi senza nemmeno curarsi della polvere la baciò… Zac scattò e Chace sorrise felice, quel bacio freddo e duro gli aveva donato un'inaspettata gioia.

 

"Bravo fratello!" Lo applaudì Ian.

 

"Tocca a te!" disse Chace a Zac.

 

"Sono pronto!" si avvicinò alla statua di Sunshine, ma un rumore, o meglio uno scricchiolio, li fece trasalire. Si guardarono intorno, la caverna sembrava intatta e non in procinto di crollare, un movimento catturò i loro occhi: le dita di Rainbow si muovevano. Zac si allontanò dalla statua ed, inermi, osservarono ciò che accadde. In pochi istanti, quella che era una statua, si era trasformata in una ragazza in carne ed ossa dai morbidi capelli biondi e i dolci occhi nocciola.

 

"Chi siete?" Domandò impaurita. "Dov'è mio padre?" 

 

Nessuno di loro parlava e tuttavia, Chace richiamato dalle emozioni che aveva provato in precedenza corse al fianco della ragazza. "Mi chiamo Chace Myers e questi sono i miei fratelli Ian e Zac. Tu eri… di pietra, io ti ho baciato e ora sei una ragazza…"

 

"Voi non conoscete mio padre? Lord McKinnon? Che anno è questo?" Domandò ancora agitata.

 

Chace rispose con calma a tutte le sue domande, mentre i suoi fratelli erano ancora leggermente impietriti. Poi fu il suo turno. "Mi chiamo Rainbow e queste erano le mie sorelle, una strega malvagia voleva distruggere tutti noi; era inevitabile così mio padre, mia madre e Neco, il druido del villaggio, hanno fatto il possibile per salvarci tramite un incantesimo che ci ha trasformate in pietra. Ricordo ancora quel momento, rammento tutto… le nuvole che toccavano la terra e  l'incessabile vento…"

 

"Il giorno in cui caddero le nuvole…" disse Zac ritrovando finalmente la favella. "Non era solo un modo di dire allora…"

 

"No… erano davvero cadute. Un attimo prima il cielo era azzurro e cosparso di soffici e bianchi cumuli, l'istante dopo erano cadute a terra come se si inchinassero al volere di qualcuno… e il cielo era divenuto grigio scuro" Confermò Rainbow. "Sapevamo che sarebbe passato del tempo fino al nostro risveglio, ma non avrei mai immaginato di dormire per tutti questi secoli…" Osservò il volto di Chace e sorrise con familiarità. "Sei tu che mi hai svegliata…" Gli accarezzò una guancia, incatenata agli occhi blu del ragazzo, poi si bloccò di colpo. "Il bagliore blu… i tuoi occhi… proprio come la scritta incisa alla fine di tutto!" Osservarono il soffitto, era ancora lì, dove l'aveva letta Zac.

 

"Voi potete svegliare le mie sorelle!" Gridò osservando gli altri due. "Vi prego!" supplicò.

 

Ian e Zac si guardarono increduli, mentre Chace sussurrava qualcosa nell'orecchio di Rainbow e lei si tranquillizzò ulteriormente. Gli altri due erano indecisi sul da farsi, e se non avesse funzionato? In fondo Ian ava baciato una statua e non era successo nulla, ma Zac ragionò e pensò che se Chace aveva svegliato Rainbow, forse Moonbeam doveva svegliarla lui e Ian doveva provare con Sunshine. Così fecero, non ancora particolarmente convinti, ma volevano accontentare quella ragazza che non si allontanava più da Chace e con loro meraviglia la rossa Sunshine e la mora Moonbeam si svegliarono. Ian perse ogni traccia di ironia davanti agli occhi viola della giovane e Zac smise di scattare foto, magnetizzato dal fascino della ragazza che aveva baciato. 

Anche le altre due si mostrarono spaventate, ma per Rainbow fu facile tranquillizzarle e, una volta recuperata la calma, si permisero di osservare meglio coloro che le avevano svegliate, cadendo vittime di un nuovo incantesimo color blu.

 

"Non potremo mai ringraziarvi abbastanza per averci salvate… era quello che nostro padre desiderava…" esordì Sunshine dopo poco.

 

"Il mondo di adesso è molto diverso da quello che avete conosciuto voi…" l'avvertì Ian con una preoccupazione in lui sconosciuta.

 

"Spero sarete così gentili da mostrarcelo…" disse Moonbeam appoggiando una mano sulla spalla di Zac, che apprezzò particolarmente quel tocco e lasciò che la sinuosa voce della ragazza echeggiasse a lungo nella sua testa. Gli sembrava incredibile che lei lo attraesse a quel modo; in un certo senso non si era stupito per i suoi fratelli, aveva visto Chace essere tenero persino con la statua di Rainbow e conosceva l'interesse per l'universo femminile di Ian e l'aveva osservato guardare Sunshine come non aveva mai guardato nessuna, ma lui? Era qualcosa che andava oltre la sua mente razionale, eppure quella donna dai lunghi capelli e occhi neri come la notte più scura esercitava su di lui un magnetismo innato. Gli era difficile credere che  qualcosa del genere esistesse, tuttavia non riusciva a staccarsi da lei, come se fosse una calamita.

 

"Sono curiosa di conoscere le meraviglie che ci attendono!" esclamò Rainbow non tradendo la sua personalità.

 

Tutte e tre rimpiangevano il loro amato padre e la loro dolce madre, ma avevano saputo fin dal momento in cui era state travolte dall'incantesimo di Neco che non li avrebbero rivisti e che sprecare quella nuova occasione con il rimpianto, sarebbe andato contro il desiderio di ciò che aveva sperato Lord McKinnon. Nel momento in cui avevano appreso le informazioni che il druido aveva trasmesso loro, avevano capito come mai McKinnon non aveva ancora concesso la loro mano a nessuno, sapeva che non sarebbe servito a niente e avrebbe ulteriormente complicato le cose. Ora, erano lì in compagnia di quei tre giovani gentili, che le avevano salvate e che possedevano occhi meravigliosi, più belli dei ruscelli in cui nuotavano da piccole e più luminosi dei cieli più azzurri. Non avevano nulla da perdere, ma tutto da guadagnare e sapevano per certo che la magia posseduta da quegli uomini valeva più del semplice risveglio.

 

"Penso che avremo altro da portare a zia Tess, invece degli autografi!" esclamò Ian stringendo la mano di Sunshine e sentendo la famosa punta di invidia svanire, quando lei gli si avvicinò ulteriormente accarezzandogli un braccio.

 

"E la nostra storia sarà ancora più interessante da raccontare…" aggiunse Chace incrociando gli occhi di Rainbow, che sorrise, già affezionato a lei come se la conoscesse da tempo.

 

"Sono sicuro che il concerto sia stato bellissimo, ma non me ne potrebbe importare di meno." Concluse Zac ammaliato dalla misteriosa Moonbeam che soffocò una risatina, non riuscendo, però a distogliere lo sguardo dai suoi occhi.

 

L'incantesimo di Neco aveva fatto ben più di quello che pensava, aveva salvato le tre giovani e la frase, a lui rimasta sconosciuta e riguardante il bagliore blu, aveva fatto in modo che le anime di quelle sei persone, lontane nel tempo e nello spazio si ritrovassero e riuscissero a stare insieme. Il giorno in cui caddero le nuvole era stato la fine di un'epoca, ma aveva segnato anche un nuovo inizio, poiché qualcuno ha detto che il vero amore vince su tutto e, forse, non si riferiva solo al bacio magico dei nostri tre baldi giovani, ma anche all'amore di un padre e di una madre che si erano sacrificati, augurando alle loro figlie di essere felici. Ed è questo che, probabilmente, ha regalato loro, oltre alla salvezza di Neco: l'amore, quello vero.

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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