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Autore: Saphira_Baby    26/09/2012    2 recensioni
La mietitura vista dal punto di vista di un altro personaggio: Cato.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cato, Clove
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E’ il giorno della  settantaquattresima Mietitura nel Distretto 2. Si capisce dai rumori degli allestitori del palco;  dal chiacchiericcio incessante dei presentatori alla televisione; dai pianti delle madri nelle nostre case. Non è un giorno come gli altri, è un giorno che potrebbe cambiare la vita di due di noi.
Ricchezza, fama, potere. E’ ciò che sogna chi partecipa, chi viene estratto. Sono figlio di un vincitore, nipote di una vincitrice. Quest’anno è la mia ultima possibilità per portare onore alla mia famiglia.  Sono le esatte parole che mi riferisce mia madre mentre mi porta i vestiti per la Mietitura. “Non deluderci” – è il massimo dell’incoraggiamento.
Esco di casa con le parole di mia madre che mi risuonano in testa, incessanti.
Mi affretto ad arrivare in tempo, dove ormai sono arrivati tutti. Addobbi, musiche allegre. Passo velocemente in mezzo a bambini, ragazzi, per arrivare nel posto che mi spetta: la prima fila, dove stanno i giovani adulti.  Uno dei bambini si scusa, per avermi intralciato il percorso. Vorrei sorridergli per dire che va tutto bene, ma i lati della mia bocca sono immobilizzati.  Potrebbe pure spaventarsi, data la mia stazza. Non sarebbe la prima volta che succede, quindi me ne vado.
Sale sul palco, con l’inno di sottofondo a dare alla scena un tocco più drammatico, Kain Clanton, l’uomo che accompagna i tributi ogni anno alla Capitale, insieme ai vincitori del Distretto 2 ancora in vita. Presenta tutti  loro per nome, regala per ognuno  una battuta amichevole, mentre io mi soffermo su mio padre, che sale sul palco insieme agli altri. Riceve un applauso enorme.
Dopo il discorso del sindaco, che non ascolto, Kain picchietta sul microfono. “E’ arrivato il momento” – arriva un paggio con le bolle contenenti i nomi. – “Prima la nostra tributa” – immerge la mano, va fino in fondo e prende un rettangolino di carta. Sorride, leggendo il nome.
Nel corso degli anni è stata la mia missione diventare un tributo. Allenarmi insieme agli altri ragazzi della mia età, sopravvivere in qualsiasi luogo e con qualsiasi condizione climatica, imparare ad uccidere senza rimpianti. E’ una parte che mi viene facile, uccidere. Non provare rimpianti è complicato. Non riesco a dormire più di un’ora a notte, per colpa delle voci di innocenti che ho dovuto uccidere. 
Nessuno ne è a conoscenza.
“Green, Clove” – il pubblico si zittisce, poi inizia a battere le mani
No, non nessuno. Solo una persona sa.
La vedo avanzare sicura, a passo svelto e con lo sguardo determinato, come se le persone che le sfilano affianco non esistessero. Come se non sentisse l’urlo della madre che invoca il suo nome.
 I capelli scuri davanti al viso si spostano per via del vento, rivelando le piccole lentiggini sul naso.
“Entusiasti, eh?” – anche Kain sembra contento, mentre stringe la mano decisa di Clove. Pesca la seconda striscia.
Non fa in tempo a leggere il nome del candidato che faccio un passo in avanti e mi offro volontario. Non posso lasciarla sola.
“Il tuo nome?”
“Warhite, Cato”




Ok, sono 500 parole esatte. Non ho voluto allungarlo, perché poi non avrei saputo nemmeno cosa scrivere. Prima di tutto, volevo chiedervi scusa se non vi torna il carattere di Cato che vi siete immaginati. Io penso che fosse un ragazzo con molti sentimenti, anche fragili. Basta pensare a come pregava Clove di restare con lui, quando lei morì. Mi sono concentrata molto su quel punto. In secondo luogo, voglio dire due parole brevi sui cognomi. "Green" , perché Clover significa trifoglio. Ho voluto concentrarmi sul colore. "Warhite" , per l'unione di due parole inglesi. War/guerra e white/bianco. Guerra bianca. Il bianco si collega alla purezza, quindi ai bambini. E cosa sono gli Hunger Games se non l'immagine esatta e opposta? Un gioco tra bambini, senza purezza, solo sangue e fame.
  
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