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Autore: Gulminar    26/09/2012    3 recensioni
“Sei una guerriera?”
Rivolse uno sguardo privo di emozioni in direzione della voce, una ragazzina sui dodici anni la osservava incuriosita dalla sedia accanto. Aveva lunghi capelli neri e occhi verde scuro, con una sfumatura di giallo. Una bellezza strana, selvatica.
“Sono un medico ninja.” Rispose.
“Non ho mai visto un medico ninja con la spada.” Osservò divertita la ragazzina.
“Era di una persona a cui volevo molto bene.”
“Il tuo ragazzo? È morto in battaglia?”
Alla sua età, Sakura non si sarebbe mai sognata di porre una domanda del genere con tanta leggerezza. Fu tentata di tirare un ceffone a quella ragazzina impertinente.
“Sì.” Rispose, riportando l’attenzione al proprio bicchiere.

Sono passati anni dalla fine della quarta grande guerra ninja, la pace regna ma non per Sakura. Nonostante le promesse fatte agli amici e gli impegni presi con se stessa, c'è qualcuno che non può dimenticare. Quando la speranza si riaccende, seppur flebile e quasi assurda, non può fare a meno di partire per una misteriosa destinazione.
Personalissima interpretazione del mondo di Naruto.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Dopo la serie
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La collina dei ciliegi

 

“Il maestro Kakashi fu tra i primi a morire.”

Sakura si era rimessa a sedere sulla stuoia, avvolgendosi nella coperta. Sasuke la osservava seduto su un masso, facendo attenzione a ogni piccolo dettaglio di lei. Non lasciò trasparire emozioni ma quella notizia fece male, più di quanto avrebbe creduto.

“Me lo portarono di notte.” Proseguì Sakura. “Non c’era niente che potessi fare, parlava a stento. I suoi ultimi pensieri furono rivolti a te. Mi disse che, se decidevo di odiarti, dovevo farlo per il male che mi avevi fatto personalmente, non per quello che stavi facendo a Konoha. Sasuke merita la sua vendetta, il villaggio merita tutto quello che lui sta facendo.”

“Kakashi ha detto questo?” Un tono sorpreso che non si sarebbe aspettata da lui.

“Le sue ultime parole. Restai con lui fino alla fine, poi corsi da Tsunade e pretesi spiegazioni. Lei mi disse la verità sugli Uchiha, mi parlò delle angherie commesse da Konoha contro la tua famiglia. A quel punto, decisi che non avrei più combattuto e mi occupai solo dei feriti. Non ne potevo più di violenza e di vedere i miei amici cadere per via di giochi più grandi di loro. All’inizio avevo combattuto con la speranza di rivederti, anche se da nemici, ma tu non scendevi mai in campo, mandavi avanti i tuoi assassini rimanendo nelle retrovie. Perché?”

“Non volevo incontrare l’unica persona che poteva farmi venire dei dubbi. Non volevo averne, il mio stupido orgoglio mi imponeva di concludere a tutti i costi ciò che avevo iniziato. Tu combattevi per vedermi, io non combattevo per non vederti.”

“Una sera, qualcuno mi portò la tua spada, mi dissero che Naruto ti aveva finalmente ucciso. Piansi fino a consumarmi, mentre Konoha esultava alla notizia della tua sconfitta.”

Sasuke abbandonò il masso e andò a sedersi a sua volta sulla stuoia. Lacrime silenziose continuavano a rigare il volto di Sakura, Sasuke si sorprese a pensare a quanto era bella. Avrebbe voluto prenderla per mano, abbracciarla di nuovo, ma prima doveva sapere.

“Non hai risposto alla mia domanda.”

“Ho provato in tutti i modi a odiarti!” La voce di Sakura si spezzò. “Ho cercato di convincermi che eri irrimediabilmente malvagio, marcio, senza speranza, ma non ci sono riuscita.” Si passò una mano sul volto per asciugare le lacrime. “Io ti ho conosciuto nel breve periodo del team sette, sei sempre stato accecato dall’orgoglio e dal desiderio di vendetta ma non sei malvagio! Non lo sei mai stato, ma forse sono stata la sola a rendermene conto.”

Sapeva che non era una cosa sensata da fare ma non poté più farne a meno. Le si accostò e le passò un braccio intorno alle spalle, lasciando che gli si adagiasse contro.

“Quando mi hai salvata nel bosco, ho riconosciuto la tua aura, per quanto cambiata. Ho cercato di convincermi che era una follia, ma poi ho capito che la speranza si era riaccesa e che dovevo venire qui a controllare o sarei impazzita.”

“Ho sempre pensato che tu mi odiassi come tutti gli altri.”

“Te l’ho detto, ci ho provato in tutte le maniere. Ho passato giornate intere a riempirmi la testa delle tue malefatte, di come mi avevi abbandonata su quel cazzo di panchina. Per un po’ di tempo mi sono illusa di esserci riuscita, di averti fatto uscire dal mio cuore, mi sbagliavo. Ogni volta che sentivo pronunciare il tuo nome, o che si parlava di quella guerra, desideravo rintanarmi da qualche parte e piangere di nuovo. Ho dovuto nascondere a tutti queste cose, dare l’impressione di essere forte quando non lo ero. Naruto aveva Hinata ed era felice, più o meno tutti avevano qualcuno. Io avevo solo il grazie di un traditore morto.”

Sasuke chiuse gli occhi e respirò profondamente, quello era un colpo durissimo che purtroppo meritava senza ombra di dubbio. Ebbe l’impressione che il cuore sanguinasse.

“Non ho mai smesso di amarti. Quando ti ho riconosciuto nel bosco, ho capito che se esisteva la benché minima speranza che tu fossi vivo, dovevo aggrapparmi a essa e così ho fatto.”

La ragazza volse la testa cercando il suo sguardo. Sasuke desiderò baciarla di nuovo, toglierle di dosso quel kimono e prendersi ciò che era suo di diritto. Non poteva, non era giusto illuderla per poi spezzarle il cuore di nuovo.

“Makiko mi ha raccontato quello che hai fatto e che stai facendo per Oinomori. Hai rifondato l’Accademia dei lupi ninja, hai fatto costruire l’Arena delle sfide, sistemare le fortificazioni della città. Stai ridando forza e orgoglio a questa gente, sei la reincarnazione del Sommo Ookami e loro ti amano. Ho sempre avuto ragione, non sei malvagio.”

Dette da lei, quelle parole lo fecero sentire più importante di quanto gli fosse mai capitato. Era stata onesta e aperta su tutto, come sempre. Toccava a lui, forse per la prima volta.

Lasciò passare lunghi minuti in cui la strinse a sé, poi si staccò da lei e cercò di rintanarsi dove le ombre parevano più fitte. Non attese che gli facesse domande, non si era preparato il discorso ma uscì facile, quando lo lasciò andare.

“Ero certo che sarei morto, ero anche arrivato a convincermi che era giusto, mentre il fiume mi portava via, invece mi sono risvegliato ancora una volta. Ho pensato che avrei trovato te accanto al letto, ma c’erano altre persone, pronte a offrirmi una nuova vita completamente diversa. Ero diventato la reincarnazione del Sommo Ookami, ma nessuno seppe spiegarmi come, era successo e basta. Lo spirito guardiano mi aveva scelto come suo portatore e il mio chakra era cambiato.”

Le mostrò il dorso della mano, la pelle si deformò lasciando uscire le terminazioni dei tre artigli. Sakura ci passò sopra la punta delle dita, saggiandone timidamente la consistenza.

“Attenta, tagliano come rasoi.”

“Sono emanazioni del chakra?”

“Sì, posso allungarli a seconda di quanto chakra riesco ad accumularvi. Sono micidiali.”

“Meglio il Sommo Ookami che il mostro bestia.”

Sasuke non poté fare a meno di sorridere, ma non c’era divertimento nel tono di lei. Parlando, i loro volti si erano avvicinati seguendo un meccanismo naturale. Sakura si protese per baciarlo ma dovette fermarla, pur sapendo che il suo sguardo deluso poteva farlo sprofondare nella disperazione. Cosa che puntualmente avvenne.

“Noi non possiamo stare insieme.”

Fu lo sguardo a chiedere spiegazioni per lei.

“Hai detto bene, io ora sono figlio adottivo di Aso Shuzen, reincarnazione del Sommo Ookami e guardiano della città dei lupi. Ma per Konoha sarò sempre il traditore che ha tentato di distruggerla. Non potrei mai tornarci, ci sarebbe solo la scure del boia ad attendermi. Se tu restassi qui con me, i ninja della foglia prima o dopo scoprirebbero che sono ancora vivo. Verrebbero a sapere che hai lasciato Konoha per stare con me e accuserebbero anche te di tradimento, pretenderebbero le nostre teste ed io dovrei schiacciarli, perché difendere la gente di Oinomori è il mio dovere. E tu non potresti più tornare indietro, dovresti rinunciare a tutto e non è giusto.”

Sakura abbassò il volto nascondendolo nuovamente contro il suo petto, riprese a piangere in silenzio. Si era lasciata cullare dalla speranza e non aveva tenuto in considerazione tutte le malefiche implicazioni. Come sempre, lui era più freddo e razionale di lei, ma l’amore per natura non è razionale e Sakura demolì l’intero castello delle sue ragioni con una sola frase.

“Se non si rinuncia a tutto per amore, per che cosa ha senso farlo?” Ribatté con rabbia. “Ricordi quella notte? Ero pronta a seguirti pur di rimanere con te, pronta a diventare una traditrice, un animale sempre braccato. Pensi che adesso non sarei altrettanto pronta?”

“Ho voluto proteggerti da te stessa!”

Lo sguardo confuso che gli rivolse fu preferibile a quello di delusione di poco prima.

“Stavo andando a cercare uno dei ninja più pericolosi della storia per costringerlo a insegnarmi, non era una missione da cui pensavo di tornare, già sapevo che avrebbe portato alla mia distruzione. Dovevo coinvolgerti in quella follia? Quando inorridivo al solo pensiero che potesse succederti qualcosa di brutto.”

“Che importanza poteva avere? Per me eri importante tu, era importante ciò che eravamo insieme! Come lo è anche adesso!”

Sasuke scosse la testa, più che altro per convincere se stesso. Desiderava ardentemente che ci fosse per loro una scappatoia, ma più ci si arrovellava e meno riusciva a vederla.

“Tu non sai quello che dici. Le nostre realtà si sono allontanate troppo.”

E la colpa è soltanto mia.

“È perché non mi ami che dici queste cose? Perché, se è così, allora il problema non si pone. Lasciami stare al tuo fianco finché la questione dell’assedio non sarà conclusa e poi tornerò a Konoha, sarò felice perché avrò la certezza che sei vivo e stai bene.”

Non poteva esserci nulla di più lontano dalla verità, il pensiero di non amarla era talmente assurdo che gli venne da ridere. Se ne rese conto in quel momento.

“Ti basterebbe?”

“Me lo farei bastare! Come ho sempre fatto.”

Non riusciva a crederle ma non lo disse. Era ancora convinto che non prenderla con sé anni prima era stata la decisione giusta, gli errori erano stati altri. Ora come allora lei era pronta a sacrificare tutto per lui, aveva rinnovato il suo impegno senza porre limiti, eppure non riusciva a convincersene, anche se questa volta non era sul punto di imbarcarsi per una missione suicida.

È proprio vero che sono nato per farmi male da solo.

A Sakura non poteva più farne, si odiava già abbastanza per quanto le aveva fatto in passato.

Qualunque cosa stesse per dire, morì quando i sensi del lupo lo avvertirono che qualcuno si avvicinava. Gli artigli del Sommo Ookami scattarono mentre balzava in piedi, Sakura lo osservò senza capire. Una sagoma scura oltrepassò il bordo della collina, a pochi passi da loro, inciampò in una radice e si abbatté a terra, dove rimase. Sasuke andò a controllare di chi si trattasse, rivoltando il corpo con ben poca delicatezza.

“Rai!?!”

“Ciao fratellone, che ci fai da queste parti?”

“Che ci faccio io? Che ci fai tu?”

“Non urlare, ho un mal di testa che tuona. Questa è la via più breve da casa di Soma, no?”

“Hai smaltito la sbronza a casa di Soma, perché non ci sei rimasto?”

“Perché quella russa più forte di me quando beve troppo sakè, dovresti saperlo.”

“A sentire l’alito, a te ti ci hanno affogato nel sakè.”

“Con questa storia dell’assedio dovremo fare finta di essere persone serie, abbiamo pensato di divertirci un po’. Anche tu ti sei dato da fare a quanto vedo, bravo!”

Accennò in direzione di Sakura, che arrossì violentemente. Sperò che la luce non fosse già abbastanza intensa perché si notasse. Speranza vana, avendo a che fare con i sensi dei lupi.

“Rai, fatti un mastello di cazzi tuoi o te lo faccio aumentare il mal di testa.” Minacciò Sasuke, il fratello minore sghignazzò.

“Non lo dirai a mamma, vero?”

“Dipende.”

“Mi faccio alla grande i cazzi miei!”

“Ecco bravo.”

“Comunque ho vinto io, Soma ha bevuto meno.”

Sasuke lo sollevò senza sforzo mentre ancora blaterava e si volse a Sakura.

“Mi dai una mano a mettere a letto la merda ubriaca, senza che nostra madre se ne accorga?”

Sakura sorrise e annuì, ripiegata la coperta, seguì Sasuke verso casa.

 

“Sasuke sensei.”

Qualcuno lo scuoteva chiamandolo per nome. La scena che vide lo lasciò quantomeno interdetto, oltre che imbarazzato. Era stata Kinuye a svegliarlo, alle sue spalle notò Keiji e Koshiro darsi di gomito e sogghignare. Capì a cosa si riferivano quando si rese conto di tenere Sakura stretta al petto, dolcemente addormentata. Dopo aver messo a letto Rai, si erano accoccolati insieme su una poltrona e il sonno li aveva sorpresi in quella posizione.

“Che ci fate qui?” Domandò agli allievi, sperando di non stare arrossendo.

“Maestro l’avete dimenticato? Fra mezzora iniziano le semifinali!”

“Oh merda!”

   
 
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