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Autore: Windter    10/04/2007    2 recensioni
[Maria-Sama Ga Miteru - Youko x Sei]
Attenzione: spoiler su "La Foresta di Spine", Shoujo-Ai.
C'è una ragazza che si aggira, annoiata da tutto e tutti, nei giardini dell'Istituto Lillian.
Il suo nome è Satou Sei. Ed anche se nessuno se lo potrebbe attendere, è il demone biondo destinato a sconvolgere l'esistenza dell'integerrima Mizuno Youko.
Rosa Chinensis en Bouton, per la prima volta nella vita, si ritrova a dover far fronte ad un sentimento che sembra capace di schiacciare la sua razionalità ed il suo senso del dovere. Costretta fra nuove ossessioni e desideri repressi, fra i doveri e i "no" del suo cuore, dovrà imparare a convivere con gli strani ritmi della vita di Sei. Oppure arrendersi e lasciarla volare via, lontano da sè.
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shoujo-ai, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Disclaimer: Maria-Sama Ga Miteru, i suoi personaggi e tutto quanto è legato alla serie appartengono agli aventi diritto, fra i quali non c'è l'Autore di questo scritto. Se così fosse stato, nella serie avreste visto molto più Youko x Sei.





[ Riflessi - Youko x Sei ]


Prologo

Un Vizio Irrinunciabile



Sachiko non apprezza la mia abitudine di soffermarmi, di quando in quando, a guardare fuori dalla finestra del primo piano della Casa delle Rose. Lei, avvezza più di chiunque altro alle rigide norme che l'Etichetta impone, lo trova un modo di fare poco elegante, un uso inappropriato a me; o meglio, inappropriato alla figura che accosta al mio nome, a quella che pensa che io sia. Ed in fondo forse non ha del tutto torto: ricopro pur sempre la carica di Rosa Chinensis, e mi pregio di essere l'onee-sama della stella del Lillian, l'erede della Famiglia Ogasawara. Chi se non io, dunque, dovrebbe essere in questa scuola icona di prestigio ed eleganza?

Spesso, quando mi fermo qui a guardare fuori, con la coda dell'occhio colgo le sue occhiate discrete, quasi di sfuggita. Lievi e leggiadre come un battito d'ali che, quando ti volti a guardare, si è già allontanato. Disapprova, è evidente. Eppure tace, non commenta, serbando il massimo silenzio, così come si conviene agisca nei miei confronti.

Finché non dovessi essere io ad affrontare l'argomento, è facilmente intuibile che lei continuerebbe ad evitare qualsiasi accenno in merito al discorso. Poiché, a suo parere, il suo ruolo di pétite-soeur non le consentirebbe mai di intraprendere una simile discussione.


Povera ragazza. Tanto bella, e tanto succube della ferrea educazione che le è stata impartita. Talvolta vorrei osasse, vorrei si scoprisse. Vorrei si incrinasse, anche solo per qualche istante, quella facciata di integerrima efficienza, assoluta perfezione, che troppo spesso imprigiona il suo spirito. E' bella, e sono sicura lo sarebbe molto di più se riuscisse almeno una volta a mostrare l'immenso tesoro che racchiude dentro di sé, sepolto sotto strati e strati di fredda cortesia e di buone maniere.

Farle abbandonare ogni corso ed ogni impegno è stato un gran colpo, ma non forte abbastanza - naturalmente - per far crollare d'improvviso le formule codificate attraverso le quali affronta la vita. Mi domando se qualcuno sarà mai capace di irrompere in lei e rovesciare il suo intero mondo, liberandola dalle catene delle sue regole. Un compito difficile, ma forse non impossibile, per quanto la padronanza che ha sempre avuto sulla sua vita l'abbia portata, negli anni, a sopportare sempre più malamente le situazioni che tendono a sfuggire al suo controllo o alla sua comprensione.

Esempio pratico di tutto questo lo vedo proprio ora, mentre senza una sola parola prende congedo ed esce, chiudendosi alle spalle con garbo la porta. Il silenzio pesante che segue la sua uscita non è altro che la muta continuazione dell'accusa a stento trattenuta nei suoi occhi, che forse vorrebbe mi risultassero indecifrabili, ma per me sono chiari come un libro stampato. Un silenzio complice, e nel contempo strumento abilmente utilizzato per veicolare la sua domanda inespressa, la sua agitazione, la sua preoccupazione.


Sono sicura si attenda che da qui io la "spii", come lei penserebbe pur senza azzardarsi mai a dirlo, mentre si allontana dalla Casa delle Rose. In realtà sfioro le tende con le spalle, soffermandomi ad osservare il lungo tavolo vuoto, coperto dall'ampia tovaglia bianca, ricamata, che era già qui il giorno in cui per la prima volta misi piede in questa sala; le sedie ordinatamente allineate, i mobili spolverati di recente, come di consueto. Tutte le volte che osservo questa stanza avverto la sensazione di essere quasi sospesa, a mezz'aria.

Ogni cosa qui sembra immobile, cristallizzata nel tempo. E' un'impressione strana, a suo modo forse rassicurante; come se questa casa, graniticamente, nella sua stasi conservasse gelosamente il più puro bocciolo della tradizione del Lillian. Di anno in anno, di generazione in generazione qui le Rose si sono succedute alla guida dello Yamayurikai e dell'intera scuola, e da allora sino ad adesso ogni cosa ha continuato a scorrere placidamente, secondo la regola. Sempre allo stesso modo, così come si conviene. Tutte loro si sono sedute su queste sedie, tutte loro hanno bevuto il the a questo tavolo.

Come non fosse trascorso mai un solo istante, ogni cosa qui sembra rimanere sempre identica a sé stessa. Forse era tutto già così dieci, vent'anni fa. Sicuramente lo era il giorno in cui Rosa Gigantea ti condusse a noi, non è vero?





N.d.A: L'intera fanfiction è da considerarsi punto di vista dell'Autore riguardo le tematiche affrontate ed i personaggi qui descritti. Le vicende sono ambientate a cavallo dell'intero arco dell'anime, ma da intendersi completamente slegate dai romanzi e da tutto quanto non faccia parte direttamente della serie animata in data attuale (10 Aprile 2007).

E' accettata ogni critica costruttiva, con la premessa che la storia è destinata ad essere raccontata a lungo, approfondendo in particolar maniera il punto di vista e le reazioni psicologiche di Youko, e che il punto nodale delle vicende potrebbe venire a galla molto più in là.


  
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