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Autore: CowgirlSara    26/09/2012    5 recensioni
È stato così difficile anche per te? Ci penso ogni giorno.
Sono un adulto e non sono un romantico, lo sai. Ma è stata dura, senza di te. Non saprei esattamente spiegarti il perché, ma è sempre come se mancasse qualcosa. Anche solo qualcuno con cui vantarsi per un successo, che lo condivida.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'The Great Divide'
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Without Us
Bene, ho scritto un’altra one shot su Sherlock. Con questa ho creato una serie legata dall’argomento della lontananza tra Sherlock e John. L’ordine è clamorosamente sparso, infatti la prima parla del ritorno… Vabbè, non era nata come serie.
Ad ogni modo, stavolta si parla dal punto vista esclusivo di Sherlock, come sempre vi chiedo il vostro illuminante parere (e, se avete voglia, leggete anche le altre ^_-).

I personaggi usati appartengono ai loro legittimi autori e sono usati senza scopo di lucro. La storia mi è stata ispirata dalla struggente “Alla fine” di Gianna Nannini su cui ovviamente non ho alcun diritto; la canzone è citata in introduzione e chiusura della shot e anche in alcune frasi del testo.

A voi la lettura, aspetto commenti!
Baci!
Sara

- Without Us -

Ora che fai
Metti ponti di qua e di là
Nascondi i segni, conti i giorni
Che cominciano senza di noi

Ci pensi mai
Ai ricordi che scappano via
Mi mancherai
E così mi farai compagnia


Potrei ragionare all’infinito sui motivi che mi hanno portato in questo albergo alla fine di un continente, ad osservare dalla finestra un angolo di Mediterraneo e una vecchia palma. Potrei addurre le più sensate spiegazioni per questo gesto e per molti altri che ho compiuto negli ultimi due anni e mezzo. Sono tutte valide e, allo stesso tempo, non hanno senso.

Oggi piove. Sono sceso ieri dal traghetto sotto un cielo coperto, ma non c’è verso che quest’isola mi ricordi Londra. Odori e colori troppo diversi, anche se piove.

Sul letto c’è il mio borsone e uno zaino pieno di passaporti falsi, visti contraffatti, identità rubate. La mia vita, negli ultimi ventotto mesi. Ricerca, individuazione, annientamento personale di ogni nodo fondamentale dell’organizzazione di Moriarty.

Ma oggi piove. E fino a domani non potrò agganciare il mio contatto. Quindi non mi resta che restare qui, in maniche di camicia davanti a questa finestra, a guardare quel mare scuro che mi ricorda i tuoi occhi, John.

Continuo a pensare, a riflettere, anche a voce alta, rivolgendomi a te. Questo retorico sentimentalismo non fa per me, lo sai vero, Dottore?

Avrei tanto voluto che tu capissi. Per un fuggevole attimo ho… sperato, che lo facessi. Ma tu, purtroppo, non hai smentito le mie previsioni. Non me ne stupisco, per questo non avrei dovuto rimanerci male. Non hai mai visto l’orizzonte che io immaginavo. Ti ci ho sempre dovuto portare per mano, su quel confine e mostrarti l’infinito.

L’aria salmastra e bagnata mi raggiunge il viso con uno scroscio di pioggia. Sa di mare, di sabbia bagnata, profuma di pino, liquirizia e ginepro. Io vorrei solo sentire odore di divano sgangherato, vecchia carta da parati e Earl Grey.

Fa freddo. È estate, anche se piove, ma fa freddo. Ho addosso solo una camicia bianca e sudo. Però fa freddo. Forse, in un posto dentro di me, si è gelato qualcosa. Bene. Il mio cervello funziona meglio con il freddo. Una volta mi hai detto che stare sul ghiaccio mi era più consono. Quante volte ti ho ferito, John?

Non importa. Tutto ciò che ho fatto ha una spiegazione logica, inevitabile. E non conta che la mia mente – da quando ti ribelli? – continui a ripetermi che l’unico vero, valido motivo per cui ho compiuto ogni azione è soltanto salvare la tua vita.

E, ad ogni modo, non è solo la tua.

E non è finita per niente. La battaglia dura ancora. Ho inseguito killer, portaborse, contabili, passacarte, informatori, hakers, per mezzo mondo. C’è ancora qualcuno che non si fa prendere. Ma non sarei più Sherlock Holmes, se mi arrendessi.

E piove. Odio i momenti come questo. L’azione annulla ogni altra riflessione, ma quando non c’è, quando sono impossibilitato ad agire come ora, arrivano altri pensieri. Non bussano nemmeno, al Mind Palace, hanno le chiavi, o forse sono bravi scassinatori.

Che cosa stai facendo tu, adesso?

Sarai ancora in ambulatorio, probabilmente. Tra un paio d’ore uscirai, forse ti fermerai al pub a bere una birra. O tornerai a casa – che non è più quella casa – e ti farai una doccia e del tè. Conosco la tua routine, mio fratello mi tiene informato; non pretenderei di meno da lui, dopo quello che ci ha fatto. So che esci con una donna, si chiama Mary. Che nome noioso.

Io ti manco?

Mi stupisco della banalità delle mie stesse domande. Eri solo, prima di conoscermi. E io ti ci ho lasciato di nuovo. Ripenso alle mie motivazioni e le reputo tutt’ora giustissime. Quello che è ingiusto è il tuo dolore. La tua solitudine.

Io, mi sento solo. E non mi era mai successo. Sono sempre stato solo. Prima di te.

Mi devo annullare nella mia determinazione. La missione deve essere il mio unico obiettivo. Devo essere lucido. Voglio il cervello affilato come una katana giapponese. Niente deve sfuggirmi.

Piove sotto le mie ciglia. È l’acqua salata che viene dal mare, certamente. Mi bagna la camicia. Io non ho lacrime davanti a questo mare. Ho già pianto, per te, John.

È stato così difficile anche per te? Ci penso ogni giorno.

Sono un adulto e non sono un romantico, lo sai. Ma è stata dura, senza di te. Non saprei esattamente spiegarti il perché, ma è sempre come se mancasse qualcosa. Anche solo qualcuno con cui vantarsi per un successo, che lo condivida.

Ho mentito. Ho rubato. Ho ucciso. E solo per poter tornare.

Sembra la saga di un bislacco cavaliere errante, se non fosse che non ti ci vedo nel ruolo di Ginevra. Forse rideresti, a questa battuta – mi manca ridere con te. O forse ti offenderesti – mi manca anche quello. Ricordi belli di risate stupide e liti inutili.

Mi manchi. E la tua assenza mi fa compagnia.

Tu che cosa fai? Continui a curare le persone? Ti svegli la mattina e conti i giorni che passano senza di noi? Come fai a non pensarci? Ti aiuta Mary?

La pioggia lava via risposte che non sentirò pronunciare dalla tua voce.

Deglutisco un sapore amaro.

Razionalità. Il pensiero logico è il mio rifugio. Devo pensare tre mosse avanti ai miei avversari. Devo espandere il mio cervello e avere ben chiare le infinite diversità e combinazioni in cui il caso può diramarsi.* Se questo contatto funziona, se il collegamento che ho fatto viene confermato, il mio prossimo passo mi riporterà in Inghilterra. E allora potrò tenere d’occhio personalmente il quadro completo della situazione.

E rivederti, John. Anche se da lontano.

Mi chiedo quanto male possa fare. Se sarà peggio di vederti in quel cimitero, davanti ad una tomba vuota ad invocare un miracolo che non potevo concederti.

Non sono un eroe e tanto meno una divinità, ma tu mi hai pregato come si prega qualcosa in cui si crede. Mi perdonerai mai per non essere stato all’altezza delle tue suppliche?

Tu non avresti mai fatto una cosa simile. Tu saresti morto davvero, per salvarmi.

Ma io non potevo morire. Non senza assicurarmi che la tua vita e quella degli altri fosse veramente al sicuro.

So che potresti capire.

Quello che temo non mi perdonerai mai è non essermi fidato di te.

Ma la tua posizione era troppo delicata. L’occhio implacabile dei cecchini di Moriarty – forse del suo più infallibile cecchino – era puntato su di te. Sulla persona più indispensabile per me. Osservavano ogni tua mossa, ogni tua espressione. Mi avresti tradito.

No, non volontariamente.

Il prezzo, però, sarebbe stata la tua vita.

E non potevo assolutamente permetterlo, John.

Sembra un discorso che mi sto preparando per giustificarmi con te. Le giustificazioni sono qualcosa che serve ad acquietare la coscienza. Non avevo mai avuto sensi di colpa da mettere a tacere, io.

Piove come se non ci fosse domani. Un diluvio che, forse, metterà fine all’estate anche in questo angolo di Mediterraneo pieno di gatti randagi come me.

Dovrei avercela con te, in fondo è un po’ colpa tua.

Ero invulnerabile, prima.

Poi sei arrivato tu, con quell’aria innocua, ed hai incrinato la corazza che mi proteggeva.

Moriarty ci ha visto attraverso.

La Donna l’ha fatta sanguinare.

E, alla fine, è stata strappata via ed ha lasciato un corpo e un cuore senza protezioni a piangere su un cornicione. Quelle lacrime pesavano come macigni, tanto me le ero tenute dentro.

E sotto c’eri tu.

L’unico che ha sempre saputo salvarmi.

Io ti ho tradito e, se mi odierai, ti capirò.

Ora voglio solo che smetta di piovere. Su quest’isola. Sulla mia camicia. Voglio che il mare ridiventi blu e calmo, come i tuoi occhi. Voglio tornare a Londra. Voglio le sirene fuori dai vetri di Baker Street. Voglio il vociare dei turisti a Piccadilly. Voglio annoiarmi la domenica mattina a Kensington. Voglio una scena del crimine in periferia e insultare Anderson. Voglio il tè del pomeriggio con i biscotti di Mrs. Hudson.

E tutto questo lo voglio con te, Dottor Watson.

Non mi arrenderò finché non avrò raggiunto il mio obiettivo. Non mi riposerò se non su quel divano. Non mi darò pace finché non mi perdonerai.

Sono Sherlock Holmes e riavrò la mia vita. Riavrò il mio John.


Davanti a me si perde il mare
Io sto con te senza lacrime
Tu come fai a darti pace
Se non finisce mai
Per un giorno intero
Per tutta la vita


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NOTE
-    * un altro riferimento trekker: “infinite diversità in infinite combinazioni” è uno dei fondamenti della logica vulcaniana ed abbiamo già parlato di quanto vulcaniano sia Sherlock, no? Secondo me è anche un concetto su quanto debba essere flessibile e priva di pregiudizi una mente scientifica e logica.
-    Ora un interrogativo. Secondo voi, Sherlock, davanti a quella finestra, sta piangendo oppure è davvero bagnato dalla pioggia? Voglio vedere cosa ne pensate voi. Le lacrime di Sherlock sul cornicione sono una delle cose che mi ha colpito di più, nell’ultimo episodio, perché uno come lui deve essere coinvolto molto profondamente per lasciarsi andare in quel modo, ma del resto c’era John all’altro capo del telefono…

Vorrei scrivere qualcosa anche dal punto di vista di John, ma devo pensarci bene, perché l’immedesimazione mi risulta un po’ più difficile. Cercherò la canzone che m’ispiri!
Grazie a tutti i lettori, qualsiasi chiarimento chiedetelo nei commenti, vi risponderò!
Lunga vita e prosperità.

   
 
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