Anime & Manga > Shadow Lady
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Autore: Rik Bisini    11/04/2007    0 recensioni
Sull'incontrastata signora della notte incombe la minaccia della battaglia contro un mortale nemico. Ma, prima che ciò avvenga, sarà la voce della Pace a cogliere di sorpresa Shadow Lady.
Sesto capitolo delle vicende da me presentate sulla celebre eroina creata da Katsura.
Come sempre, un nuovo oggetto demoniaco da trovare e rubare. Poi un nuovo personaggio, il ritorno di un comprimario dalla prima fanfiction della serie, scontri tra demoni con questioni d'onore risolte con la magia ed Aimi in una situazione decisamente HOT.
Storia già pubblicata in "MangaNet.it - Fanfiction" a partire dal 27 febbraio u.s.
Genere: Commedia, Sovrannaturale, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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- Questa storia fa parte della serie 'Il ritorno di Shadow Lady'
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Shadow Lady e la voce della Pace
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La soluzione al problema

Nell'oscurità della notte, una figura scura emerse dalle ombre per materializzarsi al centro del tetto di un alto palazzo. In un cielo senza nubi, l'aria si illuminò come di un lampo; simile ad un fulmine a ciel sereno, era apparsa una fiamma breve e sottile.
Dove era apparsa la fiamma stava ora Setna, mentre la figura apparsa dall'ombra era Kuriaf.
Kuriaf si inginocchiò.
« Il mio rispetto a colei che Doma il Fuoco. » recitò.
« Una formula recitata con sufficiente credibilità per non farmi infuriare. » commentò Setna, « Me ne compiaccio. Anche se naturalmente non ignoro che tu mi avversi segretamente ».
Sorrise. « Sì, sei abbastanza umana da ignorare il vincolo dall'onore, tanto da non eseguire l'incarico che ti avevo affidato e perfino acconsentire a fatica ad una richiesta che è per te un privilegio. Tu, Kuriaf, hai insegnato qualcosa a me ».
La demone fissò Setna con i suoi occhi color del cielo.
« Riesco a manipolare i ricordi degli uomini, adesso. » annunciò Setna, « Non bene come te, direi, ma a sufficienza per i miei scopi nei riguardi di quell'umano. Resta una cosa ora ».
« Cosa? » chiese Setna curiosa.
La risposta fu accompagnata da un sorriso perfido.
« Non mi avresti insegnato quello che so così facilmente, se non avessi in serbo una sorpresa. Ed io credo di sapere che cosa sia. Tu sei in grado anche di recuperare i ricordi degli uomini, vero? »
Kuriaf strinse le labbra, poi annuì.
« Infatti. » continuo Setna, « Mi domando per quale motivo tentare una cosa del genere ».
« Il potere su qualcosa, » intervenne Kuriaf, « non è dato dal solo saperlo distruggere. Ma dal creare e distruggere a proprio piacimento ».
Setna si irrigidì.
« Non ti avevo chiesto di parlare. » tuonò, « Ma questa considerazione è affascinante e degna di un demone saggio, povera creatura Mista. Sì, il tuo valore e la tua utilità sono una sorpresa per me. E non è mia intenzione che la tua esistenza si estingua ».
Setna incrociò le mani.
« Pertanto, da questo momento in poi rinuncio ai tuoi servigi, con un solo ammonimento. Se l'umano Honda recuperasse i ricordi che gli sottrarrò, tu ne pagherai le conseguenze ».
Seguirono alcuni secondi di silenzio.
« Mi è concesso parlare? » domandò Kuriaf.
« Avanti. » la invitò Setna.
« Sua Signoria, » osservò Kuriaf, « dice giustamente. Io ho acquisito un modo di pensare simile a quello di un umano, mentre investigavo la complessità della mente degli uomini. Tuttavia ciò non mi ha privato della coscienza della mia natura, né mi ha fatto dimenticare cosa sia l'onore ».
A dispetto della sua posizione e delle sue parole, lo sguardo di Kuriaf era duro.
« Se il mio operato è apparso manchevole è per il convincimento che il trattamento che Lei suggerisce per Bright, sarà paragonabile ad una ferita per Aimi. Aimi è innamorata di Bright ed essere dimenticati dalla persona amata può portare una creatura umana alla morte ».
Setna rise di cuore.
« Ma io a questo ho già pensato! » esclamò, « La soluzione al problema è così ovvia che anche tu dovresti immaginarla ».
Kuriaf scattò in piedi.
« Sua Signoria vuole... » balbettò, « ...privare dei ricordi anche Aimi stessa! »
« Visto? » la schernì Setna, « Non era difficile ».
« I piani che corrompono l'onore, raramente lo sono. » commentò una voce dietro di lei.
Setna allargò le braccia.
« Riecco il mio ex-carceriere. » sospirò, « Vaar, sei stato sollevato da quell'incarico ed io riavrò il mio onore appena Lujel sarà smascherato. Avresti dovuto accettare il tuo ruolo subalterno a me, da tempo ».
« Il potere non è tutto per gli umani, Setna, » osservò Vaar, « Aimi avrebbe potuto punire tutti noi per non aver compreso i suoi ordini, ma non lo ha mai fatto ».
« Perché è debole. » replicò Setna ridendo, « Debole come tu sei. Debole come il suo tirapiedi dell'Oscurità. Ed i deboli soccombono. Chi domina, se non il più forte? Il più capace? Guarda me. Pochi giorni ed ho appreso un potere che appartiene ad una diversa forma della magia ».
« In effetti, » confermò Vaar, « sono molto meravigliato. Come domini con maestria la metamorfosi, così domini la percezione del profondo e lo manipoli. Nonostante la tua origine non abbia nulla a che vedere con la magia dell'Oscurità o del Disfacimento. Mi domando se ci sia un legame tra la facilità con cui la tua magia si spinge verso altre forme e la determinazione con cui tradisci il tuo Sovrano ».
Attornò a Setna si alzò un leggero fumo nero.
« Traditrice? » ringhiò. « Io? La mia nobiltà ed i miei legami con la famiglia del Fuoco sono tanto profondi da sfuggire alla tua comprensione. Vedo che hai già capito che sei destinato ad estinguerti per osare così tanto ».
Vaar tentennò. « Cosa? »
« Nessuno può fermarmi, qui, tra gli uomini. » gli rammentò Setna. « Nessuno, a parte Goug, impedire che io realizzi il mio intento. Ma Goug sa già quasi tutto e, come hai visto l'ultima volta, non vuole affatto contrastarmi. Tu, piccola spia, avviseresti senza dubbio il Messaggero che potrebbe sfuggirmi, nel Paese dei Demoni. Per questo la tua esistenza termina qui ».
Setna sollevò un braccio.
« No! » urlò Kuriaf dietro di lei, emettendo un insolito alone di luce.
Dalla mano di Setna proruppe una lingua di fuoco che investì Vaar in pieno. Un'ombra nera si precipitò su di lui, avvolgendolo nel tentativo di salvarlo. Un'ombra che fu avvolta anche essa dalle medesime fiamme. Cadde bocconi sul tetto e parve consumarsi in cenere.
Setna era sola.
Si avvicinò alla poca cenere rimasta sul tetto e la schiacciò con un piede.

Aimi tolse gli auricolari e si alzò dalla poltrona del salotto. Il cielo era coperto di nubi, ma non nevicava. Si rivolse a Demota, che si era affacciato dal corridoio.
« Andiamo! » disse.
Da una tasca prese l'ombretto magico e lo passò velocemente sugli occhi. Nascosta da una luce sfolgorante, Aimi prese l'aspetto di Shadow Lady, mentre Demota si trasfomò in Demo con uno sbuffo di fumo.
« Dov'è Vaar? » chiese la ladra.
Demo scosse la testa.
« Non ne ho idea. » rispose, « Non lo vedo dal lavoro che abbiamo fatto oggi pomeriggio. C'è Samoda con noi, anche stanotte ».
« Davvero non sai nulla? » si meravigliò Shadow Lady, « Non ti preoccupa? »
« Sinceramente sì, Aimi, » ammise Demo, « pensi che sia il caso di rimandare? »
Shadow Lady scosse la testa.
« Ho promesso ad Aimi Ibuki che avrei fermato la voce della Pace al più presto. Andiamo ».
Si lanciò verso la finestra, la spalancò con un tocco e si lasciò cadere per diversi piani. Afferrò una sporgenza e deviò dalla sua traiettoria, atterrando comodamente su un cornicione.
Demo era già presso di lei.
« Senza Vaar, » osservò Demo, « Samoda non potrà seguirci facilmente ».
Shadow Lady annuì. Dopo una corsa sul cornicione, si lanciò in alto verso un tetto. Corse anche su di esso e ne raggiunse il margine.
« Appena arrivati, l'aspetteremo. » promise Shadow Lady.
« Sarà meglio. » commentò Demo.
Shadow Lady si lanciò in una irrefrenabile corsa da un tetto all'altro, con prodigiosi salti al di là delle strade illuminate oltre venti metri più in basso. Demo le teneva dietro senza fatica.
« Mi pare piuttosto audace il tuo piano. » continuò.
« Un ballo può essere audace, » rise Shadow Lady, « e non ho dubbi che riuscirei a far perdere la testa a qualsiasi maschio. Ma non credo che sedurrei una campana ».
Demo si incupì.
« Tutto è basato su una idea che ti sei fatta, a partire da una frase di Bright ».
La ladra si lasciò cadere da un tetto, si afferrò ad un doccione e saltò verso un palazzo più basso. Pochi istanti dopo Demo era al suo fianco.
« Bright, » ricordò Shadow Lady, « mi ha solo fatto notare che anche al call-center eravamo sotto l'influenza della Voce. In realtà i presupposti dell'idea non hanno a che fare con lui ».
« C'entra quella Naru da cui sei andata ieri notte. » continuò per lei Demo, « Sembrerebbe immune alla Voce della Pace ».
Shadow Lady riprese la sua corsa da un tetto all'altro. Raggiunse in pochi dei suoi salti un quartiere meno illuminato, con palazzi più bassi e strade più larghe.
« Oh, lo è. » proseguì la ladra, « E dal momento che non è sorda, significa che la Voce non deve solo essere sentita per avere influenza su qualcuno, ma anche ascoltata ».
« Cioé, » precisò Demo, « se non ci si accorge che la campana sta suonando, non ha effetto. Ma non vedo come, a pochi metri di distanza ».
« Il call-center dove lavoro » sottolineò Shadow Lady, « è a meno di duecento metri dalla cattedrale. Eppure Naru, mentre la Voce suona, è sempre concentrata sui suoi lavori e la ignora ».
« Coreografie. » aggiunse Demo, « Quindi secondo te, ballando su una coreografia... »
« Posso essere abbastanza concentrata a seguire i passi e la musica, » concluse la ladra, « tanto da ignorare il suono ».
« E non è un piano audace, questo? » domandò Demo.
« E rubare con grazia e seduzione, » replicò la ragazza, « non è quello che Shadow Lady fa tutte le notti? »
« Ad ogni modo, » sospirò stancamente Demo, « è il momento di provarlo questo piano ».
La figura del campanile, vagamente illuminata dai lampioni, era apparsa dietro un paio di massicci palazzi.
Pochi minuti dopo Shadow Lady era sulla soglia della stanza più alta di quel campanile. Demo si era provveduto di un videocamera e la ladra aveva una piccola radio con auricolari alle orecchie. Samoda era dietro di loro. Shadow Lady premette il tasto di riproduzione e fece un passo in avanti. La Voce della Pace iniziò ad oscillare lentamente, poi sempre più velocemente a mano a mano che la ladra avanzava. Il suono della campana rimbombava tra le pareti. Shadow Lady, gli occhi chiusi, seguendo con le labbra le note della canzone, piroettava elegante. Le sue gambe descrivevano linee curve e sensuali, le sue braccia si raccoglievano con delicatezza sul seno per poi sciogliersi verso il basso, mentre la schiena si curvava. Demo riprendeva con cura, sgranando gli occhi ogni volta che un salto particolarmente veemente sollevava i già cortissimi lembi del vestito di Shadow Lady.
A metà della canzone, la ragazza era sotto la campana. Sollevò un braccio e il batocchio della campana cadde a terra con fragore.
« È fatta! » esclamò Demo. Si avvicinò con brevi battiti delle sue piccole ali alla ladra e rimase sorpreso nel vedere due lacrime solcarle le guance.
« Che succede, Aimi? » s'informo allarmato.
« Nulla Demo. » rispose Shadow Lady, « Solo che ora non incontrerò Bright, neppure in quei miei sogni ».

Il mattino dopo riprese a nevicare, un neve candita e lieve. Bright Honda sollevò lo sguardo verso il cielo. Ma non era la neve ad attirare la sua attenzione. Sul campanile mancava una campana.
Accanto a lui era un corpulento ed attempato collega.
« Strano furto, vero Bright? » commentò, « A chi mai verrebbe in mente di portare via una campana. E come, poi? »
« È stata Shadow Lady, Bliss. » rispose l'agente più giovane.
« Ma dai! » esclamò Bliss, « Senza chiasso e senza chiamarci? Non è da lei ».
Bright scosse la testa.
« Non hai appena detto che è un furto compiuto con destrezza e con improbabile profitto. Chi altri farebbe a Gray City una cosa del genere, se non Shadow Lady? »
Il collega spalancò la bocca.
« Mi hai convinto. » dichiarò. « Ma che cosa aveva di speciale quella campana? Mi hanno già fermato una mezza dozzina di persone per chiedermi che sviluppi ci sono per le indagini. Ma la gente qui non ha altro a cui pensare? »
Bright sorrise.
« È proprio perché non vuole pensare ai suoi problemi che desidera ascoltare la Voce della campana. » spiegò Bright, « Una Voce che tuttavia non può aiutare nessuno. Quando tace, quei problemi tornano a tormentare chi ascoltava. Problemi che forse si sono aggravati, mentre erano dimenticati. E ad essi si aggiunge il rimpianto di non udire la Voce ».
Bliss fece una smorfia perplesso.
« Ed io, » sussurrò Bright a se stesso, « so cosa devo rimpiangere ».

« Sì, ma certo che ci vediamo questa sera. » assicurò il Direttore, « Il tempo di trovare una soluzione a questo pasticcio ».
Dietro il vetro, di fronte ad una donna smilza e dai capeli grigi, un nugolo di dipendenti agitava rabbiosamente dei fogli. Il Direttore, parlando al telefono, assisteva al gesticolare della donna ed intuiva le urla di disapprovazione degli impiegati. Nessuno era seduto al telefono o aveva acceso il proprio computer.
« No, dolcezza, » continuò il Direttore, « non voglio tenerti nascosto nulla. Solo che la situazione è così incredibile che non so come raccontartela ».
La donna dai capelli grigi indietreggiò di fronte ad un'impiegata particolarmente corpulenta.
« Come vuoi tu, gioia mia. » proseguì l'uomo, « Questa mattina le impiegate si sono presentate tutte con la copia di un contratto da firmare, che sostengono di aver ricevuto via posta. Io ho detto che i contratti sono stati negoziati da tempo e che le condizioni del nuovo contratto erano insostenibili. Poi però qualcuno ha insistito per vedere i contratti già firmati. Ecco, sono spariti. Non si sa come ».
Fece una pausa. La donna smilza si allontanò inseguita dalle rimostranze della piccola folla.
« Ma chi può averli rubati? » domandò, « E perché? Ad ogni modo gli impiegati hanno sospeso tutti il servizio e se non si trova un contratto che li vincoli a lavorare, dovremo una penale a tutti i nostri clienti ».
La donna grigia si affacciò da una porta.
« Direttore. » lo esortò, « Deve prendere una decisione. I contratti non ci sono, i clienti sono infuriati. E al telefono c'è anche la società che certifica l'idoneità al servizio che vuole vederci chiaro ».
« Ora devo proprio lasciarti, Hikari. » cercò di tagliare corto l'uomo.
L'insulto urlato dall'altro capo del telefono riempi la stanza.
« Scusa, zuccherino, lo so che il tuo nome è... » ma il telefono era muto.

Quando Aicchan apparve sulla soglia del portone di casa, ad ora di pranzo, Ken rimase seduto ad attenderla. Il cuore le si sciolse, mentre la ragazza presagiva qualcosa di allarmante. Non si scompose. Anche lei avvertiva una determinazione a chiarire alcune cose che ricordava a stento di esserle appartenuta in simili momenti.
Si avvicinò al gazebo, ignorando i pochi fiochi di neve che cadevano.
« Eccomi, Ken. » esordì.
Nessuno dei due manifestò la gioia di quell'incontro.
« Ti vorrei parlare. » disse il ragazzo con un sorriso forzato, « Da tanto a dire il vero, ma trovo il coraggio solo ora ».
Aicchan sedette accanto a lui.
« Ti ascolto. » annunciò.
« Io non posso continuare così. » dichiarò Ken, « Mi hai detto migliaia di volte che non ti importa il lusso che hai adesso, che rinunci a cuor leggero sapendo di poter stare con me. E questo mi consola, perché io non potrei mai offrirti nulla di paragonabile a questa casa ».
Sospirò.
« Ma io ho un lavoro, so di valere più di quello che vengo pagato adesso e non voglio darti meno del meglio che posso. Eppure, nonostante tutto il tempo che ho passato lavorando, rinunciando a ferie e straordinari, rinunciando a te, non credo di avere possibilità di carriera ».
Aicchan tamburellò con le dita sul tavolino.
« E dunque? » chiese. « Vuoi rinunciare al matrimonio? »
« Voglio cambiare città. » rispose Ken, « Qui a Gray City non troverò un posto migliore, ma più a nord, nel giro di pochi mesi, credo che potrei guadagnare quasi il doppio. Lo so che comunque è poco ripetto a quello che hai ora, ma è il massimo che posso darti e vorrei che tu o accettassi ».
« Vorresti quindi chiedermi, » concluse Aicchan, « di seguirti in un'altra città, appena sposati ».
« Sì. » confermò Ken.
« Va bene. » replicò la ragazza.
« Come? » balbettò Ken.
« Va bene, » ripeté Aicchan con un sorriso, « lascerò questa casa ed anche questa città. Però... potremmo cercare una città con un università? »
« Naturalmente. » rispose il ragazzo, « Vuoi ricominciare a studiare? »
« Ti dispiace? » domandò Aicchan.
« No pensavo che avessi quest'idea. » considerò Ken, « Ma se vuoi, perché no? Che laurea vorresti prendere? »
« Te lo dico, » fece Aicchan vezzosa, « solo se tu mi dai un bacio ».
Ken acconsentì, senza esitazioni.

Naru rientrò in casa e considerò solo con la coda dell'occhio la figura sul divano, mentre toglieva il soprabito.
« È opera tua ». sentenziò. « Peccato non sia possibile usare questa idea come abitudine per migliorare le condizioni di lavoro. Sai, è del tutto illegale ».
Shadow Lady rise.
« Immagino, » continuò Naru, « che sia per il mio disappunto verso la tua dichiarata attività ladresca che io non ho ricevuto il contratto per posta come le altre. Dubito che ne firmerò uno domani, la ditta vorrà risparmiare almeno il mio stipendio ».
« Non hai bisogno di quel contratto. » replicò Shadow Lady, « Ricordati che devi vedere il Maestro Niimai. Hai preso appuntamento? »
« Me lo sono guadagnato, mi pare. » osservò la giovane avanzando verso il divano.
« Quello, » precisò la ladra, « e anche questa. » Le mostrò una videocassetta.
Naru storse un angolo della bocca.
« Sarebbe? »
« La mia esibizione su metà della tua coreografia. » spiegò la ladra, « Da conservare come esempio del tuo lavoro ».
« Pensi che questo costituisca una referenza? » insinuò ironica Naru.
« A giudicare da come mi guardano gli uomini di solito, » replicò Shadow Lady, « decisamente sì. Fai firmare un impegno ad assumerti al Maestro, mentre la guarda ».
« Se è un suggerimento, » dichiarò Naru atona, « non lo metterò in pratica ».
« Lo so. » ammise Shadow Lady, « Credo di conoscerti per questo ».
Naru la guardò con aria furba.
« Anche io credo di conoscerti, Kimie Rimoko ».
Shadow Lady rise di nuovo.
« Brava! » esclamò, « Lo hai capito! »
« Non sono stata l'unica a non ricevere il contratto, » puntualizzò Naru, « siamo state in due. Arrotondi con lavori saltuari, per rifarti dei colpi andati male? »
« Mi mancherai. » confessò Shadow Lady, « Ma ti auguro buona fortuna! »
Naru si toccò sotto un occhio, poi riprese. « Non mi dirai che non apparirai più? »
Shadow Lady divenne di colpo seria.
« Sinceramente, Naru, non lo so. Credo che le cose potrebbero essere diverse, per me, d'ora in poi ».

   
 
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