No distance can separate us..

            

Era un lunedì, forse il giorno più freddo che abbia mai visto in sedici anni.
Ero lì, seduta su una di quelle squallide sedie azzurre nella zona “ARRIVI” dell’aereoporto di Manhattan. Attorno a me tutti cercavano di coprirsi il più possibile con guanti, giacche e cappelli; a me bastò una semplice felpa grigia che era circa il doppio di me, rubata dall’armadio di mio fratello. Non avevo freddo come il resto delle persone. Nel giro di qualche minuto avrei rivisto quella persona che avrei potuto considerare la più importante della mia vita, e quel pensiero mi teneva al caldo, quasi fossi già tra le sue braccia.
Di colpo, la porta scorrevole di fronte a me si aprì. Scorsi un ragazzo alto quasi quanto la porta, che portava una valigia trasandata blu. Aveva il cappuccio della felpa abbassata, ma riuscii comunque a trovare i suoi meravigliosi occhi color caramello che cercavano me in quel luogo che si affollò nel giro di qualche minuto. La rivista che stavo leggendo cadde a terra e d’istinto le mie gambe corsero tra la folla alla ricerca della persona che mancava nella mia vita da circa un anno. Arrivai davanti a lui e di colpo mi fermai ad osservarlo per qualche secondo. Non feci in tempo a dire parola che ero avvolta tra le sue braccia, con la testa appoggiata al suo petto e con gli occhi che bruciavano dalla felicità.
“Prima o poi scioglieremo questo abbraccio, o cosa?” dissi dopo qualche minuto alzando il viso per guardarlo negli occhi.
“Shhh, fa silenzio e ascolta il mio cuore. ‘sta scena mi sa tanto di film, sai?”. 
La sala stava cominciando a tornare deserta e l’unico rumore che li dentro riechieggiava erano le nostre risate.
“Credo che per quando te ne andrai, avrò avuto minimo una paralisi facciale se cominci a farmi già ridere in questo modo”. Mi scompigliò i capelli sorridendomi, proprio come faceva quando mi accompagnava a scuola un anno prima della sua partenza. Il suo volto era cambiato: era spuntata un po’ di quella barbetta e le imperfezioni che prima gli coprivano parte del suo viso erano sparite, ma i suoi modi di fare erano sempre gli stessi.
Raccolse la sua valigia e ci dirigemmo fuori dall’aereoporto. Rabbrividii a contatto con quell’aria gelida. Justin, questo era il suo nome, se ne accorse all’istante, così mi cinse le spalle con un braccio e mi strinse a sé.
Il mio nome è Hayley. Amo la mia vita per quel che è, nonostante le mille delusioni, perdite e sofferenze che mi ha causato. Credo sia un amore non corrisposto, ma prima o poi qualcuno riuscirà a farle cambiare rotta.




Spazio Autrice
So di aver iniziato 3782416 FF e di non averne mai portata una a termine, ma forse questa è la volta buona! 
Questa è solo l'introduzione, i prossimi capitoli non saranno così corti, lol.
Farò del mio meglio e spero vi piaccia questa nuova storia! :)
-Antons