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Autore: Captain Willard    27/09/2012    4 recensioni
Mi alzo dal divano. Mentre cammino verso di te torno indietro, una retromarcia scandita dai miei passi. Caldo, sole, Marocco. Sembrava quasi un sogno, e ancora eravamo noi. C’era gente, ma non ce ne importava.
Eravamo felici allora.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Trying to take flight”
 
(Pov Colin)
 
 
 
Ti guardo dormire.
 
Il tuo respiro è leggermente affannato. Sfioro i tuoi capelli scuri, leggeri come piume. Sento una fitta all’altezza del cuore. Il dolore è atroce.
Mi mancherà tutto questo.
Ma tutto passa, prima o poi.
 
Tutto passa.
 
 
 
.....
 
 
Mi guardi. Siamo in questa camera d’albergo da quasi venti minuti, ma non ci siamo detti una parola.
 
È come se il silenzio fosse così opprimente da non riuscire a romperlo. Sono seduto sul divano, mentre tu sei dall’altra parte della stanza, le braccia abbandonate lungo i fianchi.
 
Non guardarmi, ti prego.
Sapevamo che sarebbe arrivato questo giorno. Lo sapevo io e lo sapevi tu.
 
E sembrava quasi che fossimo in impaziente attesa di oggi. Ma ora, ora che siamo qua, sembra sia arrivato troppo presto. Siamo pronti, eppure non lo siamo. Non vorremmo esserlo.
Sarebbe quasi più facile tentare ancora una volta di costruire sulle instabili macerie di quello che eravamo insieme.
Ma sappiamo bene che saremmo destinati a crollare, ancora. Abbiamo provato a fuggire dai fantasmi della paura e dalle crepe dell’amore, ma non ci siamo riusciti, anzi vi anneghiamo dentro. Non sono più chi ero, non sei più chi eri. Siamo qui per spezzare il filo.
 
Dobbiamo farlo.
Non vogliamo farlo.
 
“Siamo qui, alla fine” sussurri. Annuisco.
 
Metti una mano in tasca ed estrai il ciondolo di cuoio che sapevo avresti portato. Tiro fuori il mio.
Mi alzo dal divano. Mentre cammino verso di te torno indietro, una retromarcia scandita dai miei passi.
Caldo, sole, Marocco. Sembrava quasi un sogno, e ancora eravamo noi. C’era gente, ma non ce ne importava.
Eravamo felici allora.
 
 
 Facciamo per prenderli l’uno dalle mani dell’altro, ma ci blocchiamo. Apro piano il mio e prendo in mano la ciocca di capelli.
Una lacrima scivola dai tuoi occhi mentre respiriamo le ciocche, inebriandoci di noi. Provando ancora una volta a prendere il volo. È solo un attimo, ma ha il sapore di tutti gli anni insieme.
 
Ma non possiamo permetterci di perderci ancora nel passato, e allora ognuno si riprende la propria ciocca e i ciondoli vengono richiusi.
Ti asciugo la lacrima, ma non mi guardi.
 
“Siamo stati felici.” Annuisci appena, ma ancora non mi guardi. Oh, Jared.
 
 
Guardami, ti prego.
 
 
Saziami ancora di te, per l’ultima volta. I tuoi occhi azzurri sono il mio cielo, anche adesso che ci diciamo addio.
 
“Così finisce.” Dici, finalmente donandomi il tuo sguardo.
 
“Mi mancherai.”
 
La mia risposta ti fa soffrire, lo vedo. Guardi in alto per cercare di sopprimere le lacrime che minacciano di uscire. Io non ho abbastanza forza per trattenere le mie.
Gocce di dolore sgorgano, brucianti sulla pelle. Crollo, sono così debole. Le tue braccia mi accolgono, i tuoi sussurri mi accarezzano, le tue labbra guariscono le ustioni delle lacrime.
Siamo un fuoco d’artificio che esplode, un attimo che già è dissolto, ma le sue luci ancora riecheggiano negli occhi.
 
Non dovremmo.
Lo vogliamo entrambi.
 
L’ultimo atto del nostro amore, la parola  fine a quella felicità che solo io e te insieme potevamo avere.
 
La notte custodisce l’ultima, disperata scintilla di noi.
 
Ci ritroviamo in questo letto sconosciuto, ma non importa, nulla ha più importanza ora che bruciamo, né la pioggia fuori, né le macchine e le strade e i locali e le persone. Siamo solo io e te.
 
Le lacrime sgorgano copiose, ma vedo nitidamente i tuoi dolci lineamenti, le tue labbra rosse di baci, la tua pelle candida, i tuoi capelli scuri, i tuoi occhi che sono due cieli. Le nostre anime fremono, mentre scopriamo la pelle, la stoffa scivola via e rimane l’essenza di noi.
Mi baci, ti bacio, mi imprimo nella mente ogni dettaglio del tuo corpo, la morbidezza della tua pelle, il tuo buon profumo. Ogni centimetro di me rinasce sotto le tue carezze, le nostre labbra si uniscono e si completano, siamo l’uno pieno dell’altro.
Le nostre mani si intrecciano, le nostre anime si fondono quando entro in te.
 
Lentamente, lentamente...
 
 
Ogni secondo è prezioso, ogni secondo è un pezzo di noi che muore, e non lasciamo che fugga via tutto.
Ci aggrappiamo con disperazione a questa notte, a queste stelle che splendono solo per noi.
 
Ogni spinta è una stilettata a quello che rimane del nostro amore, e allora che stiamo facendo, ci stiamo uccidendo?
Ma tutto scorre via senza aspettarci, e allora ci abbandoniamo al piacere e al calore, la pelle sudata, il respiro affannoso, e le scintille che splendono sempre più prima di morire.
Ogni ricordo, ogni frammento di memoria diventa più acceso e vivo, ogni sensazione è amplificata, l’ultima notte, l’ultima.
È tra le lacrime che raggiungiamo il cielo, e mentre i nostri corpi tremano nel piacere che si propaga in noi, i singhiozzi ci scuotono, spezzandoci il respiro. Le scintille si affievoliscono, l’oscurità prende il sopravvento. Le tue lacrime si mescolano alle mie mentre ci baciamo, cerchiamo calore nelle nostre bocche, mentre il freddo della tristezza ci insidia. E mentre ci sussurriamo che non ci amiamo più, il sonno scivola su di noi, accogliendoci nel suo grembo d’oblìo, le nostre mani ora separate.
 
.....
 
 
Sospiri, ti agiti nel sonno, cosa sogni?

È ancora buio.
Vorrei rimanere qui a guardarti, ma non posso.
Non vorrei lasciarti di nuovo solo in un letto, ma devo. E so che mi perdonerai.
Dopotutto, è la scelta giusta.

Non riusciremmo a sussurrarci parole d’addio.

Mi alzo e mi rivesto silenziosamente, raccolgo le mie poche cose, infine ti guardo.
C’è un’ombra di tristezza sul tuo viso.

Vorrei rimanere qui a guardarti.
Vorrei baciarti, amarti, viverti, ma non posso.

Sfioro le tue labbra sapendo che non potrò mai più averti.
Mi alzo e mi incammino, ma mentre apro la porta la tua voce mi ferma.

“La vita ci porta in strani posti. Ci fa fare strane cose.”

Resto immobile, ma non mi giro.

“Ci fa amare...” Sento che sospiri. “E mai dimenticare. Vai via, Colin. Andrà meglio, prima o poi.”

Senza voltarmi, vado via.
Come un amante incatenato a una scogliera, e la cui anima grida per il suo mare perduto.
 
 
.....

  
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