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Autore: Asmodeus    27/09/2012    0 recensioni
Il caos era assoluto e tutti quei fari accesi ad inizio serata gli ricordavano l'incommensurabile grandezza del progresso, che era ripartito più che mai dopo la guerra.
Tutti vivevano ora nel lusso, o almeno tentavano di farlo, e l'ottimismo era così palpabile che, nonostante tutta quella confusione in quel momento, ogni singolo signore ed ogni graziosa dama presente lungo la rue Richer quella sera si sarebbe lasciato andare alla risata più cristallina.
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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LE ROI DES CAFÉS CHANTANTS, LE THÉÂTRE DES FOLIES BERGÈRE!



Disclaimer: i personaggi sono di mia esclusiva proprietà. Eventuali corrispondenze con personaggi o luoghii realmente esistiti od esistenti sono puramente casuali od utilizzate per finalità narrative.

_Asmodeus_

Il niege à le theatre des Folies Bergère

32 rue Richer, 9e arrondissement, Paris, France

14 Febbraio, anno 1927


Quella sera il santo di Terni¹ ed il buon Dio non parevano decisamente essere dalla sua parte. Erano quasi tre giorni che non la smetteva di nevicare ed i poliedrici cristalli ghiacciati che scendevano dal cielo non sembravano aver voglia di interrompere il loro assalto alla Terra.

La non molto ampia rue Richer era piena zeppa di automobili ultimo modello della Parigi bene, rigorosamente nere o più raramente rosso acceso nei colori, fino al giallo delle auto più popolari: si vedevano ovunque le nuove Petite Citron e Quadrillette, addirittura qualche Ford d'Oltreoceano e le già più comuni Porsche.

Tutte queste autovetture normalmente splendenti erano completamente inzaccherate dalla poltiglia semiliquida e scura che copriva la strada, prodotto della grossa quantità di neve caduta nelle ultime ore ed incessantemente pestata e pressata da automobili e passanti.

Il caos era assoluto e tutti quei fari accesi ad inizio serata gli ricordavano l'incommensurabile grandezza del progresso, che era ripartito più che mai dopo la guerra.

Tutti vivevano ora nel lusso, o almeno tentavano di farlo, e l'ottimismo era così palpabile che, nonostante tutta quella confusione in quel momento, ogni singolo signore ed ogni graziosa dama presente lungo la rue Richer quella sera si sarebbe lasciato andare alla risata più cristallina.

Avrebbero condiviso tutti assieme le novità del giorno, un bicchiere di alcool in una mano e l'altra a trattenere un buon sigaro da cui aspirare grosse boccate di fumo denso; le dame si sarebbero intrattenute con i soliti pettegolezzi e si sarebbero invidiate l'un l'altra, ma alla fine dello spettacolo, assieme ai mariti, se ne sarebbero andate comunque felici e piene di speranza per il giorno successivo.

Questa era difatti la magia di quel magico luogo chiamato “Folies Bergère”: chiunque vi entrava, dal più pudico cappellano al più integro tenente, dal più caritatevole vescovo al generale più intransigente all'aristocratico vecchio stile, dall'innocente consorella benedettina alla suscettibile contessa decaduta, ebbene, ognuno di essi non poteva che uscirne pieno di un sentimento di libertà interiore.

Non importa alcun pensiero politico, alcun credo religioso, alcuna morale personale: entra e le pastoie della civiltà scioglieranno il loro giogo su di te, lasciandoti libero di godere e di assaporare, almeno per una notte, la felicità ed il piacere nella loro massima potenzialità.”

Se non fosse stata una frase così lunga, questa appena formatasi dallo sforzo delle sue meningi annoiati avrebbe potuto essere il nuovo inno del più famoso locale di Parigi.

Oppure no, forse era troppo filosofico.

Anzi, lo era decisamente.

In quel luogo le parole non contavano nulla, erano i corpi, i vestiti, le paillettes, le piume, i gioielli, i colori, i profumi, la musica, l'orchestra, i sentimenti a comandare.

Oligarchia della lussuria e del piacere, dominio delle vanità.

Anche questa descrizione azzeccata era troppo astratta per poter ben figurare accanto ai coloratissimi ed elettrizzanti manifesti di presentazione degli spettacoli del locale.

Avrebbe fatto meglio a mettere a tacere quel suo cervello fin troppo prolifico di idee filosofiche, tanto quella sera non gli sarebbe servito a granché.

Piuttosto, molto meglio sarebbe stato se quei caproni delle altre autovetture avessero finalmente deciso di sgomberare la strada e farlo passare.

La sua nuova coupé di ville in livrea nera e grigia avrebbe dovuto aprirgli molte porte, invece continuava a confondersi in tutto quell'agglomerato di macinini della nuova borghesia arricchita e nelle nuove automobili degli aristocratici scesi al rango di plebei a frequentare i locali di massa.

Non era certamente molto distante come classe sociale né dall'una né dall'altra – dopotutto suo padre non era stato altro che un facoltoso mercante che aveva ereditato un ormai inutile titolo di nobile minore dal padre dragone di Napoleone III – eppure nonostante il suo retaggio e la sua giovane età si considerava di molto superiore a tutte le basse intelligenze parassite che affollavano rue Richer quella sera.

Un trambusto improvviso scosse la caotica massa di vetture e persone accalcate le une sulle altre in mezzo alla poltiglia grigiastra, mentre si udivano a stento delle forti urla provenire un centinaio di metri alle sue spalle, dal centro della fila che continuava ad allungarsi per molte e molte centinaia di metri lungo tutto la via.

Pian piano, una dopo l'altra, le vetture dietro la sua iniziavano a muoversi faticosamente, ogni chauffeur tentava di eseguire delle complicate manovre per riuscire a spostare dal pantano grigriastro il proprio veicolo, come se stesse arrivando l'esercito a sgomberare a forza la strada.

Non riuscì a comprendere ciò che dicevano le urla lanciate verso quel caotico nevischio sempre più fitto, ma a quanto pare il conducente della sua coupé ne afferrò benissimo il senso, ed iniziò anche lui ad eseguire il rituale per smuovere l'automobile dal centro della strada.

Stava per urlargli di fermarsi e chiedere spiegazioni, ma finalmente l'urlo giunse comprensibile anche al suo orecchio, e preferì giustamente tacere.


*


Una calma irreale s'era stabilita lungo tutta rue Richer nel giro di una decina di minuti, e quella che prima era una caotica cacofonia di insulti tra chauffeurs e di brontolii signorili s'era tramutata nell'assemblea silenziosa che ascoltava il vescovo a Notre Dame la notte di Natale compiere la consacrazione delle ostie.

Solamente la neve continuava a sbarrare la strada alla splendida autovettura che la trasportava al suo momento di gloria, ma alla fine non faceva che rendere il tutto ancora più magico di quanto già non fosse.

Mentre la nuovissima e fiammante limousine che la trasportava si faceva largo fra due ali di autovetture pressate le une sulle altre, conducenti e proprietari trasportati che la osservavano avanzare con un misto di profonda invidia e somma ammirazione, si sentiva realmente una regina.

Non era riservato a tutti un trattamento come il suo, anzi, era la prima in assoluto al mondo a ricevere un'accoglienza del genere prima ancora di stupire per l'ennesima volta le folle adoranti.

Monsieur Bugatti non aveva voluto sentire ragioni e l'aveva quasi costretta a salire sul suo nuovissimo e costosissimo gioiellino, sfornato appena un mese prima dalle sue industrie per mostrare al mondo quanto fosse ricca e potente la sua famiglia.

Fin dall'inizio della storia delle autovetture, erano stati i grandi dominatori del mercato di classe europeo, ma quella volta avevano superato davvero se stessi.

L'imponente e magniloquente Type 41 Royale era stata chiamata dallo stesso Ettore “Coupé du Patron” e fino a quel momento nessun altro a parte Monsieur Bugatti e famiglia era potuto salire sopra quella macchina stratosferica.

Unica nel suo genere, era stata appositamente costruita per un uso famigliare, e ad essa, secondo le stesse volontà di Ettore, avrebbero seguito solamente ventiquattro sorelle, non una di più.

L'imponente autovettura montava un motore ciclopico in dimensioni e potenza, la livrea raffinatissima era completamente nera con due fasce grigio tortora a spezzare il monocromatismo, gli interni erano in puro cuoio rosso imbottito e le maniglie delle due portiere d'oro massiccio.

Assieme a lei trovava posto Monsier Bugatti in persona, che conversava amabilmente con la sua ospite e la propria consorte, a lui opportunamente affiancata.

A dire il vero, non l'aveva considerato poi molto durante il viaggio, benché fingesse di ascoltarlo con interesse per non mancare di gentilezza con un patrono così importante e ricco.

Inoltre avrebbero comunque avuto tempo per conversare più tardi, dopo lo spettacolo, quando li avrebbe attesi una cena regale con le più grandi personalità di Francia, impegno obbligato per sdebitarsi della faraonica ospitalità ricevuta dal magnate francese.

Sorrise con naturalezza ad una battuta poco cortese di Ettore sulla plebaglia che stava immobile ai loro lati a fissarli, e perse il suo sguardo tra la folla di volti spiaccicati contro i gelidi vetri delle altre autovetture che subivano di tutto pur di riuscire a vedere il motivo di tale trambusto.

Poco più avanti di loro, due gendarmi a cavallo stavano liberando l'ultima parte di strada dal nugolo di formiche aristocratiche e borghesi che stazionavano ancora davanti all'ingresso del locale.

Proprio mentre lanciava l'ultima occhiata alle vetture alla sua destra, prima di rimettersi la pesante pelliccia addosso preparandosi ad uscire nel gelo e nella neve – all'interno dell'abitacolo signorile, al contrario che nella parte del chauffeur, la temperatura era stata resa e mantenuta confortevole da due preti nascosti sotto alle sedute per vincere il freddo invernale – ecco, fu allora che lo vide.

Due occhi così verdi da ricordarle le immense praterie americane da cui proveniva la sua famiglia, ed una ciocca di capelli – a dire il vero un po' lunghi per un uomo – neri come la sua pelle, entrambi questi elementi la fissavano da un'autovettura anonima ma di gran classe e simile in quanto a livrea alla Coupé du Patron.

Le due gemme di ghiaccio scintillarono catturando il suo sguardo per un istante, ma poi la magia svanì in un soffio così com'era iniziata.

Ettore l'apostrofò per ricordarle di prepararsi all'imminente discesa, e di lì a due minuti la regina delle limousine si fermò davanti al faraonico e lussurioso ingresso del più famoso café chantant di Parigi.

La ciclopica insegna che recitava Folies Bergère era resa ancora più imponente dalla grossa opera muraria sottostante, raffigurante una scena di burlesque secondo lo stile futurista.

Ma l'attenzione di tutti non era attirata da quello splendore artistico, bensì dall'immensa locandina multicolore a sinistra della ballerina di pietra.

Presentava un paesaggio esotico tipicamente coloniale, ed al suo centro la gigantografia della sua persona danzava assieme ai felini selvaggi; poco più sotto, a svolazzanti seppur enormi caratteri stampati, era scritto “La Revue des Revues: Joséphine Baker - Folies Bergère,Paris, 1927”.

NOTE:

¹ San Valentino da Terni, protettore degli innamorati.

_Amodeus' Space_

Bentrovati di nuovo qui sulla mia pagina, ad assaporare per la prima volta quello che vuole essere l'inizio di una piccola long ambientata proprio a Parigi, nel café chantant "Folies Bergère" durante un breve arco di tempo riguardante la sola sera e notte del 14 febbraio 1927. Sono stato folgorato dall'ispirazione per questa piccola long quasi per caso, mentre raccoglievo informazioni per un'altra long originale ambientanta anch'essa nel passato. Potrei dilungarmi molto su entrambi questi progetti, ma preferisco tenerli al calduccio. Allo stesso modo ho preferito anche evitare l'enorme numero di note esplicative che normalmente mi contraddistingue: forse in questo caso vi sarebbe interessato conoscere qualcosa di più su questo locale (ma sarà l'ambientazione, quindi preferirei lo scopriste assieme a me andando avanti con la storia) così famoso a Parigi, oppure sapere delle autovetture d'epoca che cito, ma alla fine credo che né io né voi potremmo mai considerarci amanti delle auto d'epoca, quindi meglio lasciare tutto nel vago anzi, dare libero spazio alla vostra fantasia :) Ma non temete, torneranno ancora queste auto, così come i personaggi realmente esistiti di Joséphine Baker e di Ettore Bugatti si presenteranno nella loro nuova parte scritta appositamente per loro dal sottoscritto ma in parte ricalcante la verità storica. Ed ovviamente, anche quei due occhi di ghiaccio saranno importanti, più avanti in questa long e forse addirittura anche più in là :)

Al prossimo aggiornamento! Stay tuned! :)

(Recensioni e commenti sono sempre graditi poichè aiutano il sottoscritto a migliorarsi sempre di più. )

   
 
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