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Autore: luctrovato    28/09/2012    1 recensioni
Cosa resta da fare quando si ha solo una settimana di vita?
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Ti resta ancora una settimana di vita…”
La frase mi fu detta a bruciapelo, senza preavviso.
No che non me l’aspettavo ma probabilmente avrei voluto che il mio interlocutore mi avesse messo un po’ di zucchero per ingoiare una pillola che risultava molto amara.
Sorrisi imbarazzato.
Cosa si dice in questi casi? Che non voglio morire? Lo avrò detto chissà quante volte, magari senza convinzione o come una frase messa lì, senza un particolare perché scherzando con gli amici.
Quando finalmente fui solo con i miei pensieri, sopra il mio letto, mi resi conto della brevità della cosa: una settimana.
Nostro Signore creò tutto questo in una settimana…e ha avuto anche un giorno di riposo.
Non avevo sonno, dopotutto avrei dormito chissà per quanto tra soli sette giorni.
Nella mia mente arrivarono mille progetti incompiuti, mille frasi che avrei voluto e dovuto dire a persone ormai troppo lontane passate nella mia vita.
Potevo rimediare?
Solo in quel momento mi resi conto che ero impossibilitato ad uscire dal mio guscio da dove, probabilmente, avrei dovuto aspettare la mia morte.
L’unica cosa che non mi creava fatica era il pensiero: lo usai con i ricordi.
Verdi prati, corse senza fine sotto il sole di primavera. Mia mamma e mio padre sotto il grande albero dove facevamo il picnic ogni calda domenica. Diventando grande non li ho mai detto quanto voglio bene a loro. Rimandavo di continuo senza un perché dicendomi che tanto lo sapevano.
 I miei genitori morirono proprio mentre mi stavo imbarcando su un aereo per la mia prima vacanza fuori dalla madre patria. Loro mi lasciarono da solo con mille problemi e cominciarono i miei guai.
Ecco, ora, sdraiato sul mio letto, penso ai miei genitori e mi dispero per tutte le volte che non ho detto quanti li amavo. Appena li vedrò nell’altro mondo sarà la prima cosa che voglio fare.
Sempre se esiste un altro mondo.
Dopotutto io sono ateo o almeno così penso di essere. Probabilmente per la paura di un inferno a cui sono irrimediabilmente destinato.
Anche perché, con tutte le religioni esistenti, c’è l’imbarazzo della scelta su quale fede scegliere.
In una settimana potrò fare delle buone azioni tali da cancellare il mio triste passato?
Immagino Satana che si liscia le mani: un altro cliente sta arrivando.
La mia mente macina ricordi e arriva anche lei: una fidanzata fedele che ho tradito.
Chissà, sarebbe potuta diventare mia moglie se solo le avessi detto qualcosa il giorno che abbiamo litigato e lei ha sbattuto la porta.
Ero convinto che sarebbe tornata.
Il mio orgoglio è stato più forte dell’amore per lei.
In una settimana potrei anche riuscire a trovarla ma a cosa servirebbe? Lei si sarà sicuramente sposata con un uomo molto più stabile di me. Spunterei all’improvviso al pari di un fantasma e mi sottoporrei al suo giudizio. No, meglio non incontrarla.
Scusami per il male che ti ho causato, ovunque tu sei.
Vorrei rallentare l’orologio che si burla di me facendo passare i secondi, i minuti e le ore.
La mia ultima settimana sta passando e il caso ha voluto che cominciasse da un lunedì.
I primi tre giorni sono volati e sono stato male pensando che non vedrò mai più un lunedì, un martedì e un mercoledì.
Giovedì è passato Don Claudio.
Lui sa che sono ateo ma viene sempre nella speranza che possa cambiare idea e, forse, c’è riuscito. Dopotutto cosa ho da perdere? Almeno si potrà vantare di aver convertito una pecorella smarrita.
Penso al parroco del paese dove sono nato ma non ricordo il suo nome.
Forse non dovevo saltare il catechismo e accettare il suo invito a fare il chierichetto la domenica a messa.
Ricordo la sua faccia enorme e simpatica, le sue gote rosse e il suo sorriso.
Appena i miei genitori mi lasciarono, non avendo più loro che mi costringevano, invece di chiudermi per un’ora dentro una chiesa per sentire recitare un prete, me ne andavo sul fiume a pescare.
I miei pensieri mi rapiscono e mischiano episodi della mia vita facendomi vedere distintamente molti incroci che ho attraversato. Ora, a pochi giorni dalla mia fine annunciata, penso a cosa poteva accadere nel caso avessi preso un’altra direzione.
Penso al mio amico Gianni. Quante ne abbiamo fatte insieme? Poi ho preferito altre compagnie perché lui era troppo bravo, troppo fedele e troppo giusto. Quando ha scelto la carriera nella Polizia l’ho visto come un nemico e i nostri rapporti sono finiti.

Lo sbirro e il delinquente, così ci chiamavano. Ex amici e neo nemici.
Una volta l’ho intravisto: sposato con una donna bellissima e sicuramente brava e pia come lui. C’erano due marmocchi intorno che somigliavano a loro. Un bel quadretto, complimenti.
Scusa Gianni, avevi ragione tu. La tua vita è migliore della mia.
Ultimo giorno.
Domani morirò.
Che strano, è come levare la corrente ad una macchina che verrà buttata via.
Mi son trovato a passeggiare nervosamente per la stanza maledicendo il fatto di non aver impiegato le ultime ore a fare qualcosa di manuale, a lasciare qualche memoria ai posteri.
Effettivamente il mio più grande rammarico è il figlio che non ho mai avuto.
Mi spiace figlio mio, non ti ho mai voluto perché la droga era una priorità e tu saresti stato un ostacolo, un fastidio.
Tua madre ha fatto bene a lasciarmi e non usare il mio seme per procreare.
Ti avrei usato per ottenere soldi che sarebbero andati nel mio vizio mentre tu, probabilmente, avresti patito le pene dell’inferno per la mia noncuranza.
Sarei stato un pessimo padre.
Nell’ultimo giorno della mia vita mi sono trovato inginocchiato davanti ad un crocifisso, con Don Claudio che mi guardava sorridendo, a chiedere perdono.
Voglio giocarmi questa ultima carta per cercare di ottenere un forte sconto dell’Inferno.
Magari un po’ di Purgatorio.
Sono stato un drogato, ladro, truffatore e bugiardo.
Ma non sono un assassino, questo no.
Solo ora penso a quel tizio dentro la gioielleria.
Io ero fatto di cocaina e mi avevano dato una pistola in mano.
Me l’aveva dato “lo sfregiato”, un tizio che mi riforniva e che mi diceva che doveva salvare il culo al vero assassino. Mi avrebbe dato tanti soldi e io avevo bisogno di ottenerli.
Nel mio stato non capivo in che direzione stavo andando e la fine che avrei fatto.
In questo stato degli Stati Uniti d’America gli assassini vengono puniti con la morte.
Solo ora, a poche ore dalla mia fine, ricordo il suo viso, i suoi occhi increduli e quel velo invisibile che la morte gli pose davanti.
Ricordo di essermi trovato stranamente lucido solo per un attimo con una pistola fumante in mano e un cadavere in terra pieno di sangue.
Alla polizia, arrivata sul posto, sorrisi dopo aver buttato per terra l’arma e aver detto, nel modo più innocente possibile, che non ero stato io.
Mi sentivo un bambino, sporco di marmellata, che negava di averla presa.
Mi resi conto della gravità di quello che avevo fatto solo quando il giudice disse che ero stato condannato alla pena di morte. Nessuno aveva creduto alla mia storia definita assurda.
Forse non ci credevo più neanche io.
Ho vissuto i miei ultimi anni nel carcere di massima sicurezza.
Braccio della morte.
Ho visto tanti miei compagni di disavventura recarsi nella camera dove fanno la puntura mortale.
Mi son chiesto per anni cosa si provasse.
Ma solo quando è venuto il direttore di carcere a dirmi che mi mancava una settimana ho avuto paura.
Non ho una malattia, sono in salute, ma purtroppo ho scelto una direzione di vita sbagliata.
Scusatemi tutti.
Chissà, con i miei genitori vivi avrei potuto fare quel viaggio in Europa, studiare all’università, sposarmi con la mia fidanzata ed avere dei figli. Avrei passato serate allegre con la famiglia di Gianni e visto crescere la mia prole fino a diventare nonno.
Quando mi hanno sistemato sul lettino dove mi faranno l’iniezione letale ho sentito una lacrima sul mio viso.
Il dottore stava preparando la dose quando il telefono squillò facendo saltare in aria i presenti.
In una intercettazione telefonica “lo sfregiato” aveva detto che stavo morendo per un altro.
Hanno fermato la mia esecuzione e sono nato un altro volta.
Dopo un altro processo hanno appurato la verità e mi hanno liberato.
Ho avuto un’altra possibilità e ora non voglio sprecare un’altra settimana.
D’ora in poi dovrò ponderare bene gli incroci della mia vita.
 
  
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