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Autore: MarchesaVanzetta    28/09/2012    1 recensioni
“Posso sedermi affianco a lei, giovanotto?"
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Posso sedermi affianco a lei, giovanotto? Non ci sono altre panchine libere” gli chiese una vecchietta, distraendolo dai suoi pensieri contorti. La osservò per una frazione di secondo e la catalogò come una nonna qualunque: i vestiti vecchi e di un colore indefinito, la borsa gigantesca in pelle, i capelli bianchi raccolti in una crocchia mezza disfatta.
Senza darle una risposta spostò la carta unta del panino che aveva appena mangiato dall’altra metà della panchina e si portò la sigaretta alle labbra, cercando di riprendere il filo dei suoi ragionamenti.
“Mi scusi se la disturbo, ma la sua maglietta ha uno strappo. Vuole che gliel’aggiusti? Sarebbe un piacere per me e ci metterei un attimo” gli propose la vecchia, occhieggiando a uno strappo sul bordo della sua maglia dei Kiss.
“È strappata apposta” rispose laconico, cercando di astrarsi di nuovo. Quella tizia iniziava già a infastidirlo.
“Perché dovrebbe andare in giro con dei vestiti strappati?” domandò la donna, girandosi a fissarlo. La cresta alta e tinta di blu non la impressionava, le borchie sul chiodo in pelle non le facevano né caldo né freddo e così gli stivali neri e consunti, ma gli strappi nella maglietta la turbavano moltissimo. Aveva vissuto per anni con i vestiti rammendati che si strappavano non appena faceva qualche lavoro in casa e associava i buchi nei vestiti a quel periodo della sua infanzia, durante la guerra.
“Mi piace così! E lei perché va in giro con quelle robe orrende e color vomito?” sbottò il ragazzo, guardandola con una punta di odio e molto disprezzo: odiava essere disturbato quando fumava al parco e ancora di più essere insultato da gente che non conosceva il suo stile di vita. E quella vecchietta aveva fatto entrambe le cose.
“Sta bene? Mi sembra molto stressato…” rispose la vecchia, pacata, sorridendo gentilmente e ignorando il commento sui suoi abiti.
“Mi sta rompendo il cazzo da quando è arrivata e sta interrompendo i miei ragionamenti con le sue chiacchiere. Questa è l’unica mezz’ora che ho libera della giornata e lei mi chiede perché dovrei vestirmi come mi vesto, se me lo permette mi girano le palle!” rispose infuriato, iniziando a raccattare il pacchetto di sigarette, la bottiglia di birra mezza vuota e la borsa.
“Non se ne vada, mi dispiace!” lo fermò la donna, posandogli una mano sul braccio. Il ragazzo la fissò e nei suoi occhi grandi e ingigantiti dagli occhiali vide uno sguardo costernato e pentito. Si sedette di nuovo sulla panchina e accese un’altra sigaretta, buttando a terra il mozzicone di quella che stava fumando prima, ormai consumata.
“Così lei viene qui a pensare mezz’ora al giorno?” chiese la donna dopo qualche minuto, la voce anziana animata dalla curiosità per quel giovane.
Il ragazzo si girò e le lanciò uno sguardo d’avvertimento.  
“Va bene, taccio” rispose la donna, tirando fuori dalla borsa un gomitolo di lana e due ferri.
Quel giorno il ragazzo decise di saltare il lavoro e stette tutto il pomeriggio su quella panchina, trovando il lieve ticchettare dei ferri della vecchia estremamente conciliante per i suoi pensieri.
  
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