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Autore: giorgiet    28/09/2012    2 recensioni
Una ragazza e un vampiro. La preda e il cacciatore. o forse, molto più semplicemente un ragazzo e una ragazza in una notte fuori dal mondo, dove il passato si cancella e il futuro comincia
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Damon Salvatore, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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La porta del Bree bar si aprì per l’ennesima volta nella stessa sera, lasciando entrare una ragazza dai capelli castani. In silenzio e con la testa bassa si sedette al bancone. La barista la guardò con la coda dell’occhio mentre riempiva di Bourbon il bicchiere dell’uomo seduto di fronte a lei.
Posata la bottiglia si avvicinò alla ragazza che distrattamente giocava con la collana appesa al collo –cosa ti porto?- le chiese attirando la sua attenzione. La ragazza alzò la testa guardandola per qualche secondo – non lo so- rispose in fine voltando la testa alla sua sinistra.
Un paio di sgabelli dopo di lei, un ragazzo con i capelli neri come la notte la fissava, agitando il bicchiere tra le mani.
- prendo quello che sta bevendo lui- si corresse indicando con un cenno della testa il ragazzo che continuava a fissarla sorridendole in modo seducente. Una volta ne sarebbe rimasta affascinata, avrebbe ricambiato il suo sorriso e avrebbe fatto la stupida con lui…
Una volta, quando tutto era diverso.
- non credo tu abbia l’età per poterlo bere- le disse la barista guardando anche lei il ragazzo dai capelli neri.
- allora…-
-Bree portale il bourbon- venne interrotta dal ragazzo che si era avvicinato senza che lei se ne accorgesse. La barista riempì, in silenzio, il bicchiere lanciando uno sguardo di rimprovero al ragazzo seduto di fianco a lei, per poi allontanarsi e servire altri clienti senza però smettere di tenerli d’occhio.
-il bourbon non ti farà dimenticare i tuoi problemi- le disse lui sorseggiando il contenuto del suo bicchiere. La ragazza lo guardò con perplessità –allora perché tu lo bevi?- chiese bevendo anche lei. Il ragazzo sorrise allungando una mano verso di lei
–Damon…molto piacere-
- il piacere è tutto tuo- rispose la ragazza spostando lo sguardo di fronte a se. Lo sentì ridacchiare e scolarsi in un secondo tutto il liquore che riempiva il bicchiere.
- vediamo se indovino…- posò il bicchiere vuoto  sul bancone, voltandosi leggermente verso di lei.
L’aveva notata appena entrata, con l’aria triste e malinconica, la testa bassa a nascondere il volto. Una preda facile per uno come lui, con un odore niente male, dolce e piccante allo stesso tempo, estremamente invitante per un vampiro.
- ti chiami…- sembrò pensarci per qualche secondo, poi con un sorriso da furbo –Erin- disse.
La vide irrigidire la schiena, sbarrare occhi e bocca con espressione sconvolta. Lentamente voltò il volto verso di lui –come…- balbettò, portando istintivamente le mani al collo, per stringere con forza la collana che portava. La sua collana.
- è scritto sul ciondolo che porti al collo- le rispose Damon incuriosito dalla reazione esagerata della ragazza. Decisamente esagerata, pensò, notando gli occhi lucidi.
La ragazza sembrò riscuotersi dallo stato di shock , scosse la testa e poi svuotò il suo bicchiere in solo sorso, piegando le labbra in un’espressione disgustata.
- non…mi chiamo così- sussurrò abbassando gli occhi, restò in silenzio, mentre il suo bicchiere e quello di Damon venivano nuovamente riempiti. Agitò la testa in segno di ringraziamento verso la barista e poi, nuovamente, svuotò il contenuto in un secondo. Damon restò a fissarla, gustandosi il bourbon, incuriosito da quella ragazza. Non sapeva spiegarsi il motivo, ma la trovava affascinante. Non in senso fisico, anche se osservandola bene non era male, ma c’era qualcosa di misterioso e attraente che l’avvolgeva. O forse semplicemente riusciva a sentire e condividere la tristezza e il dolore che le leggeva negli occhi. Era come guardarsi allo specchio quando lui pensava a Katherine.
- Iris- La sua voce lo riscosse dai suoi pensieri, allontanando ricordi dolorosi –il mio nome è Iris- precisò la ragazza notando la sua confusione.
- Iris – sussurrò Damon in modo sensuale, accarezzando con la punta delle dita il braccio scoperto. Iris segui in silenzio il percorso della mano, notando l’anello che Damon portava.
- bel anello- disse la ragazza, afferrando la mano per avvicinarla al volto – è un cimelio di famiglia- sussurrò lui intrecciando le loro dita. Fissando lo sguardo nel suo, portò le loro mani vicino alle labbra, baciando le nocche, la sentì tremare leggermente e sorrise con le labbra ancora premute sulla sua pelle. Poi all’improvviso lei levò la mano, afferrando con forza il bicchiere ormai vuoto.
- la tua collana…anche quella è un cimelio di famiglia?- le chiese Damon. Iris portò rapidamente la mano a stingere il ciondolo, come a volerlo proteggere. In realtà era lei che voleva proteggersi da quei ricordi che non la facevano dormire, che le spezzavano il cuore, che le facevano desiderare di morire.
 
 
La testa le girava, la mente era leggera e il corpo pesante. Qualcuno, non sapeva esattamente chi, le parlava cercando di dirgli qualcosa che lei non capiva, ma stranamente lo trovava molto divertente.
Scoppiò a ridere senza nessun motivo, sentendosi afferrare un braccio. Quando si voltò verso la persona che la stingeva trovò un viso simile al suo, i capelli erano più corti e gli occhi erano più scuri.
-Erin!- urlò gettando le braccia al collo della sorella. Quest’ultima la strinse per un secondo e poi l’allontanò da se, stringendole comunque le mani – mamma è molto preoccupata- le disse aiutandola ad infilarsi la giacca –papà ci sta aspettando fuori- continuò stringendole la vita per evitarle di cadere e aiutandola ad uscire fuori da quella festa –sono riuscita a convincerli a farti una ramanzina domani- la informò Erin, consapevole però, che la sorella era troppo ubriaca per capire.
- oh!!! Sorellina ti voglio bene tanto tanto tan…- Iris inciampò cadendo malamente a terra, portandosi dietro la sorella. Scoppiò a ridere non rendendosi conto nemmeno di essersi slogata una caviglia, all’improvviso si sentì tirare su di peso, aprì gli occhi che non ricordava di aver chiuso, ritrovandosi vicino il volto furioso del padre. Dopo essersi assicurato che Erin stesse bene, l’aiutò a salire in macchina.
 
 
Iris non ricordava niente di quello che era successo dopo che la macchina era partita. Quello che accadde lo scoprì qualche giorno dopo risvegliandosi in ospedale. Fu sua nonna a raccontarle tutto: L’incidente, la corsa in ospedale, la morte del padre. La morte di Erin.
Da quel giorno erano passati tre mesi e non era trascorso giorno in cui lei non si sentisse in colpa.
Per essere sopravvissuta, per essere andata a quella maledetta festa nonostante il parere contrario dei sui genitori, per aver costretto suo padre e Erin ad andarla a prendere. Aveva ragione sua madre quando le diceva che doveva essere lei a morire.
- diciamo di si…- sussurrò Iris –era di mia sorella- continuò accarezzando il nome inciso sul ciondolo –Erin immagino- disse Damon, notando il modo in cui stringeva la collana. La ragazza annui semplicemente, aveva paura che se avesse aperto bocca in quel momento non sarebbe riuscita a trattenere le lacrime e lei non poteva piangere. Non doveva, perché non meritava nemmeno quello.
Damon la guardò mentre cercava in tutti i modi di non piangere e non ci mise molto a capire che la sorella era morta. Il volto di Stefan si affacciò nella sua mente, fu inevitabile chiedersi  cosa proverebbe se suo fratello morisse. Poi pensò a Katherine, a tutto l’odio che provava per lui e si convinse che se Stefan fosse morto lui non ne avrebbe sofferto.
Iris si alzò improvvisamente dallo sgabello, lasciando qualche banconota sul bancone –è stato un piacere Damon- salutò uscendo rapidamente dal bar. Non ce la faceva più, voleva solamente che tutto finisse.
Non voleva più vivere sapendo di essere la responsabile della morte di suo padre e di sua sorella,
Non voleva più leggere negli occhi di sua madre il dolore e l’odio ogni volta che la guardava.
Non voleva più vivere senza la costante presenza di sua sorella Erin.
Semplicemente non voleva più vivere.
Uscita dal locale salì velocemente in macchina, immettendosi sulla strada che l’avrebbe portata a Stone Mountaun .
 
Erano almeno due anni che non andava lì, da quando lei e Erin avevano deciso di festeggiare in modo diverso il loro compleanno. Da che aveva memoria, infatti era sempre stato lì a “Covered Bridge” che la sua famiglia passava il giorno del loro compleanno.
Per i suoi genitori quel ponte aveva un significato speciale: Lì si erano incontrati la prima volta, era stato lì che il padre aveva fatto la proposta di matrimonio, ed era sempre stato lì che la madre aveva annunciato di essere incinta di lei e di Erin. Per Iris, invece, quel ponte rappresentava il legame con la sorella.
Nonostante fossero gemelle, lei e Erin non erano mai andate particolarmente d’accordo, non che non si volessero bene, ma raramente si scambiavano più di due parole e quando accadeva era solamente per litigare. Tutto era cambiato il giorno del loro quattordicesimo compleanno.
Iris aveva appena avuto la sua prima delusione d’amore e la sorella le era stata vicina come nessun altro, avevano parlato come mai prima di allora. Quel ponte era stato spettatore della nascita del loro legame, da quel giorno non si erano mai più separate. E ora Erin non c’era più.
Iris strinse il volante con forza, spingendo il piede sull’acceleratore con il ricordo di quei giorni felici e sereni impressi nella mente.
 
I bordi della strada una figura sfogata seguiva l’automobile da quando aveva lasciato il parcheggio del bar. Damon si chiese, non per la prima volta, per quale diavolo di motivo stesse seguendo quella ragazza.
Si era appena chiusa la porta alle spalle che Damon si era alzato per seguirla, incurante delle parole di Bree che gli suggerivano di lasciarla perdere. L’aveva vista salire in macchina e imboccare rapidamente la strada per uscire da Atlanta. Non ci aveva pensato due volte e aveva cominciato a correre per raggiungerla. C’era qualcosa che lo spingeva verso quella ragazza, non sapeva esattamente cosa, ma qualcosa in lei lo attirava inspiegabilmente.
 
Dall’ultima volta che era stata lì “Coverei Bridge” non era cambiato. Sembrava che il tempo si fosse fermato, se chiudeva gli occhi riusciva a rivivere l’ultimo giorno che c’era stata. Le sembrava di riuscire a sentire la voce di Erin, l’odore del padre e dei suoi sandwich, la risata allegra di sua madre.
Iris restò per un po’ ad occhi chiusi, persa nei ricordi, mentre alle sue spalle Damon l’osservava in silenzio. All’improvviso la vide avanzare e sporgersi oltre la ringhiere di legno e osservare il fiume che scorreva sotto il ponte. Sentì il battito del suo cuore accelerare e il respiro farsi irregolare –maledizione- sussurrò la ragazza, poi abbassò la testa e lasciò che lacrime amare le bagnassero le guance. Con lo sguardo ancora appannato Iris fece forza sulle braccia e provò a scavalcare la ringhiere di legno.
Damon sbarrò gli occhi quando le intenzioni della ragazza gli furono chiare e agì d’istinto, avvicinandosi quel tanto che bastava per percepire la sua presenza. Iris si voltò sentendo i passi di qualcuno dietro di lei e rimase scioccata trovando il ragazzo del bar.
-se proprio vuoi morire conosco metodi migliori e più efficaci- le disse Damon facendo qualche passo nella sua direzione.
- cosa vuoi da me?- sussurrò Iris. Le labbra di Damon si piegarono in un sorriso sinistro e in un secondo sparì nel nulla. La ragazza sgranò gli occhi cercando di capire se era lei ad essere impazzita o se lui fosse veramente sparito. All’improvviso riapparse a pochi centimetri dal suo volto, facendola gridare per lo spavento –posso volere molte cose da te- sussurrò lui prendendole il viso tra le mani –ma per il momento mi accontento del tuo sangue- le disse stringendola contro di se e affondando i denti nella sua carne.
Iris urlò ancora più forte quando sentì la pelle del collo lacerarsi, cercò di spingerlo via, di allontanarlo da se inutilmente. Era troppo forte per lei, e più lui mordeva e succhiava più lei si sentiva debole, finché tutto intorno a lei non diventò nero. L’ultimo pensiero fu per la sua famiglia.
 
Il sapore del suo sangue era molto meglio di quello che Damon aveva immaginato, era inebriante. Non avrebbe mai smesso se il cuore della ragazza non avesse cominciato a rallentare. E allora capì di non volerla uccidere. Si staccò da lei, gli diede il suo sangue e restò in attesa.
- perché sono ancora viva?- chiese Iris non appena incrociò gli occhi di Damon. Lui non rispose, ma restò a fissarla in silenzio mentre si metteva seduta e con una mano si tastava il collo, in cerca della ferita ormai rimarginata.
- perché ci tieni tanto a morire?- le chiese Damon incuriosito. Iris spostò lo sguardo su di lui rinunciando a cercare la ferita.
- perché non dovrei essere qui…viva- sussurrò stringendo le gambe al petto –perché per colpa mia le persone che amo muoiono-
Ci fu qualche secondo di silenzio poi la risata di Damon spezzò il silenzio. Iris lo guardò a bocca aperta, non riuscendo a capire cosa ritrovava di tanto divertente nelle sue parole, e rimanendo affascinata da lui –sei bellissimo- disse senza nemmeno rendersene conto –lo so- confermò sorridente lui.
Damon si avvicinò, sedendosi al suo fianco e accarezzandole una guancia con le dita – dovresti essere spaventata- le disse incuriosita da lei – urlare, piangere e disperarti. Invece te ne stai qui seduta a dire cose ovvie- terminò sorridendo seducente. Iris lo guardò perplessa – ma come siamo modesti- gli disse. Damon sorrise alzando le spalle, pienamente cosciente dell’effetto che faceva alle donne, infatti il cuore della ragazza batte leggermente più veloce.
- non ho paura di te- sussurrò lei appoggiando una guancia sulle sue ginocchia – dovresti invece- rispose Damon, Iris alzò le spalle spostando lo sguardo di fronte a se. Il fiume era calmo e un silenzio innaturale avvolgeva il luogo. Sembrava il set perfetto per un film dell’orrore. Lei sarebbe stata la protagonista perseguitata dal mostro di turno e Damon…
- se fossi in un film dell’orrore tu che parte avresti?- gli chiese Iris senza guardarlo, anche se sapeva che lui non aveva smesso un secondo di fissarla – il conte Dracula- rispose Damon – solo molto più affascinante e vestito meglio- Iris sorrise davanti all’egocentrismo del ragazzo. Damon si rese conto che quella era la prima volta in tutta la sera che lei sorrideva, ed era così ammaliante che ne restò affascinato.
- un vampiro eh?- esclamò divertita – e sei più il tipo da Edward Cullen o Eric Northman?- continuò ridacchiando. Damon aggrottò le sopracciglia non sapendo se essere perplesso o offeso – non mangio conigli e non sono una fata-
- Eric fa sesso con la fata- lo corresse Erin – allora sono decisamente più quel tipo- affermò Damon –ma non bevo dalla bottiglia- aggiunse spostando i capelli di Iris per scoprirle il collo –preferisco farlo direttamente dalla fonte- accarezzò con i polpastrelli la pelle delicata del collo e sentì il sangue pulsare sotto le sue dita e negli occhi di Iris si accese un briciolo di paura – finalmente sento il terrore scorrerti nelle vene- sogghignò Damon – non mi fai paura- sussurrò lei –ma se vuoi uccidermi fa pure- lo sfidò esponendo ancora di più il collo. Damon spostò la mano alzandosi in piedi – non dovresti desiderare di morire- gli disse avvicinandosi alla ringhiera –potresti vedere il tuo desiderio esaudito-
Anche Iris si alzò da terra per avvicinarsi a lui e una volta raggiunto diede le spalle al fiume appoggiandosi alla ringhiera con la schiena – Erin mi prenderebbe a calci solo per aver sfiorato l’idea- disse con un sorriso triste a piegarle le labbra
- se vuoi ucciderti fa pure…ma non la riporteresti in vita-
- ma pagherei per i miei errori- Damon si voltò a guardarla. Aveva lo sguardo perso nel vuoto e con una mano stringeva il ciondolo con inciso il nome della sorella.
Per quale motivo se ne stava lì a parlare con lei, quando semplicemente poteva placare la sua sete e soddisfare il desiderio di morte della ragazza? Damon non riusciva a darsi una risposta, l’unica cosa che sapeva era che quella ragazza gli piaceva e il suo istinto gli suggeriva di non lasciarla fare.
E lui era decisamente il tipo da seguire l’istinto.
- sei stata tu ad ucciderla? Le hai sparato, accoltellato o che ne so buttata da una finestra?- Iris scosse la testa, poi fece un lungo respiro e alzò le sguardo al cielo – siamo andati a sbattere con la macchina- sussurrò a voce così bassa che se non fosse stato un vampiro non l’avrebbe sentita –guidavi tu?- le chiese. Iris scosse nuovamente la testa –guidava mio padre-
_ allora di cosa diavolo stiamo parlando?- sbottò alterato Damon. Cominciava a infastidirlo il vittimismo della ragazza – non guidavi e almeno che tu non abbia sabotato l’auto, non vedo come possa essere colpa tua!- Damon si voltò imitando la posizione della ragazza – chi dovrebbe sentirsi in colpa al massimo è tuo padre- Iris si staccò dalla ringhiera mettendosi di fronte a lui, alzò una mano e gli puntò un dito contro –non dare la colpa a mio padre! Lui non centra niente sono stata chiare?- gli occhi della ragazza brillarono al buio e le guance erano accese dalla rabbia.
Deliziosa. Per Damon era deliziosamente appetitosa.
- è solo colpa mia se Erin è morta, se mio padre è morto! Erano venuti a cercare me- Iris abbassò la testa, abbandonando le braccia lungo il corpo. Damon piegò la testa da un lato osservandola attentamente, affinando l’udito per ascoltare le sue parole – se non fossi stata così egoista, così presa da me e da i miei stupidi desideri, non sarebbero mai stati così preoccupati per me, non sarebbero mai venuti a cercarmi- Iris sentì le lacrime bagnarle le guance. Erano salate, come il prezzo che le persone che amava avevano dovuto pagare per colpa sua. Forse legalmente nessuno poteva ritenerla responsabile, ma questo non la faceva sentire meglio, quando era proprio lei a sentirsi un mostro. Colpevole della loro morte e della sofferenza della madre – non guidavo io la macchina, ma ciò non toglie che sia stata io ad ucciderli- alzò la testa e guardò Damon dritto negli occhi – sono un mostro- affermò Iris lasciando che le lacrime le morissero sulle labbra. Damon si avvicinò prendendo il suo viso tra le mani, con i pollici le asciugò le lacrime – non sei un mostro… lasciatelo dire da uno che un mostro lo è veramente- le sussurrò, poi appoggio le labbra sulle sue. Fu solo uno sfiorarsi di labbra, leggero ma carico di parole non dette.
- perché vuoi essere il mio eroe?- sussurrò Iris ancora ad occhi chiusi – non sono un eroe- disse Damon accarezzandole le palpebre. Quando lei aprì gli occhi fisso lo sguardo nel suo soggiogandola – non devi sentirti in colpa, non desiderare di morire. Vivi la vita cercando solo il meglio per te stessa- gli occhi di Iris si allargarono, divennero vuoti. Quando si riaccesero di vita lei sorrise e allungo una mano sul volto di Damon, lasciandogli una carezza – non sarai un eroe dall’armatura scintillante, ma non sei un mostro Damon- si alzò sulle punte afferrandogli il viso tra le mani e lo baciò.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Salve! Questa one shot si colloca prima dell’inizio della prima stagione…quindi Damon non è ancora arrivato a Mystic Falls, non conosce Elena e tutto il resto.
Questa storia è un anticipo di una long fic che sto scrivendo e che pubblicherò in base a come va questa, se vi piace e se vi interessa il seguito.
Fatemi sapere cosa ne pensate!!! Spero che vi sia piaciuta!
Un bacio Giorget
   
 
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