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Autore: Kristeen Cullen    28/09/2012    11 recensioni
I pensieri di Christian quando Ana gli confessa di essere incinta e la discussione avuto con la strega. Non vi siete mai chiesti cosa è successo? Beh io si. spero vi piaccia ;)
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Mi sono chiesta tante volte cosa si siano detti Christian ed Elena la sera in cui Ana ha confessato a Christian di essere incinta. Ed ecco a voi una piccola storia da quando Ana gli confessa la gravidanza a quando decide si tornare da sua moglie perchè la ama!
Baci.


Ana è strana. Giocherella con il cibo. Come al solito non ha appetito.
«Dannazione, Ana! Vuoi dirmi che cosa c’è che non va?» Irritato, spingo via il piatto vuoto. La fisso. «Per favore. Mi fai
diventare matto.»
dico un po’ più dolcemente, non voglio urlarle addosso.
Deglutisce. Fa un respiro profondo.
Non la capisco. Mi mette ansia. Oggi pomeriggio era già in questo stato. Pensavo fosse preoccupata per il padre, ma non penso sia questo.
È livida. Sembra aver paura. Ma di cosa?
È successo qualcosa in ufficio e non vuole dirmelo? Se fosse qualcosa legata a Leila o a Jack Hyde sono sicuro che le guardie del corpo me lo avrebbero riferito . «Sono incinta.» sbotta infine.
Mi immobilizzo. Sento il cuore battere forte e l’ansia aggrovigliarmi lo stomaco.
Improvvisamente ho voglia di vomitare.  «Cosa?» sussurro in un filo di voce.
«Sono incinta.»
Aggrotto le sopracciglia. È impossibile. Come può essere incinta?
  «Com’è possibile?»
Mi restituisce un occhiataccia. Come se mi sfuggisse qualcosa di ovvio.
sento solidificare il metallo dei miei occhi. Aggrotto la fronte.
“Cazzo l’iniezione!”
 «L’iniezione?» ruggisco. «Ti sei dimenticata l’iniezione?»
Mi fissa, non parla e mi manda in bestia. «Cristo santo, Ana!» Sbatto il pugno sul tavolo, e mi alzo velocemente.
«Devi ricordarti una cosa sola, una sola. Merda! Non ci posso credere. Come hai fatto a essere così stupida?»
Come ha potuto? Come ha potuto dimenticarla! Ma che cazzo ha per la testa ..
«Mi dispiace» sussurra.
«Ti dispiace? Ma vaffanculo!» gli urlo addosso. Sono fuori di me. Non capisco più nulla.
E non mi importa se il personale mi sente.
«Lo so che non è il momento giusto.»
«Il momento giusto!» grido. «Ci conosciamo da cinque fottuti minuti. Volevo farti vedere come funziona questo cazzo di mondo e ora… Vaffanculo. Pannolini, vomito e merda!» Chiudo gli occhi. In questo momento ho una voglia matta di chiuderla nella stanza rossa delle torture come la chiama lei e frustarla. Senza pietà.
“Lei vuole dei figli. Sono io a non volerli”
Mi ha tradito. Lo ha fatto di proposito? O è stato un incidente?
Perché sono convinto che la prima sia la più giusta?
L’iniezione è il metodo contraccettivo più sicuro.
  «Te ne sei dimenticata? O l’hai fatto apposta?»
In questo momento vorrei picchiarla selvaggiamente. Trattarla come una sottomessa.
Che stronzata mai è questa!
Un bambino! Non sono pronto per un figlio, non sono degno di un figlio!
«No» sussurra. E sembra soprapensiero. Sembra triste e veramente dispiaciuta.
Capisco che non è stata una cosa volontaria ma solo un incidente.
Ma come ha potuto dimenticarlo?
Mi mette rabbia. Il suo viso bianco, triste, mi mette rabbia.
«Pensavo che fossimo d’accordo!» grido.
«Lo so. Hai ragione. Scusa.»
Scusa? Scusa? Scusa non porterà quel bambino da dove è venuto. Un figlio è per sempre.
È qualcosa di concreto, presente, qualcuno che ha bisogno affetto , amore e cure! E io so prendermi cura solo di lei.
Questa donna infinitamente bella che amo e che è incinta! E che in questo momento vorrei strangolare.
«Ecco perché. Ecco perché mi piace avere il controllo. Così le stronzate come questa non mandano tutto a puttane.»
Stronzata! Ecco cosa è!
 Ha dimenticato una iniezione e adesso avremo un figlio. Non riesco nemmeno a pensare questa parola.
 «Christian, per favore. Non mi urlare addosso.» piange. Ma non riesco ad avere considerazione.
«Non cominciare con i piagnistei, adesso! Vaffanculo.» passo una mano tra i miei capelli e li tiro cosi forte da farmi male.
«Pensi che io sia pronto per diventare padre?»  padre. Responsabilità, testa sulle spalle. Non potremo più viaggiare, non saremo nemmeno più liberi di scopare!
Mi sento intrappola, intrappolato in questa casa. Intrappolato a questa donna, che amo …
«So che nessuno di noi due è pronto, ma penso che sarai un padre meraviglioso» ha la voce soffocata. «Lo scopriremo insieme.»
Un padre meraviglioso. Improvvisamente ho voglia di ridacchiare. Un padre meraviglioso. La rabbia ha la meglio.
 «E come cazzo fai a saperlo?» grido.
«Dimmi come cazzo fai!» sto impazzando dalla paura. Vorrei fuggire, scappare. Mi sento ingabbiato. Io non ho mai avuto paura da quando porto il mio cognome. Da quando sono Christian Grey ho il mondo ai miei piedi, le persone fanno le cose che IO ordino e che IO voglio. E non sono riuscito a controllare questa donna che mi sfida sempre.
«Oh, vaffanculo!» sbraito, in questo momento sento di odiarla, odiarla con tutte le mie forze.  Alzo le mani in un gesto di sconfitta.  Non posso fare niente.
 Ormai la frittata è fatta, il latte è stato versato, e quell’uovo fecondato.
Ormai c’è. “Devo vedere Flynn” a passi pesanti mi dirigo verso l’atrio, afferro la giacca.
L’unico rumore è il suono dei miei passi che risuonano sul parquet, sbatto la porta dietro le mie spalle.
Rabbia.
Tanta disgustosa, irrefrenabile rabbia. Io non lo voglio questo figlio!
Che razza di padre può mai essere uno che non sa dare amore?
Non posso soddisfare i suoi bisogni. Materialmente sicuramente si, sarebbe un eufemismo.
Posso provvedere a lui in tutto e per tutto anche in quello che sarebbe futile.
Ma non ad affetto, amore. Io sono un uomo senza cuore,  questo Ana sembra non comprenderlo!
Avevo pensato che per un po’ saremmo stati solo io e lei, ho preso la considerazione di avere dei figli quando l’ho sposata.
Ma … Solo in astratto … Avevo questa vaga fantasia che un giorno io e lei avremmo auto un bambino.
Lei è ancora così giovane …
Mi sento spiazzato. È qualcosa del tutto inatteso.  L’ascensore comunica il suo arrivo.
Entro dentro la cabina, ma non scendo al garage, ho voglia di camminare.
Cammino a passo svelto  verso lo studio di Flynn.
“Di tutto, mi sarei aspettato di tutto, ma mai, mai che lei fosse incinta!”
Sono furioso.
Sono furioso con il mondo! Sono furioso con Ana perché è incinta e sono furioso con me perché non sono un uomo normale!
Perché non sono felice all’idea di avere un figlio, perché il solo pensiero mi terrorizza e mi fa scappare a gambe levate, perché sono un bastardo figlio di puttana!
Non ho il controllo su niente, non ho avuto il controllo su questa faccenda, mi sono fidato troppo di Ana.
Dovevo starle dietro. Non ho avuto nemmeno il controllo su di me.
“Mia moglie è incinta e io le ho urlato addosso!”
Ecco l’edificio. Entro.
Arrivo al piano. Una ragazza mi apre la porta principale.
Mi dirigo verso lo studio di Flynn.
 Spalanco la porta senza bussare ignorando la sua segretaria.
«Flynn» urlo. E sento il rumore di qualcosa che si schianta sul pavimento andando in mille pezzi
«Come le dicevo signor Grey il Dottor Flynn è ad una riunione scolastica, genitori figli! Se solo mi avesse ascoltato! »
La ragazza si china e raccoglie i cocci del vaso di ceramica cinese ormai in pezzetti, come il mio animo.
“Maledizione!”
Esco a grandi falcate dalla porta e dall’edificio.
Inizio a correre, per le strade buie di Seattle.
Dopo un po’ mi fermo , ho il fiatone e riprendo a camminare lentamente con le mani nelle tasche.
Non so da quanto cammino, so solo che mi sono comportato come un idiota.
Non è colpa di Ana se incinta, doveva fare attenzione, certo … No non posso scusarla si che è colpa sua!
Vorrei calciare il muro dell’edificio ma qualcosa mi distrae, una voce molto familiare.
«Oh Franco sei stato magnifico oggi. Miss Wilson era contentissima della sua prova sposa. Ha gradito molto la terza acconciatura. Mi raccomando tienila a mente.»
Alzo gli occhi. Elena sta uscendo dal suo salone di bellezza.
“Che ci faccio qui?”
Si è accorta di me. Mi guarda. Sembra sorpresa.
Un attimo e la sua espressione diventa allarmata. Scende gli ultimi due gradini di fretta.
«Christian! Stai bene? Sembri … sconvolto …»
«Si sto bene! Non so nemmeno che ci faccio qui, stavo facendo una passeggiata.»
«Sei sicuro di stare bene? Vieni, andiamo a bere un bicchiere di vino. Magari ti calmi.»
Sono indeciso sul da farsi. Ana non e sarebbe felice …
Ne ho bisogno, ho bisogno di bere qualcosa.
Annuisco.
Ci troviamo in un locale non molto lontano dall’Escala.
Qui è tranquillo e accogliente. Un ragazzo si avvicina a prendere le nostre ordinazioni.
«Una bottiglia di Bollinger Rosè»
Annuisce, e sparisce dalla nostra vista. Elena è seduta di fronte a me. Ancora indossa il cappotto.
“Hai fretta di andartene! Ti metto a disagio?” penso maligno.
« Christian io … - Giocherella con l’enorme anello che porta al medio. È molto nervosa.- Ti devo delle scuse. Si, mi sono comportata male alla tua festa di compleanno e … Mi dispiace. Sai quanto tengo a te … E a tua madre. Mi dispiace di avere perso Grace, eravamo ottime amiche. Ma mi rendo conto che la colpa è mia, e me ne assumo la responsabilità. »
Il cameriere ci serve la bottiglia e due bicchieri. Li riempie e se ne va.
Afferro il mio bicchiere e mando giù tutto d’un fiato.
Il mio pensiero va subito ad Ana. Cosa starà facendo?
Il mio Blackberry vibra. È lei.
 Dove sei? Chiede.
 Sarà preoccupata? Nervosa? Dopo oggi, mi amerà ancora?
Controllo l’ora le undici di sera.
«È tardi. Come mai hai appena chiuso? »
Chiedo per interrompere il silenzio tra di noi.
«Ho avuto una prova sposa. Franco le ha fatto i capelli, io il trucco. E così prova i capelli, cambia acconciatura, cambia il colore dell’ombretto o rossetto, eccomi qui ..»
Non lascia in pace quel povero anello nemmeno per un attimo.
«Come vanno le cose in negozio? »
Sembra cominciare a mettersi a proprio agio, sfila il cappotto non so se per il calore che le procura il vino, ma racconta tranquilla. Mi ringrazia per non averle tolto il negozio e dice che è dispiaciuta del fatto che non siamo più amici.
«Gli affari vanno abbastanza bene, amo il mio lavoro come tu ami il tuo. E sono contenta dei miei clienti fedeli. So io più cose di mezza Seattle che il resto della gente ..»
Ride, ma in questo momento non posso che paragonarla ad un oca. Dopo avere sentito la dolce risata cristallina della mia Anastasia.
Mi rendo conto che il vino e terminato. Ne  chiedo un ‘altra bottiglia.
«Christian, mi spieghi perché avevi quello sguardo poco fa? Sembravi … Disorientato, spaventato .. Succede qualcosa di brutto?»
Tentenno a risponderle. Opto per la mezza verità. Mentre il cameriere porta via la bottiglia vuota e lascia quella piena dico:
«Anastasia vorrebbe tanto dei figli »
«Oh»
Mi guarda come se avessi bestemmiato. Per Elena i legami non sono altro che .. scartoffie. Lei non ha voluto dei bambini.
“Tiene alla sua libertà”
Le verso un altro po’ di vino. Siamo quasi a metà bottiglia, si avvicina e mi posa una mano sul braccio.
«Adesso capisco la tua espressione ..»
Mi immobilizzo. Non mi piace essere toccato  lei lo sa!
Non mi lascia andare ma mi guarda negli occhi. Uno sguardo scioccato.
Può aver capito quanto io mi sia distaccato da lei?
Francamente non me ne frega un cazzo! Il suo tocco mi fa schifo.
Solo quello di Ana è un banchetto per gli affamati, un ruscello per gli assetati, e un letto comodo per gli assonnati.
La mia piccola dolce caparbia Ana. Mi manca. Mi manca la sua lingua biforcuta, mi manca lei.
Il suo corpo, i suoi baci, le sue carezze … Sospiro.
In un attimo immagino i suoi baci, le sue tenere labbra sulle mie.
Elena mi gira il viso con due dite e cerca di incollarsi alle mie labbra come una schifosa ventosa.
“No, non voglio! Tu non sei Ana!”
La scaccio via in malo modo, spingendola.
«Elena!»
Ha gli occhi fuori dalle orbite è diventata bianca come un cencio.
«Non toccarmi mai più! Solo Ana può farlo, solo lei ne ha il diritto! Io amo mia moglie!»
Si ritrae. Diventa rossa.
«Scusami, scusami Christian. Prendila come un ricordo dei vecchi tempi, non è nulla di grave. Io sono elice con Isaac, non penserei mai a te. In quel ruolo. Capisci? Mi manchi molto. Ma .. capisco che la tua vita è legata a quella di Anastasia. Vi auguro il meglio, davvero. Te lo meriti. So di essere stata fonte di discussone per voi e … mi dispiace … forse è meglio se, io me ne vada. »
«Addio Elena»
Dico voltandomi verso di lei. Deglutisce.
«Addio Christian …»
Si alza prende il cappotto. E si allontana di poco dal tavolo.
«Elena?»
La chiamo, lei si gira di poco.
«Non ci sarà più una seconda volta, nemmeno un altro incontro. Spero che anche tu come me farai di tutto per evitarlo. Solo Ana può toccarmi, solo Ana è la padrona del mio cuore, la amo alla follia. E lei proprio non ti sopporta. È lei la mia vita, il mio futuro, la madre dei miei figli. Spero di avere reso l’idea.»
Annuisce,  e scappa via.
Non ti rivedrò mai più.
Mi manca Ana, voglio tornare a casa.
Mi perdonerà?
Sospiro,mi sono comportato malissimo.
“Sono uno stronzo! Sono un fottuto stronzo!”
Termino la bottiglia. Ordino del bourbon.
Lo tracanno.
Sono al terzo bicchiere ed Anastasia non vuole andarsene dalla mia testa.
“E se si fosse trattato di tuo figlio?”
Le sue parole mi sono venute in mente improvvisamente. Se lei, la strega avesse fatto qualcosa al bambino?
Al bambino che Ana porta in grembo. Mio figlio, nostro figlio. Junior.
Mi metto al posto dei miei genitori, con la concretezza e la nitidezza della situazione.
Di junior in grembo ad Ana, li capisco. Mi sento a disagio, penso a come è iniziata tra me e quella megera. Ero un ragazzino di quindici fottuti anni.
Un bambino.
“Junior”
Come ha potuto fare una cosa del genere? Come ho potuto fare io questo a mia madre!
“Ho sbagliato!”
Con Elena, è finita! Per sempre.
Da quando Anastasia è entrata nella mia vita, non riesco ad immaginarmi senza di lei.
E credo che anche lei se ne sia resa conto. Anche Elena lo ha capito!
Non ho mai avuto una relazione così, con ‘il di più’.
Non l’ho mai permessa. Ho lasciato molte sottomesse per questo.
Inclusa Leila.
Ma con Ana è diverso. Primo è mia moglie, secondo la amo e terzo ho capito che io voglio essere il suo tutto.
Il centro del suo universo. Voglio che il suo mondo inizi e finisca con me.
Voglio essere il suo tutto. E con il bambino non potrà essere così.
Ripenso a mia madre. La puttana drogata, non voglio essere come lei.
Come madre faceva schifo, non voglio fare la sua fine.
Non voglio essere un padre schifoso. Per questo non mi sento ancora pronto.
Voglio dare il meglio.
Ricordo a conversazione della sera prima. visto che ora mai sono quasi le due.
«Pensi che io sia pronto per diventare padre?»
«So che nessuno di noi due è pronto, ma penso che sarai un padre meraviglioso» ha la voce soffocata. «Lo scopriremo insieme.»
La mia dolce Ana. Nel mio egoismo non ho pensato a lei.
Nemmeno lei è pronta.
«Lo scopriremo insieme.»
Improvvisamente ho bisogno di lei, di lui! Devo tornare a casa!
Sollevo il culo da quella cazzo di sedia e a fatica mi dirigo a casa.
Da mia moglie e mio figlio.
   
 
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