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Autore: Mikal    11/04/2007    1 recensioni
"Egli era lì, da molto tempo ormai, nascosto tra le fronde degli alberi, perfettamente immobile. Solo il respiro lo tradiva. Il respiro, e gli occhi, che si muovevano furtivi e veloci, aspettando, cercando, bramando..."
Genere: Romantico, Malinconico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Egli era lì, da molto tempo ormai, nascosto tra le fronde degli alberi, perfettamente immobile

Notte di Luna

 

 

 

Egli era lì, da molto tempo ormai, nascosto tra le fronde degli alberi, perfettamente immobile. Solo il respiro lo tradiva. Il respiro, e gli occhi, che si muovevano furtivi e veloci, aspettando, cercando, bramando. Frugavano tra il verde e il marrone, tra foglie e cortecce, analizzando, attendendo. La pelle del giovane era sudata dall’ansia, dall’emozione. Erano mesi, anni, forse tutta la vita che aspettava solo quell’attimo. Sapeva che sarebbe arrivato.

Aveva trovato quel posto mesi fa, e aveva atteso la notte giusta. La luna, alta nel cielo, appena visibile tra i fronzuti rami che parevano piegarsi verso di lui, era piena, rotonda e pallida, ed emanava quella luce eterea che tante volte spingeva i menestrelli a intonare canzoni ardenti al suo cospetto.

Lei non c’era ancora, non la vedeva, e lui cominciava a pensare che forse non sarebbe venuta. Sentì un brivido freddo, a quel pensiero, una sensazione di gelo opprimente, così diversa dalla calda serata che lo avvolgeva in realtà. No. Doveva venire. Era il luogo giusto, la sera giusta.  Un fruscio appena accennato lo immobilizzò ulteriormente. Neppure gli occhi si mossero, pozzi di brace vellutati nella notte scura, che si confondevano con il buio delle tenebre.

Un gufo spiccò il volo, e lui lo maledisse in silenzio. Aveva davvero creduto che fosse lei. La delusione lo trafisse come una pugnalata.

Fu allora, quando ormai stava per abbandonare la scomoda posizione che aveva assunto e mantenuto per ore, che intravide una luminescenza che non apparteneva a quel luogo. O meglio, si, ne faceva parte, ma non così, non come in quel momento. Le lucciole sbucarono da chissà dove, riunendosi come invitati ad una festa, danzarono seguendo una melodia che solo loro udivano. E dopo un attimo, rapida e silenziosa, anche lei fu lì. Lui rimase fermo, di nuovo immobile, trattenendo il respiro. Era meravigliosa, come sempre. Rise, ma nessun suono uscì dalla sua gola pulsante. Era una creatura fatata, fatta di magia, di purezza. Gambe lunghe e snelle, ma forti, braccia sottili come rami, flessuose come canne al vento. Una gamba si sollevò all’indietro, con grazia squisita. La creatura si sollevò su un solo piede, sulla punta delle dita, come se non avesse peso. E danzò. La musica risuonò nell’aria, anche se nessuno stava suonando. O almeno, lui non lo vedeva. Forse erano i grilli, e le rane, e tutte le creature di quel luogo magico, che intonavano una melodia che orecchio d’uomo mai prima aveva ascoltato. E lei danzò. Una danza intessuta di magia, di sentimenti. Lei parlava attraverso quei gesti che parevano semplici, ma erano grazia e forza mescolati insieme. Braccia si sollevavano a corona, mentre piroettava nella radura, spiccava balzi che parevano infiniti, ondeggiava in armonia con tutto quello che la circondava. E quando la danza finì, lui si ritrovò con gli occhi pieni di lacrime.

Commosso, rapito fino nel profondo, volle chiamarla, comunicarle in qualche modo quella gioia che ella gli aveva trasmesso, dirle quanto a fondo aveva scosso la sua anima.

Batté le mani una contro l’altra, in un impeto di gioia. La fanciulla si voltò, occhi fatati di cerbiatto lo fissarono e si spalancarono, impauriti. Lui si mosse ancora, per fermarla, supplicarla di ballare ancora, di incantarlo di nuovo, di renderlo schiavo con la sua danza. Ma ella fuggì, lesta, sottile e silenziosa nella foresta, dopo aver piegato con grazia il suo collo verso di lui, in un timido ringraziamento. Rimase solo, al limitare di quella piccola radura, con dentro di sé un vuoto.  No, non era esatto. Perchè dentro al suo cuore, nel profondo, era rimasta quella meraviglio sa sensazione donatagli dalla fanciulla. E lui sapeva, che per quanti anni avesse ancora vissuto, mai l’avrebbe dimenticata.

  
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