Storie originali > Introspettivo
Ricorda la storia  |      
Autore: nals    28/09/2012    2 recensioni
Delle volte mi chiedo perché sia così difficile farti andare via. La risposta non si scopre mai.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Image and video hosting by TinyPic  
Qui
 
 
Delle volte mi chiedo perché sia così difficile farti andare via. La risposta non si scopre mai.
È il ferrettino annegato nel beauty, la mattina, che non torna a galla; e c'è l’autobus che non aspetta ed è così tardi che è quasi bello correre fuori casa senza avere il tempo di non-guardarsi allo specchio.
Sarebbe un sollievo farti andare via, via sul serio. Ma poi penso di essere un po’ pazza, perché, fino a prova contraria, non ci sei mai stato.
Sorridevi solo nella mia testa, e i tuoi occhi erano fissi nei miei, ed erano belli.
Belli, belli come quella volta. Quella volta in bilico, appoggiati ai lati delle porte di una metro frettolosa. Stavamo zitti ed è stato come respirare un po' di te, in quella pausa farcita di parole non dette. Le luci al neon mi bruciavano gli occhi. Ma forse non è stata proprio colpa del neon.
Continuo a credere che quel marrone – marrone come tutti i marroni – sia il marrone più bello che io abbia mai visto. Saranno state le ciglia, sarò stata io.
Vorrei poter dire “lasciami andare. Ti prego. Lasciami andare. Piantala di tenermi così stretta. Mi tieni stretta da troppo tempo; così tanto che non fa più troppo male, ma poi, in realtà, fa male sempre. Quanto tempo è che mi tieni stretta, eh? Quanto?”
(Perché poi? Mi hai abbracciata mai? Mi hai abbracciata? Io ho abbracciato te? Com’è abbracciarti? Com’è?)
Vorrei poterlo dire “lasciami andare”. Vorrei, ma la verità è che...
La verità è che. La verità è. La verità. La.
Hai delle belle mani, sai? Avrei voluto dirtelo.
Vorrei.Vorrei. Vorrei. Ma. MA.
E le vene sulle braccia. Mi ci sono impigliata così tante volte. Tu non guardavi, non guardavi mai, e non mi hai liberata. C’erano tanti tanti nodi.
Come quelli che ho in testa, quelli che non riesco a sciogliere mai.
E allora li taglio
zac, zac, zac 
e quella roba lì dentro, che dovrebbe essere moccio di pensieri - pensieri ammuffiti, pensieri scaduti, e ignombranti, irritanti, irreali – sanguina un poco.
E allora lo taglio, sì, e lui ricresce, dannazione, ricresce ed è più spesso ed insopportabile di prima.
Mi salta in testa urlando come un pazzo e scoppia. BUM.
Come i nodi che ho in gola, quelli prepotenti e bastardi che continuano a sequestrarmi le parole.
Sto facendo indigestione di idee taciute, segreti impauriti, insulti macellati sotto i molari. E ingoio. Ingoio.
Ho tonnellate di verità grasso in eccesso su ogni centimetro di pelle.
Avrei voluto dirti di continuare a parlare, sempre.
Ti avrei ascoltato per una vita intera, lo so, e tu?
Tu. TU.
Pensandoci, avrei voluto che tu leggessi me.
(Forse. È importante per me il “forse”. È importante perché ho sempre così paura che quello che ho da dire sia fasullo, quanto sono fasulla io. Il “forse” sistema tutto. Manda via il terrore di non saper mantenere le promesse. Son felice che lo abbiano inventato, il “forse”.)
Avrei voluto che tu leggessi me perché io non so parlare. So parlare solo scrivendo e non so se mi piace. No, non mi piace.
Non mi piace nemmeno averti visto scivolare via senza dire o fare niente. Ma io sono debole. Il fegato me lo hanno asportato e il midollo... il midollo non credo di averlo avuto mai. Sono un po’ come i girini. A metà, o un po’ meno.
E sono anche stanca. Tanto. È così facile costringermi a non pensarti, perché ti penso il doppio.
Vorrei poterlo dire: “lasciami andare”. Vorrei, ma la verità è che...
La verità è che. La verità è. La verità. La.
La verità è che io non so dirle, le bugie; la verità è che sono io quella che a lasciare proprio non ci riesce.

Delle volte mi chiedo perché sia così difficile farti andare via. E poi penso. Penso che NON CI RIESCO e basta.
Non posso sputar via un polmone, non posso vomitare via il cuore, non posso strapparmi via te. Non posso.
E allora ti tengo dentro perché sentire male è sentire qualcosa. E allora ti tengo dentro e non lascio entrare nessuno perché sono piena. Non ho divani o cuccette di legno in giardino. Non ho niente. Niente di niente.
Io non ci riesco a lasciarti andare via, e forse morirò d’infelicità un po’ per volta. Ma non ci riesco, capisci?
Non so farlo. Come non ho saputo tenerti fuori quando avrei dovuto.
Ho un po’ di paura adesso, sai? Perché non riesco a ricordarti come si deve. Ho un po’ paura.
Ma poi mi dico che è meglio così, che è così che deve andare. È così che deve andare. Così.
Ma ho ancora paura, come da bambina, quando i respiri asmatici sussurrati dal mostro sotto il lettino non si calmavano neppure con l’abat- jour acceso.
Ho paura.
Ad ogni alba sfoca un po’ tutto, anche il sole, tranne quel marrone lì – quello lì.
Sfoca un po’ tutto quanto, anche io, tranne il vuoto tra l'indice - il mio - e le tue spalle.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: nals