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Autore: Siyah    12/04/2007    12 recensioni
"Perchè diavolo sono qui?!"
Non era forse un gatto randagio, lui?
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rinslet Walker, Train Heartnet
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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MAYBE NOT
Ovvero: drammi di un piano B





-Ancora un attimo... ci sono quasi... -

"Perchè diavolo sono quì?!"

-Mi spieghi ancora una volta perchè non posso farla saltare con l'Hades?-
Lei non si prese la briga di girarsi, ma modulò parecchio il tono di voce.
-Nonostante questo sia un semplice archivio, se diamo nell'occhio così tanto non pensi che sia inopportuno, proprio perchè questa non è una banca?-
-E allora mi spieghi cosa ci faccio io?!-
Chiese al limite della frustazione lui, un sopracciglio più alto dell'altro, una leggera cromatura dorata annegava il castano delle sue iridi come alcolico vino bianco.
Lei guardò per un attimo la porta davanti a sè, come a cercare una risposta adatta.
Poi tornò alla serratura.
-Diciamo che mi servi come... polizza assicurativa.-
Ringhiò sommessamente, forse non abbastanza perchè lei lo potesse sentire, considerando l'idea di svignarsela.
Poi però riconobbe lo scatto della serratura seguito dal commento vittorioso di Rins.
Si concesse solo un sorriso e poi si rimise la forcina tra i capelli lilla, imprigionando i riflessi viola tra la plastica e la luce artificiale.
Posò la mano sulla maniglia d'ottone e con una leggera pressione la porta si aprì, senza scricchiolare, fortunatamente.
Nonostante i tacchi vertiginosi si diresse a passo sicuro verso l'ultimo schedario a sinistra vicino all'unica finestra che illuminava la sala e l'enorme tavolo rettangolare in legno.
Lo sweeper chiuse la porta a vetro con delicatezza.
-Non ho ancora capito che cosa tu possa rubare tra gli schedari di una biblioteca... -
Le chiese mentre lei apriva uno dopo l'altro i cassetti del mobile, scorrendo gli occhi acquamarina tra i vari documenti e scartandoli uno dopo l'altro.
Uno di loro attirò la sua attenzione, lo tirò fuori dai suoi simili e cominciò a leggerne le vecchie lettere nere incise sulla carta ingiallita.
Per un attimo a Train sembrò che non avesse sentito la domanda.
-Forse perchè stavolta ti sei fatto incastrare più facilmente del solito?-
Se ogni volta che cercava di intraprendere un discorso pseudo-serio andava a finire così avrebbe di gran lunga preferito che lo ignorasse, per non illuderlo... e per poi sparire, ancora.
Ma stavolta non si sarebbe fatto prendere in giro, dopotutto non era mica il suo giocattolo.
Al diavolo il suo incarico!

Non era forse un gatto randagio, lui?

Si avvicinò a grandi passi, colmo d'orgoglio, fino a che tra loro si sovrapponeva solo il vecchio documento aperto, i cui angoli volteggiarono per un attimo a causa del violento spostamento d'aria.
Lui la prese con forza per le spalle, distrandola dall'attenta analisi che stava facendo, obbligandola ad alzare lo sguardo, infastidito, su quello tagliente di lui.
-Senti Rinslet, la devi...-
Ma non fece in tempo a finire la frase.
La ladra sembrò notare qualcosa oltre la sua spalla e, più veloce di quanto Train potesse pensare o sperare, la sua mano sottile scivolò dietro il suo collo, attirandolo verso il proprio viso.
Lo scontro con le sue labbra fu istantaneo e esplosivo, i denti batterono gli uni contro gli altri, quasi dolorosamente. E avrebbe potuto staccarsi in quel momento se le labbra di lei non avessero risucchiato le sue, giocando con il labbro inferiore, accarezzandogli il superiore con la lingua, lasciando scie incandescenti che bruciavano e che non gli lasciavano altra scelta che assecondare i suoi movimenti, mentre inebriante veleno gli scivolava come lava nelle vene, costringendo il cuore ad un'accelleramento forzato ed istantaneo. E le diede ciò che voleva come un fedele offre vittime sacrificali al suo dio, solo che lui non ne aveva nessuno. E mentre le loro lingue erano impegnate a trucidarsi a vicenda, sentiva i polpastrelli di lei sulla sua pelle, sulle sue braccia, sulla nuca aggrovigliandoli i capelli già impossibili da domare. Per questo cercò in lei, sulla sua schiena, sotto i suoi vestiti una rivincita, una morbida, morbidissima vendetta.
Il motivo per cui lei si staccò all'improvviso fu un borbottio che arrivò al cervello di Train forse ovattato, tiepido e prepotente come un ricordo, o forse non arrivò mai.
-Ehm... Scusate, ma questo non è un albergo ad ore! Le vostre sconcerie potete farle a casa vostra!-
Train non si girò neanche verso l'indignata voce maschile, impegnato com'era a riprendere un' espressione da essere umano.
-Oops, mi scusi, sà...non ce n'eravamo accorti!-
Disse con una voce fintamente maliziosa Rinslet all'uomo che piantonava la porta.
Fece un leggero inchino e trascinò Train per una mano attraverso la stanza, sorpassando il, ora che lo vedeva, vecchio bacucco che provò ad incenerirlo con lo sguardo e che si chiuse la porta alle spalle non appena uscirono dal suo campo visivo. Non prima di aver formulato un bonario -non troppo- commento da persona vissuta:
-I giovani d'oggi... Se becco Jimmy giuro che gliela faccio pagare per aver lasciato la porta aperta!-

Una volta svoltato il corridoio con una leggera corsa Rinslet lasciò la mano di Train.
Si riavviò la chioma, lisciando alcune ciocche con le dita, cercando di mascherare il respiro ancora affannoso e non per la corsa.
-Menomale che sono un genio, altrimenti ci saremmo ritrovati in un sacco di guai!-
Rivelò, cercando la comprensione del compare.
Lo guardò negli occhi e li sorprese morbidi irrorati d'oro, ancora umidi dell'onda di passione che li aveva travolti e che lei personalmente aveva sentito addosso.
La sondò per un lungo istante dalla testa ai piedi fissandola poi negli occhi, ferendosi di quell'azzurro intenso e profondo come l'atmosfera, facendo solo un accenno e mugugnando qualcosa.
Sorrise, arreso, e si incamminò superandola.
Poi si fermò di colpò quando gli venne in mente qualcosa.
Si voltò verso di lei e sorrise, complice, in parte almeno.
-Nella "confusione" non hai portato a termine il tuo piano, vero?!-
Non doveva essere una domanda, doveva essere l'epilogo, un'affermazione che l'avrebbe confermato il vincitore assoluto di questo round.
Ma lei sorrise, maliziosa, giocosa, sorniona.
Con passo fermo ed un ancheggiare studiato gli si parò di fronte, gli si avvicinò guardandono dal basso verso l'alto con un atteggiamento tutt'altro che sottomesso tanto che Train non seppe che cosa avesse in mente fin quando non allungò una mano verso i suoi pantaloni, sotto la giacca.
E rimase come un ebete quando ne tirò fuori il fascicolo.
Non se ne era minimamente accorto.
Che diavolo?!
-Alla prossima... Black Cat!-
La guardò allontanarsi verso la sua macchina.
Chiuse gli occhi mentre inconsapevolmente assaporava quelle parole come intossicante profumo.


Non era forse un gatto randagio, lui?


No, forse no.






Suddenly!
A movement in the corner of the room!
And there is nothing I can do


The Cure – Lullaby




Note dell'autrice: Ora mi sfogo... Chi ha seguito il manga di Black Cat ha notato, spero, che la fine è stata... (non devo dire parolacce) esecrabile, blasfema, orripilante, raccapricciante, ecc.. Potrei andare avanti per l'eternità ma passo al dunque: Nata in un momento di rabbia e di patriottismo per La coppia TrainxRinslet contro quella stronza (per essere gentili) di Saya, la morta più non morta mai vista, si può considerare come un'esperimento... per una prossima (ma non molto) long-fic che mi stà risucchiando le forze.
E' mio dovere dire che questa one-shot è stata ispirata ad un vecchio episodio di Smallville.
Detto questo aspetto recensioni^^
  
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