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Autore: Yssis    29/09/2012    5 recensioni
A volte non ci rendiamo conto che tutto quello che facciamo,
tutto quello per cui ci lamentiamo,
in realtà non ha senso.
E' completamente inutile e insignificante.
Persino la bocciatura, o una festa saltata, è niente in confronto a cosa succede nel mondo e intorno a noi.
Solo che non ce ne accorgiamo, non ci rendiamo conto, finchè non succedono a noi.
"Ho pianto tantissimo questa mattina.
E non è uno scherzo."
Scusatemi, non credevo che mi sarebbe mai capitato di scrivere una cosa simile.
Probabilmente poi l'ho scritta malissimo, ma a me è servita molto.
Una cosa è sicura; adesso sono più matura.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Axel/Shuuya, Jude/Yuuto, Mark/Mamoru, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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Dōkoku

"Endou è in coma."

Era una giornata di pioggia.

Quella pioggia sottile, lenta ma inesorabile, che rende l’atmosfera più triste e penosa.

Era una giornata di pioggia, ma primavera.

Fino al giorno prima c’erano state solo belle giornate con un sole caldo, da far rimpiangere l’estate ormai finita.

Ma, nel pomeriggio precendente, il cielo si era fatto scuro, e una tempesta era in arrivo, quella mattina.

Nel cortile della Raimon, i ragazzi del club di calcio erano tutti in cerchio.

I volti erano scuri, e a capo chino, tutti piangevano.

C’era un silenzio esasperante, quella mattina.

Un silenzio che non poteva essere rotto: nessuna parola sarebbe stata quella giusta.

Gouenji singhiozzava, mentre tirava pugni contro il cancello principale.

Aki piangeva disperata, con gli occhi gonfi.

Kazemaru era sotto shock, e non era riuscito a presentarsi a scuola.

Kidou, rosso in viso, continuava a tremare.

Aveva il telefono in mano, ma gli cadde: le mani tremavano troppo.

Yuuto abbassò lo sguardo, ma non aveva la forza di piegarsi a prenderlo.

Tutti avevano mal di testa: non avevano fatto altro che piangere durante tutta la notte.

Bastava guardarli in viso, per capire che nessuno aveva dormito.

Mentre arrivavano altri scolari, i ragazzi della Raimon aspettavano notizie da Natsumi.

Lo schermo del telefono era già ricoperto di piccole gocce, quando si illuminò.

Kidou lo raccolse subito, quasi risvegliato dall’agitazione.

Guardò i suoi compagni: era Natsumi.

Kazuya annuì, Gouenji abbassò lo sguardo.

Con le dita che non riuscivano a rimanere ferme, schiacciò il tasto per accettare la chiamata.

-Sì. Sono io… COSA?! Ma… Sì, ho capito. Noi siamo tutti a scuola e… E sì, Ichirota… Ah, okay. Sì sì, certo… Va bene. Chiamami se ci sono notizie. D’accordo, a dopo.-

Ripose il telefono nella tasca: il cerchio si era fatto più stretto, tutti, asciugandosi le lacrime, aspettavano di ascoltare cosa aveva detto Natsumi.

-E’ stato trasporto nell’ospedale a ovest della città. I medici dicono che è grave, ma ce la farà. Per adesso è sotto osservazione… Di sera, sul tardi, si è svegliato, ma non riconosceva nessuno. Comunque questo lo sapevate già. Natsumi mi ha assicurato che mi terrà aggiornato.-

-Fratellone! Aki… Ragazzi, è successo qualcosa?- Haruna era appena entrata dal cancello, sorridendo, ma si era accorta dell’angoscia dipinta sui visi dei suoi amici.

Aki le si avvicinò, guardandola negli occhi, ma non riuscì a dire niente. Scoppiò in singhiozzi, abbracciando la blu.

Otonashi, ricambiando l’abbraccio, guardava i ragazzi, cercando spiegazioni.

Trovò solo occhi lucidi e frasi interrotte da singhiozzi prepotenti.

-Endou ha avuto un incidente. E’ in coma.-

Gouenji, con la voce rotta dai singhiozzi, sussurrò quelle parole che inumidirono gli occhi di Haruna.

-COSA?!- La ragazza guardò compassionevole i compagni - E’ uno scherzo… Vero?- chiese, incredula.

-Sarebbe bello se fosse uno scherzo. Ma purtroppo siamo serissimi. Non scherzeremo mai su questo genere di cose. - anche Yuuto alzò lo sguardo all’altezza della sorella: le lacrime scorrevano sulle sue guancie, confondendosi con la pioggia.

Otonashi si lanciò letteralmente su Aki, ma non piangeva. Urlava soltanto.

Nessuno però si sentì di darle della insensibile: la verità è che non si era ancora resa conto di cosa avevano detto i suoi amici, aveva bisogno di tempo.

-COM’E’ ANDATA?! QUAND'E' SUCCESSO? PERCHE’!?- Otonashi non riusciva a stare ferma, e a smettere di urlare.

-Adesso calmati- le sussurrò Yuuto, anticipando Shuuya.

Haruna strinse forte la mano di Kidou, e lentamente si calmò.

In quel momento, Gouenji iniziò a raccontare.

-Mamoru ieri pomeriggio, finito all’allenamento, stava tornando a casa. Era in ritardo, ed era riuscito a farsi prestare una bicicletta. Andava molto veloce, dalla ricostruzione dei fatti 30 all’ora, e ha bruciato uno stop. Svoltando da un vialone, un’auto gli è venuta adosso. Non ha avuto il tempo materiale per fermarsi, allora ha provato a schivarla…- si fermò, respirando lentamente e sfregandosi gli occhi - Ha fatto un volo di 3 metri e, a peso morto, ha sbattuto la testa contro un muretto. Poi è caduto per terra… Ha… Aveva il cranio a...aperto in due!- ormai il biondo non riusciva più a trattenere le lacrime, che cominciarono a scendere copiose.

Sferrò un pugno, afferrando qualcosa e graffiandolo con le unghie, fino a strapparlo.

In quel momento non volò una mosca: si sentì solo un singhiozzo.

E non era di Gouenji.

Shuuya ritirò il braccio tremante, guardando davanti a sé.

Di fronte a lui, Yuuto lo guardava.

La pioggia aveva cominciato a scendere più forte, e in un attimo il petto del centrocampista si raffreddò tutto, bagnato dalla pioggia e dalle lacrime del ragazzo.

-Scu… Scusa Kidou.– L’attaccante alzò lo sguardo, cercando di leggere quello del compagno.

Yuuto cercò di sorridere, ma riuscì solo a far aumentare i singhiozzi.

In quel momento, la campanella suonò.

Tutto il gruppo rimase immobile, come se quel suono li avesse congelati.

Kazuya alzò lo sguardo, cercando i volti dei suoi amici.

Gouenji si morse il labbro, senza sapere che fare.

Tirato un lungo sospiro, tutti si abbracciarono forte, cercando di smettere di piangere.

Ma le spalle dei compagni erano solo un cuscino, ormai fradicio, dove versare lacrime.

Lacrime amare, lacrime di dolore.

Perché nessuno ci credeva.

Nessuno ci avrebbe mai pensato.

Il dolore era troppo forte.

Dopo pochi minuti, Kidou alzò la testa verso il cielo, lasciando che la pioggia portasse via le lacrime. Tutta la squadra lo imitò.

Dopo, la Raimon varcò l’entrata del grande edificio.

Prima di dividersi, i giocatori decisero di rivedersi dopo scuola alla base del club, per continuare gli allenamenti.

Certo, giocare a calcio sarebbe stato più triste e difficile, senza il Capitano, ma non potevano non allenarsi più.

Non era quello che Mamoru avrebbe voluto.

Endou Mamoru non avrebbe voluto vedere i suoi amici e compagni piangere, disperati e arresi.

Il loro Capitano avrebbe voluto vederli giocare sempre, e vincere anche per lui.

I ragazzi si guardarono, eliminando i residui di lacrime dalle loro guance.

Gli avrebbero fatto una sorpresa: Endou avrebbe trovato la squadra più forte, più carica e più competitiva, quando sarebbe tornato.

Perché il Capitano sarebbe tornato di certo.

Angolino.

Oggi non sono proprio in vena di risate.

E’ tutta la mattina che piango disperata, senza riuscire a fermarmi.
E non è uno scherzo.

E’ successa una cosa molto seria, e dalla disperazione mi è persino passata la fame.

Un mio compagno di classe ha avuto un brutto incidente.

Ed è finito in coma.

Per fortuna si è risvegliato quasi subito, ma ha avuto lo stesso incidente "di Endou".

Si è completamente aperto il cranio, e…

E’ orribile, non ci posso credere.

Si riprenderà, questo sì, ma in classe oggi non abbiamo fatto lezione.

Eravamo tutti in lacrime.

Uno spettacolo orribile.

Da quando è arrivata la notizia non sono riuscita a pensare ad altro.

Non è una cosa facile da accettare.

Tornata a casa mia mamma mi ha detto di calmarmi e io non sapendo che fare ho iniziato a scrivere.

Perdonatemi se ho ucciso Endou-kun, ma scrivere mi ha aiutato a calmarmi.

Adesso vi saluto.

Sissy.

  
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