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Autore: Gaber_Ricci    29/09/2012    2 recensioni
“Che sarà oggi, oggi!”
“Ma che cosa sarà oggi?”
“L'Apocalisse!”
Genere: Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il vecchio vestito da monaco volse gli occhi al cielo e le ginocchia al suolo; spalancò la bocca ed urlò, diretto a tutti ed a se stesso, mentre, dalle sue labbra, una bava biancastra scendeva a sporcargli il mento: “Il mondo ha seimilacentoquindici anni, e non deve averne uno di più! Chi l'ha deciso questo?”

“Dio!” risposero gli uomini e le donne ammantati di bianco che gli facevano semicerchio dietro le spalle.

“E quando ha decretato Dio che questo mondo finirà?”

“Oggi!”

“E noi, miseri aborti, cosa possiamo fare?”

“Pentirci! Pentirci! Pentirci!” scandì il coro, come un commando di SS.

Uno dei poliziotti in borghese che li spiavano da quando avevano imbastito quello spettacolino sbadigliò, annoiato dal veder ripetere ogni giorno le stesse cose; c'era perfino il solito piccolo capannello di curiosi che s'era fermato ad osservare la scena. La maggioranza delle persone che ne facevano parte era dispostissima a credere di nuovo a Richard Nixon, e quindi non faceva testo il fatto che quella sera, a cena, ciascuno di loro avrebbe raccomandato ai membri della propria famiglia di fustigarsi in remissione dei peccati, perché a mezzanotte il Signore Gesù (o forse Budda, era lo stesso) sarebbe venuto a prenderli con una navicella spaziale a forma di sigaro.

Solo due o tre si domandavano se quello ci credesse davvero, a quel che diceva, o se non stesse piuttosto interpretando il personaggio partorito con dolore da qualche scribacchino fallito arrivato da Los Angeles; c'era più di un motivo di sospettarlo, non ultimo il fatto che quel vecchio sapeva utilizzare benissimo gli effetti speciali che il luogo gli metteva a disposizione: quando, infatti, dopo essersi insozzato la tonaca con la sua stessa bava, biascicando parole che dovevano sembrare provenire da qualche lingua aliena e mistica, ma che erano in realtà solo un miscuglio senza senso di parole arabe e cinesi, stramazzò a terra premurandosi da allungare le mani davanti a se, il raggio di sole che i tre palazzi di cemento e vetro dietro di lui si rimbalzavano, andò a cadergli, con precisione, proprio sulla crapa pelata.

 

Grane, sempre e solo grane! Era possibile che in quell'ospedale non si riuscisse a stare un secondo in santa pace? Non ci bastava il paziente della quattro che quella mattina era riuscito a far arrivare il suo vomito perfino sul soffitto, no: il Signore Onnipotente doveva metterci, così, per gradire, pure le urla ferine! E, la dottoressa Erin Griffin ci scommetteva lo stipendio e pure la laurea in medicina, il rompicazzo doveva essere quello della stanza sette, Russel, che ogni giorno s'inventava un'allucinazione diversa. E mai che fosse una bionda con due tette che l'avrebbero fatto rizzare anche ad un morto, scesa dall'alto dei cieli per fargli una pompa, no!, per lui c'erano solo ragni giganti divoratori di uomini, lupi assassini e polipi mostruosi che avrebbero fatto invidia al miglior Lovecraft. Che cazzo si doveva fare per farlo star calmo? Era disposta ad offrirsi volontaria pure lei, se la bionda nell'alto dei cieli aveva qualcosa di meglio da fare, purché quello la smettesse, ad ogni tre per due, di gridare aiuto!

Imboccò il corridoio decisa a sparargli una dose di morfina che l'avrebbe fatto dormire fino al giorno del giudizio; a metà strada, tuttavia, incrociò Foster, l'infermiere, che decisamente non aveva la faccia adatta alla situazione: era, invece che mortalmente annoiato, sinceramente terrorizzato.

Che succede?” gli chiese la Griffin, sorridendo sarcastica “adesso vede pure lei quello che vede Russel?”

Non è Russel, dottoressa” rispose l'infermiere, tremando come un condannato a morte.

Ma bene, questo significa che abbiamo qualche altro ospite che vede i fantasmi?”

Veramente” deglutì un rospo del peso approssimativo di due chili e venti “Questa che urla è Mary”.

Cosa?” fece la dottoressa, ma più per scrupolo, che per altro, visto che aveva già iniziato a correre.

Mary Butler, di professione infermiera, e per passatempo figlia spostata di una pazza da legare; ce n'era abbastanza per prevedere che un giorno o l'altro sarebbe diventata una specie di Annie Wilkes, e quel giorno era arrivato. E dove avrebbe potuto scegliere di dare inizio alle danze, se non nella stanza sette?

In piedi sopra una sedia, eccola lì che rideva sguaiatamente, mentre il povero Russel tentava di farsi inghiottire dalla testiera del suo letto, rattraprendocisi sopra, come per cercare di sfuggire a quella che, a tutti gli effetti, doveva essere la cosa, vera o presunta, più spaventosa che avesse mai visto.

Non appena il camice bianco della Griffin entrò nel suo campo visivo, Mary si girò dalla sua parte; e, senza smettere di ridere, le disse: “Lo sappia anche lei, dottoressa, che fino ad oggi si è comportata da puttana, che sarà oggi, oggi!”

Mary, scenda da quella sedia” rispose la dottoressa, ignorando l'insulto e tentando di prenderla per un braccio. Mary si divincolò e le mollò un ceffone: “Non provi a toccarmi!”

Va bene, va bene, non la tocco”. Si massaggiò la guancia colpita, intontita e per il colpo e per la sorpresa.

Sarà meglio per lei, il Signore punisce coloro che fanno del male ai Suoi profeti!”.

Foster, che era rimasto ben fuori dal teatro delle operazioni, bisbigliò: “Il Signore, ma certo: questa qui è completamente andata”; certa che non fosse la frase migliore da pronunciare in quel momento, la Griffin tentò con un più diplomatico: “Ed il Signore, che cosa vuole che lei ci dica?”

Che sarà oggi, oggi!”

Ma che cosa sarà oggi?”

L'Apocalisse!”

 

-Partitina a biliardo?

-Hm?

-Terra chiama Stu, Terra chiama Stu. Rispondi, Stu.

-Che cos'è che hai detto?

-Ti ho chiesto se hai voglia di staccarti da quella finestra e di venire a fare una partita a biliardo con me.

-Ah. Ma sì, sì, certo.

-Non mi dirai che stavi guardando quel buffone che sviene ogni volta che predica.

-[...]

-Se è così, dovresti vergognarti.

-E perché mai?

-Perché non ti facevo il tipo da credere a certe stupidaggini.

-Ospitiamo ogni settimana quel prete che predice apocalissi ogni giorno da quando aveva due anni, e tu dici a me che dovrei vergognarmi?

-Dai, Stu, stavo scherzando. Non prendertela.

-Ma no, ma no, non me la prendo. Lo so che stavi scherzando.

-E quindi?

-E quindi cosa?

-Non credi che abbia ragione, su quel tipo?

-Sì, certo, è probabile. Ma lasciamo perdere, vuoi fare una partita, hai detto?

-Sì, l'ho detto. A te va? Soliti cinque dollari?

-Va benissimo. Passami la mazza.

-Toh.

-Non ti sei ancora ripreso, eh? Io ti dico di passarmi la mazza e tu non fai una piega?

-Sono già concentrato.

-E si vede, guarda che tiraccio.

-Gioca, invece di parlare.

-Sono capace di fare tutt'e due le cose insieme, io. Ed infatti, guarda un po' che filotto.

-E che ci vuole, ammira come...

-...come tiri giù il birillo centrale con la tua palla! Se vuoi regalarmi cinque dollari basta dirlo, ti risparmio l'umiliazione di perdere!

-Ti ho detto gioca.

-Ormai potrei farlo pure ad occhi chiusi, tanto ho già vinto. Acchito.

 

Come ogni cappella ospedaliera e militare, anche quella era orrida, con i suoi marmi slavati e le sue panche di seconda mano; a Mary, per il semplice fatto che lì, da qualche parte, ci fosse appeso, in una riproduzione dal notevole effetto splatter, il corpo crocifisso di Gesù Cristo, pareva più o meno il Guggenheim Museum.

Padre Paul era inginocchiato davanti all'altare; sotto la tonaca si intuiva ancora il fisico del pugile che era stato in gioventù, prima di finire in carcere per aver venduto un incontro. Era stato mentre era dentro, che si era convertito: forse pensando al fatto che era stato un vero e proprio miracolo aver scampato l'altra accusa, quella per tentato omicidio.

Per almeno cinque minuti, rapita evidentemente dal misticismo del luogo, Mary fu incapace di spiccicare anche solo un “Buongiorno”. A mente, recitava Pater Noster ed Ave che, non sapeva se e quanto contro la sua volontà, scivolavano insensibilmente nel blasfemo e nell'osceno ogni volta che lo sguardo, dagli affreschi cinquecenteschi dipinti nel mille e novecento sessantacinque, si posavano sulle spalle del sacerdote.

Quando la sua salivazione la mise nella condizione di spiccicare la lingua dal palato, sussurrò: “Padre” tanto piano che, se quello fosse stato un po' meno pragmatico, e non si fosse accorto della sua presenza da quando aveva fatto cigolare i cardini della porta d'ingresso, avrebbe pensato che Dio, finalmente, gli faceva sentire la sua voce.

Senza alzarsi, si voltò, e le sorrise; Mary dovette afferrarsi ad un banco per non finire lunga distesa sul pavimento.

Mary, cosa può fare questo povero servo di Dio per te?”. In contrasto col suo aspetto, la sua voce era decisamente nasale e piuttosto acuta.

Pa-pa-padre, io vo-vo-vorrei confessarmi”.

Il prelato aggrottò le sopracciglia: “Dimmi, Mary, non ti ho forse confessato ieri?”.

Sì, pa-padre. M-m-ma io vo-vorrei che lo fa-facesse anche oggi”.

E perché mai?”.

Pe-perché voglio che la mia co-coscienza sia pu-pura”. Arrossì un poco, mentre lo diceva.

Ma quali grandi peccati puoi aver commesso da ieri?”

Me-meglio essere si-sicuri”.

C'è qualcosa che ti turba?”

Ve-veramente sì”.

Vuoi parlarmene?”

Sì, pa-padre, ma so-solo in co-confessionale”.

Padre Paul, finalmente, si alzò; prese una stola, che aveva appoggiato sull'altare, e se la gettò indosso. Poi, passando vicino a Mary, le mise una mano sulla spalla e le disse: “Va bene, vieni”.

E questa volta fu lei, ad iniziare a tremare.

 

-Ehi, Liz, mi fai un caffè, e ne fai uno pure per questo pusillanime qui?

-Piantala.

-Che ti succede, Stu? Sembri giù di corda.

-Ma no, niente, Liz.

-S'è convinto che oggi...bum! È il giorno in cui la Terra salterà per aria!

-Piantala, non è vero.

-Ah, no? E allora perché fissavi incantato il nostro vicino bavoso?

-Ma chi, quello che si veste da monaco?

-Sì, proprio lui! A questo simpaticone ho appena vinto cinque dollari, perché mentre giocavamo a biliardo non faceva che pensare a lui.

-Non stavo pensando a lui.

-E a chi allora? Alla nostra bella Liz, qui?

-È inutile che insisti, Tony. Ti ho detto che il ragazzo ce l'ho già. I caffè.

-Grazie. No, non è che pensassi a lui, è solo che... è strano, non trovi?

-Strano? Sì, direi che è un aggettivo che con quel personaggio calza a pennello.

-Non in quel senso. Insomma, pensaci, quel vecchio, padre Paul...

-Chi è, il prete della fine del mondo?

-Sì, proprio lui. Voglio dire, con tutta questa gente che lo ripete, non è che la fine è davvero vicina?

-Senti, Stu, la gente prevede la fine del mondo per domani da quando il mondo aveva un giorno. Non mi dirai che hai cominciato a crederci pure tu. Beviti il caffè, piuttosto. È ottimo, Liz.

-Stamattina pure la mia vicina di casa me l'ha detto.

-Ma chi, l'infermiera zitella o la madre pazzoide? Ma non ti evitavano come la peste, quelle?

-Sì, ma stamattina... insomma, mi si è avvicinata la madre e mi ha detto che il Signore voleva che sapessi che dovevo prepararmi alla fine, che le aveva parlato di me...

-See, e perché di me no? Ti sei lasciato suggestionare, senti a me!

-Ma tu non smetti mai di parlare? Ascolta, invece di sputare sentenze!

-Va bene, va bene, scusa. Che permaloso.

-Secondo me ha ragione lui, Stu.

-Mi ha detto delle cose di me che, be', poteva sapere solo Dio.

-Stu, è la tua vicina di casa. Magari ti spia.

-Non lo so, può essere. Comunque sono già nervoso, adesso padre Iella mi darà il colpo di grazia.

-Inconvenienti del mestiere, Stu. Ed è per questo che tu fai il conduttore ed il bel Tony l'autore. Ed adesso andiamo che tra un po' devi andare in onda.

-Hai ragione, Tony. Anzi, scusami per prima.

-Ma lascia stare, è già acqua passata. Grazie per i caffè, Liz, ed anche per la compagnia ed il bel vedere.

-Levati quel sorriso dalla faccia, idiota. E tu, Stu, non darti pena per queste cose o finirai per farti venire qualcosa. Che non è la fine del mondo, ma bene non fa.

 

Alice? Alice, posso entrare?”.

Aspetta un attimo, mamma”.

Silenzio, poi un cassetto che veniva aperto. Quando la chiave girò nella toppa, mi sta nascondendo qualcosa, pensò la signora Wood; da tempo, però, aveva rinunciato a sapere cosa, ed aveva anzi deciso che avrebbe smesso di occuparsi di qualsiasi cosa riguardasse la figlia, che non fossero i suoi bisogni fisiologici.

È pronto il pranzo” disse, e, nonostante i suoi buoni propositi, non riuscì a non farsi percorrere da un brivido: era ciò che le accadeva ogni volta che, attraverso quegli spiragli, sempre più piccoli, tra la porta ed il muro, che Alice le concedeva, vedeva il bianco cadaverico che la figlia, o chi per lei (di ciò, abbiamo detto, non si occupava), aveva scelto come unico orpello per la sua stanza.

Scendi?”.

No, mamma, scendo dopo”.

Dopo quando?”

Dopo”.

Non ci fu bisogno di aggiungere altro: prima che la figlia avesse sbattuto la porta, la madre era già quasi arrivata alle scale. Si girò un'ultima volta, incerta; poi strinse le spalle e scese al piano di sotto.

Quando fu sicura che si fosse allontanata, Alice riaprì il cassetto e ne tirò fuori il suo unico dopo: una vecchia Colt, comprensiva di proiettili, che aveva acquistato dal rigattiere Gaunt, e che sperava vivamente funzionasse ancora.

Perché, se fine doveva essere, tanto valeva renderla più rapida.

 

Come sarebbe a dire?”. Nemmeno la voce ridicola di padre Paul impedì che la frase suonasse indignata, e velatamente minacciosa, quanto voleva che fosse.

Sarebbe a dire che non vendi uno straccio di spazio pubblicitario, padre”, rispose Price, prendendo l'oliva dal suo Martini. A padre Paul non era sfuggito che a lui non era stato offerto: evidentemente, al produttore non sembrava valesse la pena fare gli onori di casa.

E quindi?”.

E quindi, o ti inventi qualcosa per farti ascoltare...”.

E che cosa? Mi manca solo di dire che gli alieni sono sbarcati nel New Jersey!”.

Non lo so, questo è un tuo problema”.

Secondo me, se non vendiamo gli spazi la colpa è di quel minchione che conduce”.

Chi, Stuart? In realtà, ha un sacco di successo, se non consideriamo i risultati della tua striscia”.

Insomma, mi stai dicendo che è colpa mia”.

Di chi sia la colpa, detto con franchezza, me ne sbatto. E mi perdoni, padre, perché ho peccato”.

Ma vaffanculo”.

Ad ogni modo, o trovi un modo per farti ascoltare, o il nostro programma dovrà cambiare parrocchia e forse pure religione”. Prese un telecomando e pigiò un tasto; dall'altra parte della stanza, uno schermo piatto quanto un francobollo prese vita. “Ora vai, io vi seguo da qui”.

Mentre usciva senza salutare, padre Paul sentì la voce monotona di un lettore di notizie cinguettare: “... sconcerto il suicidio di Alice Wood, diciannovenne di Bexley – on – Hudson. Si indaga sulla pista religiosa: la ragazza, infatti, faceva parte di una setta che predicava un'apocalisse imminente...”; non riuscì ad impedirsi di sorridere.

 

La madre non c'era, quando Mary rientrò a casa; di sicuro, era andata a curiosare un poco a casa di Clark, il loro vicino. A quell'ora, tanto, poteva stare tranquilla che lui non se ne sarebbe accorto: eccolo lì, nel vecchio televisore a valvole, che chiedeva ad una versione sfigata di Gordon Ramsay qual era il modo giusto per cucinare uno scherzo della natura di nome halibut.

Aveva scelto il momento perfetto, per tornare al nido, pensò mentre fissava la poltrona vuota davanti allo schermo. La raggiunse, in fretta, spaventata dalla prospettiva che la madre potesse coglierla in un momento d'indecisione ed anticiparla, e vi si accomodò, decisa a non abbandonarla nemmeno se, davvero, fosse arrivato l'apocalisse: da quella postazione strategica, avrebbe avuto una visione ottimale del viso di padre Paul, quando sarebbe comparso, di lì a poco.

Alla madre non dispiaceva affatto, che la figlia restasse legata a lei con un cordone ombellicale a doppio filo; d'altronde, quando rientrò, si sorprese, e, soprattutto, si adirò, quando rilevò dove era andata a sedersi.

Cosa ci fai lì?” domandò, infatti. Lì, e non qui.

Sua figlia non colse la sfumatura: “Quella baldracca della Griffin mi ha mandato a casa, diceva che” sghignazzò “ero nervosa”.

E da quand'è che sei ?”.

Una decina di minuti”.

Un attimo di silenzio; poi, con voce melliflua, la signora Butler chiese: “C'è il tempo per un tè, prima di padre Paul?”.

Credo di sì, deve finire la rubrica di cucina e poi c'è la pubblicità”.

La teiera iniziò a fischiare quando l'ingresso di padre Paul fu annunciato, il suo primo piano coincise con il loro primo sorso.

A Mary, dunque parve strano quanto le stava accadendo, quella sonnolenza che le sembrava avesse tutte le potenzialità per trasportarla nella più piena incoscienza, in cui anche un sogno è un miraggio.

Tentò di tenere la testa sollevata e gli occhi aperti, ma non vi riuscì, e cadde addormentata. O qualcosa di più, pensò la madre sorridendo nella sua tazza.

 

-Diamo il nostro buongiorno a padre Paul.

-Buongiorno, Stuart. Che Dio la benedica, e benedica tutti voi.

-Grazie, padre. Allora, anche oggi è venuto per parlarci di quali piani ha in serbo Dio per noi nel prossimo futuro?

-Certamente, Stuart, anche se ammetto che oggi avevo progettato di fare tutt'altro: volevo parlare di pace, e fratellanza. Ma il Signore in persona mi ha indicato che questo non era quanto era necessario che io facessi.

-E come ha fatto, se posso permettermi di chiederlo?

-Può, può, ed io sono felice di spiegarglielo: avrà senza dubbio sentito di quella ragazza che si è suicidata.

-Sì, certo: Alice Wood.

-Esatto, lei: vede, questo dimostra che a volte le vie del Signore sono imperscrutabili, e non tutti riescono a sopportare il peso che Egli fa gravare su di noi.

-Cosa intende?

-Che Alice, questa nostra sorella, era stata scelta dal Signore per portarci un Suo messaggio ma ha, ahimè, scelto il modo sbagliato di farlo.

-Parla del suo suicidio?

-No, o almeno non solo. Il suo vero errore è stato un altro: e cioè, unirsi a quella setta demoniaca, che poi l'ha effettivamente condotta al suicidio. Così, non solo una vita, ma anche ciò che il Signore voleva dirci è andato perso.

-E lei sostiene di sapere che cosa voleva dirci il Signore?

-Esatto, Stuart.

-Credo di sapere quale sia il messaggio.

-Certo che lo sa, perché anche lei vede la verità, anche se solo per speculum, in aenigmate, come diceva San Paolo: e la verità è che la fine è vicina! Proprio stamattina, è venuta da me una mia parrocchiana, di nome Mary, come la Madre di Dio, e mi ha riferito che questa mattina il Signore le è apparso e gliel'ha rivelato!

-E Mary le ha detto cosa il Signore vuole che facciamo per prepararci a questo, diciamo così, evento?

-Ormai possiamo fare ben poco, Stuart, perché...

-Perché?

-Non so se posso dirlo.

-Parli pure, non c'è censura in questa rete.

-Perché la fine non è vicina, è imminente: oggi, oggi è il primo dei giorni del giudizio!

 

Prima di fare quel che voleva, la signora Butler attese pazientemente che padre Paul finisse di parlare; nel frattempo, Mary era ormai entrata in coma, e l'ira di sua madre aveva sorpassato ogni limite conosciuto.

Non solo quella sgualdrina le aveva rubato il posto, ma era addirittura andata a parlare con padre Paul senza dirle niente! Non se la sarebbe cavata con una sculacciata, non sarebbe bastato andare a letto senza cena, stavolta.

Si alzò, ed andò nella piccola cucina, per recuperare il passe partout dal cassetto dove l'aveva posato quando era rientrata. Lo prese con la mano sinistra, tenendo la destra libera per il coltello.

 

Per l'agente Flores, la polizia era stata l'ultima spiaggia; per cui, non è che gli dispiacesse poi più di tanto avere una giornata noiosa e, anzi, quando tornava a casa, dopo uno di quei giorni che aveva trascorso fischiettando canzoni dei Whitesnake mentre girava per il quartiere con la radio sintonizzata sulle frequenze della polizia, e la moglie gli chiedeva com'era andata, aveva solo una parola per descriverlo: perfetto.

Tra l'altro, giornate come quella erano la regola, più che un'eccezione: certo, talvolta ci si trovava a dover impedire che un incidente d'auto si trasformasse in un omicidio preterintenzionale, o quantomeno in lesioni colpose, o che l'alcol non provocasse a qualcuno dei suoi entusiasti consumatori una brutta ferita su un sopracciglio per aver usato qualche parola di troppo, ma quello era il massimo che gli fosse capitato nella sua gloriosa carriera, da tempo ferma alla carica di agente scelto (ma scelto da chi, si chiedeva spesso ridendo).

I duecento uomini capeggiati da padre Paul, dunque, non solo non gli diedero alcuna preoccupazione, ma anzi furono registrati solo distrattamente dal suo cervello distratto da una versione più che riveduta e corretta di Fool for your loving; sospettò si trattasse di qualche manifestazione religiosa di cui non era stato informato, e si fermò, deciso a svolgere il suo dovere, ed a deviare il traffico altrove.

Quando aprì lo sportello, si rese conto che stavano urlando; non distinse bene le parole, tuttavia, finché non avevano già cominciato a circondarlo. Di quelle che capì, comunque, non gliene piacque nemmeno una.

Si stava sporgendo verso la radio, quando una mano lo afferrò per una gamba; trascinato sull'asfalto, Flores si unì al coro delle urla, sia pure in un'intonazione tutta sua.

Alla pistola che portava al fianco, pensò la folla prima di lui; e, quando questa si rese conto che l'agente tendeva a girare con l'arma scarica, non ci vide più dalla rabbia.

 

-Stu?

-Tony, ma che succede?

-Cercano te, Stu.

-Sì, questo l'ho capito dalle urla. Ma perché?

-[...]

-Be'?

-Stu, hanno trovato un cadavere a casa tua.

-A casa mia? Un cadavere? E di chi?

-La tua vicina di casa.

-La signora Butler?

-No, sua figlia.

-Mary? E come è morta?

-Una pugnalata alla schiena.

-È uno scherzo, vero?

-Ti sembra che abbia la faccia di uno che sta scherzando?

-Ma... cosa diavolo ci faceva a casa mia, Mary?

-Non lo so, Stu, e spero che avrai in futuro tutto il tempo per pensarci. Ora...

-Tony, io ho un alibi.

-Lo so benissimo, Stu, stavi con me. Ma a questo penseremo dopo. Adesso abbiamo un altro problema da risolvere.

-E cioè?

-E cioè, dobbiamo trovare un modo per farti uscire di qui sano e salvo. Quelli sono almeno mille e non scherzano per niente.

-Chiama la polizia, no?

-Ne hanno già stecchiti due, di poliziotti.

 

Insieme ad altre mille persone, Josh Wright urlò “Mandate fuori Stuart Clark!”, sollevando contro il vetro ed il cemento del palazzo che stava loro di fronte il fucile che gli avevano consegnato quando si era unito loro, mentre stavano accerchiando l'auto di quello stronzo di Flores.

Va bene, per un attimo aveva esitato, e si era chiesto chi cazzo fosse tutta quella gente; poi, con quel canne mozze in mano, se pure avessero voluto instaurare sulla Terra il dominio del demonio in persona... heil Satan!

Per ora, però, dovevano limitarsi a sparare a questo Clark, o almeno così s'era convinto d'aver capito; contro il quale, personalmente, non aveva niente, ma, se così era scritto, ne avrebbe fatto volentieri una questione non personale.

Si lanciarono in un altro urlo; Josh non partecipò. Non avrebbero ottenuto un bel niente così, mentre loro urlavano quello prendeva qualche porta secondaria e se la svignava: adesso gliel'avrebbe fatto vedere lui, come si faceva.

Sollevò il fucile e lo puntò verso una delle finestre del primo piano; l'attimo dopo, quella finestra esplose. Si udì una voce di donna che gridava, sovrastata dalle risate e dagli spari di quelli che avevano deciso di imitare l'ignoto ma eroico autore del gesto.

Non tutti i proiettili, tuttavia, furono diretti con la stessa, mirabile precisione del primo: qualcuno colpì la vetrina di una gioielleria vicina, qualcun altro quella di un negozio di vestiti, altri ancora un venditore di elettrodomestici; e, mentre gli allarmi cominciavano a risuonare, Josh fu colto dal disappunto, anche se ciò gli fu consentito solo per un attimo: perché, tra i tanti inviati fuori bersaglio, uno penetrò preciso nel suo occipite e gli squarciò il cervello in due.

 

Il vecchio vestito da monaco giaceva riverso al suolo (stavolta, non aveva fatto in tempo a mettere le mani avanti), la tonaca sporca di sangue rappreso che tale sarebbe rimasta nei secoli dei secoli.

Uomini e donne in bianco spuntavano dalle carogne in decomposizione di quelli che fino a poco tempo prima erano stati simulacri di benessere, portando in mano chi una collana di imitazione di diamanti, chi un abito da sera, chi un computer all inclusive; e cantavano un doloroso peana: ah, non ci sono più tv!

Sulla crapa pelata del vecchio, solo i riflessi delle fiamme che saltavano da uno all'altro dei palazzi dietro le sue spalle.

 

Breaking news

[...] si allargano a macchia d'olio i disordini scoppiati negli Stati Uniti, e fonti indipendenti parlano di più di mille morti, smentendo così i dati diffusi dalle autorità nazionali, che frattanto hanno dichiarato lo stato di legge marziale [...]”

[...] esecuzioni sommarie ad Auburn, Del Rio e Oak Ridge; i rivoltosi hanno risposto con un attentato a Little Rock [...]”

[...] la rivolta ha ormai passato il confine, e Canada, Messico e Cuba hanno confermato che i movimenti apocalittici hanno provocato disordini anche nei loro stati. Si teme una diffusione europea [...]”

[...] si può dire che ormai tutto il mondo è un campo di battaglia, con... fermi! No, chi siete? Lasciatemi andare, fermi! Aiuto, aiuto!”

 

Come cominciano le guerre? I diplomatici raccontano bugie ai giornalisti, poi credono a quello che leggono.

- Karl Kraus

 

 

  
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