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Autore: PrivateIdaho    30/09/2012    2 recensioni
La stessa stanza. Un altro incubo.
Genere: Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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"Sei pronto?"

Apro gli occhi. Sensazione di umido. Sangue? Urina?

"Cosa sarai oggi?"

Non so rispondere a questa domanda. Non so da chi arriva. So che esiste, è sempre esistita. La domanda. E forse anche chi la stà ponendo...

"Vivi dentro di me, piccolo mostro"

E' tanto che non sento frasi del genere. Una volta significavano possedere una persona, farla tua fino allo sfinimento, tartassarle i sensi in un carosello di false speranze per poi rimanere a bocca asciutta, vittima del tuo stesso male, gregario di ciò che non saresti dovuto diventare...

"Respiri l'aria che lascio filtrare attraverso quella finestra che io ti permetto di aprire"

Buffo come un tempo venissi considerato una bomba ad orologeria ma poi, dopo il trambusto iniziale, mi sia ridotto a semplice miccetta, di quelle che da ragazzi facevamo scoppiare per spaventare le fidanzate al parco giochi. Tutto ha cessato di esistere intorno a me se non quà dentro, questo castello fatto di porte, finestre, mura consolidate dal tempo e dalle lacrime e dai sorrisi e dai quesiti. Questo letto dove un tempo eravamo in due...

"Ne valeva la pena?"

Mi trattengo dal sorridere maliziosamente. No, ovvio che non ne valesse la pena. La vita di una farfalla dura all'incirca un giorno. Quante farfalle mi hanno osservato negli anni, copiosamente, per poi perire ai miei piedi senza che io me ne accorgessi, troppo concentrato nell'inseguire tigri e leoni e tori fino al tramonto? Prima di raggiungere il nostro di tramonto?

"Potresti rimanere mio per tutto il tempo che ti resta, lo sai?"

Pochi centimetri di cemento mi separano dal mondo là fuori. Pochi centimetri e troppi desideri mi trattengono, in esilio da quella che chiamano 'vita'. Così attratto da essa, così ammaliato da tanto candore che lo specchio che ho di fronte mentre vomito i rimasugli della vita che vivo riesce solo a riflette la sostanza di ciò che sono. Io vivo nel subconscio. Nel subconscio di questa stanza.

"Mi hai visto nascere. Ti vedrò morire"

Come il padre che non ho mai avuto, questa stanza detta le sue regole. Sempre presente solo perchè chiamata in causa, questa stanza è voglia di potere, energia che trasudo di giorno in giorno, di scritto in scritto, di canzone in canzone, di orgasmo in orgasmo. E' rientrare di forza nell'utero materno per restarvici intrappolati, i piedi bloccati nel fango dei ricordi e le mani tese verso una luce che non ti appartiene ancora.

"Addormentati, mio dolce amore"

Ho tanto da dare, sogghigno. Questa stanza è il mio regno. Il mio trono reclama un ultimo atto valoroso che mi renderà l'indiscusso signore del popolo. Un popolo morente, un popolo apatico, un popolo che conosce già la storia. Ma se la perfezione fosse la semplice serenità, allora ti chiederei di essere ciò che non potrai mai essere.

"Un popolo che vuol tornare a credere"

E che non ci appartiene più, mio dolce amore.
  
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