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Autore: JuliaYume    30/09/2012    0 recensioni
Una persona diversa. Speciale.
Incapace di vedersi allo specchio.
Incapace di stabilire rapporti umani.
Una ragazza che non sa nulla, ma "crede".
Thalita. Un angelo.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Io... sono speciale.
Ma... dopotutto, chi non lo è?

Thalita. Sono io. O almeno, dovrei essere io.
Tutto mi confonde. Ormai, non so più chi sono.
Non so come sono, non so descrivermi. Ma come dovrei saperlo?
Chi si conosce veramente? Chi conosce veramente un amico, un conosciente, una persona?
Chi conosce me?

La risposta è semplice: nessuno. Neanche me stessa. Non mi capisco più da tempo.

Ma basta rimuginare sul nulla. Basta guardare il soffito mentre la sveglia suona all'impazzata.
Mi alzai, mi pettinai i capelli guardandomi allo specchio.
Dov'ero? Non mi vedevo in quello specchio. Ero... invisibile?
Ahah. No. Non direi proprio.

Mi infilai l'uniforme scolastica. Erano ancora le sei e due minuti. Presto per cominciare la giornata, o almeno, per i miei canoni.
Ma dovevo avere del tempo per riflettere.
Tutti hanno bisogno di riflettere, anche una bionda ragazzina di sedici anni incapace di vedersi allo specchio e vivere una vita normale, come tutti gli altri. Dovevo riflettere.
Su di te? Su di me. Su chi o cosa sono. Potrei anche essere un alieno, un cyborg, un esper o un viaggiatore del tempo, anche se sinceramente escludo a priori ogniuna di queste bizzarre ipotesi. Forse sono semplicemente umana ma non credo di esserlo veramente.
Chissà, chissà.

Mi incamminai verso un sentiero fiorito che portava alla mia scuola.

Ma aspetta. Come faccio a sapere che ho 16 anni? Come so di avere capelli biondi e occhi color del ghiaccio se non riesco a vedermi allo specchio? Come, se non riesco neanche a vedermi le mani? Non lo so neanche io. Forse mi sento una bionda sedicienne eccetera. Forse lo ero in una vita passata.
No, vita passata... Cosa sto dicendo? Non credo agli alieni, a Dio e men che meno a vite precedenti. Tutte fandonie, almeno secondo me. Tutte fandonie, fesserie e leggende metropolitane, sulle quali gente stupida crea stupidi libri e guadagna quattrini. Dopotutto, a scuola non hanno mai spiegato cosa sono i fantasmi in scienze, no?
Se non posso vedere niente di tutto ciò con i miei occhi, non posso crederci. Sarò anche ottusa, ma è il mio modo di ragionare.

Però... Non posso neanche vedere me stessa con i miei occhi.
... Ecco. Ho capito.
Non credo in me stessa.

Arrivai al cortile della scuola, e aspetto ansiosamente l'apertura della scuola.
Mi guardai in giro: c'era una ragazza a qualche metro di distanza da me. Non salutai, avevo paura di fare una cattiva impressione dicendo qualcosa di fuori luogo, e mi sdraiai su una panchina là vicino.
La ragazza mi rivolse la parola:


«Uh... C-ciao.»
«Qualcuno... mi ha parlato. Mi ha salutato. »

Io... non sapevo cosa dire. In fretta e furia cercai un foglio e una matita dalla mia cartella, e le scrissi un saluto.
Lei mi sorrise imbarazzata.

«Ehm... Beh sì, ecco... Riesci a parlare?»
Annuii.
«Ah... uh... Po-potresti parlare? Io... non mi sento molto a mio agio a parlare con qualcuno, e...»
«Non preoccuparti.»

Riuscii a parlare. Non avevo mai parlato in vita mia, e la prima frase che riescii a pronunciare non era un saluto, un “come stai”, un nome, ma un “non preoccuparti”.
Mah. Insolito eh?

Quella ragazza mi sorrise meravigliata.
 
« Co-come ti chiami?»
«Io... dovrei essere Thalita.»
«Thalita? Che bel nome. I-io sono... ehm, mi chiamo Saeyril.»
«Bellissimo anche il tuo, Saeyril.»
«G-grazie, Thalita.»
Ci sorrisimo entrambe.

Saeyril. Sentivo di aver già sentito quel nome.

«Sai, io... non ho mai parlato con qualcuno in vita mia. Tu sei la prima persona a cui rivolgo la parola.»
La guardai. Il vento trasportava i suoi capelli color ghiaccio e le foglie rinsecchite cadevano dagli alberi, creando una dolce sinfonia.
Io mi sentivo, finalmente, sicura di me stessa.

«Anche io. Non ho mai parlato con qualcuno prima di te.»
I suoi sorrisi riscaldavano quella giornata d'autunno fredda e ventilata.
Lei era diversa. Diversa da chiunque. Lei capiva ciò che provavo.

Così parlammo, parlammo tantissimo.
Non pensavo potessimo diventare così amiche.
Thalita, 16enne incapace di parlare, di vedersi allo specchio, asociale, in quell'istante, davanti alla scuola, trovò la sua prima amica.

  
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