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Autore: Danny Fan    13/04/2007    7 recensioni
Si dice che se si esprime un desiderio sotto un albero addobbato la vigilia di Natale questo si avveri; ma Hermione ha perso la persona a lei più cara, della quale le resta solo una sciarpa verde scuro. La magia del Natale avrà effetto riguardo al suo desiderio?
Genere: Romantico, Song-fic, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Harry/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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GREEN SCARF

Hermione contemplava senza vederlo il vetro appannato della finestra della biblioteca del dipartimento ministeriale per apprendisti auror. La neve cadeva a fiocchi grandi e leggeri, ma le nuvole bianche annunciavano che presto si sarebbe scatenata la tipica breve ma intensa tempesta di neve della vigilia di Natale. L'abete addobbato con fate vere e luci incantate faceva barluginare lampi di luce sulla superficie in cui si rifletteva vagamente il suo viso malinconico. La lacrima che era scesa furtiva sulla sua guancia poteva essere scambiata con facilità per un cristallo di neve che si era sciolto a contatto col vetro, e lei si affrettò a strapparsela dal viso, sbuffando e chinandosi nuovamente sulla pergamena. Non aveva lasciato la piuma durante quella breve distrazione, che nel frattempo aveva disegnato un piccolo nido di gocce d'inchiostro corvino alla base della sua relazione.

Se si fermava a riflettere su come era stata felice un anno fa in quello stesso giorno e su come si sentiva adesso, non le sembrava possibile che si potesse verificare un tale cambiamento da un opposto all'altro nelle sensazioni di un essere umano.

Il Natale accentuava i ricordi, si disse. Tutto assumeva un significato molto particolare se accadeva sotto un albero di Natale, fosse la formulazione di un desiderio o il prestito di una vecchia sciarpa. E il vischio non centrava. Assieme alle cose belle affioravano anche tutti gli altri sentimenti, i sogni infranti, le speranze vane dei giorni dopo. Il Natale era un ago perpendicolare che divideva la gioia dal dolore degli avvenimenti dell'ultimo anno, che Hermione non vedeva l'ora di lasciarsi alle spalle per poterlo dimenticare più in fretta col passare del tempo.

Era sera e i suoi colleghi di studi cominciavano a lasciare l'ampissima biblioteca ministeriale in un silenzio a volte sereno e concentrato, altre entusiasta e sbrigativo.

Lei sarebbe rimasta ancora un po' lì. Faceva lo stesso clima dell'anno scorso; la bufera svelta e pungente si sarebbe scatenata e sarebbe cessata, e lei non voleva stare all'aperto come quella volta. O forse si? La scorsa vigilia di Natale non le importava della bufera, perchè gioia e dolore avevano lo stesso sapore di vita con la persona che la scorsa vigilia era stata seduta proprio davanti a lei in quello stesso banco.

Allora non studiava ancora lì. Aveva accompagnato lui a cercare delle informazioni su un oggetto che era diventato il pezzo dell'anima di un mago oscuro... Però si erano seduti là, e avevano passato ore in silenzio a consultare libri, come avevano fatto molte volte anche a Hogwarts. Quella vigilia il silenzio era stato più intenso. Hermione aveva copiato qualche insignificante informazione, poi erano usciti fuori, nel parco innevato, ed era stato in quel momento che aveva cominciato a nevicare più forte. Il vento gelido li aveva investiti, la mano di Hermione era diventata gelata e quella di lui l'aveva riscaldata subito, prendendola nella sua con la solita sorta di timore.

Harry si era fermato e l'aveva fronteggiata, con estrema calma, ma nel suo viso c'era qualcosa che lei aveva notato da parecchie ore, e alla quale aveva cercato di prepararsi. Il vento gelido portava alle loro orecchie le note di una carola, che così distorta sembrava quasi una canzone d'amore. Le luci brillavano in lontananza, ricche di affascinanti riflessi multicolori che avrebbero dovuto causare allegria in chi le vedeva, ma che a Hermione avevano fatto provare una profonda voglia di poter tornare indietro nel tempo per rivivere le ultime due settimane. Simili alle luci natalizie, anche le gemme che erano gli occhi di Harry emanavano una luce triste mentre il suo viso assumeva un'espressione combattuta.

Hermione sapeva esattamente cosa stesse per dire, ed era pronta a opporsi.

- Hai freddo? - .

Lei aveva scosso appena il capo, mentendo, così Harry aveva continuato, tuffando le mani nelle tasche anteriori del cappotto e stringendosi nelle spalle. Il vento gli portava la neve fra i capelli, creando un contrasto di colori opposti molto intrigante, mentre la sua frangia corvina danzava nel lamento della bufera nascente.

- So che cosa ti aspetti che dica. Sarebbe facile e nemmeno inedito dirti che quello che è successo la settimana scorsa e quella ancora prima non può continuare. Continuerà. Non potrà mai finire, perchè non conosce confini, va oltre la vita e la morte, perciò convincerti sarebbe stupido, e non voglio farlo - .

Hermione annuì, seria come non lo era mai stata. Ricordava di aver assunto forse l'espressione di una persona che aspetta una condanna a morte, il che le sembrava inadeguato viste le parole iniziali di Harry.

- Volevo dire, comunque, che... questi giorni, ehm... sono stato felice. Questo è il più bel Natale della mia vita - , ammise, sorridendo e guardando le luci in lontananza. La città sembrava un immenso puzzle scintillante, - Lo è stato, e lo sarà perchè abbiamo fatto tutte cose non tanto normali - .

Hermione aveva sorriso a labbra chiuse. Sapeva a cosa si riferiva; la ricerca degli horcruxes li aveva portati in posti e coinvolti in situazioni paradossali quanto pericolose.

- Sarà il più bel Natale della MIA vita - , calcò sulla parola Harry, continuando. Sembrava che ritenesse fondamentale mettere in chiaro i motivi di ogni sua scelta, - Perchè almeno per ora, questa è la mia vita, e tu, e... noi... e tutto quello che è successo fra noi, si è adattato ad essa. E' stato bello non fingere di essere un ragazzo normale, ha reso ehm... vero... il nostro rapporto - .

- Perchè quello che proviamo è vero - , gli aveva replicato di getto Hermione, arrossendo un po' subito dopo e abbassando gli occhi, - Forse - .

- Assolutamente - , la corresse Harry, categorico quanto sicuro.

Si fermò di nuovo a guardare le luci, voltandosi poi ad ammirare l'alto albero addobbato che spuntava in una piazza non lontana. Sospirò, ed Hermione disegnò una piccola trincea nella neve con la punta dello stivaletto zuppo mentre la sciarpa verde scuro di Harry sventolava emettendo un suono che somigliava ad un applauso.

- Beh, ora che abbiamo chiarito questo, sono certo che tu capisca che quello che devo affrontare, da ora in poi, lo devo fare da solo - .

Hermione aveva annuito, senza sollevare la testa per paura che i suoi tentativi di trattenere delle inutili lacrime sarebbero miseramente falliti.

- E questo è un dato di fatto. Non possiamo opporci - , aggiunse lentamente Harry, lo sguardo ancora rivolto al grosso albero di Natale. Tacque, e attese che Hermione sollevasse la testa.

Hermione ricordava il suo sorriso, quando l'aveva fatto, e il suo cenno del capo.

Camminarono affiancati, lentamente e in silenzio, fino a raggiungere la piazza. Nessuno era così pazzo da stare all'aperto con quel clima, e le loro due figure lottavano col vento sempre più forte per avanzare.

- Per far si che questo diventi davvero il Natale perfetto, vorrei tanto un regalo - .

Hermione, dapprima incapace di parlare come suo solito a causa del nodo alla gola, cercò di mantenere la voce ferma e squillante mentre diceva, - Sai che in molti libri è scritto che se si desidera qualcosa e lo si chiede sotto un albero di Natale la notte della vigilia, questa si avvera? Che cos'è che desideri? Chiedilo, dai - .

- Domani so che sarò troppo solo - , sussurrò Harry, guardando il fogliame sempreverde dell'abete, - E questa consapevolezza mi dà la sensazione di affogare. Sei sempre stata vicino a me, anche quando non me ne accorgevo, perciò sono certo che sentirò la tua mancanza. Pensavo fosse tutto sbagliato, io che mi innamoravo di te e tu che miracolosamente mi ricambiavi, credevo che sarebbe andato tutto perduto, la nostra amicizia, e tutto quello che tu eri per me. E invece non mi accorgevo che era amore; tutto quello che facevi era amore, anche se tu avessi taciuto per sempre, il senso di quei gesti non sarebbe cambiato. Era l'essenza stessa dell'amore, il dare senza pretendere di ricevere. E mi dispiace molto di aver rincorso farfalle in una strada che mi allontanava da te, illudendomi che la mia vita potesse essere diversa. E' vero, non è una vita spensierata, la mia, ma ci sei sempre stata tu a renderla migliore, e a volte anche più lunga. Dovevo accettarla, ed è stato solo quando l'ho fatto che ti ho notata per davvero. Tu ci sarai sempre perchè sei parte della mia vita, e io la voglio vivere per provare a cambiarla in meglio. Non posso tirarmi indietro. Quindi, il regalo che ti chiedo, ora, è quello di... - , esitò un attimo, - ... stringermi e poi stringermi ancora perchè potrebbe non succedere più - .

Hermione aveva chiuso il labbro fra i denti e gli si era gettata contro, e si erano stretti per chissà quanto tempo, là, sotto quell'albero di Natale illuminato e sfavillante, sfarzoso come la gioia della festa più bella che non abitava più i loro cuori. Hermione lasciò che Harry si chinasse e le posasse il capo sulla spalla, e gli accarezzò a lungo i capelli che diventavano rapidamente umidi.

- Ho creduto anche io a lungo che ogni giorno che passava fosse un errore, ma questo errore si è risolto quando ho imparato ad accettare il fatto che ti amo. Io non ti perderò mai - , lo costrinse con un sorriso a guardarla e gli sorrise, le guance umide, - Buon Natale, Harry - .

Lui sorrise il suo sorriso a labbra chiuse ed Hermione ricordava di essere rimasta come al solito incantata dal modo in cui una estremità delle sue labbra si arricciava dandogli quell'espressione infinitamente furba e intelligente.

Harry si era un attimo dopo tolto la sciarpa e gliel'aveva messa al collo, agganciandogliela dal retro del capo in modo che quel gesto la avvicinasse teneramente a sè.

Tra il sibilo del vento, il loro bacio era stato più caldo delle fiamme dei camini accesi di Londra e più dolce del torrone alle noci che, nelle case, le famiglie riunite stavano mettendo sulle tavole decorate con candeline rosse e ghirlande di agrifoglio.

Hermione si alzò senza fretta e raccolse le sue cose, chiudendo il calamaio con cura e riponendolo nella sua borsa assieme agli altri libri. Mentre usciva sul piazzale si strinse la sciarpa verde scuro attorno al collo e sulle labbra, e un singhiozzo la scosse fortemente mentre cercava di evitare di pensare che era passato un anno dall'ultima volta che un ragazzo l'aveva presa fra le braccia per scaldarla, così come, nella forte nevicata, stava facendo quel ragazzo là in fondo nei confronti della sua fidanzata. Lei non aveva più nessuno che la scaldasse con un abbraccio la vigilia di Natale, e a causa del sentimento che provava non lo avrebbe mai più avuto.

Harry era scomparso pochissimi mesi dopo quella loro discussione ovattata dalla bufera della notte delle notti, regalando forse al mondo magico un periodo di pace definitivo che aveva però strappato la pace dal suo cuore. Voldemort era morto, portando con sè qualsiasi traccia di Harry. Il non avere nemmeno un posto dove poterlo piangere era per Hermione fonte di una doppia disperazione. Sarebbe rimasta sola per il resto della vita, perchè sapeva che mai avrebbe riamato così. Certo, poteva stringersi di più nel cappotto nero che ricalcava la sagoma del suo busto, o respirare il profumo di Harry che ancora permeava la sua sciarpa verde, ma era fin troppo evidente che il freddo fosse dentro di lei. Molto spesso, gli amici le avevano detto che quando aveva voglia di piangere poteva sedersi in un posto qualsiasi e farlo; non c'era niente di male, no? Tante ragazze piangono a diciannove anni la vigilia di Natale, e le streghe non facevano eccezione.

Camminò fino alla piazza sotto la neve e si sedette sul gradino dell'albero di Natale, che coi suoi fiocchi, colori e luci sgargianti la sfidava, ricordandole che non era certo che un giorno avrebbe di nuovo conosciuto la gioia di vivere. Le sue mani si chiusero sul suo viso e lei si chinò sulle ginocchia, rompendo la sgangherata diga dei suoi occhi. Pensò alla sua vita e a come sarebbe dovuta essere, e si ritrovò a desiderare sotto quello stesso albero che il vento di burrasca le riportasse ciò che aveva perso per sempre e così precocemente. Per molti minuti i suoi singhiozzi e i suoi bassi lamenti si mischiarono al dolce e melodioso suono delle carole natalizie interpretate da voci bianche, in un contrasto stridente, poi pian piano rimasero solo e carole e il rumore della neve che veniva premuta sotto le suole, in quel caratteristico scricchiolio sommesso. Si era avvicinato qualcuno. Hermione non avrebbe voluto che accadesse; perchè la gente la vigilia di Natale deve sempre divertirsi al gioco della misericordia?

Irritata, aprì un poco le dita e sbirciò degli stivali neri che affondavano di qualche millimetro sullo strato di neve morbida appena caduta, a un metro da lei. Sollevando di pochissimi centimetri la visuale schermata dalle proprie mani, Hermione notò che il samaritano si era inzuppato parte dei pantaloni grigi che un lungo mantello nero lasciava scoperta.

Buffa cosa, l'intruso che aveva violato la sua privacy non aveva ancora fatto nessuna domanda inutile come "va tutto bene?" o "posso fare qualcosa per te?". Stava lì, in piedi, a guardarla, da quello che potè intuire Hermione.

Fu quel particolare seccante che la costrinse a scostare le mani e alzare il capo. Era un uomo alto, col cappuccio del mantello sollevato, e continuava a stare fermo lì senza dire niente.

Hermione lo fissò con risentimento, - Ha forse bisogno di qualcosa? - , sbottò, senza curarsi di essere gentile.

E l'uomo parlò con la voce di un ragazzo di diciotto anni, una voce che Hermione conosceva fin troppo bene e che non avrebbe mai potuto dimenticare, - Fa piuttosto freddo... Ehm... potrei riavere la mia vecchia sciarpa? - .

FINE

  
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