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Autore: Cloe901s    30/09/2012    5 recensioni
Era come lo ricordavo, i capelli più corti, più alto e, se possibile, più bello. Mi trovavo mano nella mano con la mia futura sposa e la sua visione mi investì come un secchio d’acqua fredda.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Ricordavo tutto. Niente mi sarebbe sfuggito, non avrei permesso a nulla di uscire dalla mia mente. Tutto sarebbe rimasto sigillato in uno dei miei cassetti più intimi. Non lo avrei dimenticato.
Dicono che il primo amore non si dimentica mai. Io il mio lo avrei custodito per sempre, non lo avrei vissuto, ma lo avrei custodito e, quando e se ne avessi sentito il bisogno, avrei ripescato un ricordo, uno sguardo, un sospiro e me ne sarei nutrito. Avrei risentito la sua voce, roca al mattino, sussurrarmi un timido “buongiorno”, avrei percepito le sue dita scrocchiare nervosamente, visto il suo sorriso espandersi lentamente e poi, quando avrebbe fatto troppo male, avrei accuratamente richiuso il cassetto, conservando gelosamente la chiave.
Da bambino mi raccontavano di belle principesse, di donne aggraziate, ero cresciuto davanti alla televisione, osservando uomini innamorarsi di donne, sposarsi, avere figli, invecchiare e poi addormentarsi al fianco di chi amavano e dormire, per sempre.
Io tutto questo non avrei potuto farlo, mai. Perché la persona che amavo non era una bella principessa.
Mi sarebbe piaciuto innamorarmi di una principessa, ci avevo provato, con tutte le mie forze, ma il mio corpo si rifiutava. Mille baci dati da una donna, non valevano per me nemmeno un quarto di quanto valesse la sua risata, la risata di colui che amavo.
Avevamo vissuto insieme attimi indimenticabili, piccole cose che costellavano le mie giornate e mi rendevano il sonno difficile. Lui era tutto, se solo avessi potuto viverlo, se solo me lo fossi concesso, forse sarei stato felice, ma non potevo. Non avrei sopportato gli sguardi di disprezzo indirizzati alle nostre mani intrecciate, né le occhiatacce dovute ad un bacio in pubblico, non ero così forte. Lui lo era, io no.
-Finiamola qui.- avevo detto in un freddo pomeriggio d’ottobre. Lui mi aveva guardato con quei suoi occhi spaventati, alzando lentamente la testa dal mio petto.
-Non ci fa bene.- avevo continuato. I suoi occhi, i suoi meravigliosi occhi, erano diventati lucidi, il labbro inferiore, che tanto amavo mordere, aveva cominciato a tremare.
-Non mi puoi lasciare.- aveva detto. Solo poche parole prima che delle lacrime silenziose rigassero il suo volto.
-È la cosa migliore.- sì, lo era.
-Ma io.. io ti..- aveva singhiozzato.
-Non dirlo.- lo avevo interrotto. –Dimenticalo, dimenticami.-
Una discussione molto breve, un ultimo sguardo al suo corpo perfetto, alle sue guance ormai arrossate, ai suoi occhi umidi, alle sue labbra rosse, alle sue mani forti, alla sua anima coraggiosa e poi via, via per sempre.
Quante volte mi ero pentito, quante volte avrei voluto correre da lui per abbracciarlo, per baciarlo e tornare a sorseggiare insieme caffè alle due di notte. Ma mai lo feci, mai mi mossi. Era la cosa migliore, per entrambi.
Avevo conosciuto una ragazza tempo dopo, le avevo chiesto di sposarmi e lei aveva accettato. Avevo pianto la notte, pianto perché lei gli assomigliava, pianto perché mi sentivo prigioniero, ma poi, al mattino, avevo indossato il mio sorriso migliore, per l’ennesima volta.
Mi chiedevo spesso dove fosse, con chi fosse. La sola idea che qualcun altro potesse toccarlo, baciarlo, mi rendeva le gambe molli, il respiro affannoso. Per quanto potesse essere egoistico, lui era mio. E lo sarebbe stato per sempre.
Poi un giorno lo vidi.
Un giorno come tanti altri, uno di quei giorni morti, in cui non vedi l’ora che cali la sera per lasciare che il sonno ti abbracci.
 Era come lo ricordavo, i capelli più corti, più alto e, se possibile, più bello. Mi trovavo mano nella mano con la mia futura sposa e la sua visione mi investì come un secchio d’acqua fredda.
Julie, così si chiamava lei, mi guardò perplessa, ma non lo notai, quello sguardo non mi importava. Ero molto più concentrato su un altro paio di occhi che mi scrutavano sorpresi, felici, ma allo stesso tempo terrorizzati. Accennai un sorriso, mi nacque spontaneo, e lui rispose agitando timidamente una mano in segno di saluto. Si avvicinò lentamente e io feci lo stesso, lasciando la mano di Julie che mi fece andare senza particolari problemi.
-Ciao..- aveva detto, le mani in tasca, lo sguardo raggiante.
-Ciao- lo scrutavo e notavo che la sua bellezza era aumentata spaventosamente, le mani cominciarono a tremare quando mi accorsi che quel corpo esile, che avevo conosciuto anni prima, era adesso vigoroso e, sì, dannatamente sexy.
-Stai con lei?- mi chiese, accennando a Julie.
-Mi mancava la tua voce..- poggiai una mano sul suo fianco, lui la osservò deglutendo.
-A me mancava tutto.- rispose, poggiando una mano sopra la mia e inchiodandomi con uno sguardo mozzafiato.
Forse le principesse potevano aspettare, sì, potevano, io prendevo il principe.
 
  
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