Help me and let me help you
September 2014
La pioggia cadeva scrosciante durante quella sera di metà settembre. Il cielo era plumbeo, nero, così tanto oscuro da perdercisi dentro.
La ragazza uscì dal supermercato con una busta della spesa e sembrò notare soltanto in quel momento le lacrime del cielo. Batté un piede a terra, imprecò e buttò la busta con dentro quella che sarebbe dovuta essere la sua cena per terra. Si sedette sul marciapiede umido, si tirò su il cappuccio e si strinse a sé le gambe esili e sottili.
Cominciò a piangere, piangere e piangere. Lei non piangeva, o almeno se lo faceva si assicurava di essere sola e lo faceva soltanto quando non ce la faceva più. Era troppo calcolatrice e distaccata per essere travolta dai sentimenti; era proprio come ogni medico dovrebbe essere: appassionata ma non empatica.
Ma quella era stata la sua prima volta, quel viaggio l’aveva cambiata, nel profondo, più di qualsiasi altra cosa potesse fare.
Si mise a guardare il temporale e vide una goccia cadere in una pozzanghera e formare un piccolo cerchio, seguito poi da cerchi più grandi sempre provocati dalla stessa goccia.
Una goccia d’acqua, soltanto una goccia d’acqua avrebbe potuto cambiare tutto. Perché in ogni goccia c’è un cambiamento, una serie di conseguenze che non si possono prevedere. Una serie di cerchi che si possono incontrare con altri, una serie di avvenimenti non previsti.
La giovane non poté fare a meno di versare un'altra lacrima e incolparsi nuovamente per quello che era successo, dicendosi che avrebbe dovuto fare in modo di non far cadere quella goccia.
Si alzò da lì per terra, prese la busta di carta affianco a sé e attraversò la strada, ripetendosi di non piangere, di smetterla, dicendosi che quello fosse un atteggiamento infantile e immaturo. Dall’altra parte non riusciva a placare le lacrime.
Salì in macchina dopo qualche altro passo, già completamente zuppa da capo a piedi. Si tolse il cappuccio, lasciò la busta nel sedile affianco e sospiro rumorosamente appoggiandosi allo schienale. Si tolse come poté le lacrime dagli occhi e mise in moto la macchina.
Le strade di Los Angeles sembravano deserte. Poche luci dei lampioni riuscivano ad illuminare a malapena gli stradoni della metropoli. Non faceva particolarmente freddo, in quella città non faceva mai freddo davvero. O almeno mai come nella sua originaria New York.
La pioggia rendeva difficile anche soltanto vedere a due palmi dal naso. Era tutto buio, e la vista della ragazza era appannata dalle sue stesse lacrime.
She hits the gas
Hoping it would pass
Premette con il piede sull’acceleratore, come per fuggire dai suoi stessi pensieri come se volesse tenerli lontani, come se non volesse affrontarli perché troppo difficili da accettare. Ma quelle immagini, quelle grida, quelle lacrime, quegli sguardi si ripresentavano nella sua mente come un film che ormai si era ripetuto un milione di volte. Più sperava che scomparissero dalla sua mente, più queste si ripresentavano vive nella sua testa.
Successe tutto in pochi secondi.
Un forte tonfo, dei vetri rotti, una macchina rovesciata e un airbag che si gonfia. Sangue, dolore e panico. Una voce che grida, una vista appannata, infine una luce rossa lampeggiante e un suono di una sirena. All’improvviso, tutto buio.
The red light starts to flash
It’s time to wait.
Buonasera a tutti!
Eh sì, sono tornata a rompervi le scatole, ma capitemi sono raffreddatissima e ho mal di gola da morire e per questo domani non andrò neanche a scuola!
Questa storia sarà un po' diversa da ciò che avete letto in precedenza e da ciò che ho mai scritto prima.
Il prologo è datato nel settembre 2014, mentre il primo capitolo che posterò porterà la data di maggio 2014, quindi la maggior parte della storia sarà un Flash Back.
Questa fan fiction la volevo scrivere prima di "You're just running from the truth", ma non mi sentivo pronta, e tutt'ora non mi sento pienamente capace di scriverla. Perchè? Perchè è in una realtà in cui non sono mai stata.
Comunque ho voluto provare a vedere cosa venisse fuori. Sappiate che non so se riuscirò a postare regolarmnete, perchè la scuola mi uccide. Il terzo liceo scientifico è pensate, e soo già che gli anni che verranno saranno ancora peggio ç.ç
Bene, se siete arrivati fin qui a leggere, vi meritate un applauso! *clapclap*
Sì vede che sto male, comincio a straparlare.
Ora me ne vado davvero, spero che lasciate almeno un commentino! :)
Un bacione grande,
Marta.