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Autore: Rhaenyra17    30/09/2012    0 recensioni
[Tratto dal primo capitolo]
" ‘Pensaci bene, Bellatrix.. Il Signore Oscuro ci ucciderebbe senza pensarci, se lasciassimo che Draco venga coinvolto in questa faccenda. Lei non si fermerà’ – tentò di sussurrare, in modo che la sentisse solo la sorella. Forse aveva rimosso troppo in fretta la parte in cui il marito le aveva detto che ero un vampiro.
‘Fai uno sbaglio e sei morta’ – mi minacciò Bellatrix.
‘Prima o dopo che ti avrò uccisa?’ – ghignai malefica. "
[Questa storia partecipa al contest "Quando Harry Potter e Twilight diventano più o meno la stessa cosa" indetto da Beth96]
Personaggi: Bellatrix/Rosalie + personaggio obbligatorio: Renesmee.
Genere: Comico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Lucius Malfoy, Mangiamorte, Voldemort
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Nickname: Giacopinzia17


Titolo: Ambizioni, desideri e rimpianti.


Coppia: Rosalie/Bellatrix più personaggio obbligatorio: Renesmee.


Raiting: giallo


Avvertimenti: crossover, What if?


Genere: comico, introspettivo.


Eventuali Nda: Questa storia partecipa al contest “Quando Harry Potter e Twilight diventano più o meno la stessa cosa” indetto da Beth96.
Bene, ecco la mia long, che non è poi così long °-°.. però comunque per scriverne una bella lunga avrei necessitato di molto, molto più tempo
:') spero che non dispiaccia, comunque.
L’ambientazione non coincide con entrambe le saghe: per Rosalie tutto questo succede dopo Breaking Dawn, mentre orientativamente ho fatto sì che per Bellatrix succedesse circa nel Principe Mezzosangue.  
Ho deciso di scrivere il prologo e l’epilogo in terza persona, mentre i capitoli 1, 2 e 3 saranno dal punto di vista di Rosalie.
Spero sia gradita, la mia idea ^^
Enjoy it!
xx



 

Prologo.

Mai si sarebbero aspettati una cosa del genere, tutti loro. Due mondi che non si erano mai tenuti in contatto, persone diverse ma con una cosa in comune:  il dover mantenere un segreto più grande di loro. Niente era nei loro piani, ovviamente: le cose non vanno mai come si spera o come si programma.
L’unica cosa che gli restava da fare, ormai, era semplicemente accettare la cosa e rimediare a quel disastro che avevano combinato i Mangiamorte, coinvolgendo una specie completamente diversa di vampiri. Avevano causato l’intreccio di due mondi che altro non potevano fare, se non scintille a non finire.
Due donne indipendenti, ribelli e forti, da due mondi che ormai non erano più separati, se non da quella sottile linea di confine che si limitavano a chiamare, superficialmente, odio e disprezzo. Nonostante ciò, dovettero comunque collaborare per ristabilire quell’equilibrio che temevano seriamente, più che mai prima d’allora, si fosse perso per sempre.
Il per sempre, poi, per i vampiri era davvero tanto, troppo tempo, e non potevano di certo accettare un affronto del genere.

 

 

La chioma bionda di Rosalie si poteva riconoscere ovunque; l'unica ragione per la quale nessuno si accorse di lei, fu che passava per i boschi alla velocità della luce, lontana da occhi e orecchie indiscrete.
Suo fratello Edward era distrutto, così come sua cognata Bella: ormai il disprezzo provato per le scelte della giovane era sepolto nel cimitero dell’essere umano di quest’ultima. Inoltre, con la nascita della bella Nessie, era come se le avesse perdonato tutto. ‘Acqua passata’, quindi.
Ed era proprio dopo il rapimento di Renesmee che aveva totalmente perso il controllo di se stessa, da una parte, mentre dall’altra era perfettamente lucida; sapeva alla perfezione cosa doveva fare e ne aveva tutte le intenzioni.
Non aveva avvertito nessuno, nemmeno il suo amato Emmett: semplicemente si era messa in viaggio, con la scusa di voler stare da sola, dicendolo con i suoi soliti modi bruschi. Aveva approfittato del fatto che aveva bisogno di sangue animale per avventurarsi nei boschi, perciò la famiglia Cullen l’aveva lasciata andare; inoltre, erano piuttosto impegnati ad aiutare Edward e Bella a trovare una soluzione, una maniera per riprendersi la figlia.
I maghi avevano colpito proprio dove non dovevano colpire, e Rose era parecchio incazzata.
Le sarebbe bastato arrivare in fretta all’aeroporto e prenotare un volo per l’Inghilterra, dopo di che avrebbe cercato uno dei Mangiamorte e l’avrebbe, in qualche modo, obbligato a collaborare. Non le interessava minimamente il ‘come’, semplicemente doveva averne uno dalla sua parte che l’aiutasse ad infiltrarsi e riprendersi la bambina.

All’aeroporto non ebbe particolari problemi, l’unico inconveniente che le si parò dinanzi fu quello di dover attendere un paio d’ore prima di partire. Sbuffando, si sedette e attese quelle due ore, che sembravano non passare mai. Più passavano lentamente, più la bionda si inviperiva, e più voglia aveva di staccare il collo ad ogni singolo mago oscuro che avesse collaborato, o sapesse solamente della piccola Nessie.
Proprio non riusciva a capacitarsi di quello che avevano fatto, anche perché non avevano ragioni per fare una cosa del genere; almeno secondo ciò che sapeva. In quel momento, però, l’unico pensiero che occupava la sua mente era il viso della bambina che, sorridente, le poggiava teneramente le mani sul volto e le mostrava il sogno che aveva fatto mentre dormiva. Di solito, sognava sempre un’immensa distesa verde, un prato pieno di fiori e con due alberi in lontananza, di fronte a lei un castello maestoso, una bandiera con uno stemma, contenente un serpente e contornato di verde e nero. La bimba correva verso il castello, attratta da esso, e la bandiera spiccava magicamente il volo: aspettava che la bambina ci salisse sopra, poi partiva a velocità moderata, e riportava la bambina sul prato; solo allora riprendeva a giocare con i fiori e a guardare gli uccelli che svolazzavano di qua e di la.
Non credeva, la bella bionda, che quel sogno potesse avere un qualche significato nascosto, per cui non ci diede peso la prima volta che glielo mostrò; iniziò ad avere un qualche dubbio quando la bambina prese a mostrarglielo più volte col susseguirsi dei giorni. Non lo reputava, comunque, un sogno premonitore.
Dall’altoparlante, la voce di una donna, che pareva abbastanza giovane, avvertiva i passeggeri del volo per Londra di apprestarsi ad imbarcarsi; così Rose, senza batter ciglio, con la sua solita grazia che faceva scendere dal piedistallo anche la persona più sicura del mondo, si apprestò a entrare nell’aereo.

 

Le ore di volo furono noiose, più che stressanti; Rose sentiva l’ansia aumentare di secondo in secondo, ma sapeva di doversi dare una calmata, altrimenti la situazione sarebbe precipitata, sfuggendole di mano, e non poteva proprio permettere che accadesse una cosa del genere. Sospirò sollevata, quando, di notte inoltrata, l’aereo atterrò a Londra. Scappò senza farsi notare da nessuno, usando un’uscita diversa dell’aeroporto e correndo velocemente; nessuno parve notarla, tutti erano stanchi e scocciati. Invece a lei piaceva la notte, ed anche Londra, giacché era una città prevalentemente piovosa e raramente i londinesi potevano godersi il sole splendente in un cielo azzurro senza la minima traccia di nuvoloni plumbei.
Pensandoci un po’ su, Rosalie si rese conto che non aveva la men che minima idea di dove si trovasse la piccola, né sapeva da dove cominciare.
Non poté far altro che sfruttare le sue conoscenze del mondo dei Maghi: fortuna sua che era il 1° settembre! Fu un caso, probabilmente, ma lei non poté far altro che godere della sua sfacciata fortuna ed avviarsi piuttosto lentamente verso la stazione di King’s Cross. Avrebbe dovuto aspettare le undici del mattino, per quanto ne sapeva.
Arrivata in stazione, si soffermò a guardare un orologio, sotto lo sguardo stupefatto dei pochi passanti delle quattro circa del mattino. Avrebbe dovuto aspettare parecchie ore, prima di poter salire su quel treno che l’avrebbe condotta nel mondo magico, più precisamente nella scuola di Hogwarts.
Lì, era piuttosto certa, avrebbe trovato qualcuno che l’avrebbe indirizzata sulla strada dei Mangiamorte: un passo o due più vicina a Renesmee.
L’unica cosa che le restava da fare, era semplicemente rimanere appoggiata vicino al muro tra i binari nove e dieci. Si appoggiò a quello del binario nove, una gamba alzata e il piede appoggiato vicino a quei mattoni, la testa leggermente china e gli occhi chiusi.
 


  
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