L'ombra del padre.

Eri piccola e specchiavi gli occhi vispi nel tazzone di latte, freddo anche d’inverno, che tu le cose le prendi così, di petto, senza prepararti.
Scardinavi la pila di biscotti orizzontali, ne sceglievi uno al cioccolato e lo inzuppavi tutto, fino ad immergere anche le punta delle dita, non ti risparmi mai; amavi il solletico che quel liquido ti faceva sulla pelle, sembrava sollievo e comprensione, poi la tiravi fuori con un sorriso ingenuo e compiaciuto, succhiavi il latte dalla frolla raggrinzita dal tuffo. In un morso, uno solo, il mondo cominciava a starti più simpatico, più appetibile.
Le dita appiccicose di latte le lasciavi asciugare al sole, non c’era golosità, volevi giocarci e sporcare di te tutta la famiglia; saltavi dalla sedia rincorrendoli per stampargli quelle paffute manine sulle maglie e sulla pelle, sembravi un mostriciattolo ma dietro ogni passo, a piedi scalzi, ti portavi dietro suoni di risate e di occhi distesi al sole.
Lo fai  ancora. Rincorri i tuoi affetti, con le dita impiastricciate di te, balzando da sedie statiche per giocare con una vita che ha saputo toglierti cardini importanti. E la notte ti ingombra di bisbigli e pesi..
Il futuro, il ruolo di regina, casa da non poter lasciare, l’ansia di ristabilire i ruoli..
Ma poi ti svegli, scuoti la testa, sorridi, apri le braccia e corri. Hai bisogno di ricordarti come si va sulle altalene e di che sapore ha il latte riscaldato, le coccole del palato e del cuore. Proprio come tua madre, Neo Queen Serenity. Le assomigli tanto, ChibiUsa.
Così anche da qui, ti appoggio le mani sulle spalle e poi il viso, e le labbra, e le ciglia a sfiorarti il collo, perché piccola mia, ci sono pensieri fragili come frolla al cacao che se nascosti per troppo tempo lì, nella tazza, nel tuo animo, ti invaderanno persino gli occhi.
Preferisco immerger le mie dita con le tue, a scandirci i tempi del riposo e quello dei segreti, delle confidenze e delle paure. E quando penserai di non farcela, sul tuo naso sentirai gocce fresche di vita, le mie, quelle del tuo Mamoru, dell’uomo che hai chiamato papà con gli occhi pieni di luce e gioia, perché fa così l’amore, travasa la forza, e ci fa scattare sulla sedia, per giocare, insieme.



NdA: sono insonne questa notte e così ho riletto qualche volume del manga di Sailor Moon. La figura di Mamoru mi piace molto e mi piace ancor di più il suo voler proteggere ChibiUsa, il frutto dell'amore suo e di Usagi. In merito a questo legame ho fantasticato un po' e cercato di immaginare cosa penserebbe l'animo di Mamoru, osservando, in qualche angolo di paradiso, il passare dei giorni della sua amata figlia.
Forse è solo l'ennesimo esperimento mal riuscito, ma l'ho scritta pensando a mio nonno, l'uomo che mi guarda, da appena due mesi, dal suo angolo di Paradiso...
Con affetto,

Nanà-sshì