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Autore: Whatshername    01/10/2012    4 recensioni
Per un attimo Watson temette di avere un infarto.
Raccimolando tutta la calma possibile e immaginabile ricacciando indietro un embolo , John tenne a freno l'impulso di tirargli un pugno. « Che diavolo stai facendo, Sherlock? »
« Credo di star morendo. »
Genere: Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: John Watson , Sherlock Holmes
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Sherlock2
Disclaimer: Ovviamente i personaggi non mi appartengono. Non ancora, almeno, ma ci sto lavorando.


Buonanotte, Sherlock


Un John Watson particolarmente bagnato stava tentando da cinque minuti di aprire la porta del 221b di Baker Street con il gomito perchè aveva le mani occupate dalle buste della spesa.
Un tentativo piuttosto fallimentare, a dirla tutta, che mise a repentaglio la confezione delle uova, salvate in extremis dall'arrivo provvidenziale della signora Hudson, la quale si fece da parte per lasciar entrare il caro John.
Mentre lui posava le buste sul tavolo l'anziana donna cominciò la sua ramanzina su quanto fosse incosciente uscire a Londra senza ombrello, e di come, comunque, fosse stato gentile ad andare a fare la spesa per lei.
« Di niente signora Hudson, di niente. » Si congedò in fretta Watson, con una certa ansia.
Ci aveva messo alcuni secondi, dopo essere entrato in casa, a capire cosa non andasse.
Poi, quando aveva capito, il suo stomaco si era contratto dolorosamente: era il silenzio, il problema; niente violino, niente spari, niente passi impazienti avanti e indietro.
Niente di niente.
Forse Sherlock stava solo pensando, o forse era impegnato in uno dei suoi folli esperimenti, ma John si sentiva inquieto e salì le scale due a due il più velocemente possibile.
La vista del salotto lo colpì come un pugno nello stomaco, lasciandolo per un momento senza fiato.
Sherlock Holmes era sdraiato a terra, immobile, con gli occhi chiusi, e per quanto Sherlock fosse solito mettersi in posizioni strampalate, di solito sceglieva sempre qualcosa di morbido su cui sdraiarsi, sedersi o saltare sopra.
« Sherlock! »Urlò catapultandosi verso di lui, cercando immediatamente fori di entrata di proiettili, ferite da taglio, ematomi vari... 
Il consulting detective voltò la testa e lo guardò negli occhi. « Ciao, John. »
Per un attimo Watson temette di avere un infarto.
Raccimolando tutta la calma possibile e immaginabile e tentando di calmarsi un po', John tenne a freno l'impulso di tirargli un pugno. « Che diavolo stai facendo, Sherlock? »
« Sto morendo. »
Okay, forse un infarto il suo cuore poteva ancora reggerlo, ma due in un colpo solo no.
« Che stai dicendo? Non sei ferito, non sei avvelenato, non sembri avere sintomi di emorragie interne... »
« Sto morendo, John. Lo sento. Dolore alla testa, alla gola e alle articolazioni, aumento della temperatura corporea, mancanza di appetito, spossatezza. Tutti sintomi di morte imminente. »
« O di una banale influenza. »Ringhiò John, intuendo finalmente la verità.
Gliel'avrebbe data lui la morte imminente, sbattendogli la testa contro il muro magari.
« Non c'è niente di banale in me. Prendi carta e penna, ti detterò le mie volontà e- Dove stai andando? » Esclamò indignato alzando la testa dal pavimento. « Io dico che sto morendo e tu mi lasci passare i miei ultimi momenti da solo? »
John roteò gli occhi, dirigendosi in camera sua.
Tornò pochi istanti dopo con la sua valigetta medica e la appoggiò sul tavolo, armeggiandoci dentro. « Perchè sei sul pavimento? »
« Avevo caldo. »
Watson scosse la testa, incredulo. « Mettiti a letto. O sul divano, con una coperta. »Ordinò perentorio, intercettando lo sguardo ribelle del detective e rivolgendogli un'occhiata omicida prima che quello potesse aprir bocca per ribattere.
Alla fine Sherlock obbedì, strisciando fino al divano e lasciandocisi cadere sopra con un gemito dolorante mentre John tirava fuori qualche oggetto dalla sua valigia.
Poi John si inginocchiò accanto al divano.
« Cosa stai facendo? »
« Ti sto chiedendo di sposarmi, Sherlock. »
Per un attimo gli occhi del detective sgranarono e le sue sopracciglia si inarcarono quasi impercettibilmente, tradendo che era shockato.
Poi il suo sguardo si fece severo e tornò al suo solito cipiglio. « Sarcasmo. »
« Esattamente. »Confermò John soddisfatto, puntandogli la torcetta medica prima negli occhi e poi in gola, visitandolo scrupolosamente.
Soltanto quando la torcia fu riposta insieme allo stetoscopio Sherlock commentò. « Comunque avrei detto di sì. »
E anche se John era voltato di spalle Sherlock era certo che adesso stesse sorridendo, come lui.
« Frena gli ormoni, Holmes. »Borbottò il dottore ficcando nuovamente la mano nella sua valigetta, estraendo stavolta, sotto lo sguardo allarmato del detective, un flacone.
« Tieni. » Disse John lanciandoglielo « Sciroppo. Due volte al giorno. »
« E se non volessi prenderlo? »
« E se ti strangolassi, così non ne avresti più bisogno? »
« Come sei violento, John. Sei un medico, dovresti essere più comprensivo con i tuoi pazienti. »
Per un attimo Watson pensò davvero di strangolarlo.
Nell'esercito aveva imparato molti modi diversi per farlo, alcuni immediati e praticamente indolori.
Ovviamente erano quelli che avrebbe scartato subito, ora.
« Due volte al giorno, e smettila di lamentarti. »
« Ma sto male. »
« Pensa ad altro. »
« Non riesco a pensare con il mal di testa, è irritante. »
« E allora non pensare affatto. »
Sherlock annuì, con fare ovvio. « Giusto. Dimmi John, tu chiedi anche agli uccelli di non volare, alle persone di non respirare, al sole di non splendere? »
« Okay, okay. Allora dormi. E' questo quello che fa la gente normale quando è malata, dorme. »
« Io non sono "la gente". Non riesco a dormire. »
John strinse il giornale che aveva appena afferrato dal tavolo con una forza eccessiva, stropicciandone i bordi. « Provaci. »
« Non ci riesco. »
« Sforzati! »
« Ma- »
« Fallo, o ti do una botta in testa. » Minacciò fin troppo seriamente.
In effetti avrebbe anche potuto farlo. Sapeva come non uccidere un uomo, ma stordirlo abbastanza da metterlo fuori combattimento.
« Vuoi sempre mettermi le mani addosso, Watson. Sei così sfacciato... »
« Pur di farti star zitto ti metterei anche un cuscino addosso. In faccia. Ben premuto. » Ribattè andando in cucina.
Per un po' Sherlock rimase in silenzio ad osservare il suo amico prepararsi un thè lanciandogli un'occhiata di tanto in tanto, poi un pensiero improvviso fece breccia nel suo complicatissimo cervello.
Forse John si era davvero preoccupato per lui, per questo si era arrabbiato.
Assurdo, ma possibile.
Una volta eliminato l'impossibile, per quanto improbabile, resta solo la verità.
Osservò John inclinando la testa di lato, lo guardò versare il thè bollente in una tazza e aggiungerci del miele.
Strano, di solito ci metteva del latte. Cosa gli aveva fatto cambiare abitudini? Perchè-
« Bevi. » Ordinò il dottor Watson tornando in salotto con la tazza di thè fumante. « E' per la gola, ti darà sollievo. »
Si sta occupando di me.
Se non fosse stato così sorpreso probabilmente avrebbe detto che a lui non piace il miele, che non gli andava il thè, che non aveva bisogno di niente.
Ma in quel momento l'unica cosa che riuscì a fare fu accettare la tazza e bere a piccoli sorsi, scoprendo con sorpresa che effettivamente il male alla gola diminuiva ad ogni sorso caldo e dolce.
Le volte in cui si era ammalato si potevano contare sulle dita di una mano, ma non c'era bisogno di dita per contare quelle in cui qualcuno gli aveva preparato del thè caldo.
Non si era nemmeno accorto di aver continuato a guardare Watson mentre beveva, e se ne rese conto soltanto quando lui gli rivolse nuovamente la parola. « Che c'è? »
Sherlock scosse leggermente la testa, cercando qualcosa da dire. Si arrese alle sue capacità comunicative. « E' buono. »
John sorrise brevemente, con calore, poi chiamò la signora Hudson chiedendole di tenere d'occhio Sherlock mentre lui andava a parlare con Lastrade per chiedergli di non chiamare Sherlock per almeno un paio di giorni.
Ovviamente ad insaputa del detective.
Quando tornò trovò la signora Hudson con un album di vecchie fotografie e Sherlock con lo sguardo fisso nel vuoto che annuiva ed emetteva un flebile "capisco" di tanto in tanto.
John avvisò della sua presenza con una risatina che gli fece meritare un'occhiataccia da parte del detective.
« D'accordo signora Hudson, ora posso tornare ad occuparmi del mio paziente, grazie per averlo tenuto d'occhio. »
« Come hai potuto? » Sibilò Sherlock una volta che furono di nuovo soli, rigirandosi sul divano.
« Se non ci fosse stata lei avresti cominciato a saltare qua e là annoiato, avresti preso freddo, la tua influenza sarebbe peggiorata in una polmonite e saresti dovuto rimanere fermo altre due settimane. »
Sherlock non tentò neanche di negare, il mal di testa lo faceva diventare più arrendevole.
Cenarono con una zuppa preparata dalla padrona di casa e John accettò a malincuore di fare una partita a scacchi con Sherlock, partita che terminò in meno di un minuto, appena dopo un paio di mosse del dottor Watson e che rese il suddetto dottore piuttosto irritato.
« Se vuoi la prossima volta ti lascio vincere. »Propose Sherlock in un moto di compassione.
« Non lo faresti mai. Non vai a letto? »
« Non ho voglia di muovermi, dormirò qui. »Fece il consulting detective, sbadigliando.
Il dottore annuì, sedendosi sulla poltrona e prendendo il suo giornale stropicciato.
« Lastrade non ha chiamato neanche una volta, oggi. » Buttò lì Sherlock, osservando l'amico fin troppo attentamente.
« Ah, davvero? Il crimine si sarà preso una pausa. »
« Già, oppure qualcuno gli ha chiesto di non disturbare un degente. »
L'ex soldato rimase impassibile. « Non so di cosa tu stia parlando. »
« Non puoi togliermi anche la gioia dei casi! » Si lamentò Sherlock, agitato. « Posso farlo da qui. Davvero. Chiama Lastrade, digli di darmi tutti i dettagli. Ci saranno decine di casi accumulati in queste ore, come hai potuto... »
Sembrava assatanato.
« Smettila, e calmati per l'amor del cielo. Non morirai per un paio di giorni di riposo. »
« Sì invece. Morirò di noia, e sarà tutta colpa tua. »Borbottò il detective, nel pieno delle sue infantili facoltà mentali.
Se non si fosse sentito tanto debole avrebbe protestato energicamente e alla fine sarebbe andato da solo in centrale, questo poco ma sicuro...
« Devi misurarti la febbre. » John gli lanciò il termometro con il chiaro intento di colpirlo in testa.
Dopo qualche minuto ed un "bip" del termometro appoggiato alla sua fronte, Sherlock guardò il display e sorrise. « Mi è passata. »
John inarcò le sopracciglia, divertito. « Trentotto e mezzo? »
« Sto benissimo, dev'essere stata una cosa passeggera. Non c'era bisogno di allarmare la signora Hudson, e domani potrò tornare a lavo- No! »Esclamò quando Watson gli strappò il termometro dalle mani, esaminando il display.
« Sherlock, sono un dottore. Capisco che qualcuno abbia la febbre anche senza termometro, sai? E tu ce l'hai, e anche piuttosto alta. Ti gira la testa? »
« No. »Rispose secco il detective, fissando astiosamente la tappezzeria davanti a sè. 
Watson lo guardò.
« Un po'. »
« Nausea? Come va il mal di testa? »
« Niente nausea. La testa pulsa. »
John tornò alla poltrona, e soltanto dopo parecchi minuti Sherlock capì le sue intenzioni.
« John, vai a dormire. »
« Non sono stanco, penso che leggerò ancora un po'. »
« Occhi gonfi, primi segni di ritenzione idrica, palpebre semichiuse, primi accenni di occhiaie. Tu sei stanco. »
Ecco perchè vivere con Sherlock Holmes è irritante.
« John, se resti qui rischi di ammalarti anche tu. »Continuò Sherlock, serio.
« Ho più anticorpi di qualsiasi altra persona, e sono vaccinato. Che ne dici di chiudere gli occhi? »
Sherlock continuò, imperterrito.« Non ho bisogno che tu stia qui. Posso sopravvivere. »
« Potresti peggiorare durante la notte, e sinceramente piuttosto che essere svegliato da qualche tuo fastidioso urlo o lamento preferisco restare qui e non c'è niente che tu possa dire, fare o minacciare di dire o fare che mi farà cambiare idea. Quindi smettila di comportarti in modo puerile, chiudi gli occhi e rilassati. »
Sherlock Holmes accusato di comportamento puerile.
Puerile.
Lui!
Con un gesto irritato ed offeso Sherlock si rigirò sul divano dandogli le spalle, e John avvicinò il poggiapiedi per potersi stendere un po'.
« John? »
Watson si preparò davvero a picchiarlo.
« Cosa c'è, Sherlock? »Chiese esasperato.
« Grazie. »
John sorrise, spegnendo la luce. « Buonanotte, Sherlock. »
« Buonanotte, John. »



Angolino di Sara
Ehm ehm (*Umbridge mode: on*) piccolo tentativo di scrittura su questi due adorabili e meravigliosi personaggi, che da quando ho cominciato a guardare la serie della BBC mi ossessionano come pochi altri abbiano mai fatto. 
In realtà Sherlock e Watson non li vedo esattamente come una coppia, il loro rapporto è così unico e speciale che mi sembra andare oltre ogni definizione di amicizia, amore, o qualsiasi altra cosa... Il loro rapporto è perfetto così *-*
Aprirei volentieri una parentesi su QUANTO la voce di Benedict provochi orgasmi ai miei stessi ormoni, ma eviterò. Spero vi sia piaciuta, perchè potrei avere qualche altra idea su di loro...







   
 
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