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Autore: xrawrrlovato    01/10/2012    0 recensioni
In questa storia parlerò di una ragazza vittima di bullismo che affronta la sua adolescenza con molti problemi da superare, cercando di trovare la sua strada e di costruire la vita che lei vorrebbe avere.
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Mi aspetta un altro giorno di scuola doloroso. E' sempre la stessa storia. Non posso rimanere a casa perchè i bulli mi hanno costretta a venire o altrimenti mi avrebbero picchiata fino all'uccisione appena sarei tornata. E' già da un anno che va avanti questa storia. Quelli più grandi si divertono a picchiarmi e a insultarmi e io non posso difendermi perchè io non ho amici, io sono la sfigata che viene picchiata da John e i suoi amici e chi si avvicinava diventava uno sfigato automaticamente. "Hai portato ciò che ti avevo chiesto?" mi disse John cattivo. "Si, eccoteli." risposi io. Gli diedi i cinquanta euro che voleva per spenderli la sera alle macchinette. "Brava Valeria." mi disse facendo un ghigno e tirandomi subito un pugno sul naso, lasciandomi poi alle spalle insieme agli altri tre. Ero piena di lividi in faccia e sul corpo, la mia vita era uno schifo, John mi sfruttava per avere ciò che voleva divertendosi a pestarmi. Mi scesero delle lacrime sulle guance dal dolore, ma alla fine ci ero abituata. Io ero in seconda media e lui era un ripetente di terza e già dall'anno scorso mi aveva presa di mira, allenandosi su di me per la boxe, lo sport che praticava da cinque anni. Io e lui eravamo amici una volta. Andavamo alle elementari insieme eravamo migliori amici, io sapevo tutto di lui e lui sapeva tutto di me. Stavamo sempre insieme e non mi sarei mai immaginata che saremmo arrivati a questo punto, io ci tenevo tantissimo a lui, gli volevo bene, mentre ora odiarlo era il minimo che potessi fare. Non so cosa gli sia successo, ma quando sono arrivata in prima media all'inizio mi prendeva in giro, poi ho saputo che ha fatto una scommessa con i suoi amici che consisteva nel darmi un pugno e lui avrebbe avuto un bel po' di grana. Dato che per lui non ero più nessuno, me lo diede e provò piacere nel farlo. Da allora mi pesta e mi dice degli insulti davvero pesanti e io non posso ribattere o mi uccide. So che ne sarebbe capace, perciò ho paura di lui, perchè potrebbe girargli da un momento all'altro. Io ci sto davvero male quando mi insulta perchè so che dice cose vere e quindi ho iniziato a tagliarmi per sfogarmi su di me. La mia vita era un vero schifo. Appena il dolore del pugno appena ricevuto si calmò, rientrai in classe e sperai che l'ora delle lezioni durassero di più, per non avvicinarmi all'ora del pestamento. I miei genitori non dicevano niente, se ne fregavano di me, io li odiavo a morte. Ma è meglio chiarire una cosa, loro non erano i miei veri genitori, ma i genitori adottivi che mi presero nell'orfanotrofio quando avevo solo 2 anni. Loro prima di John, mi maltrattavano, si divertivano a vedere l'agonia sul mio viso e a vedermi disperata nel chiedere di smetterla di picchiarmi. Poi quando un giorno di scuola mi videro con dei lividi che non avevano fatto loro e non pensavano che dei bulli mi perseguitavano, ma dopo alcune settimane lo capirono, smettendo di picchiarmi. Smisero anche perchè con l'età che avanzava, non avevano più la forza e la voglia di mettermi le mani addosso. Suonò la campana. Mi preparo per l'uscita, dicendomi di essere coraggiosa. La prof mi ferma un attimo. "Valeria aspetta, voglio chiederti una cosa." "Si, prof?" "E' da un bel po' di tempo che volevo chiederti perchè hai così tanti lividi.. cosa ti succede?" "Scusi prof, io devo andare di fretta, posso risponderle domani?" "Va bene, domani. Ciao cara." "Arrivederci." le risposi e uscii di corsa dalla classe ormai vuota. Percorsi il corridoio ed uscii. Ecco John e i tre. "Ti sembra questa l'ora di uscire?" Io lo guardai spaventata, senza rispondere. "Non dici nulla? Ti conviene dire qualcosa, perchè dopo non potrai parlare nemmeno se tu lo volessi." fece il suo solito sorriso perfido. Io non mi mossi, stavo lì immobile ad aspettare che venisse lui a picchiarmi e non osavo nemmeno scappare, perchè ne avrei pagato delle conseguenze peggiori. "Ok, non vuoi parlare, non parlerai." disse camminando verso di me, facendo scricchiolare le dita. Mi diede un pugno nello stomaco, più forte del solito e caddi a terra sentendo un dolore troppo forte per il mio fisico. Subito dopo mi diede un pugno in bocca, facendomi sanguinare. "Te l'avevo detto io" disse ridendo e andandosene con gli altri. Io rimasi lì a terra, con un dolore allucinante e sentii che mi si era rotto qualcosa. Non riuscivo ad alzarmi, il cuore mi batteva fortissimo e io mi sentii davvero male. Mi si chiudevano gli occhi e alla fine ho ceduto. Svenni per la terza volta quella settimana.
  
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