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Autore: J O A N    01/10/2012    3 recensioni
Abbandonò le mani alla tastiera in avorio, le liberò nella danza inconsueta e anche un poco tetra di chi trova nella musica la disperazione di una vita.
Il metronomo ticchettava, come anche il vecchio pendolo, ricordandole il tempo che le restava da vivere. Eppure, buffo a dirsi, il ballo straziante delle sue dita sembrava senza tempo, ma per quanto lei sapeva, sarebbe morto anch’esso insieme a lei.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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PRELUDIO. 














Tick tock, goes the clock
And now what shall we play?


 
Le sue dita esitavano sulla tastiera.
D’altronde si diceva che quella casa fosse infestata da spiriti e inganni, si raccontavano le bugie e gli omicidi che erano avvenuti tra quelle mura.
Non si sorprese per niente, quando il suono dell’accordo di Re minore suonò cupo e tetro tra i muri scrostati, rompendo il silenzio come un botto, come una bomba scoppiata in un mondo di silenzio.
 
 
Tick Tock, goes the clock
Now summer’s gone away
 

Appoggiò l’altra mano e con le dita incominciò a scandire una melodia semplice, di pochi suoni, mentre ribatteva più volte e con forza crescente l’accordo di Re, alternandolo con un Si bemolle.
Osservò le lancette dell’orologio da polso, poi controllò il vecchio pendolo arrugginito di fronte a lei, mentre il metronomo in legno scandiva il tempo di due quarti con regolarità esasperante.
 

Tick Tock, goes the clock
And then what shall we see?
 
 
Abbandonò le mani alla tastiera in avorio, le liberò nella danza inconsueta e anche un poco tetra di chi trova nella musica la disperazione di una vita.
Il metronomo ticchettava, come anche il vecchio pendolo, ricordandole il tempo che le restava da vivere. Eppure, buffo a dirsi, il ballo straziante delle sue dita sembrava senza tempo, ma per quanto lei sapeva, sarebbe morto anch’esso insieme a lei.
 

Tick Tock goes the clock
That thou shalt marry me.
 

Doveva sbrigarsi, doveva continuare anche se le sue dita stanche si rifiutavano di continuare. Il Preludio doveva morire con lei, e lei doveva terminare la musica, prima che fosse finita.
Un tuono, la pioggia, la stanza completamente bianca e vuota al cui centro c’era solo lo Steinway & Sons e lei, quasi accasciata sulla tastiera.
 

Tick Tock, goes the clock
And all the years they fly
 

Quanto lunga può essere l’attesa che precede un secondo? Uno preciso, il secondo che aspetti da una vita?
Può durare anni, decenni, mille anni e all’infinito. Puoi morire attendendo, con il viso giovane e le mani di una vecchia. Puoi sentire il tempo che è scandito nella tua mente, puoi sentire le lancette gemere nel loro involucro di legno e orologeria, che fanno tick tock, tick tock, e non ti lasciano pace a meno che tu non decida di danzare con loro, di suonare con loro, su di loro, di scrivere melodie che ruotino incontro al loro scandirsi lento e regolare, di essere il pianoforte che suona a tempo con il grande metronomo.
La pioggia copriva il suono delle note.
Il Preludio finì, ancora le note risuonavano tra l’acqua e i tuoni, mentre la ragazza si alzava e correva via, stringendosi gli spartiti al petto.
 

Tick Tock, and all too soon,
You and I must die.


















***


Joanie's Corner.

Un'altra. Ne pubblico troppe vero? Introspettive, romantiche, drammatiche. One shot, ovunque. Perdonatemi per ciò. 
Ho ripreso a suonare. Non potrei esserne più felice.
Ho ripreso a suonare il piano, dopo anni che non toccavo la tastiera, mi sento benissimo. 
E qual'è il modo migliore per inaugurare la mia riconciliazione con la musica se non scrivere una storia che la riguardi?
Non so, mi è uscita così, dopo aver suonato, o almeno provato a suonare, il Preludio - appunto - di Bach.
Che ne pensate? Una piccola recensione? :3
love ya all! ;)

Jo; 


 
  
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