Mi
dovete scusare. Mi dovete scusare davvero.
Ma
la scuola sembra rincretinirmi sempre di più (oltre quello
che metto già di
mio, ovviamente) e comincia ad essere quasi inevitabile che io inizi a
scrivere
delle cose che.. lasciamo perdere, rasentano quasi la follia. Quasi. Ho
detto
quasi. Sì.
No
be’, Ville
e company mi ispirano
demenzialità alla massima potenza, cosa posso farci?
Soprattutto Migé, ah dolce
e povero Migé..
Ma
bando alle ciance, ciancio alle bande! (?). Dopo la lettura di
ciò, mi sembra
lecito procurarvi il mio indirizzo e invitarvi venire a darmene di
santa
ragione. Amen.
Eternamente
vostra,
mere
Le
impellenti domande
esistenziali di un povero bassista affranto.
Il
Valo non era esattamente quel tipo di persona che riesce a starsene con
le mani
in mano.
Non
era esattamente come la calma piatta dopo
la tempesta, la quiete ultraterrena, l’aura pacifica intorno
al mondo,
altresì detto Mikko Lindstrom.
Non
era proprio capace di starsene comodamente seduto, a leggere un buon
libro, o
ad accordare una decina di chitarre all’incirca ogni
mezz’ora, come stava, per
l’appunto, facendo il biondo.
Del
resto, Mr - soffrodiiperattività
-
Valo, non era nemmeno come il buon Gas, maniaco della tecnologia che,
con l’occasione
di avere un momento libero dal suo lavoro, non perdeva tempo ad
agguantare il
suo portatile ed isolarsi dal mondo.
Ville
non era nemmeno come Burton, silenzioso e attento ai dettagli, con gli
occhi
sempre fissi su qualcosa e la testa che lavorava impazzita,
ininterrottamente,
come una macchina autonoma.
E
poi c’era Migé. E, forse, Ville ringraziava
infinitamente, chiunque ci fosse
lassù, di non essere come lui.
Migé
era quello che saliva sul tourbus e ti urlava nelle orecchie mentre eri
completamente
sovrappensiero, o mentre stavi bevendo un caffè, facendoti
sbrodolare come un
ritardato mentale. Oppure era quello che se ne usciva con le sue solite
sparate
senza senso, lasciandoti perplesso e istigandoti a domandargli cosa
diamine si
fosse fumato quel giorno. Ma Ville era abituato anche a quello. E lo
sarebbe
stato anche quando avesse procurato un baccano inconcepibile urlando a
destra e
a manca i loro nomi, rigorosamente, in ordine alfabetico. Ed era, per
l’appunto,
ciò che l’amico stava facendo in quel preciso
istante.
-
Ragazzi! - tuonò con gli occhi che luccicavano di sorpresa -
Ho una notizia
sconvolgente da darvi! -
-
Ti sei lavato? - lo prese in giro il Valo, snocciolando la sua solita
risata
non ancora identificabile - No, perché.. questo
sì che sarebbe davvero
sconvolgente. -
Migé
non si privò di rifilargli un appellativo poco consono,
facendo ulteriormente
ridere il cantante.
-
È una cosa seria! Smettetela di fare gli stronzi! -
A
quel punto Gas parve tornare nel regno dei vivi esclamando un: - Che
succede? -
-
Cosa? - si aggregò Linde mollando, per un miracolo
probabilmente divino, le sue
chitarre.
-
Migé ha da dirci una notizia sconvolgente. - lo
schernì Burton, palesemente
sarcastico. Migé si imbronciò.
-
Volete saperla o no? -
-
Sai, Migé, - iniziò il Valo fingendosi serio -
Per poterci dare una notizia, abbiamo
bisogno delle informazioni. Dovresti far lavorare il cervello, ammesso
che tu
ce l’abbia, e.. -
-
E piantala, manico di scopa! -
Migé
si scrollò di dosso la mano rassicurante - si fa per dire -
di Ville piantata
sulla sua spalla.
Burton
sbuffò divertito, mentre Gas con un’alzata di
spalle sembrò essere rientrato
nel mondo della tecnologia avanzata. Anche se, in realtà,
era solo su Twitter.
-
Ad ogni modo, - Migé si schiarì la gola e dipinse
sul suo viso un’espressione
seria e composta, quasi concentrata - Volevo dirvi che.. -
-
Che? - lo esortò Ville, sorseggiando tranquillamente il suo
caffè.
-
Kat mi ha menzionato! - se ne
uscì
allegro Gas, con un sorriso a trentadue denti che tutti ignorarono
bellamente.
-
Ci hanno cambiato truccatrice! - sbottò Migé,
allargando le braccia
teatralmente.
Ville
si strozzò col caffè bollente e dovette battersi
ripetutamente una mano sul
petto per riprendersi dallo stupore.
-
Avevamo una truccatrice? - fu la risposta di uno stralunato Burton.
-
Io non mi trucco! - fu quella contrariata di Linde che, per lo
sconcerto, aveva
assunto una smorfia adeguata.
Ville
era ancora occupato a tossicchiare e Gas a guardare le sue foto su
Twitter.
-
Si chiama Laeny. -
continuò Migé,
strofinando le mani tra loro, entusiasta - Non so altro. -
-
Non è finlandese? - domandò Ville, una volta
ripreso. Come risposta ottenne un’alzata
di spalle da parte dell’amico.
-
Okay, ma chi se ne frega? - commentò Burton che, a causa
della sua aura
intellettuale, per lui quegli argomenti erano del tutto fuori luogo.
-
Magari è carina! -
Linde
ridacchiò e Burton si lasciò andare ad un
sospiro. Quello era uno dei classici
argomenti che Migé classificava come interessanti, ma che in
realtà erano delle
stronzate colossali.
Così,
quella sera, sotto la guida - e le minacce - del buon Migé,
i ragazzi decisero
di presentarsi alla nuova arrivata, a cena.
-
Io volevo mangiare sushi. - stava borbottando Burton, mentre
Migé lo fulminava
con lo sguardo.
-
Come se avessi bisogno di truccarmi.. sono bellissimo! -
continuò il moro,
sbuffando ad intervalli di due secondi - Quello che ne ha bisogno
è Ville, per
non sembrare un cadavere vivente un giorno sì e uno pure.. -
-
Ehi! - protestò il diretto interessato - Il mio è
un fascino.. ma che ve lo
dico a fare! -
-
Fascino cadaverico. -
Burton,
per evitare la gomitata spigolosa da parte del cantante, corse in
avanti
superando addirittura Migé - che si guardava intorno
sperduto -, scontrandosi,
inevitabilmente, contro qualcuno.
La
ragazza in questione alzò lo sguardo, massaggiandosi la
fronte colpita.
-
Scusa! - esplose Burton facendo scoppiare a ridere l’amico
Migé che, non sapeva
nemmeno lui per quale motivo, ebbe un lampo di genio.
-
Sei Laeny? - le chiese senza peli sulla lingua - La nuova truccatrice? -
-
Sì sono io, e so chi siete voi! - annuì la
ragazza, con un sorriso.
Migé
le schioccò un sorriso languido e le fece
l’occhiolino, mettendola in
imbarazzo.
-
Non importa.. - cercò di dire ma fu interrotto dal manico di scopa.
-
Ci permetterai di presentarci come si deve, a cena? - le
domandò Ville, mentre
l’amico lo fissava in cagnesco, e Gas, in lontananza,
mormorava senza sosta: -
Si mangia? -
-
Volentieri! - rispose Laeny contenta. Ed, in quel momento,
Migé penso
esattamente al:
perché
quel manico di scopa dal fascino cadaverico
deve
sempre rubarmi le battute?
-
Fumi? -
A
quel punto Migé sospirò. Ville era sempre stato
strano, ormai ci aveva anche
fatto l’abitudine ma, proprio in momenti come quello, non
riusciva a non
pensare a quanto fosse idiota. Era proprio un caso umano. Non riusciva
proprio
a biasimarlo quando lamentava, come una vecchia megera, di non riuscire
a
trovare l’amore.
-
Non puoi chiedere alle ragazze se fumano, Ville! -
-
Perché no? - domandò il diretto interessato,
alzando un sopracciglio, e assumendo
un’espressione da vittima incompresa dall’universo
intero.
-
Perché non è elegante! - ribatté
l’amico.
-
Non farmi credere di sapere cosa sia l’eleganza,
Migé. -
Burton
rise e Migé diventò paonazzo.
-
No, non fumo. - rispose tranquillamente Laeny, palesemente divertita
dallo
scambio di battute di quei due.
-
Peccato. - Ville fece spallucce - Volevo offrirti una sigaretta. -
-
Ti è andata male. - sibilò l’amico, con
un ghigno.
Laeny,
però, sorrise a entrambi. Poi si rivolse a Ville: - Se vuoi
possiamo uscire
anche senza sigaretta. -
Migé
era sconvolto.
-
Mi accompagneresti? - la fissò languido Ville. Laeny
annuì e i due sparirono
oltre la porta del ristorante.
-
Perché? - sbottò Migé, sbattendo la
forchetta sul piatto, affranto.
Gas,
con la bocca piena, sogghignò - Che vuoi che ti dica.. il
fascino cadaverico! -
Burton
scoppiò a ridere mollando una pacca sulla schiena al
batterista, facendolo
strozzare.
Linde,
dal canto suo, si lasciò andare ad un sospiro. Del resto,
era l’unico normale
lì dentro.
Mentre
Migé era ancora intento a sbuffare come un bambino a cui
hanno tolto le
caramelle, il suo cervello non faceva altro che pensare ad una sola
cosa. Non era
concepibile. Non riusciva ad accettarlo.
Perché
quel manico di scopa dal fascino cadaverico
deve
sempre rubarmi le ragazze?