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Autore: mere    01/10/2012    2 recensioni
Migé era quello che saliva sul tourbus e ti urlava nelle orecchie mentre eri completamente sovrappensiero, o mentre stavi bevendo un caffè, facendoti sbrodolare come un ritardato mentale. Oppure era quello che se ne usciva con le sue solite sparate senza senso, lasciandoti perplesso e istigandoti a domandargli cosa diamine si fosse fumato quel giorno.
Genere: Comico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi dovete scusare. Mi dovete scusare davvero.
Ma la scuola sembra rincretinirmi sempre di più (oltre quello che metto già di mio, ovviamente) e comincia ad essere quasi inevitabile che io inizi a scrivere delle cose che.. lasciamo perdere, rasentano quasi la follia. Quasi. Ho detto quasi. Sì.
No be’,  Ville e company mi ispirano demenzialità alla massima potenza, cosa posso farci? Soprattutto Migé, ah dolce e povero Migé..
Ma bando alle ciance, ciancio alle bande! (?). Dopo la lettura di ciò, mi sembra lecito procurarvi il mio indirizzo e invitarvi venire a darmene di santa ragione. Amen.
Eternamente vostra,
mere

 

 

 

 

 

Le impellenti domande esistenziali di un povero bassista affranto.

 

 

 

 

Il Valo non era esattamente quel tipo di persona che riesce a starsene con le mani in mano.

Non era esattamente come la calma piatta dopo la tempesta, la quiete ultraterrena, l’aura pacifica intorno al mondo, altresì detto Mikko Lindstrom.

Non era proprio capace di starsene comodamente seduto, a leggere un buon libro, o ad accordare una decina di chitarre all’incirca ogni mezz’ora, come stava, per l’appunto, facendo il biondo.

Del resto, Mr - soffrodiiperattività - Valo, non era nemmeno come il buon Gas, maniaco della tecnologia che, con l’occasione di avere un momento libero dal suo lavoro, non perdeva tempo ad agguantare il suo portatile ed isolarsi dal mondo.

Ville non era nemmeno come Burton, silenzioso e attento ai dettagli, con gli occhi sempre fissi su qualcosa e la testa che lavorava impazzita, ininterrottamente, come una macchina autonoma.

E poi c’era Migé. E, forse, Ville ringraziava infinitamente, chiunque ci fosse lassù, di non essere come lui.

Migé era quello che saliva sul tourbus e ti urlava nelle orecchie mentre eri completamente sovrappensiero, o mentre stavi bevendo un caffè, facendoti sbrodolare come un ritardato mentale. Oppure era quello che se ne usciva con le sue solite sparate senza senso, lasciandoti perplesso e istigandoti a domandargli cosa diamine si fosse fumato quel giorno. Ma Ville era abituato anche a quello. E lo sarebbe stato anche quando avesse procurato un baccano inconcepibile urlando a destra e a manca i loro nomi, rigorosamente, in ordine alfabetico. Ed era, per l’appunto, ciò che l’amico stava facendo in quel preciso istante.

- Ragazzi! - tuonò con gli occhi che luccicavano di sorpresa - Ho una notizia sconvolgente da darvi! -

- Ti sei lavato? - lo prese in giro il Valo, snocciolando la sua solita risata non ancora identificabile - No, perché.. questo sì che sarebbe davvero sconvolgente. -

Migé non si privò di rifilargli un appellativo poco consono, facendo ulteriormente ridere il cantante.

- È una cosa seria! Smettetela di fare gli stronzi! -

A quel punto Gas parve tornare nel regno dei vivi esclamando un: - Che succede? -

- Cosa? - si aggregò Linde mollando, per un miracolo probabilmente divino, le sue chitarre.

- Migé ha da dirci una notizia sconvolgente. - lo schernì Burton, palesemente sarcastico. Migé si imbronciò.

- Volete saperla o no? -

- Sai, Migé, - iniziò il Valo fingendosi serio - Per poterci dare una notizia, abbiamo bisogno delle informazioni. Dovresti far lavorare il cervello, ammesso che tu ce l’abbia, e.. -

- E piantala, manico di scopa! - Migé si scrollò di dosso la mano rassicurante - si fa per dire - di Ville piantata sulla sua spalla.

Burton sbuffò divertito, mentre Gas con un’alzata di spalle sembrò essere rientrato nel mondo della tecnologia avanzata. Anche se, in realtà, era solo su Twitter.

- Ad ogni modo, - Migé si schiarì la gola e dipinse sul suo viso un’espressione seria e composta, quasi concentrata - Volevo dirvi che.. -

- Che? - lo esortò Ville, sorseggiando tranquillamente il suo caffè.

- Kat mi ha menzionato! - se ne uscì allegro Gas, con un sorriso a trentadue denti che tutti ignorarono bellamente.

- Ci hanno cambiato truccatrice! - sbottò Migé, allargando le braccia teatralmente.

Ville si strozzò col caffè bollente e dovette battersi ripetutamente una mano sul petto per riprendersi dallo stupore.

- Avevamo una truccatrice? - fu la risposta di uno stralunato Burton.

- Io non mi trucco! - fu quella contrariata di Linde che, per lo sconcerto, aveva assunto una smorfia adeguata.

Ville era ancora occupato a tossicchiare e Gas a guardare le sue foto su Twitter.

- Si chiama Laeny. - continuò Migé, strofinando le mani tra loro, entusiasta - Non so altro. -

- Non è finlandese? - domandò Ville, una volta ripreso. Come risposta ottenne un’alzata di spalle da parte dell’amico.

- Okay, ma chi se ne frega? - commentò Burton che, a causa della sua aura intellettuale, per lui quegli argomenti erano del tutto fuori luogo.

- Magari è carina! -

Linde ridacchiò e Burton si lasciò andare ad un sospiro. Quello era uno dei classici argomenti che Migé classificava come interessanti, ma che in realtà erano delle stronzate colossali.

Così, quella sera, sotto la guida - e le minacce - del buon Migé, i ragazzi decisero di presentarsi alla nuova arrivata, a cena.

 

- Io volevo mangiare sushi. - stava borbottando Burton, mentre Migé lo fulminava con lo sguardo.

- Come se avessi bisogno di truccarmi.. sono bellissimo! - continuò il moro, sbuffando ad intervalli di due secondi - Quello che ne ha bisogno è Ville, per non sembrare un cadavere vivente un giorno sì e uno pure.. -

- Ehi! - protestò il diretto interessato - Il mio è un fascino.. ma che ve lo dico a fare! -

- Fascino cadaverico. -

Burton, per evitare la gomitata spigolosa da parte del cantante, corse in avanti superando addirittura Migé - che si guardava intorno sperduto -, scontrandosi, inevitabilmente, contro qualcuno.

La ragazza in questione alzò lo sguardo, massaggiandosi la fronte colpita.

- Scusa! - esplose Burton facendo scoppiare a ridere l’amico Migé che, non sapeva nemmeno lui per quale motivo, ebbe un lampo di genio.

- Sei Laeny? - le chiese senza peli sulla lingua - La nuova truccatrice? -

- Sì sono io, e so chi siete voi! - annuì la ragazza, con un sorriso.

Migé le schioccò un sorriso languido e le fece l’occhiolino, mettendola in imbarazzo.

- Non importa.. - cercò di dire ma fu interrotto dal manico di scopa.

- Ci permetterai di presentarci come si deve, a cena? - le domandò Ville, mentre l’amico lo fissava in cagnesco, e Gas, in lontananza, mormorava senza sosta: - Si mangia? -

- Volentieri! - rispose Laeny contenta. Ed, in quel momento, Migé penso esattamente al:

 

perché quel manico di scopa dal fascino cadaverico

deve sempre rubarmi le battute?

 

 

- Fumi? -

A quel punto Migé sospirò. Ville era sempre stato strano, ormai ci aveva anche fatto l’abitudine ma, proprio in momenti come quello, non riusciva a non pensare a quanto fosse idiota. Era proprio un caso umano. Non riusciva proprio a biasimarlo quando lamentava, come una vecchia megera, di non riuscire a trovare l’amore.

- Non puoi chiedere alle ragazze se fumano, Ville! -

- Perché no? - domandò il diretto interessato, alzando un sopracciglio, e assumendo un’espressione da vittima incompresa dall’universo intero.

- Perché non è elegante! - ribatté l’amico.

- Non farmi credere di sapere cosa sia l’eleganza, Migé. -

Burton rise e Migé diventò paonazzo.

- No, non fumo. - rispose tranquillamente Laeny, palesemente divertita dallo scambio di battute di quei due.

- Peccato. - Ville fece spallucce - Volevo offrirti una sigaretta. -

- Ti è andata male. - sibilò l’amico, con un ghigno.

Laeny, però, sorrise a entrambi. Poi si rivolse a Ville: - Se vuoi possiamo uscire anche senza sigaretta. -

Migé era sconvolto.

- Mi accompagneresti? - la fissò languido Ville. Laeny annuì e i due sparirono oltre la porta del ristorante.

- Perché? - sbottò Migé, sbattendo la forchetta sul piatto, affranto.

Gas, con la bocca piena, sogghignò - Che vuoi che ti dica.. il fascino cadaverico! -

Burton scoppiò a ridere mollando una pacca sulla schiena al batterista, facendolo strozzare.

Linde, dal canto suo, si lasciò andare ad un sospiro. Del resto, era l’unico normale lì dentro.

Mentre Migé era ancora intento a sbuffare come un bambino a cui hanno tolto le caramelle, il suo cervello non faceva altro che pensare ad una sola cosa. Non era concepibile. Non riusciva ad accettarlo.

 

Perché quel manico di scopa dal fascino cadaverico

deve sempre rubarmi le ragazze?

   
 
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