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Autore: mitremavanolevene    01/10/2012    3 recensioni
Le parole sono quel livido che quando ti marca non lascia più il tuo corpo.
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Jonathan camminava lungo la via che l'avrebbe riportato a casa.
Camminava a passo svelto, come se avesse paura di essere notato. 
Camminava a testa bassa, cercando di passare inosservato.
Da qualche tempo aveva paura di guardare in faccia le persone.
Ripensò alle parole che i suoi compagni di classe gli avevano ripetuto quel giorno, quello prima e quello prima ancora da due mesi a questa parte.

"Sei frocio, ce l'hai il pisello Jo? Secondo me te l'hanno tagliato da piccolo." 
Le risate che scoppiavano dopo quelle frasi rimbombavano nella sua testa.
"Davvero Jo, dobbiamo iniziarti a chiamare Jonathella? Cambierai sesso? Tanto rimani brutto in ogni caso" e arrivava la spinta
.

Cominciò a camminare tanto velocemente da far sembrare che corresse, certe azioni davano nell'occhio in città piccole come la sua, ma questa volta Jonathan non ci fece caso.
Voleva solo far si che le lacrime si gelassero contro il vento freddo che si scontrava col suo volto.

"Ti dobbiamo trovare un fidanzato Jo? Ma chi se lo prende un ciccione come te, sembri una palla da bowling.. anzi no, le palle da bowling non sono flaccide come te".
Jonathan si strinse la pancia, come se con la forza delle sue mani potesse togliere quel grasso in eccesso.
"Sembri un maiale Jo, prova a grugnire"


Jonathan si sfiorò il collo trovando le conseguenze del suo rifiuto.

"No, non grugnisco." ebbe il coraggio di rispondere.
"Grungnisci" urlò uno di quelli stringendogli forte il collo. "Grugnisci" continuò con lo stesso tono.
Jonathan si arrese e imitò quel verso con un groppo in gola.
"Un maiale frocio, esistono i maiali froci?" altre risate.
Lo sguardo di Jonathan si andava sempre a posare su quella ragazzina bionda con gli occhiali un po' spessi: Marie, che, quasi piangendo, guardava la scena dall’ultimo banco della classe.
Jonathan l‘amava più di ogni altra cosa. 
Vedere quegli occhi azzurri essere lucidi a causa sua lo faceva morire ogni volta.

Era stata l‘unica a soffrire per qualcosa che lo riguardasse.
Nemmeno i suoi genitori si occupavano di lui e la solitudine ormai lo stava distruggendo.


Senza accorgersi si ritrovò al mare, in quella giornata d'inverno l'acqua era dello stesso colore degli occhi di Marie.
Ammirò il mare come di nascosto ammirava lei.
Si soffermò sul proprio riflesso.
Le lacrime dapprima silenziose diventarono singhiozzi ed infine respiri strozzati.
Si piegò su se stesso, come per proteggersi dal dolore.
Era convinto di non servire a nulla e a nessuno.
"Una persona si interessa a te e tu la fai star male, Jonathan" ripeteva a se stesso.

Salìì sugli scogli, passo dopo passo si avvicinò a quello più lontano dalla riva. Le onde nascondevano gli altri scogli che ricoprivano tutto il tratto di sabbia sottostante. Ma lui sapeva cosa ci fosse ad aspettarlo.

Intanto una ragazza lo guardava da lontano, incapace di muoversi, paralizzata dall'idea di poter perdere la sua vita.
Non aveva mai avuto coraggio però per lui riuscì a trovarne un po' in una parte di lei che non aveva mai conosciuto, il cuore.
Corse più veloce che pot
é, le converse scivolavano sull'asfalto bagnato e i pantaloni troppo lunghi per la sua piccola statura la facevano inciampare sui suoi stessi piedi.
Era arrivata a metà scogliera quando lo vide lanciarsi nel vuoto.
Urlò il suo nome.
Lo urlò di nuovo, più forte.



Non riusciva a crederci, non poteva crederci.
"Jonathan" sussurrò prima di svenire.


-Spazio Autrice.
Ciao a tutti, ho scritto questo come tributo a tutte quelle persone che soffrono a causa di gente codarda e cattiva.
Keep fighting. 
Dobbiamo lottare, ogni giorno.
Dobbiamo far cessare questa malignità gratuita.

Vi voglio bene, Marianne.
  
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