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Autore: Yammi    01/10/2012    3 recensioni
L'henshin non funziona. Usagi, Ami, Rei e Makoto sono state catturate da un mostro. Minako non sa che fare. Non sa dove troverà la forza per superare tutto questo, per salvare le sue amiche. Forse è nei ricordi la risposta, forse in un sacrificio che risiederà in ciò che lei tanto cerca; l'amore.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Minako/Marta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Sono ormai secoli che non posto. Mi mancavano idee, e tempo. Questa è una shot nata da un provino per il gdr del SailorMoonWorld.
Spero tanto vi piaccia, di non aver fatto troppi errori di grammatica e di avervi dato un degno tratto di Minako che è e sarà sempre
il mio pg di Sailor Moon che più amo. Come sempre vi auguro una buona lettura.


«Dove sei finita, Sailor Venus?» la voce del mostro risuonava nella mia testa come se ce l'avessi di fronte. Mi premetti le mani sulle tempie. Fatela smettere. «Oh, cosa c'è? Senza più i tuoi poteri non riesci a contrastarmi? E dire che le tue amiche contavano su di te...che delusione sei per entrambe». Una voce gracchiante, sinistra. Quanto avrei voluto che la smettesse. Sentire quella sua voce nella mia testa me ne ricordava ogni repellente tratto. La pelle rossa, ustionata. I denti di un nero carbone e una lingua di lava che avrebbe fuso qualsiasi diamante. 
Non ce la facevo. Non avrei mai potuto farcela. Quel mostro era troppo, troppo per me. Non avevo più i miei poteri, la mia henshin non funzionava. Ero inutile. 
«Non vuoi proprio tentare di salvare le tue misere amiche? Eppure non eravate un gruppetto appassionato, voi?» suonava tutto come una crudele accusa, ma non potevo dire che avesse tutti i torti. Ero una vigliacca. Una vergognosa, patetica vigliacca. Avrei dovuto fare di tutto per salvare le mie amiche, di tutto. E riuscivo solamente a starmene accucciata dietro una roccia incandescente, nascosta dal nemico, con le ginocchia al petto aspettando chissà che cosa.
«Vuoi lasciarle morire, dunque? Vuoi lasciare che loro muoiano per te invece che affrontarmi?»
Piansi.
Io volevo salvarle, lo volevo, con tutto il cuore. Ma senza i miei poteri, senza un briciolo di forza che mi permettesse di combattere cosa avrei potuto fare? Loro ormai erano in balia di quel rivoltante mostro, senza poteri come me. Non c'era speranza, non ce ne erano più.
Chinai il capo, lasciando che le lacrime mi offuscassero la vista, e mi abbandonai ai ricordi.

*

«Che cosa c'è, Minachan?»
Alzai lo sguardo. Usagi era di fronte a me mentre versava del the caldo in due tazze di porcellana prese in prestito dall'armadietto inviolabile di sua madre. Ero corsa a casa sua dopo il mio ultimo appuntamento andato a male. Pioveva, ed ero fradicia. Usagi mi aveva gentilmente prestato uno dei suoi pigiami insistendo perchè rimanessi lì quella notte. 
«Non farmi stare così in pensiero, bevi il tuo the e dimmi cos'è accaduto.» Sorrideva, come sempre, la mia amica Usagi. Aveva il sorriso più rassicurante di tutti, che sembrava illuminare tutta la stanza. Perfino io, che sono l'incarnazione emblematica della luce non potevo competere con il suo sorriso. Mi aveva scaldato più della tazza di the, che ora giaceva semivuota nel suo sottobicchiere decorato.
«Io...non so cosa mi abbia preso. Non è successo nulla in verità...è solo...solo...oh Usacha, ero così sicura...così sicura che lui fosse perfetto per me. Così sicura che io fossi perfetta per lui, che io...bastassi per lui, ecco...» le parole mi uscivano confuse dalla bocca. Mi guardavo le mani mentre parlavo. Gesticolavano, frenetiche. 
«Bastassi? Non capisco ti ha...tradita?» domandò con un filo di rabbia nella voce.
«No no, questo no...ecco allora, eravamo andati al cinema, lui era così strano...sapevo che c'era qualcosa che non andava. Dopo il film mi ha comprato i miei dolci preferiti, e li gustavamo insieme. Sembrava tutto così bello...troppo bello. A un certo punto mi dice che deve parlarmi di una cosa. Mi rivela di amare un'altra, una sua amica di vecchia data. Io gli piacevo, e anche tanto, ma non voleva stare con me sapendo di amare un'altra, gli sembrava di farmi un torto. O almeno, questo è ciò che ha detto lui...» ripresi fiato, quando incominciavo a parlare a questi ritmi era difficile fermarmi anche solo per riprendere il filo del discorso «però mi dice che comunque con lei non ha possibilità, e che voleva stare con me, voleva provarci, se io avessi voluto.»
Usagi mi ascoltò paziente (strano) senza interrompermi (strano anche questo) osservandomi con i suoi grandi occhi azzurri come il cielo di primo mattino. «Ma allora...dov'è il problema? Lui vuole provarci, non è grandioso?!» aveva assunto un tono incoraggiante, che si spense al mio sguardo.
«E' questo il punto...io...non ho voluto.»
«Che cosa?»
«Non ho voluto provarci, non gliel'ho permesso.»
«Ma...perchè, Minachan? Hai detto tu che gli volevi così bene, che ti sembrava perfetto! Quindi perchè...»
«Lo so, lo so Usachan!»
 iniziai a piangere a dirotto, nascondendo il viso nelle mani, posate sulle mie ginocchia «è proprio questo il punto. Gli voglio così bene, e non voglio che viva un rimpianto a causa mia. Io gli...gli ho detto di dire tutto alla sua amica. Dirgli cosa prova, che la ama, e che lui era un ragazzo fantastico e lei di sicuro avrebbe accettato il suo amore. Lui mi ha abbracciata, ringraziata, ripetuto fino alla nausea quanto fossi speciale...quando ha svoltato l'angolo ho iniziato a correre. Più veloce che potevo. Poi ha iniziato a piovere...e mi sono ritrovata qui. Dovevo andare, scappare da...» le parole mi morirono in gola, ma Usagi concluse la frase per me «da un altro cuore infranto.»
Sospirai, e non dicemmo nulla per circa 10 minuti. Fino a quando non mi sentii circondata dalle sue candide braccia, così chiare e rassicuranti da sembrare ali d'angelo.
«Sei una persona buonissima, Minachan. La più altruista che io conosca. Hai dentro di te tanto, tanto amore che straripa da tutti i tuoi pori, e ascoltami quando ti dico che un giorno, un giorno qualsiasi, arriverà chi lo saprà accettare davvero. Chi si sentirà circondato finalmente da tutto il tuo amore. E quel giorno sarà il più bello, il più perfetto, perchè anche tu ti sentirai amata, anche tu saprai cosa significa sentirsi amati. Beh, da qualcuno che non siano le tue amiche, ovvio.» disse tutto ciò stringendomi sempre più forte, mentre il mio pianto diventava via via più liberatorio, fino a spegnersi.
«Per ora...» disse prendendo il mio viso fra le sue mani, asciugandolo dalle lacrime ormai prosciugate «l'amore per te è qualcosa che hai donato, ma non ricevuto. Il tuo amore è forse quello più bello ed anche il più puro. Perchè, sai, l'amore è spesso anche un atto di sacrificio.»

*

Alzai lo sguardo. Nulla era cambiato, in apparenza. Le lacrime non solcavano più il mio viso. Qualcuno, o qualcosa...un ricordo, le aveva asciugate. C'era una speranza, e lo sapevo. L'avevo a portata di mano, e non me ne ero resa conto.
Io.
Ero io la speranza. La speranza per le mie amiche. Non importava che la mia henshin non funzionasse. Il più grande potere, la mia essenza, l'avevo dentro di me. Nessuno l'aveva mai accettato, e risiedeva ancora nel mio cuore, pronto ad essere liberato. L'amore.
Mi alzai.
La forza iniziò a divampare dentro di me. La mia fuku mi avvolse, splendente. La luce scaturitasi dentro di me poco fa ora era tutta fuori, pronta ad essere usata.
Un'ultima volta. Forse.
Venere mi era venuto in aiuto, e forse questa sarebbe stata l'ultima volta. Il mio corpo forse non avrebbe retto un tale potere. Ma non mi importava. Mi diressi verso il mostro, che mi guardava con occhi avidi e, un attimo dopo, spaventati. Pieni di terrore. 
Sapeva, e lo sapevo anch'io, che ce l'avrei fatta. Non mi importava più di morire, di finire lì la mia vita. Non mi importava più di non rivedere i miei genitori, di non rivedere più i luoghi in cui avevo vissuto, di provare l'amore che mai mi è stato concesso. Mi importava soltanto che le mie amiche ce l'avrebbero fatta. Loro sarebbero tornate da chi amavano, da chi le amava. Loro avrebbero continuato per me, ed io avrei finalmente provato quell'amore a me sconosciuto tramite le loro vite che avrebbero continuato senza di me.
Perchè l'amore, spesso, è anche un atto di sacrificio.
Chiusi gli occhi. Lasciai che il potere trovasse la sua libertà. Lasciai che il mio cuore trovasse la via per raggiungere le mie amiche. Che quest'ultima, agognata speranza trovasse vittoria.
E dal fondo sembrai non riemergere.
Aprii gli occhi.
   
 
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