Serie TV > Doctor Who
Ricorda la storia  |      
Autore: Feel Good Inc    01/10/2012    5 recensioni
In un angolo del Regno Unito, nel 2012, c’è un uomo che ogni mattina esce di casa con un piccolo innaffiatoio in mano, e ogni giorno disseta d’acqua e di lacrime qualche bella piantina che d’acqua e di lacrime non ne può più, e ogni notte torna a casa con gli occhi fissi al cielo e il cuore lontano, lontanissimo, a una distanza che lo spazio da solo non riesce a colmare.
[ Rory/Amy, hints Doctor/River; spoiler 7x05: 'The Angels take Manhattan' ]
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Amy Pond, Brian Williams, Doctor - 11, River Song, Rory Williams
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Alba di mezzanotte

{ wake up in the city that doesn’t sleep }

 

 

 

 

 

 

 

Fa già buio su New York, la città che non dorme mai, quando una figura di donna avvolta in un impermeabile compare senza preavviso all’angolo di una strada ormai deserta. Un suono appena percettibile, simile a un risucchio, è l’unica intrusione in un silenzio perfetto, rotto solo di tanto in tanto dal raspare di artigli affilati in un cassonetto. La donna si muove sicura, non guarda che dritto davanti a sé mentre percorre la striscia d’asfalto un po’ malmesso che accoglie i suoi passi rispondendovi con un debole eco di tacchi, ma non può fare a meno di voltarsi quando arriva all’altezza del gatto che ha interrotto la sua cena per dedicarsi a uno scrupoloso esame della nuova presenza.

La luce di un lampione cattura il lampo di uno strano sorriso.

«E battile ogni tanto le palpebre, micione.»

Il gatto sparisce nei meandri della spazzatura in una nuvola di pelo. La donna abbassa un po’ di più la tesa del cappello sugli occhi e prosegue la sua strada, nel passo indolente ma impaziente di chi in un modo o nell’altro ha trovato il tempo di passare a fare una visita a casa.

 

 

È giunta mezzanotte, si spengono i rumori,

si spegne anche l’insegna di quell’ultimo caffè.

 

 

Non sa neanche lui perché ha voluto vestirsi così, o forse invece lo sa benissimo, ma non ha voglia di starci a pensare adesso, non ha voglia di pensare a niente. Sa solo che ha delle visite da fare, persone da vedere, posti in cui lasciare un segno, e gli è sembrato, be’, giusto andarci vestito così, mezzo soffocato in quel vecchio straccio che casualmente si è ritrovato addosso il giorno in cui lui ha salvato il mondo e Amy Pond ha salvato lui e Rory Williams ha salvato Amy Pond e – troppo complicato, meglio lasciar perdere, l’importante è andare.

I Signori del Tempo non hanno tempo per recriminare o rimpiangere, i Signori del Tempo non hanno tempo neanche per sentirsi soli. Neppure lui ce l’ha, il Dottore, come sarebbe il dottore chi?, quello più solo di tutti.

L’importante è andare.

 

 

S’avvicina lentamente, con incedere elegante,

ha lo sguardo trasognato, malinconico ed assente;

non si sa da dove viene né dove va.

Chi mai sarà quell’uomo in frac?

 

 

«Eccola qui.»

Amy tiene la busta tra le mani per qualche secondo più del necessario, immaginando il buon profumo della carta di cui riesce a sentire la consistenza sotto il fragile involucro azzurro – no, blu TARDIS. Inspira quel profumo che non c’è e per l’ennesima volta si ritrova a ripassare tutte le parole scritte, una per una, e ogni sillaba è scolpita nella sua mente e nel suo cuore e sarà più immortale delle lettere incise nella pietra che forse proprio in questo istante lui sta leggendo e maledicendo. Finalmente si volta, tende le mani e con quel gesto si annuncia pronta a separarsi da quell’ultimo pezzettino di sé che, dopo così tanti anni, aspetta ancora di rivedere in giardino il suo immaginario dottore stropicciato.

«C’è un’ultima cosa che voglio aggiungere, ma questa non è per lui. È per te.»

La donna seduta sul divano di fronte a lei accavalla le gambe, in attesa. Amy le si avvicina attraverso quel soggiorno semplice e comodo, il migliore che avrebbe mai potuto immaginare; le siede accanto e la vede sorridere e scopre che quel sorriso somiglia davvero tanto ai suoi, ed è strano perché Melody Pond è cambiata così tante volte che i suoi tratti genetici non sono che un vago ricordo, ed è naturale e giusto perché la donna che River Song è diventata non potrebbe sorridere che così.

«Stagli vicino. Ha bisogno di qualcuno che lo aiuti ad andare avanti.»

Sente le sue dita calde e un po’ ruvide – non far mai vedere che il tempo passa; tanto ci pensa lui a ricordartelo – sfilarle di mano un pezzo di carta che è insieme un ricordo, una proposta e una promessa. Nessuna delle due abbassa lo sguardo mentre si svolge quello scambio.

«Se conosco mio marito, molto presto se ne andrà a spasso in qualunque altra direzione immaginabile.»

Amy vorrebbe farle notare che quella che le ha appena dato non è una vera risposta, ma ciò che voleva sentirsi dire glielo legge negli occhi, e allora si limita ad annuire. Per un attimo è tutto perfetto: è a casa sua, aspetta il ritorno dal lavoro di suo marito, ha appena varcato definitivamente la soglia che c’è tra la sua infanzia di ragazza che ha aspettato e la stanza successiva che è ancora tutta da scoprire e là, là accanto a lei, c’è sua figlia – ma poi la professoressa Song, archeologa a tempo pieno e viaggiatrice del tempo a tempo perso, si alza e l’attimo passa e la loro storia torna a essere la più pazzesca di cui si sia mai sentito raccontare su un pianeta tanto giovane e ingenuo quale è la cara vecchia Terra.

Infila il foglio con la sua busta blu TARDIS in una tasca interna, si stringe nell’impermeabile e si dirige alla porta senza guardarsi indietro.

«Sarà meglio andare. Abbiamo un libro da mandare in stampa.»

Amy l’accompagna, con la sgradevole sensazione che precede un arrivederci così sfrangiato da sfociare nell’addio.

«Vieni a trovarci, quando ne hai voglia.»

Melody sorride e di nuovo non risponde a chiare lettere, ma ancora una volta Amy si rivede in quel sorriso e questo le basta. Non saranno mai una famiglia normale, ma saranno sempre una famiglia.

«Da’ un bacio al papà da parte mia... Ora ne avete tutto il tempo.»

«Già. Tutto il tempo» sorride Amy.

Tutto il tempo.

 

 

Bonne nuit – buonanotte,

va dicendo ad ogni cosa, ai fanali illuminati,

ad un gatto innamorato che randagio se ne va...

 

 

In un angolo del Regno Unito, nel 2012, c’è un uomo che ogni mattina esce di casa con un piccolo innaffiatoio in mano, e ogni giorno disseta d’acqua e di lacrime qualche bella piantina che d’acqua e di lacrime non ne può più, e ogni notte torna a casa con gli occhi fissi al cielo e il cuore lontano, lontanissimo, a una distanza che lo spazio da solo non riesce a colmare.

 

 

Adieu – addio al mondo,

ai ricordi del passato, ad un sogno mai sognato,

ad un attimo d’amore che mai più ritornerà.

 

 

Qualche volta Rory si sente in colpa.

Gli viene in mente suo padre, il buon vecchio papà che fino a poco tempo fa – ed è stupido parlare di tempo in quel frangente, eppure è proprio così – non aveva mai fatto un viaggio più lungo del tragitto da casa al campo di golf e che ha iniziato a muoversi sul serio solo quando si è ritrovato rapito da un pazzo con una cabina blu; pensa alle tante parole che non si sono mai detti e a quelle poche che alla fine hanno avuto modo di scambiarsi e a quelle infinite che non si diranno mai; qualche volta lo sogna, addirittura, e si sveglia con un macigno sul cuore perché in quei sogni lo vede sempre piangere e lui non ha mai la possibilità di asciugare quelle lacrime.

Gli viene in mente River, Melody, sua figlia, che ha incrociato solo qualche volta nel corso della vita e che probabilmente non vedrà mai più, che non ha mai potuto sedersi in braccio a lui sotto l’albero di Natale e che è stata l’amica d’infanzia che in qualche modo l’ha fatto dichiarare a Amy – e pensa che sì, è tutto un casino, però se quelle piccole cose fanno così male a lui forse fanno un po’ male anche a lei, almeno adesso che forse, probabilmente, sicuramente è tutto finito.

Gli viene in mente il Dottore che viaggia da solo e non ha nessun povero essere umano da far soffrire e allora fa del male a se stesso.

Si sente in colpa da morire, veramente, da morire. In giro per il tempo e per lo spazio ci sono persone che pensano a lui e a Amy intrappolati laggiù, in una New York cui non appartengono, in un anno che per loro avrebbe dovuto essere solo una data neanche tanto importante, e si preoccupano e ci stanno male – ed eccolo lì, lui, Rory Williams, intrappolato in un posto sbagliato e in un’epoca sbagliata, l’uomo più felice del mondo.

Non ne parla mai con Amy. Ne ha sentito il bisogno, all’inizio, nelle prime lunghe notti trascorse a respirarsi l’una nelle braccia dell’altro; ma non ha trovato le parole e lei non le ha cercate per lui. E dopotutto non c’è nulla da dire – non conta parlare. Non conta guardare indietro, non conta guardare avanti, basta guardare nella stessa direzione. Non conta invecchiare, l’importante è farlo insieme.

Più di duemila anni e finalmente possono invecchiare insieme.

Qualche volta Rory si sente in colpa. Poi si sveglia, vede Amy nel letto accanto a sé e si ricorda di essere l’uomo più felice del mondo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio dell’autrice

 

È ormai ufficiale che, ogni volta che penso di aver dato fondo a tutte le mie lacrime, Doctor Who mi fa ricredere. E boh, o lo odio o lo amo per questo, non ho ancora deciso.

Questo mio tributo è del tutto nonsense, ma non è colpa mia. È colpa dello stato d’animo in cui The Angels take Manhattan mi ha scaraventata. È colpa di Amy e di Rory, e anche di River e del Dottore, e anche un po’ di Brian, naturalmente. E sì, ok, è pure colpa mia perché non ho saputo reagire se non così.

Il sottotitolo è tratto da New York, New York (considerate la versione di Carey Mulligan: ecco, quella è l’atmosfera giusta), mentre il frammento di lyric che accompagna il testo è dovuto a Domenico Modugno e a quello splendore senza tempo che è la sua Vecchio frac.

Niente, non so davvero cos’altro dire.

Oh, sì: buon compleanno sensei

Aya ~

   
 
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Doctor Who / Vai alla pagina dell'autore: Feel Good Inc