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Autore: Norine    02/10/2012    3 recensioni
"Chi sei?
Lo disse nella sua mente alla creatura che le stava davanti, oltre la cornice.
La creatura increspò le labbra bianchissime in una smorfia senza senso. Gli occhi grigi vuoti di qualsiasi emozione, ricambiavano il suo sguardo silenziosi."
Sui mostri che abbiamo dentro e ci divorano dall'interno, consumandoci.
Genere: Dark, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Chi sei?
Lo disse nella sua mente alla creatura che le stava davanti, oltre la cornice.
La creatura increspò le labbra bianchissime in una smorfia senza senso. Gli occhi grigi vuoti di qualsiasi emozione, ricambiavano il suo sguardo silenziosi.
La ragazza si mosse nervosa, davanti a quello spettrale spettacolo. Davanti alla creatura oltre alla cornice.
Distolse lo sguardo a disagio, stringendosi tra le spalle.
Uno spiffero di aria gelata le colpì la pelle come una breve pioggia di spilli e le fece venire i brividi.
Chiuse gli occhi, provando a cercare un po' di calore all'interno di se stessa.
Pensò al proprio sangue e al proprio cuore.
Ci mise un attimo a capire che erano freddi anche quelli. Si posò la mano sinistra sul petto, battendoselo con rabbia, nel vano tentativo di spingere il proprio cuore a battere più forte.
Batti per me...
Le palpebre le si rialzarono meccanicamente e i suoi occhi tornarono a fissare la creatura oltre la cornice.
Anche lei si stava tenendo il petto, anche lei sembrava avere i minuti contati.
Si capiva da come i suoi occhi avessero preso a muoversi frenetici, all'improvviso. Da come quella sua presunta, apollinea atarassia si fosse disgregata alla svelta.
Le mani le ricaddero lungo i fianchi, soverchiate dall'agitazione trasmessale dai moti febbrili della sua spettrale compagna.
Ed eppure tornò a guardarla. A guardarla attentamente, facendo scorrere il proprio sguardo sul corpo bianco ed esile dell'altra.
Era brutta, pensò. Era orribile e spaventosa, quella creatura. Orrenda.
Si sentì rassicurata: sicuramente non aveva nulla a che fare con lei, che era bella.
Che era leggera come una farfalla.
Mentre quella creatura sembrava un demone deforme e smunto, appena tornato da un calvario di perdizione e di follia.
La ragazza sospirò, piena di compassione e di disprezzo.
Il mostro avrebbe dovuto provare a fare come lei, penso soddisfatta, che era riuscita ad emulare la leggerezza dell'aria.
Decisamente. Avrebbe dovuto dissociarsi da quel corpo. E magari andare anche oltre.
Tramutarsi in spirito e volare via.
Oppure rimanere ancorata lì, in quella stanza, con lei... Circondata da persone incapaci di capire la sua bellezza, la sua leggerezza.
Il mostro fece un mugugno infastidito, sfiorandosi un'occhiaia violacea con un dito lungo e bianco.
Poi con un gesto paranoico portò una mano a coprire la propria femminilità nuda.
La ragazza si risentì.
Come osava quel mostro, quella creatura infernale, cercare di evitare che lei la guardasse. Che lei la esaminasse. Che lei trovasse i suoi disgustosi difetti.
Portò un braccio in avanti per spostarle la mano, ma si interruppe a metà nei propri intenti, anticipata dal gesto stizzoso della creatura, che allontanata la mano dal proprio pube, sembrava indicarla con fare accusatorio.
La ragazza rimase immobile, il suo indice premeva contro l'indice freddo della creatura oltre la cornice.
Un conato di vomito le fece tremare la bocca dello stomaco, mentre il cuore le si dilatava senza alcun freno e la creatura oltre la cornice si contorceva su se stessa e si ripiegava come un'ombra sul pavimento di linoleum grigio della stanza.
Le loro mani si toccavano ancora, appoggiate in cerca di appiglio l'una all'altra.
Io muoio.
Pensò la ragazza alzando la testa debolmente.
Davanti a lei, la creatura si muoveva scimmiescamente nel tentativo di avvicinarsi a lei.
Le sue labbra esangui che cercavano di sillabare una frase.
La ragazza si avvicinò maggiormente al mostro per capire meglio e si trovò bloccata nel suo movimento da una barriera fredda e sterile, che la costrinse ad indietreggiare ancora.
Fu allora che lo vide. Che capì.
La bocca gonfia della creatura oltre la cornice stava rispondendo alla sua domanda di prima.
Ana.
Il mostro affermava di essere Ana.
E la ragazza si gettò convulsamente sul pavimento freddo e sporco, piangendo.
La nausea la prese di nuovo e la costrinse a cercare di rialzarsi per vomitare.
Ma era tutto inutile. Mani invisibili la respingevano a terra, mentre dalla sua bocca usciva il nulla. Perchè dentro di lei non c'era che il vuoto.
Perchè dentro di lei non c'era più niente, se non una frase inesorabile nella sua veridicità.
La spiegazione ultima della relazione tra lei e il fantasma oltre la cornice.
 
Ana sono io.

  
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