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Autore: Medy    02/10/2012    3 recensioni
.....“ Questo non è un castello qualunque. Qui si ergeva, un tempo, una scuola. Non una scuola qualunque. Una scuola di Magia, chiamata Hogwarts” Blacke sentì la voce dell’uomo estendersi in quel silenzio. Divenne calda e soffice, piacevole. Sentì Johanne trattenere il respiro, eccitata all’idea di ascoltare una storia che riguardava la MAGIA. Lasciò l’attenzione a quei particolari, per dedicarsi alla voce dell’uomo che ritornò a squarciare il silenzio. Riprese, e questa volta non si sarebbe interrotto.
“La sua fondazione è datata nel 936, arriveremo anche a questo, ma prima è importante conoscere ciò che ha preceduto la fondazione. Gli eventi che diedero al destino gli elementi giusti per far incontrare i suoi futuri fondatori. Quattro maghi, i più potenti al mondo. Questa parte della storia non è conosciuta da molti, ma io la reputo molto importante , e interessante, anche perché rivela la debolezza che anche un mago potente possiede…. Tutto ha inizio, nel 926, oltre questi luoghi , al di là dei colli, dove adesso l’asfalto e lo smog ha sostituito le bellezze della natura che circondavano un tempo questi luoghi… Vi racconterò la storia di quattro semplici maghi, che si incontrarono per caso, e scoprirono, oltre la propria magia magia e la propria potenza anche , l’amore, l’ira, la gelosia, l’incertezza e la saggezza…..”
Blacke sentì le palpebre divenire pesanti, e senza volerlo, senza poterlo impedire, si addormentò sotto il cielo ricamato di stelle, ma la voce dell’uomo era ancora viva e piacevole. Si addormentò , ascoltando ogni singola parola pronunciata da quell’uomo misterioso, apparso magicamente sul loro cammino.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Corvonero, Priscilla, Corvonero, Serpeverde, Tassorosso, Tosca, Tassorosso
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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-Spells&Love-

- Quinto capitolo-


 

Godric Gryffindor agitò con maestria la bacchetta e sotto gli occhi stupiti dei suoi discepoli, tramutò un piccolo e delicato colibrì , in un scintillante calice d’oro. Si alzò un coro estrefatto e d’approvazione e con andamento fiero e orgoglioso, il giovane maestro camminò tra i suoi giovani discepoli, per mostrare ciò che aveva appena compiuto con grande maestria e talento.
“Questo, mie giovani menti, è l’incantesimo FERAVERTO…Adesso voglio che proviate voi… Tu , come ti chiami?” Il volto degli studenti seguirono la line immaginaria creata dallo sguardo del maestro, e  voltandosi in gruppo, l’attenzione cadde  su  una ragazzina, che si teneva in disparte, a differenza dei suoi compagni,  con sguardo e atteggiamento impaurito e timoroso.Quella ragazzina era stata scelta dallo stesso Godric. Lui stesso l’aveva voluta nella sua casta, perché nonostante stesse sempre in disparte , in silenzio, ad osservare tutto ciò che avveniva intorno a se, Godric Gryffindor aveva scorto nei suoi occhi bassi una forza, nascosta, da tirar fuori, da spronare e incoraggiare. E lo avrebbe fatto, avrebbe donato  a quella ragazza la sua vera forza, quella che teneva segretamente custodita in sé.
  La pelle candida della giovane si colorò appena, e la giovane fece qualche passo verso di lui, inchinando appena il capo.
“Viviana* Ser…” Godric sorrise gentilmente. La sua voce era tremula, e una grande incertezza poteva essere scorta nei suoi occhi scuri. Godric avanzò di qualche passo, facendosi largo tra i suoi discepoli che continuavano a guardarlo rapito. Si fermò di fronte ad ella, e con gesto teatrale ridiede vita al calice, che ritornò nella sua vera forma. Il colibrì si levò  in aria, sbatacchiò le alette felici e sparì. Viviana guardò con aria confusa il suo maestro.
“Non temere giovane Viviana.. Ora chiama a te quel colibrì, e trasformalo in calice come ho appena fatto io” Quella richiesta sembrò un’impresa impossibile. Viviana era giunta li, inconsapevole del perché fosse stata portata in quel magnifico luogo, inconsapevole di cosa fosse la magia, gli incantesimi e tutto ciò che in quel luogo impartivano con passione e dedizione. Quel ragazzo era giunto al suo villaggio, raccontando molte storie, gran parte quasi impossibili, e l’aveva portata via, le aveva concesso una nuova vita, diversa , lontano, nuova.
Viviana tirò la sua bacchetta dal fodero che portava legato alla cintura in cuoio che fasciava l’abito lungo. Aveva le mani tremanti, il cuore che palpitava ad una velocità incessante. Il respiro era corto, e il timore di sbagliare martellava la testa. Assaporò in un boccone d’aria il profumo di fiori e d’erba. E sotto gli occhi di tutti fece ciò che Ser Gryffindor le aveva chiesto con gentilezza. Agitò la bacchetta e pronunciò a denti stretti l’incantesimo d’appello, imparato settimane prima,che ancora viveva nella sua mente, come se la spiegazione le fosse stata scritta con precisione in ogni solco del cervello. L’incantesimo funzionò nonostante la voce fosse uscita appena, e il piccolo Colibrì ritornò con forza , combattendo con se stesso. Cercava di volare lontano , cercava di librarsi nuovamente in aria e abbandonare quei giardini, ma la magia la ebbe vinta, e il piccolo e raro animale si ritrovò stretto tra una morsa gentile. Viviana non voleva maltrattare quella creaturina cosi splendida, mai vista prima di allora. Aveva un sottile becco, e colori splendenti ornavano ogni parte del suo corpicino piccolo e delicato. E le ali, erano quasi invisibili, quando venivano agitate con forza. Sembrava che si potesse librare in aria con la sola volontà e non con il piccolo e sottile aiuto che costituiva la sua natura. Viviana accarezzò il capo dell’esserino, e si sentì colpevole , quando , sotto gli occhi cristallini del SUO maestro, pronunciò la formula. Bacchettò per tre volte sul suo capo, e poi pronunciò appena l’incantesimo, trovandosi tra le mani non più l’animale, ma un calice che splendeva al sole. Un calice vero, nel quale si poteva versare del buon viso, per sorseggiarlo con piacere. Gli altri maghi non trattennero applausi di approvazione. Anche Godric applaudì, non mancando di riservare a quella ragazza un solare sorriso. Sorriso che la rincuorò molto.
“Visto. Non è stato cosi difficile e impossibile..Complimenti Viviana. Continua cosi e padroneggerai il tuo potere con successo” Le sottrasse con delicatezza il calice da mano, e nuovamente permise al colibrì di ritornare nella sua forma originale. Questa volta però fu liberato , e lo lasciò volare lontano, questa volta davvero libero. Viviana si inchinò nuovamente , con rispetto e ammirazione, e ritornò a mischiarsi tra i suoi compagni, questa volta con maggior coraggio che padroneggiava nel suo cuore. Con maggior desiderio di mettersi alla prova, e di mostrare quanto potesse valere.
La lezione continuò al cospetto della natura. Godric passeggiava lentamente per il palco, con i giovani maghi che lo seguivano a ruota, fedelmente e catturati del tutto dalla sua voce. Ogni parola veniva assorbita, resa immortale nella propria mente. Camminavano con calma, rendendo quella lezione piacevole.
Si fermarono nei pressi dell’immenso lago , che circondava quel luogo, che lo teneva distaccato dal mondo . Si accomodarono sulla ghiaia , e ascoltarono ancora le lunghe e interessanti spiegazioni di quel giovane uomo, che , eloquentemente, spiegava i segreti per effettuare perfetti incantesimi di Trasfigurazione. La passione da impiegare in ogni movimento della bacchetta, la fierezza nel tono della voce. Gli occhi erano puntati su di lui, rendendo la sua figura fiera, imponente , giusta per aumentare la sua autostima . La voce di Godric Gryffindor però ebbe una pausa, e i suoi occhi guardarono altrove. La mano scivolò sull’impugnatura della spada, e sembrò che tutto tacque, anche il lago sembrava fosse immobile e silenzioso come timoroso di interrompere ciò che sarebbe accaduto .
“Gryffindor!” Il ringhio burbero di Salazar Slytherin fece voltare gli studenti. Il duca di THE FERS, mentore dei giovani Slytherin guardava con sguardo furioso il giovane mago. Anche egli teneva la mano poggiata sull’impugnatura di una spada, ben riposta al suo fianco. Voleva duellare, lo si leggeva dallo sguardo, dall’espressione tesa con cui fissava colui che aveva appena designato come suo avversario. Godric lo comprese e con esso anche i suoi discepoli, che ritornarono a fissarlo.
“Non  credo che sia il luogo e il momento giusto per ciò che ha in mente, Slytherin…” Godric Gryffindor parlò piano, con finta calma, ma in cuor suo, nel suo profondo , fremeva dalla voglia di sguainare la spada e iniziare quel duello rimandato per troppi anni. Quel loro odio , nato non appena i loro sguardi si erano incrociati, quell’eterna sfida, che sembrava non volesse avere mai fine. La loro rivalità, non solo in amore, che non smetteva mai di desiderare di mettere in chiaro chi fosse il migliore, quello degno dell’approvazione di tutti. Loro erano destinati a quell’odio, a quella sfida, al continuo combattere, al continuo contendersi un qualcosa.
“Manda via i tuoi discepoli, e sfidami! Non vi concederò Rowena cosi facilmente” Un rumore metallico si levò in quel luogo, rompendo il silenzio.Salazar finalmente aveva deciso di uscire allo scoperto. Aveva deciso di rompere quelle catene che tenevano legato il suo cuore. Finalmente aveva deciso di combattere per l’unica cosa per cui valeva farlo. Per riprendersi ciò che aveva perso con la sua venuta. Riprendersi lei. La sua Rowena.
 Godric guardò i suoi discepoli. Non prendeva ordine da lui, ma non poteva coinvolgere le sue adorate menti in qualcosa di cui non avevano colpa, di quel qualcosa di cui avevano ricevuto fin troppa influenza. Sospirò, fingendo di essere rassegnato e costretto a dover accettare quel duello.
“ La lezione quest’oggi è finita, ritornate nella vostra sala Comune” Quell’ordine fu eseguito senza ribattere. I giovani maghi si alzarono di tutta fretta dalla ghiaia umida, e senza voltarsi diedero campo libero ai due maghi, che forse avrebbero sporcato quel luogo del loro sangue. Godric imitò Salazar, sguainando la lucente spada. La fece roteare con gesto teatrale nella sua mano. Se la passò da una mano all’altra, per poi posizionarla d’avanti al suo viso. Nessuno mai lo aveva sconfitto. Nessuno mai era uscito indenne da un duello con lui. Quella spada sarebbe stata imbrattata del suo sangue, avrebbe avuto il profumo della vittoria.
“Avete avuto la lieta notizia” Incidere sul suo dolore non lo avrebbe favorito. Era venuto a conoscenza di quella notizia che lo aveva svuotato, distruggendo ogni parte di lui. Scacciando via anche la più piccola parte di umanità , che forse, viveva in lui. Aveva ascoltato quelle parole con dolore. Ascoltandone ogni lettera lentamente, amplificata, ridondante . Quelle parole che non facevano altro che tormentare la sua mente. Ogni notte, ogni giorno, ogni attimo in cui poteva sapere di essere vivo.
“ Sono qui per sfidarvi, e riprendermi ciò che mi appartiene” Iniziò ad avanzare verso di lui, con la spada ben stretta tra le mani, con la rabbia che pulsava in ogni parte del corpo. Quella rabbia che aumentò al suono della risata divertita di Godric.
“ Siete sicuro che Rowena vi apparteneva realmente? Se è andata via, allora non è mai stata vostra “ Quelle parole furono zittite, con il primo attacco che Salazar sfoderò. Nessuna magia, nessun’incantesimo. Si sarebbero sfidati corpo a corpo, solo con spade, e nulla più. Salazar l’avventò su di lui, ma Godric riuscì a parare quel colpo, e le lor spade si scontrarono producendo un suono metallico che si estese prepotente. Era una sfida priva di testimoni, non bisognoso di avere occhi giudicatori puntati su di loro. Era una sfida tra loro, SOLO tra loro. Godric indietreggiò, per poi avanzare con passo esperto, naturale. Come se il duello fosse un’arte nata con lui. Come se prima di parlare, di camminare o di pensare, il giovane mago avesse imparato a padroneggiare la spada. Avanzava senza timore, muovendo la spada, colpendo, affondando, cercando di far penetrare la lama lucida nella pelle dell’avversario, privo di armatura che potesse proteggere la pelle , il corpo, il suo stesso cuore, che fu mirato più volte. Ma più volte quell’attacco fu respinto, più volte Godric indietreggiò, senza sentire odore di sangue e di vittoria mischiarsi e regalare al suo volto un sorriso. Salazar era talentuoso, padroneggiava perfettamente quella spada, padroneggiava perfettamente se stesso. Non aveva mai incontrato un tale avversario, e si gustava di quella sfida. Asciugò il sudore dalla fronte, tastò il terreno, e impugnò nuovamente la spada, questa volta più forte, con maggior desiderio di affondarla nella sua carne. Salazar era molto distante da lui, avanzava avanti e indietro, con testa bassa, come per recuperare la ragione, la spada strisciava con lui, poi , senza attendere un  attacco da Godric , si gettò su di lui, con la spada alta. Ci fu altro rumore metallico che si mischiò ai loro respiri, ai loro gemiti stanchi, stremati. Il sole era alto, e riscaldava. Era cocente, e le spade pesanti. Le mani sudavano e il respiro era corto. La battaglia però sembrava appena cominciata perché entrambi non demordevano ad abbandonare il campo. Entrambi erano dotati di una gran forza, forza interiore che li stava aiutanto a non cadere giu, a non arrendersi e non darla vinta al proprio avversario. Le loro spade si incrociarono ancora, i loro corpi furono sfiorati appena dalle lame affilate, i loro piedi scivolavano sulla ghiaia, ma loro continuavano a lottare, continuavano a battersi per un sorriso, per due occhi che parlavano da soli. Per LEI , che non stava assistendo a quell’unica prova d’amore che Salazar era in grado di donarle.
Si allontanarono ancora, ma i loro occhi erano vigili, i loro sensi tesi. Erano stanchi forse, il corpo era spossato, stanco, intorpidito dal peso che stava reggendo, ma il loro orgoglio gridava di volerne di più. Entrambi ripartirono questa volta, ma non arrivarono a far toccare le lame, che sentirono una forza, che impedì ogni loro movimento. Sentirono qualcosa prenderli per la gola, per le spalle, e scaraventarli in due direzioni differenti. Godric finì in acqua, mentre Salazar contro il salice che si poggiava in quelle vicinanze. Entrambi trovarono un ostacolo.
“Salazar, Godric. Irresponsabili e sciocchi ragazzini” La voce di Helga non era stata mai cosi adirata come allora. Avanzava di tutta fretta, con uno sguardo che non le apparteneva. Era severa, e arrabbiata, ma questa volta davvero. Si fermò in un punto dove il suo sguardo potesse arrivare ad entrambi, dove entrambi avrebbero sentito la sua indignazione. Godric si alzò fradicio dal lago, avanzando a tentoni verso la riva. Mentre Salazar si alzò a fatica. Aveva battuto la testa, e doleva pesantemente. Avanzò verso di lei, con il sole che lo accecava e con la rabbia che ancora padroneggiava il suo animo.
“ Sfidarvi di fronte a tutti i NOSTRI studenti! Dare il cattivo esempio. Siete deludenti. Siete privi di orgoglio, privi di morale. Dovreste vergognarvi” Entrambi voltarono i loro sguardi verso i pressi del castello,incontrando una miriade di sguardi, che assistevano silenziosamente a quello scontro. Godric abbassò il capo, perdendo ogni traccia di quell’orgoglio e fierezza cavalleresca che lo aveva caratterizzato. Pentendosi di aver accettato quella provocazione, pentendosi di aver dimostrato ai suoi discepoli l’astio che correva tra loro. Salazar puntò gli occhi su Helga, chiedendo scusa silenziosamente, anche se non c’era vera convinzione in quello sguardo. Non si pentiva di averlo fatto, non si pentiva di aver dimostrato ai suoi allievi che per ottenere un qualcosa bisognava lottare, abbattere il muro che frenava i propri istinti, e prendere tutto ciò che poteva essere preso.
“Non so come fare per evitare altri episodi del genere! Non desidero farlo, ma se continuerete cosi, dovrò esiliarvi da Hogwarts…e non permettervi più di ritornare” Salazar sentì una scossa all’altezza del petto. Guardò Helga , con sguardo sgranato. Quelle parole erano state più dure di uno schiaffo, più dolorose di una spada infilzata nella pelle. Essere cacciato via, non fare più ritorno li, dove davvero era iniziata la sua vita, dove la sua vita veniva manifestata da ogni mattone di quel castello. Salazar non poteva rischiare quel pericolo, non poteva rischiare di perdere nuovamente ogni cosa, per colpa di Gryffindor. Helga lo guardò severamente, e lo stesso sguardo fu rivolto a Godric.
“Adesso via, nelle vostre stanze! Quest’oggi ogni lezione è sospesa! “ L’autorità di Helga era forte. La sua forza schiacciava quei due animi irrequieti e indomabili, e come due bambini innocenti, sorpresi a giocare nel fango o rubare una mela, Salazar e Godric si diressero verso il castello, sotto lo sguardo degli studenti, che seguirono i loro mentori, ritirarsi nelle proprie stanze. Godric fu seguito dai suoi discepoli, che con devozione chiesero il permesso di potersi occupare di lui, mentre gli Slytherin seguirono il proprio mentore in silenzio, sapendo che una proposta del genere sarebbe stata rifiutata con furia e indignazione.
Salazar camminava silenziosamente e con lui anche il gruppo di Slytherin. Voltarono l’angolo e si diressero , senza freni, in direzione dei sotterranei. Quello scontro non era terminato, non poteva terminare cosi. Lui non l’avrebbe ceduta con tanta facilità, non poteva permettere di arrendersi. Rischiare Hogwarts? O Rowena? Il suo animo non era mai stato così combattuto, non aveva mai trovato tanto ostacoli tutti in un giorno. Non aveva mai spinto se stesso a scegliere tra due cose al quale teneva di più. 
Poi, come se il destino volesse aiuatarlo, come se volesse dargli una risposta alle sue domande, alle sue inquetudini, lungo la strada che lo avrebbe condotto nell’oscurità dei suoi pensieri e della sua anima, la incontrò. Aveva il viso pallido, e sconvolto, e gli occhi erano umidi. Aveva pianto. Aveva assistito allo scontro? Aveva visto la violenza che entrambi, erano capaci di sfoderare solo per lei? . Salazar si fermò di botto e con lui anche i suoi discepoli, che attesero in silenzio.
Salazar scrutava Rowena, e lo stesso faceva lei, ma i loro sguardi erano differenti, il loro modo di vedersi era differente. Salazar non aveva mai smesso di guardarla , non aveva mai smesso di soffermarsi su di lei, e amare ogni tratto. Anhce in quel momento, con gli occhi umidi, con le labbra distese in un’espressione tesa, rigida, e i capelli lasciati cadere sul volto, in modo sconnesso e disordinato, era splendida. Era bellissima, e lui era incantato , era completamente rapito.
Rowena lo guardava con occhi delusi, opachi. Guardava come quel ragazzo avesse cambiato la sua forma in quegli anni. Era sempre stato taciturno, silenzioso. Invisibile agli occhi altrui, come per nascondere la bellezza che aveva al suo interno. Quella bellezza che aveva mostrato solo a lei. Quella bellezza che ormai sembrava essere scivolata via, lasciando spazio solo all’uomo burbero, oscuro, privo di moralità, privo di freni. Quell’uomo che aveva imparato a padroneggiare magia oscura, che aveva allevato mostri , aveva creato pozioni mortali, e aveva sfidato un suo amico, quasi uccidendolo. Quell’uomo che non la smetteva di guardarla con lo sguardo buio, che lo rendeva bello , ma terrorizzante.
“Ragazzi, andate in sala Comune, vi raggiungo dopo” Salazar aveva bisogno di parlare con lei, e spiegarle una volta per tutte perché il suo essere era cosi sbagliato.Spiegarle che solo lei era capace di strappar via quella sua insensibile anima , e sostituirla con l’umanità. Doveva conoscere il motivo di tutto. Adesso , in quell’istante, prima che le parole potessere fermarsi alla gola, e non trovare la giusta via. I discepoli senza replicare proseguirono senza di lui. A testa bassa, salutando con un filo di voce la splendida Dama. Lasciandoli soli, in quel corridoio deserto. Rowena alzò il capo, fieramente, mostrando uno sguardo duro, privo di compassione o di fragilità. Gli occhi però mentivano. E lui percepiva quella bugia, la vedeva. La leggeva chiaramente.
“Perché Salazar? Perché continui a rovinare la pace che aleggia tra queste mura. Helga è distrutta, è stanca del tuo continuo modo di fare prepotente. Sei un egoista. Non pensi alle conseguenze che ogni tua singola azione potrebbe causare? Non pensi al dolore che provo ogni volta che vedo il mio migliore amico sfidare , insultare , schernire l’uomo che amo?” Quell’ultimo colpo fu più doloroso del solito. Continuava a negare l’evidenza, continuava a difendersi con quelle parole, con quelle bugie che suonavano cosi maledettamente vere, eppure lui sapeva, era sicuro che in quelle note c’era solo timore di ammettere ciò che realmente era. Non avrebbe più aspettato. Non si sarebbe più accontentato dell’ombra, del freddo, del nascondersi nell’ombra. Sospirò stanco, stanco di quelle bugie. Di quelle maschere che da anni coprivano il volto di entrambi. Gettò la spada ai suoi piedi,  e si avvicinò a lei. Nuovamente vicini come allora, quando le sue parole erano state lame taglienti e dolorose. Nuovamente i loro respiri mischiati, i loro profumi uniti, e i loro sguardi incatenati . Nuovamente insieme, come sarebbe dovuto essere fin dall’inizio. Sentiva il suo cuore, sentiva la sua anima .Sentiva lei. Quel viso fu preso con delicatezza tra le forti mani, con delicatezza fu accarezzato. Salazar chiuse gli occhi, lasciando che i sensi comunicassero la bellezza di sentire quella pelle sotto il suo tocco, sentire il suo respiro , sentire la sua paura di sbagliare, il suo timore che l’aveva paralizzata.
Rowena era immobile, era paralizzata. Sentiva quelle mani accarezzarle le guance, affondare nei capelli. Sentiva il suo profumo pizzicarle l’olfatto, la sua forza , il suo calore. Il calore che l’aveva fatta sentire al sicuro per anni, che lei aveva allontanato, per paura. Quella paura di innamorarsi dell’uomo sbagliato, di quell’uomo sbagliato agli occhi del mondo, ma giusto agli occhi del suo cuore. Erano soli in quel luogo, eppure Rowena non sentiva il silenzio, come non sentiva la solitudine. Perché acconsentire alla proposta di Ser Godric , quando li di fronte a lei c’era la persona che aveva sempre amato, la stessa persona che l’amava con passione. Quella persone che le era stata accanto per anni senza mai pretendere nulla. L’amore era li, a pochi centimetri dal suo cuore, e lei stava per sposare qualcuno che a stento aveva scalfito la corazza del suo animo. Non poteva…NON VOLEVA.
Quando Salazar sentì quelle dolci e morbide labbra poggiarsi sulle sue, sentì il cuore scoppiare completamente. Sentì un tremore all’altezza dello stomaco, un tremore che lo fece sorridere. Sorrideva Salazar, sorrideva coinvolgendo anche gli occhi. Quei profondi occhi neri, scuri come la notte, si illuminarono improvvisamente, come se una miriade di stelle fossero scoppiate all’unisono. Sentì il desiderio di stringerla ancora a se, e lo fece, ormai abbandonando del tutto la maschera che lo aveva bloccato per troppo tempo. Quel bacio aveva atteso anni, ma quell’attesa era stata meritata, era stata degna. Sentiva il bisogno di stare ancora cosi, con lei, uniti in quell’attimo cosi profondo, cosi intenso . Aveva bisogno di LEI in quel momento , voleva ogni cosa di LEI. La strinse più forte a se. Strinse quell’esile corpo, non forzando, non caricando forza. Era delicata e fragile, e non poteva rischiare di farle del male. Non poteva. Non doveva. Da quell’attimo in poi avrebbe fatto di tutto per renderla felice, per farla sorridere e per non far mancare nulla alla sua vita. Si strinsero ancora, e lei aprì la sua mente, esattamente come il suo cuore. Lasciò che Salazar leggesse ogni cosa, ogni segreto, ogni desiderio che teneva custodito nel suo cuore. Lo lasciò entrare. E lui si saziò dei suoi pensieri, ricordi;
Ogni cosa lo riguardava. Ogni ricordo, pensiero, ogni cosa riguardava lui. Sentì il cuore accellerare, e con esso quello di Rowena. Salazar la strinse ancora, e senza trovare ostacoli, si smaterializzarono entrambi. Desiderando di andare via , di trovare un attimo solitario solo per loro. Solo per ritrovarsi dopo essersi persi dolorosamente.
Si ritrovarono in una delle stanze dell’immenso castello. Una delle tante stanze in cui la loro magia era presente. Le finestre erano del tutto chiuse, e la luce era soffusa. Solo qualche candela donava luce a quel luogo. Erano uno di fronte all’altro, e si guardavano, ma questa volta i loro sguardi erano comuni, uguali. Si guardavano con la stessa intensità, con lo stesso luccichio negli occhi. Si guardavano come si erano sempre guardati. Con il cuore, con l’anima, con gli occhi di chi si ama.
Salazar avanzò nuovamente verso di lei, e con dolcezza attraversò nuovamente il suo viso. Accarezzandolo con dolcezza. Tracciando ogni angolo, accarezzando ogni linea che l’ornava. Scese al collo, scoperto. L’esile e sottile collo. Lo guardava come se avesse d’avanti qualcosa di perfetto, di irremovibile, di pregiato. Poi ripuntò nei suoi occhi, e li credette di morire. Erano splendidi come lo erano sempre stati. Lucenti, vivi, felici. Finalmente quello sguardo, che gli era stato negato, era ritornato da lui. Eccola li, la sua Rowena, di fronte a lui, finalmente consapevole di entrambi. Si guardarono allungo, prima che lei si lasciò scoprire completamente. Lasciò che piano, con dolcezza, senza fretta, l’abito scivolasse sul pavimento, lasciandola senza veli, non solo sul corpo, ma anche nell’animo. Le mani di lei erano tremanti, quando sfilò via gli indumenti di Salazar. Si unirono in quell’atto d’amore. In quell’atto dolce, proibito, forse sbagliato ma non per loro. Rowena sembrava ancora più fragile sotto di lui. Lui temeva per lei, ma mai le avrebbe fatto del male. La prese con dolce passione. La fece sua. Eternamente sua, solo sua.
Una piccola lacrima scese dagli occhi cristallini di lei, e Salazar la raccolse con dolcezza. La chiuse nella sua mano, e quando la riaprì un delicato cristallo le fu porto. Rowena sorrise tra quelle lacrime, non di paura, non di pentimento, ma di gioia, gioia infinita, di aver finalmente ammesso a se stessa che l’unica persona che avrebbe potuto possedere se stesse e il suo cuore era lui, Salazar Slytherin.
Il sole era ancora alto nel cielo, ma rimasero li, abbracciati, uniti, fin quando le stelle non reclamarono il loro posto. E anche allora, decisero di non lasciare quel luogo. Si amarono , infinite volte. Si sussurrarono promesse, piccole, delicate, eppure apparentemente infrangibili. Risero della loro stupidità, e attesero insieme l’arrivo dell’indomani, giorno in cui ogni cosa sarebbe cambiata.
 
 

 
Angolo Posta:
Eccomi con il quinto capitolo!!
Spero che questa volta sia piaciuto di più, anche perché – almeno credo- questo è il momento che tutti abbiamo atteso!!! Finalmente hanno deciso di mandare al diavolo Godric e amarsi!! :3 !!....
Dopo naturalmente il duello, frenato da un’incazzatissima Helga! Eh si , ci vuole!! Cioè non può mica essere permissiva per sempre! Un po’ di rabbia la rende bella!!! >.<
Comunque, questo capitolo è stato –insolitamente ahimè  >.< - corto… 5 pag, 4.057 parole… Di solito le mie fan fiction vantano di più pagine, ma il tempo è poverooooo… come gia detto, l’università è una catastrofe!!!!!! ….. tra corsi che non sanno quando devono iniziare, immatricolazioni che non vanno… e altreee mille “cacchiate”, il tempo per sedermi e scrivere non c’è! Anche perché… io che amo complicarmi la vita, mica ho solo questa fic da scrivere.! No certo che NO! Ho altre 3 !!!! …. E un’originale in corso!...che sto scrivendo per la mia sorellina! Come sono belle le sorelle quando sono piccine, ti danno soddisfazioni immense! Ok, sto dicendo cose che credo poco interessano! Ma va be!...è un modo x sfogare! :P
 
 
RINGRAZIAMENTI:
Ovviamente non potevano mancare!
Allora ringrazio in PRIMIS Free4ever &thera
Le mie due ragazzuole preferite! Che non mancano maiiii di recensire e incoraggiarmi!!! Ragazze siete splendidee!! Vi adoro!!!! <3
Poii naturalmente la splendida  Cadmus che l’ha inerita tra le preferite!! È un onorissimo, trovare la mia storia tra le tue preferite!!! E naturalmente e NON MENO IMPORTANTE,  Sandyblack94 che l’ha inserita tra le seguite!!!!!
Grazie davveroooooo!! Siete mitiche e vi adoroooooooo! <3 <3 !!
Spero che in qst capitolo non ci siano errori, di battitura o semplici errori di “cicciaria”…anche noi studentelli abbiamo lacune… e anche molte ! :P …. ( come mi giustifico bene eh! ;) ) cmq… spero di ricevere qualche recensione!.....e spero che vi sia piaciuto anche quest’ennesimo capitolo, che credo sia uno degli ultimi…altri tre massimi e tutto finirà!!! L triste io!!!!!!!!!!!!! …. Un bacioneeee <3 <3
Sfiammella! <3  

  
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