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Autore: TheSecretLifeOfDaydreams    02/10/2012    6 recensioni
Non avevo mai amato nessuno come amavo lui. Trovavo, in ogni sua minima parte, nelle profondità del suo essere, una bellezza cangiante, sempre sorprendente. Amavo i suoi occhi, blu e profondi, che sembravano riflettere il suo animo puro e sincero; amavo quei capelli color cenere sempre scompigliati; la pelle candida, amavo il suo sorriso, in cui vedevo l'infinito. Mi ero promessa di tenerlo per sempre accanto a me, di impegnarmi e di impedire alla vita di separarci. Ma a causa di uno stupido sogno in cui entrambi credevamo, le mie forze e la mia volontà iniziarono a mancare. Chi è cosí egoista da opporsi ai sogni, propri e altrui?
Non mi sono mai distinta per intraprendenza, e di conseguenza, avevo scelto di dimenticare qualsiasi cosa ci fosse stata tra noi.
Eppure in quel momento, spinta da una forza inarrestabile che credevo sepolta da tempo dentro di me - forza che molti chiamano amore - mi trovavo, dopo due anni, davanti a lui, indecisa se dare al nostro amore un'altra possibilità.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Niall Horan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Forget him.


La pioggia iniziò a cessare lentamente, e tra i sottili rami degli alberi che costeggiavano quel fangoso sentiero del parco, si iniziarono a intravedere dei deboli raggi di sole, accompagnati dal canto allegro degli uccelli. Le foglie secche sotto le mie scarpe scricchiolavano ad ogni piede che poggiavo a terra, scandendo il ritmo pesante dei miei passi, mentre il vento leggero mi scompigliava i capelli. Mi tolsi il cappuccio della felpa e le cuffiette dalle orecchie riponendole in borsa, abbandonando anche la musica, l'unica che mi aveva fatto compagnia fino a quel momento. Feci un bel respiro, cercando di mantenere la calma. Mi stavo quasi pentendo della mia decisione. Potevo benissimo restarmene a casa a soffocare le lacrime nel cuscino, facendo finta di niente, consumando una sigaretta dopo l'altra, mentendo a me stessa, ancora una volta. Continuando a comportarmi come una vigliacca, cosa che mi riusciva perfettamente. E invece no, avevo deciso di fare il ruolo della coraggiosa. Un po' perchè mi sentivo in colpa per il mio atteggiamento del tutto disinteressato, un po' perchè volevo dare una svolta a quella situazione. E, diciamola tutta, qualche bicchiere di troppo la sera prima mi aveva indotto a comportarmi da intraprendente eroina. Pessima, pessima scelta. Ma comunque, se non fossi andata io da lui, prima o poi sarebbe venuto lui da me. Lo conoscevo bene, non era così codardo come la sottoscritta, a cui servono litri di tequila per prendere una scelta, per di piú molto rischiosa. Sapevo che mi avrebbe cercata.
 
Il mio Niall.
 
Era più di un anno che non lo vedevo realmente, che non sentivo la sua voce e il suo respiro inebriarmi la mente. Mi era capitato di intravederlo solo tramite qualche fottuto schermo del pc o della televisione, mentre era nel mezzo di un'intervista, con un sorriso finto stampato a forza sulle labbra e lo sguardo spento e perso nel vuoto. Dopo quell'attacco di puro masochismo, la maggior parte delle volte spegnevo tutto e tornavo in camera a piangere. Mi ricordo ancora l'ultimo saluto, prima di entrare in quell'orribile show che lo ha portato via da me. Mi disse "vedrai, tornerò presto, e vincitore". Mi stampò l'ultimo bacio che ricordo sulle labbra, il più intenso, il più doloroso, e se ne andò. In fondo io l'avevo sempre saputo che ce l'avrebbe fatta, a realizzare il suo sogno. Ma non mi sarei mai aspettata, che proprio quel sogno in cui entrambi avevamo sempre creduto - e che in qualche modo condividevamo - ci avrebbe separati per sempre. Infatti il problema era che, in un certo senso, la colpa era anche mia, perchè ero stata io a insistere, a convincerlo a partecipare ad x factor. Una sera, la prima volta che lo sentì cantare, interpretando una dolce ninnananna, rimasi folgorata dalla sua voce. Così pura, limpida. Aveva talento, eccome se ne aveva; sarebbe stato da sciocchi non sfruttarlo. Ci misi poco a convincerlo. qualche settimana dopo avevamo già stampato e compilato il modulo di iscrizione, senza sapere che ci  stavamo distruggendo con le nostre stesse mani. Eravamo felici prima, poi è arrivata la fama, che se l'è portato via, in quel mondo finto e privo di valori. Un mondo che odio tutt'ora. In quei lunghi e interminabili mesi avevo imparato ad accettare quell' ingiustizia, piano piano mi ero abituata a quella lontananza. Ma non potevo dire di aver superato tutto, no. Lui mi mancava terribilmente. Mi mancavano i suoi occhi, blu come il mare, la sensazione di affogarci dentro. Mi mancava la sua risata, ingenua come quella di un bambino, la sua voce cristallina, le sue carezze. L'unica cosa che mi rallegrava un po' era sapere che stava vivendo il suo sogno. Era un cantante di successo, girava il mondo con i suoi "quattro nuovi migliori amici", ed aveva milioni di fans ai suoi piedi, che farebbero di tutto per lui. Spesso mi sono domandata se ha avuto qualche altra ragazza nel frattempo, è probabile. Ma tanto non sarebbe cambiato nulla. Non posso certo biasimarlo se si era dimenticato di me, con tutte le modelle e le ballerine che gli giravano intorno. Non posso certo incolparlo se si era dimenticato di noi. Faith e Niall non esistevano più. Io sono stata solo una parte della sua infanzia, nient'altro. Per me lui era stato un fratello maggiore, un amico. Un fidanzato. Era la persona più importante della mia vita. Poi, era tutto finito. Lentamente, il silenzio si era trasformato in una triste verità, che sembrava urlare, incosciente, basta. I ricordi galleggiavano nella mia testa come se fossero bolle di sapone, quasi invisibili, e lontani. 
Sentii una goccia bagnarmi la guancia. Pensai che avesse ricominciato a piovere, quando mi accorsi che stavo singhiozzando. Che sciocca che ero. Ecco, la verità è che sono sempre stata fragile. Cercavo di nasconderlo, di sembrare forte, avevo costruito un muro di protezione intorno a me, ma bastava che un ricordo si insinuasse tra le sue fessure che questo crollava, come un castello di carte.
 Inspirai nuovamente l'aria frizzante. "stai facendo il ruolo della coraggiosa, ricordartelo" pensai. Ero così persa nei miei pensieri che non mi accorsi di essere arrivata. Era lì, davanti ai miei occhi. Se ne stava ferma, immobile, senza vita, non si sentivano più le risate e le promesse di un tempo. Era una classica villetta all'inglese, con un grazioso giardino colorato che circondava la proprietà. Ma per me era tutt'altro che banale. Era il luogo dove avevo passato i momenti più belli della mia vita. Ritrovarmi quella casa lì davanti, e tutti i ricordi che si trovavano al suo interno, fece barcollare il mio muro. Mi asciugai in fretta le lacrime, ritrovandomi gli occhi rossi e gonfi. Non potevo mollare adesso, dovevo mettere fine a tutto questo e continuare la mia vita. Vedevo le luci di qualche stanza accese, e, alzando lo sguardo verso l'alto, notai che le grandi finestre bianche della camera al secondo piano erano spalancate. "È qui" pensai. "È tornato. È a Mullingar. A casa". 
Incerta, salii i pochi scalini che precedevano l'ingresso. Sentivo le braccia pesanti, e le gambe mi tremavano, come se il mio corpo fosse paralizzato. Lentamente mi avvicinai alla porta e premetti con forza il campanello. Basta ripensamenti, era fatta. Con lo stomaco in subbuglio, aspettai un po', poi sentì il rumore di qualcuno scendere le scale, e fermarsi un'attimo davanti all'entrata. Ancora silenzio. Poi, aprì la porta di scatto. 
Ecco, era successo. D'un tratto capì che il mio muro era crollato, come se fossero arrivati un terremoto e una cascata di meteoriti contemporaneamente. Il mondo aveva iniziato a girare nel senso opposto. Un vertice di emozioni mi travolse, come se un coltello mi avesse appena trafitto. Non vedevo niente, solo il vuoto più totale. E lui. Eccolo, era lì, davanti a me, dopo un anno. Aveva gli stessi occhi a mandorla di cui mi ero innamorata quando ero una ragazzina, blu e profondi, incorniciati da delle lunghe ciglia scure; i capelli biondi, con un ciuffo ribelle a un lato, erano leggermente più lunghi. La bocca era socchiusa e piegata in una smorfia di rimorso e stupore al tempo stesso, e la pelle, una volta color del latte, adesso era abbronzata. Era più bello del sole, anche la stella più luminosa del cielo sarebbe stata gelosa di lui. Stava fermo sulla soglia della porta e mi fissava, con un'espressione di dispiacere dipinta sul volto. Rimanemmo in silenzio a guardarci dritti negli occhi per attimi che sembrarono interminabili. 
- ciao - disse con la voce spezzata.
 In quel momento vedendolo così avrei voluto saltargli addosso e dirgli quanto mi era mancato, chiedergli di ricominciare tutto. Pensai di farlo davvero, ma la mia coscienza allontanò quel pensiero immediatamente. Dovevo essere forte.
- ciao - risposi fredda.
Si chiuse la porta alle spalle, che emise un rumore sordo. Scese quei pochi scalini e poi mi prese la mano e iniziò a camminare verso la strada. Forse sapevo dove voleva portarmi. Restammo in silenzio, cercando le parole adatte da dire, ma a volte il silenzio è più efficace persino dei discorsi più articolati. Potevo sentire i battiti pesanti del suo cuore accelerare sempre di più fino a svanire quasi completamente, lasciando solo un eco lontano. Svoltammo l'angolo, e mi trovai davanti uno spettacolo tanto bello quanto sconvolgente. Il parco dove ci eravamo incontrati per la prima volta. Dopo che Niall era partito, non ero più tornata lì. Eppure niente, assolutamente nulla era cambiato. Le grandi querce perfettamente allineate ai bordi del sentiero, il piccolo lago dove una volta per sbaglio ero caduta, il grande prato dove Niall e i suoi amici giocavano a baseball la domenica. Tutto aveva mantenuto le sembianze di un tempo. Mi portò verso una panchina un pò malconcia, e mi fece sedere. Abbassò lo sguardo. Poi, cogliendomi di sorpresa, si gettò a capofitto nelle mie braccia, abbracciandomi forte. Inebriata dal suo profumo, e ancora stordita da quel gesto così improvviso, mi scostai con riluttanza, giusto in tempo per evitare che il desiderio prendesse il controllo e mi inducesse a fare azioni di cui mi sarei presto pentita. Diamine, perché doveva rendere tutto così difficile, come se già non lo fosse abbastanza?
- non saresti dovuta venire, sai? - mi disse. E aveva assolutamente ragione. Aveva paura di questo giorno, l'avevamo entrambi, ma non avremmo potuto continuare a nasconderci ancora. 
- lo sai che non possiamo andare avanti così - dissi alzando le spalle, aspettando che proseguisse. 
- Faith, credimi, mi dispiace - ammise. 
Inizialmente ero venuta decisa di non arrabbiarmi, volevo dimostrarmi superiore, e non fare le solite scenate da ragazzina, ma non ce la feci, avevo bisogno di sfogarmi.
- si, dispiace anche a me. Ti rendi conto di quello che mi hai fatto passare? Di quanto mi hai fatto soffrire? Un messaggio il giorno del mio compleanno, con tante stupide promesse che non hai potuto mantenere. Basta, nient'altro. Mentre tu giravi il mondo con i tuoi amichetti io stavo qui ad aspettarti, come una stupida! Dovevi lasciarmi subito, e invece mi hai fatto vivere con la stupida illusione che saresti tornato - Urlai tra le lacrime, che ebbero la meglio. Volevo scappare, andare via, lontano. Feci per voltarmi, ma lui me lo impedì prendendomi per il braccio. Mi alzò il viso, avevo il suo sguardo triste su di me.
- Hai ragione, sono stato uno stupido, mi sono comportato davvero male con te, non te meritavi. Ma io non ho mai smesso di amarti Faith, questa lontananza ha distrutto anche me. Ogni sera ti pensavo, e i sensi di colpa iniziavano a divorarmi. Ti prego, dammi un'altra possibilità. Perdonami. Io... Ti amo - mi chiese, disperato. Sapevo che era sincero, ma non potevo arrendermi a lui un'altra volta, non dopo tutto quello che mi aveva fatto passare. Per una volta volevo decidere io nella mia vita, e fare la scelta giusta. 
- anche se ti perdonassi, non penso che potremmo avere un'altra possibilità noi due. Non amo il tuo mondo così finto, tutto luci e riflettori. E, mi trasferisco la settimana prossima  - dissi. 
- dove? - chiese allarmato.
- in America. Seattle - risposi.
- è... è lontano - riuscì a dire.
Vidi che assunse un'espressione distrutta dopo quella frase. Certo, finchè sapevi che c'era la fidanzata a casa ad aspettare che finissi il tour andava tutto bene; ma se si scambiavano i ruoli? Se eri tu quello a dover stare a casa disperato? Ora sapevi cosa avevo provato fino a quel momento. Speravo solo te ne rendessi conto prima, da solo. So che ero stata crudele con lui, in fondo anche con me stessa; ma come potevamo continuare a nascondere una verità così evidente? Ormai io e lui appartenevamo a due mondi completamente diversi, incompatibili. Forse, se avesse potuto scegliere tra una vita con me o la vita da star che stava conducendo in quel momento, ci sarebbe stata una possibilità che scegliesse me. Una possibilità marginale, ma c'era. Però a lui non è stato concesso di scegliere. E del resto si sa, i sogni hanno un prezzo, talvolta anche piuttosto alto.
-è un addio questo, Faith? - chiese.
- credimi niall, è già da un po' che ci siamo detti addio - dissi, travolta dalla verità delle mie stesse parole. In fondo, ero venuta solo per rendere tutto "ufficiale". Il sole stava tramontando, e sapevo che era arrivata l'ora del saluto, quello vero, e definitivo. Mi ricordai in quel momento del pretesto per cui ero lì. 
- e, ah, buon compleanno Niall - Che cattiva che ero, vero? Sapevo di averglielo rovinato, ma era l'unico giorno in cui ero certa che l'avrei trovato a casa. Poi, sarei partita io. Forse ero stata troppo crudele nei suoi confronti, non si meritava così tanto. Mi asciugai le lacrime, di nuovo.
- grazie. beh.. allora addio, giusto? - disse triste. Annuii, scuotendo la testa. Si mise le mani in tasca a si voltò lentamente, per poi incamminarsi verso casa. Restai a guardare la sua sagoma allontanarsi. Ad un certo punto però si bloccò improvvisamente, voltandosi, tornando a fissarmi con quei suoi grandi occhi blu. Abbassai il viso, sovrastata dalla pesantezza del suo sguardo. - volevo chiederti un'altra cosa... consideralo come un regalo di compleanno... - continuò - mi daresti un'ultimo bacio? - 
Spalancai la bocca a quella richiesta. Io ero venuta per non vederti mai più, e tu pretendevi un bacio, in modo da farmi pesare ancora di più sulla coscienza questo addio così insensato? Che faccia tosta che aveva. Niall si era avvicinato sempre di più a me, poggiandomi le mani sui fianchi. Rimasi a guardare le mie converse rosse per un po', con il suo respiro gelato sul collo, riflettendo se fosse stato più prudente darmela a gambe e lasciarlo lì, oppure dare ascolto alla parte folle di me e baciarlo. Ovviamente, dato che il mio ego ha sempre avuto la meglio, diedi ascolto alla parte folle - e decisamente sbagliata - di me. Non so perché lo feci. Probabilmente ne avevo così bisogno che sapevo non sarei riuscita a resisterne senza. In quell'istante dimenticai tutto, era incredibile l'effetto che quel ragazzo aveva su di me, lo definirei magico. Mi arresi, per l'ennesima volta. Leggendo l'espressione dei miei occhi, che chiedevano solo le sue labbra, si avvicinò con cautela. I nostri nasi si sfiorarono, e mise fine alla poca distanza che ci separava stringendomi ancora di più a sè. Gli buttai le braccia attorno al collo, aggrapandomi a lui, trovando il sostegno stavo cercando ormai da troppo. Finalmente sentii le sue labbra umide sulle mie. Si muoveva dolcemente e senza timore, mentre io lo invitavo a prendere quanto più desiderasse, perché sapeva che quel poco amore che gli avevo concesso ci sarebbe dovuto bastare per l'eternità. Schiusi la bocca e le nostre lingue si raggiunsero, rincorrendosi, frenetiche, come se fosse la prima volta. Mi appoggiò al tronco di un albero, sentendo il suo bacino aderire con il mio, mentre iniziava a baciarmi con più foga, più passione. Tracciai il profilo della sua mascella con un dito, e finalmente capii che tutti i pezzi del puzzle avevano ritrovato il loro posto. Eppure, proprio ora che si erano ritrovati, sarebbero stati costretti a lasciarsi per sempre. Perche la nostra anima e i nostri corpi erano stati plasmati per unirsi, erano compatibili; ma i due mondi in cui vivevamo, no. Intanto la pioggia aveva ricominciato a scendere a scrosci regolari, bagnando entrambi. Misi le mani tra i suoi capelli umidi, e lo assecondai fino a che non iniziò a mancarmi l'aria, così mi staccai da lui. Che debole che ero. Tutta la mia sicurezza, la determinazione di andare avanti per la mia strada era svanita, puf, evaporata. Mi sentì bruciare le guance.
- forse in un'altra vita riusciremo ad avere il nostro lieto fine. Perché noi ci apparteniamo Faith - disse. Lo guardai per un'ultima volta dritto negli occhi, cercando di immortalare quel momento, poi corsi via. Dovevo scappare da lì, andare lontano lontano dal mio passato. "Dimenticalo" pensai. Dimenticalo. Anche se già sapevo che sarebbe sarebbe stato impossibile.


 

 
 
 Aloha!
 
ok, non so davvero cosa dire. questa os non mi piace molto, 
forse è un pò banale, ma è la prima storia in assoluto che pubblico,
quindi siate comprensivi D:
mi sono iscritta da poco, e vi assicuro che non ci capisco niente. 
volevo mettere un banner carino, farmi una bella bio nel profilo, ma 
proprio non ci riesco. sono un disastro, lo so.
comunque, se avete 
letto la storia sarei molto felice vedere qualche recensione, giusto
per sapere cosa ne pensate e se è il caso di lasciar perdere e 
darmi all'ippica. non fatemi vivere nell'ignoto(?). grazie anche ai 
lettori silenziosi, lo so che ci siete c: 
torno a fare fisica. #bye
  
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