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Autore: _papavero    02/10/2012    1 recensioni
Questa è la storia di un uomo che molla tutto e decide di passare i suoi ultimi giorni di vita nel mare,scrivendo una lettera alla sua amata.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Happy Ending



Era una giornata come tante altre nel grande ospedale della città. Un pungente odore di disinfettante aleggiava nell’aria, bilanciando i pianti dei bambini e i mormorii seccati degli anziani in attesa del loro turno. Il signor Scott Turner aspettava silenziosamente il suo turno. Da qualche mese non si sentiva per niente bene, le sue forze, accompagnate da dolori al petto e da un’incessante tosse, erano diminuite progressivamente, e dietro insistenza della sua ansiosa madre (“Scottie caro,meglio prevenire che curare no?” ) si era finalmente deciso a farsi visitare. Al signor Scott Turner non erano mai piaciuti gli ospedali. Il colore bianco dei muri lo faceva sentire piccolo, e oppresso da un peso più grande di lui, come una piccola formica costretta a procurarsi le scorte per l’inverno. Inoltre tutto quel rumore di gente che aspettava e si lamentava, il dolore sui visi delle persone, e l’idea stessa della morte non erano prospettive molto attraenti per lui. Ma, si sa, la mamma è sempre la mamma e, anche se viveva lontano, il signor Scott Turner non poteva certo ignorarla. Non dopo tutti i sacrifici che aveva fatto per lei. Così si trovava là, senza compagnia, in uno stretto corridoio, ad aspettare la propria sorte. In una torrida giornata di luglio come quella, il minimo che poteva fare per alleviare quella strana sensazione che si sentiva addosso era pensare al mare, e a Lydia, i suoi due grandi amori. Essendo vissuto in un piccolo paesino di mare,  ed avendo avuto un padre pescatore, quell’immensa e meravigliosa distesa di acqua salata rappresentava per lui la sua casa, l’unico posto dove poteva essere se stesso, l’unico luogo dove poteva trovare la propria pace interiore. Per lui trovarsi al mare era un po’ come dissetarsi dopo aver avuto sete. Ed è proprio in quel posto che aveva incontrato Lydia. Ma questa è un’altra storia..
I suoi pensieri vennero interrotti da una signorina che chiamò il suo nome.
“Signore, la prego di accomodarsi sul lettino” disse il medico non appena lo vide entrare nello studio. Dopo vari controlli e un’analisi del sangue, che il signor Scott Turner giudicò piuttosto inutile ( era solo un po’ di tosse dopotutto!), fu mandato a casa con l’obbligo di prendersi qualche giorno da lavoro per riposarsi. A quanto pareva il suo disturbo era più grave di quanto pensasse. Passò alcuni giorni a dedicarsi ad alcune faccende che aveva trascurato a causa del suo lavoro, fino a che non fu chiamato di nuovo dal medico per ricevere i risultati delle analisi. Risultò che aveva il cancro. Non un semplice tumore benigno, bensì un cancro. Ai polmoni. A detta del medico fumava troppe sigarette. La parola cancro fuoriusciva aspra dalla sua bocca, come se avesse ingoiato puro succo di limone o un farmaco contro il bruciore di stomaco. L’idea di una morte imminente (gli restava qualche mese, o giù di lì) lo lasciò immobile. La bocca del medico che gli annunciava la cattiva notizia si muoveva senza far rumore davanti a lui mentre i suoi pensieri, che si accavallavano tra di loro, creavano fitte catene silenziose, annodandosi uno ad uno quasi a formare un muro invalicabile. Secondo dopo secondo, mattone dopo mattone, realizzava sempre di più cosa lo aspettava, ma non sentiva paura, né preoccupazione, tantomeno tristezza. Piuttosto avvertiva dentro di sé una particolare attrazione mista a una certa curiosità, un po’ come se avesse davanti un ritratto di una bella donna o l’orizzonte adornato da un sole pronto a tramontare. In fondo la morte non era altro che la conclusione naturale della vita, non era niente di speciale.


Ma allora perché si sentiva così perso

--



Neppure il pensiero delle lacrime di sua madre lo fecero desistere dal suo obiettivo. In ogni piccola sfumatura dei suoi gesti e dei suoi passi, che si avviavano speditamente verso la spiaggia, si avvertiva ua determinazione disperata, assieme all’ombra che illuminava i suoi occhi vivi. La sabbia sotto i suoi piedi gli dava una sensazione di rinascita, mentre l’odore dell’acqua salata gli donava un sorriso inconsapevole. Per la prima volta dopo tanto tempo si sentì vivo, indipendentemente dalla sua malattia. Prese la barca che aveva costruito tanto tempo fa (le lettere blu del nome Lydia spiccavano su uno sfondo bianco come un livido violaceo su una guancia pallida) e si imbarcò. Senza una meta precisa, con provviste, carta e inchiostro necessario per i pochi mesi che gli restavano da vivere, assaporò l’odore del mare infinito e partì. Per la prima volta in vita sua sentiva la spinta necessaria ad avventurarsi  in mare, spinta che gli mancava sin da quando aveva perso la sua Lydia, che lo aveva preferito ad un altro. Al signor Scott Turner sembrò incredibile che dopo anni di rassegnazione gli era bastata la semplice idea di morire per ritrovarsi sulla sua vecchia barca, costruita in un tempo indefinibile, quando era giovane ma soprattutto felice. Quell’antica felicità risiedeva adesso dentro di lui, come una vecchia compagna mai dimenticata. Senza un attimo di esitazione, prese la penna e scrisse.


“Lydia, sono passati anni dall’ultima volta che ci siamo visti, eppure non ti ho dimenticata. E’ difficile dimenticare persone che hanno lasciato un segno (o nel mio caso una cicatrice) nella propria vita. Ti chiederai perché ho deciso di scriverti nonostante il tuo invito ad andare avanti. Lydia, io non sono andato avanti. Anzi, non sono proprio andato. O meglio, dall’ultima volta che mi hai parlato non sono e basta. Semplicemente perché dopo quel giorno, il mio sangue ha smesso di scorrere, andandosene chissà dove. Al suo posto c’era tanta amarezza e un vuoto profondo quanto un pozzo. Sono diventato un automa, senza un motivo preciso per vivere, e la cosa peggiore è che solo adesso che sto per smettere di vivere me ne sono reso conto e me ne pento. Ebbene si, per questo ho deciso di scriverti. Lydia, io ho il cancro. Realizzarlo non è facile, scriverlo tantomeno, ma da quando l’ho scoperto un’improvvisa voglia di vivere si è impossessata di me e mi ha portato fin qui, sulla barca che costruimmo insieme. Ti ho pensato tanto in questi anni. Ti ho immaginata felice in quel grembiule giallo che ti piaceva tanto, e che credo tu conservi ancora. Avrai un figlio, magari due, un marito fiero di te e della vita che avete costruito assieme. Non credo e non voglio che pensi a me, semplicemente perché l’ultima volta che ti ho vista i tuoi occhi erano talmente tristi da dimostrare cent’anni di più. Quella volta la tua pietà verso me era abbastanza da bastare per tutta la vita. Ti scrivo per farti sapere che finalmente sto bene, nonostante tutto. Non devi più sentirti in colpa verso di me. Aspetto la fine inesorabile, come un palloncino che aspetta di scoppiare. Ogni giorno che passa e un giorno che mi porta più vicino a te, e ciò mi può bastare per l’eternità. Non ci sono parole per esprimerti quanto tu abbia significato e significhi per me, quanto la tua vita sia la mia stessa vita, e la felicità che ti auguro può essere paragonata soltanto al numero delle stelle nel cielo. Con tutto l’amore che può contenere il mio piccolo cuore,
il tuo Scott “


Il signor Scott Turner prese la lettera e la infilò in una bottiglia vuota, la chiuse con tappo di sughero e la gettò in mare, lasciando decidere al caso la sua destinazione. Certe cose è meglio che restino così come sono, pensò Scott. La semplice azione di aver liberato i suoi sentimenti lo fece sentire in pace con se stesso. Il mare quel giorno aveva un odore più buono del solito. Chiuse gli occhi e aspettò la fine.
   
 
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