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Autore: MalikILoveU    02/10/2012    3 recensioni
'Presi la valigia e indossai l'MP3, pronta per andare via da quella cità, pronta per andare via dai soprusi di suo padre, pronta per andare via da quella vita'.
Abbie Taylor è una ragazza di 16 anni che riceveva soprusi da suo padre, fino a quando non trovò la forza per denunciare le violenze mettendo il genitore in carcere.
Ora, dopo svariati mesi passati in una casa famiglia, stava raggiungendo sua madre appena uscita di prigione.
Voleva trovare tranquillità, ma soprattutto una nuova vita.
Però non poteva sapere cosa l'aspettava...
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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'Presi la valigia e indossai l'MP3, pronta per andare via da quella città, pronta per andare via dai soprusi di mio padre, pronta per andare via da quella vita.' Sono Abbie Taylor e VIVEVO a Melbourne, con mio padre. Avevo 16 anni e da quando ne avevo 3 mio padre mi picchiava. Tornava ogni sera a casa ubriaco e veniva da me per sfogarsi. Sentivo i suoi passi barcollanti salire le scale, cercavo conforto sotto le coperte, come se questo potesse salvarmi. Come se non bastasse mia madre era in prigione e così non poteva aiutarmi. Neanche so il motivo. Alcuni dicono che spacciasse droga per trovare soldi, magari per l'alcool. Comunque solo mio padre era a conoscenza della vera versione dei fatti ma non me ne aveva mai parlato, a dire la verità lui non mi aveva mai parlato e basta. Quindi si può capire tranquillamente che la mia non è proprio una famiglia normale, anzi. Non lo è affatto. Certo avrei voluto avere una madre accanto a cui confidare ogni segreto, un padre che ti aiutasse a superare le paure, non che le provocasse. Ma con il tempo si impara ad andare avanti, a reagire. E così ho fatto. Ho imparato ad essere indipendente, a badare a me stessa. Pochi mesi fa trovai il coraggio di denunciare mio padre alle autorità, e ora si trovava in prigione. Per molte settimane abitai in una casa famiglia dove conobbi persone che si trovavano nella mia stessa situazione. Di tanto in tanto parlavo con qualcuno, ma non mi affezionai a nessuno in particolare, non potevo. 'Mai affezionarsi nella vita' era questo il mio motto. Comunque una persona mi rimase particolarmente a cuore. Un ragazzo, Jacob Brown. Anche suo padre lo picchiava, sua madre era morta quando era piccolissimo e sua sorella soffriva di anoressia. Lui non era ancora uscito, ma avendo due anni in più di me, presto sarebbe stato maggiorenne e così sarebbe scappato via anche lui da tutto e da tutti. Avevo il suo numero e di tanto in tanto gli mandavo qualche messaggio che lui apprezzava molto. Ma ora che mia madre era uscita di prigione, ed era ''pulita'' mi avrebbe ospitato nella sua casa a Springday. Mi ritrovai davanti alle scalette del treno, feci un lungo respiro e salii. * Arrivai dopo 2 ore di viaggio, prendendo due bus e un taxi, per arrivare nella piccola, minuscola Springday. Comunque, devo dire che non era male. C'erano casette qua e la circondate da piccoli giardini molto curati. Era tutto così..così rustico, già. Alzai lo sguardo al cielo, era una bella giornata, c'era il sole ma non era troppo caldo. Insomma, una giornata perfetta per fare jogging. Bussai alla porta della casa, che, stando alle indicazioni di mia madre, doveva essere la mia. Era rosa aveva un tetto di tegole rosse. E un giardino molto...molto verde. E mentre imprecavo tutti i santi che fosse quella giusta mi ritrovai davanti il viso di mia madre. Era invecchiata, ovviamente. Da quanto non vedevo quel viso... e anche se il tempo lo aveva cambiato li riconobbi subito. Le labbra si incurvarono in una specie di sorriso (?) Ma cosa stavo facendo? Sorridevo alla donna che mi aveva abbandonata per qualche bottiglia di alcool? -Abbie...-si avvicinò tendendomi una mano sul volto, per accarezzarlo. -Elen- dissi io in tono distaccato allontanandomi dal suo contatto. -Non mi chiamare Elen. Preferirei ''mamma''- ''preferirei averla avuta una mamma'' pensai. -La mia camera, ELEN?- dissi scandendo bene le parole. -In cima alle scale a destra.- dal tono sembrava già rassegnata, perfetto.
  
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