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Autore: shevaara    02/10/2012    0 recensioni
"Ero a casa, ero nuovamente a casa, ero finalmente a casa dopo anni passati lontano per quella lunga ed insensata guerra che mi aveva portato ai confini del mondo per un dio in cui non credevo, sotto un re che non rispettavo...">
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ah, noia... non so che fare e le idee per scrivere sono tutte alla pari di questa... stupidaggini...

Finalmente casa



Sentire di nuovo le spighe solleticarmi i palmi, il frinire delle cicale, l'aria fresca dall'odore di campagna, tutto ciò rasentava il paradiso per me. Chiusi gli occhi camminando a passo lento nel campo di grano dorato.
Ero a casa, ero nuovamente a casa, ero finalmente a casa dopo anni passati lontano per quella lunga ed insensata guerra che mi aveva portato ai confini del mondo per un dio in cui non credevo, sotto un re che non rispettavo...
Avevo visto persone divorate da orribili incantesimi, avevo visto bambini impugnare armi per difendere la loro casa, avevo visto donne piangere su corpi martoriati senza curarsi di chi stava per calare una spada su di loro... Avevo visto orrori che mai avrei immaginato...
Mi coprii lo sguardo con una mano scrutando l'orizzonte tappezzato di campi. Intravidi un mulino in lontananza e non potei che sorridere.
Casa.
Mia moglie, mio figlio, mia figlia...
Un letto morbido, un pasto caldo, una moglie da abbracciare, dei figli ormai grandi da stringere...
Mi sarebbe piaciuto varcare la soglia di casa e lasciare fuori tutti gli orrori che i miei occhi hanno visto, tutta l'angoscia e il dolore che il mio cuore ha percepito, tutto la vergogna di aver versato sangue innocente per una causa sbagliata... Ma quelli non ti lasciano mai, come anche le loro facce, le loro grida che ti riempono le orecchie, il loro sangue che ti cola sulle mani, ti schizza in faccia...
Non puoi.
Non puoi dimenticarle.
Non puoi non pensare che hai ucciso centinaia di volte i tuoi figli. Non puoi non pensare che hai ucciso centinaia di volte tua moglie. Non puoi non sentirti un assassino.
Dopo aver detto, gridato che quella guerra era insensata, dopo aver detto che avresti disertato pur di non continuare...
Mi fermo, lo sguardo basso.
Mi passo una mano sul viso, sentendomi all'improvviso stanchissimo. Mi tolgo la sacca da tracolla e la lascio cadere nel grano e subito dopo lascio cadere anche me.
Le spighe mi pizzicano il collo e le braccia, il sole che ora ho dritto in fronte quasi mi acceca.
Sono a casa ora. Sono a casa.
I miei figli non devono vedere la morte negli occhi di loro padre, mia moglie non deve cogliere tutto ciò che mi porto dietro.
Com'è stata questa guerra? Brutta, orribile, ma i compagni di camerata e il vostro pensiero, tesori miei, mi ha aiutato a superare tutto. Niente di più sapranno loro, niente di più farò loro capire.
Sono a casa, non voglio che la guerra e la morte, due sinonimi infondo, entrino in casa mia, basto già io.

Qualcosa di bagnato mi tocca il viso. Assonnato, apro un solo occhio e vedo Nerone leccarmi il viso mentre scodinzola felice. Guaisce, abbaia e una voce gli risponde.
- Che c'è Nerone? -
Mi alzo sui gomiti, un dolce sorriso che mi allunga il viso. E oltre l'alto grano che mi circondano la vedo, con la sua figura snella, le mani affilate nonostante gli anni di lavoro nei capi, i capelli scuri raccolti con un fermaglio dietro la testa.
Mi vede, sbatte gli occhi più volte incredula.
- Ciao amore mio - le sussurro.
   
 
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