Nome Autore: Faiht
Titolo Contest: capsule
Pacchetto scelto: fiocco smeraldo
Personaggi: Vegeta-Bulma, Bra, Trunks
Genere: sentimentale
Luogo: camera da letto di Trunks
rating: giallo
Oggetto: scrivania
Titolo della storia: la nostra piccola nota di…
Durata: one-shot
Note: La storia partecipa al Capsule - Contest di Jackson Mozart Lecter

Uhmp. Oggi non succede proprio nulla!
Nonostante mi alleni costantemente non riesco ad aumentare la mia potenza, Kaaroth non si fa più vedere ne sentire da due anni e non trovo nessuno alla mia altezza per fare uno scontro.
Risultato? Due anni di inattività passati con la mia famiglia ad allenare Trunks e accompagnare Bulma a fare compere. Per non parlare del fatto che sono diventato nuovamente papà, ma il mio secondo genito non mi somiglia per niente e per di più è una femmina. Essa si chiama bra, e poi sono io quello con le manie di grandezza…
Bra, la pima lettera è la b (anche nel nome Bulma) e l’ultima la a(coincidenze). Ma Bulma ha voluto farmi un regalo: tre lettere (tre Sayan in famiglia, tre le consonanti nel termine Sayan, tre il numero perfetto). Bel regalo vero?
Lasciamo stare…
-amore! È pronta la colazione! Esci dalla Gravity Room… sei sordo, per caso?- la voce di Bulma. Pazienza. Sono un uomo adulto, vaccinato e forte, posso fare quel che mi pare. Ok. Un altro macchinario fatto a pezzi. Devo aumentare la gravità e proseguire con un altro robot da combattimento.
-Maledizione- dico sotto voce.
Intanto la mia donna era giunta sin nel cortile per bussare insistentemente alla parete. Io esco e mi dirigo in cucina.
-ti sei deciso ad uscire, allora. Eh?- mi dice lei con quel barlume negli occhi, quello che aveva smarrito dopo il gioco di Cell.
-no, semplicemente ho distrutto tutti i robot da combattimento- le rispondo con caparbietà, mantenendo la mia solita postura e la mia gelida espressione. È strano da parte mia, da un po’ di tempo a questa parte accennavo sempre più frequentemente dei sorrisi non più somiglianti a dei tetri ghigni.
Lei abbassò di colpo lo sguardo, non capivo minimamente che potesse avere, mai aveva osato dichiarare la sconfitta.
Mi si avvicina e mi stringe il braccio sinistro –non sai quanto t’invidio…- mi dice con un velo di nostalgia.
Io la stringo al mio petto, per farla sentire più al sicuro. Sinceramente io non le ho mai capite le donne. Se io ero quello misterioso, mi chiedo come possano definire una come Bulma: di lei non so davvero nulla, avevo rifiutato di prendermi cura di Trunks e avevo minacciato più e più volte di andarmene. La mia donna ha sempre saputo come prendermi, come attrarmi a se e come farmi cambiare idea. Era a causa sua se oggi sono l’uomo che la città dell’ovest conosce con il nome di vegeta. Devo tutto a lei, anche se non avrò mai il coraggio di ammetterlo. Decido di baciarla, prima un semplice bacio a fior di labbra, poi un bacio travolgente, vivo, in grado di levarci la cognizione del tempo e dello spazio che ci circonda.
-mami papi.- mi sento tirato per una gamba –cosa fate? C’è qualcosa che posso fare per aiutarvi?-
È la piccola bra. Osservo Bulma mentre la prende in braccio e mi fa cenno di avvicinarmi. Io le cingo entrambe con le mie braccia, pensando alle magie che solo quella terrestre era riuscita a farmi.
Fin dalla prima volta che l’osservai su Namecc la definii splendida, e lo avevo pure ammesso difronte a Gohan. Quando m’invitò a casa sua, accettai di stanziarmici e in seguito non esitai a spogliarmi difronte a lei.
Questi miei pensieri vengono interrotti da uno spintone, provocato da mio figlio Trunks –abbraccio di gruppo!!!- le sue parole; accolgo nell’abbraccio anche lui. Ero lì ad abbracciarli, ma li sentivo estremamente distanti, come quando sono morto contro Buu e ero sicuro di non tornare mai più alla vita, e di non poterli nemmeno vedere nell’aldilà.
Istintivamente li strinsi con più foga, come se avessi paura di perderli in un istante.
Una lacrima mi cola giù per una guancia
Bulma la asciuga con la mano e manda i bambini a giocare.
-che ti prende?- mi domanda lei con il viso triste, solcato da un gran numero di lacrime. La stringo a me e la rassicuro dicendole di aver pensato al passato.
Non mi è mai piaciuta quell’aria da cane bastonato, anzi, mi ha sempre fatto sentire in colpa, molto in fondo.
La carico su di una spalla e, dopo un breve voletto la porto in casa.
I bambini hanno fatto colazione e a noi non è rimasto niente più che una brioche, che condivido volentieri con la mia dolce metà, che mangia il suo pezzo con molta sensualità…
Però, quella donna ha sempre saputo come attirare la mia attenzione….
-grande e sexy V? Che ne dici se facciamo un salto nella cameretta dei bambini per salutarli e poi intrufolarci in camera nostra?-
Ovviamente non resisto a certe provocazioni…
La bacio a fior di labbra e ci dirigiamo nella stanza di bra.
La salutiamo e la biaciamo, le diamo un album da colorare e andiamo a vedere cosa fa Trunks, ma lui non c’è.
Vedo la mia compagna sedersi sulla scrivania di nostro figlio, accavallare le gambe e prendere una sigaretta: le impedisco di accendere quel bastoncino puzzolente gettandolo a terra e mi stendo addosso a lei.
Le bacio le labbra e poi scendo sul collo per tornare successivamente all’altezza del volto e mordicchiarle delicatamente il lobo destro.
La fisso in quei leggeri occhi di cielo e faccio per indurla all’atto carnale, quando d’improvviso si sentono due voci all’unisono:
-ma, pa che fate sulla mia scrivania?- Trunks
-mina, pino che fate sulla ivania di Trunks?-
Usciamo da lì, io con un gran sorriso sulle labbra e lei rossa dalla vergogna. Così diversi, ma così uniti.