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Autore: laisaxrem    03/10/2012    2 recensioni
Questa storia inizia in un giorno qualunque, di un mese qualunque, di un anno qualunque.
O almeno questo sembrerà se la persona che si appresta a leggere questa mia storia non ha mai letto i libri di una certa autrice inglese di nome J. K. Rowling.
Per questo qualcuno il 31 ottobre 1981 è appunto una data come un’altra. Per noi “Harrypotteriani”, invece, è l’inizio di tutto.
Ed è proprio da qui che partirò io. Perché, nonostante la saga di Harry Potter sia la mia seconda Bibbia, non posso non dare una vita alternativa un po’ a tutti i personaggi della saga. Sarà migliore? Forse più felice? Per ora posso solo dirvi che tutto inizierà a cambiare dal primo di novembre di quell’anno, il giorno dopo l’assassinio dei Potter e l’apparente sconfitta di Lord Voldemort.
Ed ecco a voi la mia personale versione dei fatti.
Genere: Azione, Drammatico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Albus Silente, Harry Potter, Il trio protagonista, Remus Lupin, Sirius Black
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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CAPITOLO 1

 
Sirius Black era preoccupato. Non era più così sicuro che il suo piano fosse così brillante. Era andato a trovare Peter il giorno precedente, ovviamente all’insaputa di Silente, e gli era parso molto inquieto.
Sì, aveva paura. Dopotutto sapeva che Peter era sostanzialmente un uomo pavido. Solitamente ne avrebbe parlato con i suoi altri due migliori amici, James Potter e Remus Lupin, ma la cosa era fuori discussione. Per quanto riguardava James, che per lui era più di un fratello, al momento era rintanato in Godric’s Hallow, protetto dall’Incanto Fidelius sorretto dal fragile Peter: tutto ciò che avevano e stavano facendo era per proteggere lui, sua moglie Lily e suo figlio Harry ed era perciò quantomeno insensato presentarsi a casa sua per chiedergli consiglio.
Per quanto riguardava Remus la faccenda era decisamente diversa. Tutti sapevano che all’interno dell’Ordine della Fenice, ed in particolar modo molto vicino ai Potter, c’era una talpa, una spia che passava informazioni fondamentali a Voldemort e ai Mangiamorte. E Sirius era più che convinto che questi fosse proprio il loro amico Remus. Quando aveva esposto la sua teoria in casa Potter, aveva rischiato di essere incornato da un James piuttosto furioso. Lily aveva faticato parecchio a convincere il marito a tornare in forma umana e quando questi aveva ubbidito si era subito messo ad imprecare verso il Black, dicendo che il loro Moony non avrebbe mai fatto una cosa del genere. Mai.
Rimaneva il fatto che tra loro c’era un Giuda, e Peter concordava con lui sul fatto che le assenze ingiustificate di Remus erano fin troppo sospette. A questo, secondo Minus, si univa l’aggravante di essere un Licantropo.
Ma ora Sirius era preoccupato. Aveva paura di aver commesso un errore nell’affidare, o più correttamente affibbiare, un incarico così pericoloso e delicato al piccolo Peter. Non dubitava di lui, non aveva il coraggio nemmeno per essere attivamente dalla parte dell’Ordine, figurarsi essere un doppiogiochista; no, il traditore era Remus, e questo era assodato. Ma Peter era debole, fragile, gli bastava poco per crollare.
E così finalmente si decise. Prese un mantello pesante ed uscì dalla sua casa di Londra. Si guardò attorno un paio di volte prima di Materializzarsi in un luogo che non era la casa di Peter. Aveva imparato a non andare mai direttamente nella sua destinazione finale, ma di fare una o più tappe. Fece perciò altre quattro finte Materializzazioni ed infine apparì nel posto dove aveva lasciato la sua moto volante. La mise in moto e decollò senza troppe cerimonie. Il viaggio durò quasi due ore. Lungo la strada si sorprese di vedere una gran quantità di stelle cadenti e di scintille evidentemente provenienti da bacchetta. Come membro dell’Ordine avrebbe dovuto scendere ed andare a controllare per assicurarsi che non fosse nulla di grave. Ma la sua famiglia aveva la precedenza. Su tutto. E così arrivò di fronte alla casetta in cui Peter si era nascosto: si trovava a Godric’s Hallow, praticamente dal lato opposto del paese rispetto a quella dei Potter. Per Silente era stata una trovata geniale: nessuno avrebbe pensato che i Potter si trovassero nello stesso paese in cui risiedeva un loro amico. Lo stesso aveva detto Sirius per avvalorare la sua proposta di usare Peter come Custode Segreto al posto suo.
Prima di bussare alla porta di legno, l’uomo si guardò attorno per assicurarsi per l’ennesima volta di essere solo. Aspettò qualche secondo poi picchiò nuovamente. Passarono parecchi minuti in cui Sirius aspettò diligentemente che l’amico, sicuramente addormentato vista l’ora tarda della notte, rispondesse. Quando ciò non avvenne il mago bussò di nuovo. E poi ancora e ancora.
Ma Peter non rispose. Il cuore si gelò nel petto dell’uomo che si decise ad utilizzare la bacchetta. Con sua sorpresa la porta si aprì senza troppe cerimonie: il piccolo ingresso ed il salotto nel quale entrò erano perfettamente in ordine, nessun segno di lotta evidente. Questo, se possibile, lo inquietò ancora di più.
Entrò lentamente nel piccolo corridoio e sussurrò << Homenum Revelio >>.
Non successe nulla. E il mondo di Sirius Black crollò in quell’istante.
Peter. Peter. Che gli era successo? Che gli avevano fatto? E James. Godric. Sirius pregava che Peter riuscisse a trattenersi dal divulgare il suo segreto.
<< Resisti Peter >> sussurrò mentre si voltava per uscire di nuovo. << Ora arriva la cavalleria >>.
La prima cosa da fare era andare dai Potter e portarli via da lì. Poi avrebbe avvertito Silente e gli avrebbe spiegato la situazione.
Aveva fatto solo un centinaio di metri in direzione della casa del suo amico quando vide il fumo. Fumo e polvere.
Per la seconda volta in una manciata di minuti, Sirius credette di sentire il cuore bloccarsi e smettere di battere.
<< Merlino, fa che sia ancora in tempo >> pregò prima di accelerare e lanciare in avanti la moto verso l’altra estremità del piccolo paese mentre la verità iniziava a dipanarsi nella sua mente confusa.
Il viaggio non gli era mai sembrato così lungo. In quel tragitto, mentre le ruote giravano ad una velocità spaventosa ed il tachimetro toccava vette mai raggiunte, anche il cervello lavorava senza sosta. O meglio, parte del suo cervello, quella che non era occupata a ripetersi il monosillabo “no”. Perché non poteva essere. Perché Peter non era un traditore. Perché era Remus la spia, colui che aveva venduto i suoi amici. Peter no, non l’avrebbe mai fatto. Ma nemmeno Remus, rifletté, il dolce e tenero Remus, che li aveva sempre aiutati, che non aveva mai chiesto nulla in cambio, che si era sempre accontentato di essere il secondo amico, la seconda scelta, che aveva consolato ed aiutato James quando Lily continuava a rifiutarlo, che aveva aiutato lui a mettersi con Mary, che aveva passato a Peter il suo M.A.G.O. di Incantesimi che altrimenti non avrebbe mai superato.
E in quell’istante ogni pezzo del puzzle andò al suo posto. Ma no, non poteva essere, perché questo avrebbe significato che si era sbagliato per più di un anno, che aveva messo in croce un innocente, che in piena coscienza delle sue azioni aveva messo in pericolo la vita delle persone più importanti della sua vita. No, non poteva essere. C’era senza dubbio un’altra spiegazione.
Si era ormai convinto di questo. Ma poi vide la casa distrutta e le sue certezze, le sue speranze, la sua vita crollarono.
Per un istante rimase senza fiato, bloccato sul cancelletto, gli occhi fissi sulla porta divelta, sulla casa sventrata, il fumo, la polvere, i calcinacci.
Lentamente, più simile ad un Inferio che non ad un uomo, si avvicinò alla porta ed entrò.
Nell’ingresso, semi sepolto da una montagna di detriti, bianco di polvere, c’era James, la faccia a terra, le braccia larghe.
Sirius si precipitò su di lui non sentendo nemmeno il pianto di bambino che proveniva dal piano superiore.
<< James! James! Per Godric, mi dispiace. È tutta colpa di Peter. Quel fetente ci ha tradito tutti. Mi dispiace >> strillò mentre iniziava a togliere i calcinacci dalla schiena dell’amico. << James, sei il solito fortunato. Non hai nemmeno una ferita seria. È più lo sporco del danno. Lily ti obbligherà a lavarti i vestiti da te. Ehi, Prongs, potresti anche aiutarmi a liberarti, sai. Prongs. Prongs! >>
Sirius voltò l’amico che lo guadava fisso, gli occhi vitrei, una sottile striscia di sangue che gli scendeva dall’angolo della bocca.
<< James >> sussurrò Sirius scuotendo il corpo senza vita di quello che era stato come un fratello. << James, ti prego. Smetti di guardarmi così. James. James, parlami dannazione! >> urlò mentre le lacrime iniziavano a pungergli gli occhi.
<< James, non farmi questo. Prongs, ti prego. Siamo una squadra. Non puoi abbandonarmi così. Pensa a Lily, pensa a Harry. James... James... >> e questa volta le lacrime presero a scendere lungo le sue guance, grosse e calde gocce di disperazione e rimpianto che cadevano ed andavano ad inumidire gli occhi color nocciola che mai più gli avrebbero sorriso, che mai più l’avrebbero guardato con affetto, o derisione, o qualunque altro sentimento. Perché quegli occhi ora erano solo freddi globi senza vita.
Perché James Potter era morto.
Sirius si accasciò a terra, senza forze, proprio come faceva da bambino quando riceveva una punizione a suon di Cruciatus. Ma ora il dolore era ancora più insopportabile e nulla l’avrebbe aiutato a guarire.
Ma poi sentì un pianto, il pianto disperato di un bambino, e uno spiraglio di luce s’insinuò a forza nel suo animo, un raggio di luce che aveva nome Harry.
E fu ripetendosi il nome del suo figlioccio che riuscì a trovare la forza per staccarsi dal corpo di James ed arrancare al piano superiore. Lì una ventata d’aria fresca gli riportò alla mente l’immagine della casa sventrata e la paura tornò ad attanagliargli il petto.
Corse velocemente verso la fonte del pianto zigzagando  tra pezzi di muro e mobili divelti.
Si rese conto troppo tardi di essere giunto alla cameretta di Harry.
La porta era sparita e così anche la parte di muro sulla sinistra: era da lì che l’aria fredda della notte entrava.
Sirius radunò ogni briciola di coraggio che gli rimaneva e varcò la soglia.
La scena che gli si presentò davanti agli occhi non l’avrebbe mai più abbandonato: Lily era terra, anche lei come il marito praticamente sepolta nei calcinacci, i capelli rossi che ora erano quasi bianchi a causa dello strato di polvere. Accanto a lei, nel lettino quasi completamente distrutto, il volto coperto di sangue e trasfigurato dal pianto, c’era Harry, gli occhioni verdi che rigurgitavano lacrime.
Sirius si precipitò immediatamente dal bambino e lo liberò dalla gabbia in cui era imprigionato. Spaventato gli pulì il viso e si rese conto che tutto quel sangue proveniva da una grossa ferita sulla fronte a forma di saetta.
Cercò di calmarlo cullandolo, ma il bambino non sembrava voler acquietarsi. Il mago si precipitò allora dalla donna stesa a terra.
<< Lily, per piacere svegliati >> disse disperato scuotendola per un braccio. << Ti prego, non senti come piange? Devi occuparti di Harry, è ferito e... Lily. Lily, parlami >>.
Sirius depositò a terra il bambino, gli occhi che minacciavano di nuovo di lasciare andare quel caldo liquido che per tutta la sua vita si era sforzato di trattenere, e iniziò a liberare Lily dai detriti. Quando ebbe terminato quel lavoro la prese delicatamente per le spalle e la voltò. Ciò che lo colpì furono gli occhi verde smeraldo della donna.
<< No >> sussurrò Sirius. << Non anche tu, ti prego. Non posso perdervi tutti e due. Sei una mamma, non puoi lasciare tuo figlio. Lily, Lily, ti prego, ti prego. Sei una mamma. Sei una mamma >>.
E le lacrime ripresero a scendere senza che lui potesse o volesse bloccarle.
Di nuovo fu il pianto del piccolo accanto a lui a ridestarlo dallo stato di trance e costernazione in cui era caduto. Il bambino infatti aveva gattonato fino alla madre ed ora le scuoteva il volto con le manine mentre continuava a chiamarla piangendo.
<< Mama. Mama >>.
Sirius prese il bambino tra le braccia e lo strinse forte a sé.
<< Andrà tutto bene, Harry, te lo prometto. Vendicherò il tuo papà e la tua mamma, te lo giuro >>.
E con una scintilla di odio negli occhi afferrò una copertina e uscì dalla stanza.
 
 
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Ciao a tutti!
Allora, che dite? Posso provare a continuarlo o è meglio che lo elimini? Come avrete notato per ora qui è esattamente ciò che succede nel libro (o meglio, ciò che io ho immaginato sia successo nel libro, visto che la Rowling non narra questo momento).
Allora, fatemi sapere.
ciao.
L

 

  
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