Non mi ero mai ritenuta una persona fortunata, una ragazza normale come tutte le altre, anche se per ragazza normale s’intende comune.
No, non lo ero,assolutamente.
Sono sempre stata quella diversa.
Fin da piccola mi sono sempre chiesta chi fossi realmente, ma non è una domanda semplice, soprattutto per una bambina di soli 7 anni. Di certo mia mamma non fu molto di aiuto. Mia madre Elivet Logan Rogers, una donna d’affari impeccabile, perfetta nel suo lavoro, pronta a tutto, tranne ad avere una figlia.
Mio padre, di cui conosco solo il cognome Lauflamme, mai incontrato, mai visto, forse tranne in una vecchia foto di quando aveva circa la mia eta. Mia madre mi parlava molto poco di lui, ma quelle poche cose che diceva, le diceva con il cuore.
Quando parlava di lui, le si riempivanoi gli ochhi di lacrime, ma concluso quel momento di tristezza tornava la solita fredda donna d’affari, erano quei pochi momenti in cui la vedevo umana.
Un giorno eravamo sedute a tavola per la cena, doveva essere una giornata importante perche di solito io mangiavo con la Tata, ma quel giorno lei non c’era, eravamo io e mia madre una di fronte all’altra. Passò l’intera cena a fissarmi con un piccolo sorrisetto, appena accennato, li all’angolo della bocca e con gli ochhi lucidi come se stesse per scoppiare a piangere.
E ad un tratto lo fece… scoppio a piangere, pianse… sembrava una cosa nuova per lei come se non l’avesse mai fatto… non avevo davanti la famossissima imprenditrice, no, avevo davanti una donna fragile, avevo davanti mia madre…
Non avevo mai conosciuto quella parte di mia madre,la parte fragile, sensibile, quella parte che provava sentimenti.