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Autore: Caterpillarkable    03/10/2012    0 recensioni
Un'elfa che non ricorda nulla del suo passato. Una missione improvvisa e senza apparente scopo. Ma cosa nasconde? Avrà qualche connessione con il passato della nostra protagonista?
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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Capitolo 2: Casa 'dolce' casa.


Entrai nell’unità a me assegnata dall'Associazione insieme a Ryan, ancora privo di sensi. Anche lui aveva un suo appartamento, ma finchè non si fosse ristabilito, sarebbe rimasto da me. Lo distesi sul mio letto morbido con una coperta addosso e io scappai in bagno.
Mi guardai allo specchio per qualche secondo. Ancora il solito viso elfico, con le famose orecchie a punta e gli occhi ambrati che mi guardavano. Quegli stessi occhi che diventano neri a seconda dell’umore. I lunghi capelli lisci castano/ramati fino alla vita, in quel momento legati in uno chignon e la frangiona. Il viso snello e bello, considerato dagli umani. Una bellezza mozzafiato, direbbero gli altri. Ma io sapevo cosa c’era sotto. Mi girai di schiena e incominciai a spogliarmi, l’uniforme di caccia era rovinata.
Sorrisi al pensiero delle polemiche che sarebbero sorte. Era sempre così.
Guardai la macchia di sangue sulla maglia mimetica aderente e poi la mia pancia. Non c’era segno di nessuna ferita. Bene. Nessuna domanda inutile a cui rispondere. Nascosi quella maglia che avrei buttato in seguito ed entrai nella doccia.
Dovevo ancora riprendermi dal sogno, più ricco di particolari rispetto agli altri, e mi arrovellavo sul risveglio della bestia. Avevo dosato giusto il sonnifero, eppure… Non riuscii a continuare che qualcuno bussò alla porta.
Mi avvolsi in un secondo in un asciugamano e arrotolai i capelli per non farli gocciolare. Aprii la porta del bagno per vedere chi fosse e lì, in mezzo alla stanza, c’era Michele. Impeccabile nei suoi jeans e maglia nera. Non mi vide così indossai almeno la biancheria intima e uscii dal bagno.
<<Che vuoi?>> La mia voce suonò fredda. Vidi Ryan comparire da dietro lui. Stava bene per fortuna.
<<Riri, puoi lasciarci soli? Dovresti farti anche una bella doccia.>> Gli diedi un bacio sulla fronte e gli scompigliai i capelli.
<<Ciao campione!>> Lo salutò Mich. Portai la mia attenzione su di lui quando la porta venne chiusa. Senza dire una parola mi avvicinai all’armadio per prendere dei jeans e una canotta.
<<Non devi dirmi niente?>>Incominciò il ragazzo. Mi girai verso di lui.
<<Che riguardi te, non credo proprio. Ora hai la tua Zoey, torna da lei.>> Risposi, un po acidamente.
<<Ma di cosa stai parlando? Zoey è una mia amica. E poi tu devi dirmi il tuo incubo!>>
<<Si, amici. Vi ho visti appiccicati prima nella radura. Non credere che abbia le fette di prosciutto sugli occhi. Vedo benissimo e Zoey lo sa bene! E l’incubo era la solita cosa. Fiamme, urla e il mio nome.>> Feci un gesto con la mano come per lasciar perdere, ma mi trovai una sua mano sulla spalla, l’altra sotto il mento. L’odiavo quando voleva avere il controllo su tutto.
<<Dai avanti. Dì che sei gelosa. Dimmi che tieni a me.>>Mi esortò tenendo i suoi occhi nocciola nei miei, diventati oramai neri.
<<Amo i tuoi occhi quando sono neri.>> Cercò di abbassarsi per baciarmi, ma si trovò con le spalle al muro opposto. Un calcio ben assestato al petto faceva miracoli!
<<Non provarci mai più Mich! Fai una bella cosa, stai da Zoey e basta, ok? Con gli incubi posso anche cavarmela da sola.>> Non potevo credere di averlo detto, ma a quanto pare non fu solo un pensiero.
La sua espressione cambiò da furiosa a fredda, impassibile. Potevo sentire una parte di me quasi morire, ma non lo diedi a vedere. Ero sempre stata ritenuta una delle più forti all’interno dell'Associazione, e i dirigenti furono ben contenti quando presi sotto la mia protezione Ryan. Con Mich e Zoey eravamo una squadra quasi invincibile. Quasi.
<<Per quello che vale, Zoey non sarà mai come te. E non intendo in fatto di forza.>> Come me, era bravo a nascondere i suoi sentimenti. Ma non i suoi occhi. Vidi la delusione attraversali prima di diventare freddi.
Girò sui tacchi e se ne andò, chiudendo la porta dietro di sé. Tirai un pugno al muro e uscii da lì.
Mi diressi verso l’ala dei prigionieri. Ogni sorta di creatura era rinchiusa per aver commesso vari crimini, anche se dubitavo che tanti avrebbero imparato la lezione. Mi fermai davanti a un’enorme cella. Vuota a parte un letto e una brocca per l’acqua. Dentro vi camminava avanti e indietro una bellissima volpe rossa. Con sette code.
Era un kitsune, una volpe mannara, che ancora non aveva assunto la forma umana da quando era lì. Misi una mano sul vetro super resistente e l'osservai per un tempo indefinito, mentre la mia mente vagava.
  
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