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Autore: sweet_hyra_97    03/10/2012    1 recensioni
~Questa fanfiction ha partecipato al "My wedding dress contest" indetto da Hpthebest sul forum di Efp e si é classificata prima~
Finalmente è arrivato per Ninfadora e Remus il momento di sposarsi.
(Dal capitolo 1) Quella mattina Ninfadora si era svegliata piuttosto presto rispetto ai suoi standard ed era anche piuttosto stordita. Di lì a poche ore sarebbe dovuta andare ad acquistare un vestito adatto per il suo imminente matrimonio con Remus, che si sarebbe tenuto una settimana dopo.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Andromeda Tonks, Molly Weasley, Nimphadora Tonks, Remus Lupin, Ted Tonks | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Nickname forum: Saruccia97_LTD
Nickname Efp: sweet_hyra_97
Personaggi e pairing: Remus/Ninfadora, Ninfadora Tonks, Remus Lupin, Andromeda Tonks, Ted Tonks, Molly Weasley.
Genere: Generale, Sentimentale.
Avvertimenti: ---
Rating: Verde.
Titolo: Noi, sempre noi.
Introduzione: Finalmente è arrivato per Ninfadora e Remus il momento di sposarsi.
(Dal cap. 1) Quella mattina Ninfadora si era svegliata piuttosto presto rispetto ai suoi standard ed era anche piuttosto stordita. Di lì a poche ore sarebbe dovuta andare ad acquistare un vestito adatto per il suo imminente matrimonio con Remus, che si sarebbe tenuto una settimana dopo.
NdA: Spero di aver caratterizzato bene Ninfadora e… sono perfettamente conscia del fatto che quella di Remus sia più una comparsa che altro, ma mi è venuta così… Non sapendo quanti e chi fossero gli invitati, ho voluto far si che tra loro ci fosse pure Molly.
Bonus usati: Tutti e tre


Quella mattina Ninfadora si era svegliata piuttosto presto rispetto ai suoi standard ed era anche piuttosto stordita: la notte precedente aveva dormito davvero male a causa dell’agitazione; questo le aveva causato anche delle occhiaie talmente grosse da far invidia pure ad un panda. In più aveva il collo che le faceva male da morire, talmente si era attorcigliata la notte nell’intento di addormentarsi.
Di lì a poche ore sarebbe dovuta andare ad acquistare un vestito adatto per il suo imminente matrimonio con Remus, che si sarebbe tenuto una settimana dopo: dato il periodo, avevano preferito fare tutto in fretta.
Così sarebbe dovuta andare al negozio con la madre, Andromeda, a fare compere: lei non voleva qualcosa di complesso, preferiva qualcosa di molto semplice, perché pensava che l’apparire non era importante, ma sarebbe stata un’impresa comunque.
Allora si sedette sul letto stiracchiandosi e sbadigliando sonoramente, tutto contemporaneamente; dopo si stropicciò gli occhi e si alzò barcollando, si spostò a piccoli passi avvicinandosi al comò, in modo da tenersi da qualche parte per evitare di cadere come sempre ma, prima di uscire dalla porta, urtò con l’ultimo dito del piede contro lo stipite della porta, rischiando di cadere giù per le scale. Quindi le scese quasi saltellando, imprecando contro Merlino in silenzio e trattenendosi con una mano sulla bocca per evitare di urlarle, tutte quelle imprecazioni.
Sua madre vide con la coda dell’occhio che arrivava in cucina e pensò di aver fatto bene a prepararle la colazione prima perché, conoscendola, lo immaginava che non avrebbe dormito poco più che qualche paio di ore quella notte.
-‘Giorno mamma.- disse Ninfadora, sbadigliando nuovamente.
-Buongiorno tesoro!- rispose con dolcezza Andromeda. –Pronta per trovare l’abito giusto?-
In  effetti, anche se non voleva darlo a vedere, Andromeda era eccitata dall’idea che la figlia si dovesse sposare: poi anche l’uomo, Remus Lupin, le stava simpatico.
-Beh, sì… Non penso sia così difficile trovare un abito semplice: non voglio niente che rappresenti disegni complicati o forme strane… Non fanno per me!- disse con nonchalance la ragazza.
La madre la guardò per alcuni secondi, poi rispose:
-Sai, anch’io la pensavo così quando mi dovevo sposare con tuo padre, ma trovare l’abito non fu poi un’impresa tanto semplice. Penso che a volte sia più difficile trovare l’abito che il marito!-
Ninfadora la guardò, poi si fiondò sui toast. Il silenzio calò sulla stanza per l’arco di tempo che fu impiegato per fare colazione, poi le due donne risistemarono la cucina. Ninfadora tornò di sopra per prepararsi e decise che per quel giorno voleva avere i capelli neri, all’altezza delle spalle e lisci. Dopo aver finito scese dalla madre in cucina, presero i mantelli, uscirono dalla porta di casa e si allontanarono fino a dove si estendevano le protezioni; allora, in un vortice, si smaterializzarono.
Si materializzarono in una cittadina vicino Londra; camminarono per un po’ di tempo per le strade deserte, poi si fermarono in un vicolo chiuso da un muro fatto di mattoni: Andromeda ne toccò una serie e furono risucchiate entrambe.
Si ritrovarono dentro una stanza che sembrava più che altro un salotto: era bianca e piena di divani messi in modo da formare una figura geometrica, ed erano del medesimo colore delle pareti; al centro dei divani c’era un tavolinetto di vetro e, tra tutti i divani, c’era anche una poltrona, su cui era seduta una donna dai lunghi capelli biondo scuro e lisci, con un paio di occhiali rettangolari neri che pareva impegnata a prendere appunti su qualcosa.
Ninfadora la guardò stranita, perché quella donna, da quando erano entrate, non le aveva notate, o aveva fatto finta: fatto sta che continuava a scrivere.
Andromeda fece qualche passo avanti e la donna alzò gli occhi come per guardarla meglio, poi parlò.
-Ah, sei tu Andromeda! E questa dovrebbe essere tua figlia, non è così?-
Dopo si alzò, posando la piuma, la pergamena e i due libri che aveva tra le mani, e si avvicinò alle due; le scrutò per benino e si girò, facendo cenno con la mano di seguirla.
Entrarono in una stanza piena di stoffa bianca di tutti i tipi e qualche gruccia per aria pronta ad accogliere su di sé un vestito quasi pronto; Ninfadora si guardò attorno sconcertata, indecisa se suicidarsi o impazzire: fare shopping non era il suo forte e nemmeno le piaceva, e scegliere l’abito da sposa rientrava nella voce shopping, per lei. La madre invece fremeva dalla voglia di vedere un abito indosso alla figlia, e non riusciva più a nasconderlo.
-Anne… Hai già qualche vaga idea di ciò che potrebbe andarle bene?- disse Andromeda ad un certo punto guardandosi attorno.
Ninfadora la guardò con aria di rimprovero, perché non voleva fossero gli altri, né tantomeno la madre, a fare ciò che doveva fare lei.
-Oh, penso di sì!- disse la donna chiamata Anne, e schioccò le dita, come richiamo per della stoffa che svolazzava sopra un tavolino in legno pieno di altra stoffa tagliuzzata e di aghi che cucivano da sé.
Poi girò il braccio destro in senso orario e avvolse Ninfadora con una stoffa color neve; poi fece alcuni gesti con le mani e arrivarono alcune forbici che tagliarono alcune parti della stoffa dandole una forma in pochi minuti.
Tutta quella stoffa che prima non aveva una forma ben precisa, adesso era attaccata da alcune spillette apparse dal nulla ed era molto più corta rispetto a prima: il vestito aveva preso forma ed era senza spalline e stretto nel busto, dal bacino in poi andava ad allargarsi un pochino, poi ricadeva sulle gambe, fino alle ginocchia.
Ninfadora si guardò allo specchio che Anne aveva fatto apparire in quello stesso istante e si guardò con aria insoddisfatta:
-Non mi piace per niente questo vestito… Non fa per me…-
La madre la guardava, ma era impossibile capire la sua espressione in quel momento; Anne fece sparire quel vestito e fece tornare  Ninfadora a come era vestita prima, poi fece un altro gesto con le mani e dell’altra stoffa arrivò in suo cospetto: questa era un bianco un po’ più scuro ed era formata da due tipi di stoffa, una velata con fantasie floreali di sopra, e l’altra di velluto di sotto.
Ninfadora torse il naso come cenno di dissenso ma Anne l’avvolse comunque di nuovo, per creare un nuovo abito. Questo era tutto stretto e le scivolava fin sotto i piedi; aveva le maniche, ma erano solo velate, e sul bacino si gonfiava un po’.
A Ninfadora non piacque nemmeno questo; provò almeno un’altra decina di abiti, ma non gliene piaceva nemmeno uno: per lei erano tutti troppo “strani” come li definiva lei.
Altra stoffa volava per la stanza e si posò di fronte  lei:
-Questo colore ti piace?- disse esasperata Anne.
Ninfadora ebbe come un’illuminazione: quel colore le piaceva da morire, color panna.
Venne avvolta di nuovo, e di nuovo le forbici tagliuzzarono qua e là; alla fine ne uscì un abito lungo fino ai piedi, che si allargava pian piano scendendo dal bacino in poi; non c’erano disegnini e cose varie, solo specie di striature formate dal tipo di stoffa.
Finalmente aveva trovato il suo vestito, il vestito con cui avrebbe sposato l’uomo che amava; fece sì con la testa e finalmente Anne si sedette, sfinita.
Allora tornarono nell’altra stanza, e si accomodarono tutt’e tre.
-Un po’ di the?- disse Anne.
-Sì, grazie.- risposero in coro Ninfadora e Andromeda.
Quindi Anne prese la bacchetta che era poggiata sul bracciolo della poltrona e fece apparire tre tazze piene di the fumante. Bevvero il the in silenzio e, quando finirono, Anne fece sparire le tre tazze; dopo agitò nuovamente la bacchetta e apparve un piccolo pezzo di pergamena: lo diede ad Andromeda. Era il prezzo dell’abito.
Dopo si salutarono, e sia Andromeda che la figlia si smaterializzarono. Arrivarono nel punto in cui le protezioni della casa finivano e lì, cominciarono a camminare verso la casa.
-Beh, mamma… Non ti do tutti i torti: è stato un po’ difficile trovare il vestito adatto- ammise Ninfadora.
La madre sorrise.
  
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