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Autore: EtErNaL_DrEaMEr    03/10/2012    1 recensioni
[Jackson]
Aveva passato talmente tanti anni della sua vita a convincersi di dover soddisfare aspettative irreali, che tutte le urla imprigionate in lui avevano preso ad assomigliarsi, ad avere tutte lo stesso suono. Il suono della disperazione che piano piano era diventata consuetudine.
Eppure, a volte, se chiudeva gli occhi e si concentrava sul suo respiro la sentiva ancora quell'unica voce, quell'unico grido che aveva il sapore di un'altra vita.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The screams all sound the same

 

 

 

 

«Jackson è uno studente motivato. Anzi, lo descriverei come insolitamente interessato.»

 

 

A volte avrebbe voluto piangere.
Aveva questo desiderio, questa voglia assurda di scoppiare, di sciogliersi in lacrime, di sentire quel peso all'altezza del petto salire e salire sempre di più fino a quando sarebbe riuscito a liberarsene con un unico, lungo lamento.
Alcune volte era stato sul punto di farlo davvero, piangere e urlare, quelle cose che fanno solo i perdenti, poi però ricordava chi era. Ricordava che lui doveva essere perfetto.
E quelli come lui non piangono. Non se ne fa niente nessuno di un ragazzino impaurito che frigna come una femminuccia.
Aveva passato talmente tanti anni della sua vita a convincersi di questo che tutte le urla imprigionate in lui avevano preso ad assomigliarsi, ad avere tutte lo stesso suono. Il suono della disperazione che piano piano era diventata consuetudine.
Vincere. Essere il migliore. In tutto. Queste erano le uniche cose che contavano.
Il dolore poteva aspettare.

 

 

 

 

«Sì, spero davvero che si calmi prima o poi. E' troppo esigente con se stesso.

Pensavamo che dipendesse dal fatto che è stato adottato.»

 

 

 

A volte avrebbe voluto piangere.
In realtà, il problema era che non ne aveva il coraggio. Sarebbe stato come ammettere che tutto questo per lui era troppo. Essere sempre in prima linea, essere sempre il ragazzo da invidiare, avere sempre aspettative oltre il suo limite... Si stava lentamente spingendo lungo una via senza uscita. Un punto di non ritorno.
Sapeva che non avrebbe retto. Prima o poi sarebbe arrivato un momento in cui sarebbe crollato, caduto a pezzi. 
Ogni tanto, quando si fissava allo specchio, gli sembrava di vedere una crepa nei suoi occhi azzurri. Una crepa che si insinuava lenta e inesorabile in quelle due pozze ghiacciate, sempre più giù, sempre più nel profondo, fino ad arrivargli dentro e liberare quell'onda di emozioni che rompeva ogni diga e che – sapeva – gli avrebbe fatto tremare le ginocchia.
Quando succedeva, distoglieva lo sguardo e indossava quella maschera che sapeva portare così bene.
Continuava a dare ascolto ad un'altra parte di lui, la parte più ingombrante di lui, che non faceva altro che ripetergli che lui doveva dare il massimo. Doveva dimostrare di essere il migliore. Doveva continuare a soddisfare le aspettative degli altri, che in lui si gonfiavano e si ingrandivano, assumendo dimensioni del tutto folli e irreali.
Era l'unico modo che conosceva per avere l'attenzione della gente.
Per non essere lasciato solo.

 

 

«Il bisogno di attenzione, l'iperattività... Vuole rendere fiero di lui qualcuno.

Qualcuno che non ha mai conosciuto.»

 

 

 

A volte avrebbe voluto piangere.
Quella sera c'era quasi riuscito. Forse perché aveva bevuto, forse perché sentiva la testa esplodergli, forse perché era stanco.
Jackson Jackson Jackson.
Sentiva il suo nome scivolare di bocca in bocca, ovunque, anche quando vicino a lui non c'era nessuno.
Si sentiva sempre osservato, sempre giudicato.
Fai uno sbaglio e sei fuori, questo pensava ogni stupido minuto della sua esistenza.
Fuori dalla squadra, fuori dal giro, fuori dal gruppo, fuori dalla famiglia, fuori dalla vita.
Questo lo spaventava più di ogni altra cosa. Lo terrorizzava al punto di fargli perdere il controllo e lui aveva paura anche di quello. Di non avere la situazione sotto mano, di non avere la soluzione, di non essere più utile a nessuno.

Al buio i suoi occhi azzurri sembravano ancora più vuoti e stanchi, brillavano solo di quelle lacrime che lottavano per uscire. Riflettevano una felicità che lui non aveva mai conosciuto, che si era ostinato a relegare in un angolo, troppo occupato a dimostrare di meritare l'affetto degli altri. Così sarebbe potuto finalmente essere felice, credeva, ma non si era accorto che mentre si dava da fare per raggiungerla, quella felicità gli era scivolata via tra le dita, era scomparsa da quell'angolo impolverato della sua anima, come se non fosse mai esistita.
La bottiglia accanto ai suoi piedi era più vuota che piena, giaceva sull'erba come una vecchia compagna di solitudine che non poteva più stare a sentire neanche una sola parola di quel tormento nascosto.
E gli occhi gli facevano male.
E aveva voglia di tapparsi le orecchie, isolarsi dal mondo solo per una maledetta notte.
E quella stupida palla non ne voleva sapere di centrare quel barattolo appeso al tronco.

 

 

 

«Non voglio esagerare, ma a volte sembra quasi ossessionato.»

 

 

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Ho da poco iniziato a guardare Teen Wolf e mi piace. Certo, del film originale (che assolutamente vi consiglio) mantiene solo il titolo e poco altro, ma è una rivisitazione che mi piace, così come mi piacciono in linea di massima tutti i personaggi. Al momento quello che mi intriga di più è Jackson, da un paio di puntate e ho sentito il bisogno di scrivere su di lui dopo l'incontro genitori-insegnanti nella 1x05 (da cui sono presi i dialoghi in corsivo).
Non nego che avrei voluto essere lì per abbracciarlo!*.*
Sono curiosa di vedere come si evolverà il suo personaggio, nel frattempo spero vi abbia fatto piacere leggere questa breve one shot qui sopra, anche se scritta un po' a caso, sull'onda delle impressioni post-visione!:D


P.s.: il titolo è un verso della canzone Little Talks di Of Monsters and Men.

  
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